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Surat Shabd Yoga
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 "La voce del Maestro"

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D I S C U S S I O N E
Amministratore La voce del Maestro
Sant Ajaib Singh Ji

domande e risposte al 16PS, Rajasthan, India,
2 febbraio 1983

DOMANDA: A Bombay hai detto, qualche giorno fa, che la Sant Mat inizia laddove finisce la mente o l’intelletto. Se è così, sembra che con la mente e l’intelletto non riusciamo a capire gli scritti dei Santi; non riusciamo a capire i Satsang. Non riusciamo nemmeno a capire i bhajan che cantiamo. Ora, parlando personalmente, per me e per quelli i cui occhi non sono aperti, sembra una condizione davvero disperata (risate). Che fare? Sarà un giorno memorabile quando gli occhi si apriranno e riusciremo a capire quello che dici. In realtà, sembra che non capirò nemmeno la risposta che mi darai (altre risate).
SANT JI: Mi fa molto piacere sentire questa domanda, ma vorrei che sapeste che anche in questo gruppo ho visto tanti amati nei colloqui. Mi hanno raccontato i progressi in meditazione da quando sono venuti qui. Mi ha fatto molto piacere sapere che in questo gruppo ci sono persone che hanno fatto progressi.
Il Satguru vi connette con lo Shabd Naam dopo avervi innalzato al di sopra della mente e dell’intelletto. Lo fa già il primissimo giorno. Il fatto è che se il discepolo mantiene la devozione e il desiderio che aveva prima di prendere l’iniziazione, se mantiene quell’anelito, se mantiene la devozione e l’amore per il Maestro, invece di indietreggiare, può innalzarsi subito.
Kabir Sahib disse che se conservassimo la devozione e l’anelito che ci accompagnavano prima di prendere l’iniziazione e che ci accompagnavano anche il giorno dell’iniziazione, qual è il problema della propria liberazione? Una persona che ha mantenuto la devozione e l’anelito, può liberare milioni di altre anime.
Ma è un peccato che alcuni amati, invece di conservare e aumentare l’anelito e la devozione, inizino a retrocedere e a perderli. Per questo rimangono sempre fermi al punto in cui erano il giorno dell’iniziazione. Si accontentano del piccolo capitale che il Maestro ha dato loro al momento dell’iniziazione. Non è così per parecchi amati; solo alcuni lo fanno.
Anche se il discepolo non ha meditato, anche se non si eleva al di sopra della mente e dell’intelletto, per quanto riguarda la comprensione degli scritti dei Maestri o la comprensione del Satsang, il Maestro aiuta il discepolo da dietro il velo a comprendere i suoi scritti e a comprendere il Satsang. Il discepolo commette errori o obbedisce alla mente e all’intelletto solo quando si allontana dal Satsang. Non appena lascia il Satsang e la compagnia del Maestro, la mente genera subito lussuria, collera, pigrizia, attaccamento e altre cose; cerca di imprigionare il discepolo in tutte queste passioni. Questo accade solo quando il discepolo si allontana dal Satsang e dal Maestro.
Spesso ho detto che è peggio arrendersi che essere sconfitti. Continuate a provare, fate Simran, meditate poiché Colui che vi aiuterà, risiede dentro di voi nella forma dello Shabd. Almeno provate, abbiate il coraggio di andare nell’intimo e di chiedere il suo aiuto. E se lo farete, verrà subito ad aiutarvi. Solo chi non medita e non ha fede nel Maestro, diventa un pupazzo nelle mani della mente e dell’intelletto.
DOMANDA: Sant Ji, nell’ultima sessione di domande e risposte hai detto che molti Santi sono nati in Rajasthan e che le culture orientale e occidentale si stanno mescolando. In futuro, i Santi perfetti nasceranno in Occidente?
SANT JI: Avevo anche detto che il luogo dove molti meditano e dove ci sono tante anime che sono state scelte da Dio, che ora devono tornare a Sach Khand, solo in questi luoghi nascono la maggior parte dei Mahatma, la maggior parte dei Santi.
