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Surat Shabd Yoga
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 "Il Maestro aiuta dietro il velo"

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D I S C U S S I O N E
Amministratore Dietro il velo il Maestro sta aiutando
Sant Ajaib Singh Ji

domande e risposte del 7 gennaio 1981,
Villaggio 77 RB, Rajasthan, India

DOMANDA: Maestro, ci parleresti di come il discepolo sviluppa amore per il Maestro?
SANT JI: Meditando di più. Il Maestro diceva sempre: “Se mi amate, obbedite ai miei comandamenti”.
DOMANDA: Una volta ho letto che il Maestro Kirpal dichiarò che ci sono due modi per raggiungere la spiritualità: uno, “aiutati che Dio ti aiuta”; due, Dio aiuta le persone che non si aiutano. Credo che si riferisse dell’abbandono. Potresti parlarne?
SANT JI: Dio risiede in tutti e aiuta tutti. Aiuta tutti, ma solo i gurumukh, quelli che lo vedono all’opera, lo ringraziano e gli sono grati, perché vedono e sono consapevoli dell’aiuto. Non importa quanto aiuto o grazia Dio conceda ai manmukh, non li apprezzeranno perché non vedono chi li sta aiutando.
DOMANDA: Maestro, c’è uno scopo dietro al dolore in meditazione oltre a quello di facilitare il ritiro dal corpo?
SANT JI: Quelli che non meditano regolarmente, ma cercano di farlo quando si trovano in compagnia di altri meditatori – cercano di cambiare colore proprio come i meloni cambiano colore insieme ad altri meloni. Allo stesso modo, quando vengono in compagnia di altri satsanghi, le persone che non hanno meditato regolarmente a casa, provano a meditare e allora sentono dolore più degli altri. Sapete che se non siamo abituati a fare qualcosa e desideriamo farla tutto in una volta, è naturale provare dolore. A ogni modo questo tipo di dolore scompare dopo aver meditato per un paio di giorni.
DOMANDA: (domanda indecifrabile, qualcosa come “Sembra che sia più veloce, facile ritirarsi in meditazione dopo aver perso il fluido vitale...” )
SANT JI: Non diventa più veloce o più facile. È un trucco della mente. Vi assicuro, e questa è la verità, che se perdete il fluido vitale e poi vi sedete a meditare, se siete sinceri con voi stessi, vi sentite sempre in colpa e pensate sempre di aver fatto una cosa negativa.
Kabir Sahib disse: “O Kabir, i dubbi delle persone impure non svaniscono mai”. In un altro punto disse: “Gli impuri hanno degradato il nome della devozione solo per il piacere dei sensi. Hanno perso la gemma preziosa solamente in cambio di qualche sassolino”. Perdendo il fluido vitale, la nostra anima cade e non riesce più a innalzarsi. La verità è, come ha detto Kabir Sahib, che dove si manifesta il Naam, non c’è lussuria, e dove c’è lussuria, il Naam non si può manifestare. Infatti la lussuria ci degrada mentre il Naam ci innalza.
DOMANDA: Maestro, credo che Kirpal abbia detto di seguire sempre il sentiero così come viene presentato dal Maestro vivente. Per esempio, il Maestro Kirpal ha fatto alcuni cambiamenti rispetto al Maestro Baba Sawan Singh, Baba Sawan Singh ha fatto cambiamenti rispetto a Swami Ji e sembra che ci siano alcuni cambiamenti in atto da parte tua. Qualche commento?
SANT JI: Tutti i Santi presentano lo stesso sentiero. Vengono dallo stesso luogo e ci portano allo stesso luogo, anche se magari la loro presentazione è diversa. Indipendentemente dall’epoca o dal tempo in cui è venuto al mondo, nessun Santo ha alterato il sentiero che è stato tracciato per incontrare Dio. Il Maestro Sawan Singh Ji soleva dire: “Qualcuno dice sessanta e qualcuno dice venti volte tre, ma entrambe le cose si equivalgono”.
Tutti i Santi si prefiggono lo stesso obiettivo e possiamo conoscerlo solo quando meditiamo. Solo quando meditiamo ed entriamo interiormente, riusciamo a capire che la teoria di tutti i Santi è la stessa, e che tutti insegnano che dobbiamo connetterci con il Naam, innalzarci ed andare dentro di noi.
Il Maestro Sawan Singh Ji era solito dire: “Chi vuole capire il sentiero con poche parole, può venire da me e glielo spiegherò, mentre chi vuole lunghe spiegazioni deve andare dal Maestro Kirpal Singh”. Quindi intendo, come ha detto Guru Gobind Singh, che tutti i Santi hanno la stessa natura, ma il loro modo di presentare o dire le cose è diverso; ognuno ha il suo modo.
Finché siamo nei limiti della mente e dell’intelletto, possiamo dire: “Quel Maestro ha detto questo, e questo Maestro sta dicendo quello; ci ha detto di fare questo, e tu ci stai dicendo di fare altro”. Affermiamo tutte queste cose solo finché siamo nei limiti della mente e dell’intelletto. Possiamo dire con certezza che gli insegnamenti di tutti i Maestri sono gli stessi e non c’è alcuna differenza solo quando meditiamo, superiamo quel limite, entriamo interiormente e incontriamo il Maestro.
La realtà è che siamo tutti ladri di meditazione. Non diamo molta importanza, o quanta ne dovremmo dare, alla meditazione. Piuttosto attribuiamo grande importanza alla lettura e al confronto delle cose dei Maestri. I Maestri sostengono sempre che dovreste porre molta enfasi sulla meditazione, perché attraverso la meditazione, quando andrete nell’intimo, tutto sarà davanti a voi come un libro aperto: allora sarete in grado di sapere come stanno le cose.
DOMANDA: Ho un problema in meditazione. So che il modo in cui insegni, è di avere la colonna vertebrale dritta e di rimanere seduti eretti, ma spesso ho la tendenza a far cadere la testa in avanti e durante la meditazione dico: “Beh, dovrei stare fermo, ma poi voglio muovere la testa e