Non c’è un tempo preciso per questo e i Santi non fanno mai profezie. Ma ho detto questo: il luogo dove ci sono meno persone che mangiano carne, bevono vino e dove ci sono più persone rette e inclini alla devozione di Dio, dove ci sono molte anime pure e pronte a praticare la devozione di Dio, lì Dio Onnipotente manda i Beneamati, i Santi. Dice loro di andare in quel luogo e di riportare le anime alla loro vera Casa, perché ora le anime di quel particolare luogo sono pronte a tornare alla vera Casa.
La grazia che le anime stanno ricevendo oggi, non è descrivibile a parole. Solo per la grazia che le anime stanno ricevendo, i Padri Supremi Kirpal e Sawan si sono spinti così lontano e le anime riescono a venire qui e a trarne giovamento. I Santi hanno messo in pericolo la loro vita e si sono recati in molti luoghi lontani e vicini intorno al mondo; ci hanno detto che sono seduti dentro di noi e di fatto ci chiamano e ci aspettano: “Tornate da noi. Tornate alla vostra vera Casa”. Tutto questo è dovuto alla grazia che noi, anime, stiamo ricevendo oggi dal Signore Onnipotente.
Paltu Sahib ha detto: “Che interesse hanno i Santi? Perché soffrono così tanto? Vanno dappertutto nel mondo solo per liberare le anime”.
I Santi e i Mahatma non vanno nel mondo per ottenere fama, non vanno nel mondo per raccogliere ricchezze. Non vanno a fare turismo; vanno solo a cercare le anime perdute. Quando vanno e raggiungono le anime perdute, dicono: “Siamo venuti con il messaggio del Signore Onnipotente. Siamo venuti con il messaggio dal luogo da cui vi siete separate. Perché non tornate?” Ci vedono soffrire e ci dicono: “Perché soffrite così tanto nel mondo? Nulla se ne andrà con voi, nemmeno il corpo in cui vivete e di cui siete orgogliose, se ne andrà con voi. Sarà reso inutilizzabile da qualche incidente o da qualche malattia. L’unica cosa che potete fare con questo corpo, è la devozione a Dio. Perché non tornate alla vera Casa da cui siete state separate? Questo luogo non vi appartiene, non è la vostra casa. La vostra Casa è un luogo molto bello. Nella vostra Casa non ci sono né nascita né morte. Non ci sono sofferenze né dolori. È la Casa della felicità completa. Perché non venite con noi? Venite con noi e vi mostreremo come tornare. Infatti, Dio ci ha mandato con questo messaggio per riportarvi alla vera Casa”.
Kabir Sahib disse: “Solo chi ha visitato il mio luogo, il mio paese, può conoscerne la bellezza. I Veda e le altre sacre scritture non possono comprendere la gloria del mio paese meraviglioso”.
DOMANDA: Sant Ji, l’altro giorno prima della meditazione hai detto che ci sono due cose che dovremmo sempre ricordare prima di meditare. Potresti gentilmente ripeterle?
SANT JI: Ho detto che le due cose sono: la prima è che dovete calmare la mente. Calmare la mente significa non avere pensieri mondani che si presentano nella mente. Quando non avete pensieri, la mente si calmerà per conto suo.
L’altra cosa è che non dovreste considerare la meditazione come un peso; fatela con amore. Infatti qualsiasi lavoro svolto con amore compiace il Beneamato, compiace il Maestro. Se riusciamo a compiacere anche una persona del mondo eseguendo il suo lavoro con amore, non possiamo compiacere il Maestro se facciamo il suo lavoro con amore? Se faremo il suo lavoro senza considerarlo un peso e se lo faremo con amore, lui sarà sicuramente contento di noi.
L’altra cosa che dico sempre è che, mentre meditate, non dovete permettere alla mente di vagare all’esterno. Concentratela sempre al centro dell’occhio, al Tisra Til perché è il luogo da cui ha inizio il nostro viaggio. È il luogo in cui si trova la porta della nostra vera Casa.
Ho anche detto che, quando tornerete nel vostro paese, anche allora dovrete ricordare queste due cose, che vi aiuteranno in meditazione. Se ricorderete queste cose, avrete di sicuro aiuto in meditazione. Infatti, quando vi sedete a meditare, sapete che la mente è un nemico così ostinato che se cercate di impedirle di fare una cosa, vi farà sempre fare quelle cose che non volete. E se ascoltate la mente anche solo per un momento, anche solo per un secondo, se ascoltate anche solo un pensiero, lei aprirà subito l’ufficio e comincerà a presentarvi tanti pensieri; vi dimenticherete di essere seduti a meditare.
Alla fine dell’ora magari pensate pure di aver meditato, ma lei non vi farà nemmeno rendere conto che, in quell’ora, non avete fatto alcun Simran, non avete meditato affatto e avete svolto il lavoro della mente. Poi scriverete sul diario di aver meditato per un’ora. Ancora non vi farà capire, non vi farà comprendere che il tempo in cui siete stati seduti, non era meditazione, ma solo il lavoro della mente.
Il diario che il nostro Padre Supremo ci ha dato, è una delle cose migliori, uno dei migliori doni della sua vita. Ma non ne comprendiamo la realtà, non comprendiamo il vero modo di usarlo. Quando compiliamo il diario, non ci rendiamo conto che l’ora che stiamo riportando, che stiamo annotando, in cui abbiamo meditato, quanto tempo abbiamo trascorso in giro per il mondo, quanto tempo abbiamo trascorso nel Simran, quanto tempo abbiamo trascorso dialogando con la mente. Non analizziamo mai la mente; continuiamo a scrivere sul diario come se fosse un’abitudine.
Mia madre aveva un fratello nella fede. Era iniziato nelle prime due Parole. A quel tempo ero molto giovane e non conoscevo le parole; non sapevo che fosse iniziato. Sapevo che stava praticando una sorta di devozione. Mia madre gli preparava ottimo cibo, un buon posto e tutto il resto perché era molto devota. E amava sempre le persone impegnate nella devozione.
Viveva in casa nostra e ogni notte rimaneva sveglio a praticare la devozione. Ogni volta che ci svegliavamo, andavamo a vedere nella sua camera. Lo trovavamo sempre sveglio intento nella devozione. A volte lo sentivamo dire: “Sì, sei venuto. Vieni a sederti con me. Anche tu sei venuto, d’accordo, vieni pure a sederti e mi occuperò di te, ti ucciderò”. A volte diceva: “Oh sì, ora siete venuti tutti. Aspettate un attimo, mi occuperò di tutti voi”. Eravamo sorpresi di sentirgli dire tutte queste cose e non riuscivamo a capire di cosa stesse parlando. A volte pensavamo che fosse impazzito o che alcuni spiriti venissero da lui di notte e che parlasse con loro. Ma non sapevamo con chi stesse parlando o cosa volesse dire.
Al mattino, quando veniva a prendere il tè, tutti i bambini andavano a giocare e a scherzare con lui, dicendo: “Zio, ci ucciderai? Ci picchierai? Siamo venuti da te”. Non sapevano cosa stesse dicendo. Allora lui diceva: “Sì, saprete tutte queste cose quando sarete grandi. E se, fortunatamente, sarete impegnati nella devozione, saprete di cosa stavo parlando”.
Quando siamo cresciuti, e quando ho iniziato a praticare la devozione, solo allora ho capito che nessuno spirito veniva dallo zio, e non c’era nulla che lo preoccupasse, tranne i pensieri. E ogni volta che arrivava un pensiero, lui diceva: “Bene, sei arrivato; ti ucciderò”.
Quando aveva il flusso di pensieri, diceva: “D’accordo, ora siete venuti tutti? Mi occuperò di voi”. Così rispondeva ai pensieri. Quando uno inizia a praticare la devozione, deve fare i conti con i pensieri perché sono molto potenti. E quando arrivano insieme, quando attaccano il devoto, allora deve affrontarli tutti insieme. L’ho capito solo quando ho iniziato a praticare la devozione.
Una volta un maulvi, un sacerdote musulmano, chiese al Maestro Kirpal: “Qual è il Simran migliore?” Il Maestro Kirpal rispose: “Il Simran che può aprire la Via”. Poi gli pose di nuovo la domanda: “Qual è il sentiero migliore?” Il Maestro Kirpal rispose: “Il sentiero che ci porta a Sach Khand, è il migliore”.
Poi fece un’altra domanda. Disse: “Se l’Amato di qualcuno si è perso, dove lo può trovare?” Il Maestro rispose: “Dovrebbe andare al centro dell’occhio, concentrarsi lì e troverà l’Amato”.
DOMANDA: Maestro, la castità è una delle cose più difficili per me sul Sentiero. Non essendo casto, ho lasciato mia moglie, ho lasciato te; con la tua grazia e il tuo amore sono tornato da entrambi. Potresti parlarci un po’ dell’importanza della castità?
SANT JI: Vedete, ho sempre detto che non dovete mai ricordare o pensare alla lussuria. È l’unica medicina per eliminarla. Dimenticate la lussuria e avrete successo.
Conoscerete di persona il valore della castità, se la manterrete; noterete quanto sia benefica. Kabir Sahib ha posto molta enfasi sul fatto di rimanere fedeli al proprio coniuge nella vita matrimoniale perché è un fattore importantissimo che ci aiuta a progredire sul Sentiero dei Maestri. Non si dovrebbe mai pensare di lasciare la propria moglie, o nessuna donna dovrebbe mai pensare di lasciare il proprio marito. Non dovrebbero separarsi fino a quando la morte non li separa.
In effetti la mente che ora vi fa odiare e vi allontana da una persona, domani può fare la stessa cosa con l’altra persona. È molto difficile mantenere l’amore. Lo si può fare solo con una persona per tutta la vita, con un impegno per tutta la vita. E se non riusciamo a mantenere l’amore con una sola persona, come possiamo pensare di mantenerlo con tante persone? Si creeranno sempre problemi.
Guru Nanak Sahib disse: “Non chiamate marito e moglie quelli che stanno insieme solo fisicamente; chiamate marito e moglie quelli che lavorano come un’unica anima in due corpi diversi”.
La mente è la causa principale di ogni male. È la mente che ci avvicina, è la mente che ci allontana, che ci separa. La nostra condizione è questa poiché tutti noi siamo diventati pupazzi nelle mani della mente.
DOMANDA: In America i cittadini votano sulla questione della pena capitale. C’è una controversia sul fatto che lo stato abbia il diritto di togliere la vita, su quali crimini sia giustificato e se di fatto sia un deterrente per il crimine. Nel tuo discorso dell’altro giorno, a proposito del re del Rajasthan, sembra che tu abbia detto che la pena capitale è un deterrente. Potresti commentare se dal punto di vista karmico o morale è giusto che lo stato tolga la vita? E se sì, per quali crimini? Inoltre, su chi ricade il karma se una persona innocente viene condannata ingiustamente e poi giustiziata?
SANT JI: Si tratta di una domanda di carattere legale, per cui ti consiglio di rivolgerti a un legale; sarà meglio che tu lo faccia con un legale.
L’altro giorno, parlando di quel re del Rajasthan, ho detto che non trovava alcuna differenza tra il suo popolo e suo figlio. Diceva: “Non perdonerò nessun corrotto, anche se è mio figlio”. Era un dittatore e per questo usava questo tipo di legge. Diceva: “Soppeso la giustizia e poi risolvo i problemi della gente. Soppeso la giustizia e amministro la giustizia al popolo”.
Prima di porre una domanda, dovremmo pensarci bene. Noi non prestiamo attenzione alla risposta che ci è stata data e non pensiamo in quale contesto o su quale argomento è stata data. E dalla risposta ci inventiamo una nuova domanda.
Re Gunga Singh era un sovrano giusto; non usava il denaro del tesoro per il proprio sostentamento. Si dedicava all’agricoltura per mantenere la famiglia e sé stesso. Pensate che ci sia qualche leader nel vostro paese che si guadagna da vivere facendo un lavoro del genere, fabbricando cappelli o producendo qualsiasi cosa o lavorando con tutto il cuore o onestamente? C’è qualcuno così?
Il motivo per cui ho citato il suo esempio, è che era imparziale con tutti, sia con suo figlio sia con gli altri abitanti del regno. Non esitò a sparare al proprio figlio perché la sua giustizia era uguale per tutti. Non si preoccupava degli innocenti. C’è una differenza tra il modo di governare democratico e quello dei dittatori.
Penso che sarebbe meglio se tu, una volta tornato nel tuo paese, contatti un avvocato. Sarà in grado di spiegarti tutto questo in modo migliore. Sai che questo è un Satsang e puoi fare domande di carattere spirituale.
DOMANDA: In meditazione trovo questa sinfonia di pensieri che ritornano, ritornano, ritornano, come una musica, molto dolce. Poi mi accorgo che sto pensando di fare il Simran con amore, ma mi accorgo che sto gridando le parole per liberarmi dei pensieri. Naturalmente, a volte l’ora è finita. Ma qual è la soluzione a lungo termine?
SANT JI: I Santi ci hanno dato il Simran solo per eliminare la debolezza della mente. Infatti sapete che abbiamo l’abitudine di fare il simran o la ripetizione delle cose mondane in ogni vita. Abbiamo questa abitudine da età ed età, da una nascita dopo l’altra. E questa abitudine ci disturba anche in questa vita, in questa nascita. Ecco perché i Santi ci hanno dato il Simran sul quale hanno meditato e hanno lavorato. Non ci hanno dato il Simran dai libri o per sentito dire. Ci hanno dato il Simran con cui hanno perfezionato la loro vita, con cui hanno plasmato la loro vita. Se eseguiamo il Simran del Maestro con amore, senza considerarlo un peso, se lo facciamo con dolcezza, se continuiamo a ripetere il Simran, allora sicuramente possiamo liberarci dei pensieri. E nell’intimo proseguirà solo il Simran del Maestro e non ci disturberà nessun pensiero. Non abbiamo l’abitudine di praticare il Simran in modo continuo e costante. Ecco perché non riusciamo a farlo. Quando si viaggia in autobus o si vola in aereo, o quando si fa qualsiasi altra cosa, la mente viene attraversata da ogni sorta di pensieri mondani, senza che faccia alcuno sforzo. Se, invece di tutti questi pensieri mondani, che non servono a nulla in quel momento, riuscite a fare il Simran, se riuscite a far sì che il Simran continui a procedere nella mente, allora riuscite a perfezionare il Simran in pochissimo tempo. E se lo fate con amore, non avrete problemi in meditazione.
Qui tutti gli amati sono seduti con amore e mi guardano amorevolmente negli occhi. Senza dubbio tutti mi guardano e i loro occhi sono rivolti a me. Ma anche qui troverete molti che hanno attraversato gli oceani e sono tornati alle loro case per prendersi cura dei figli e così via (risate). Non tutti i presenti sono qui con la mente. Ci sono alcuni amati, quelli che sono seduti a guardarmi negli occhi, che hanno attraversato l’oceano.
Kabir Sahib disse: “Hai affidato il corpo al Santo, ma la mente va altrove. O Kabir, come puoi far sì che il tuo corpo si tinga nel colore del Santo se la mente non è presente insieme al corpo?”
DOMANDA: Il Maestro Kirpal ha scritto che bisogna ascoltare la voce del Maestro interiore, che è la propria voce. Alcuni amati nel nostro sangat si sono impegnati ad ascoltare la voce del Maestro interiore per guidare le loro attività durante la giornata e, in generale, per parlare con lui. Vorrei che ci dicessi se dovremmo farlo anche noi. E come distinguere la voce del Maestro interiore dalla voce della mente?
SANT JI: Nella voce del Maestro c’è attrazione, c’è dolcezza; è una voce molto amorevole. E in quel momento i pensieri d’amore irrompono dentro di voi. Quella voce vi ispirerà sempre a meditare. Mentre nella voce della mente ci sarà confusione. Vi suggerirà sempre di fare cose mondane e vi creerà sempre problemi.
Gli amati che ascoltano la voce del Maestro nell’intimo, o quelli che cercano di ascoltare la voce del Maestro nell’intimo, stanno facendo un’ottima cosa. Tutti noi dovremmo farlo.

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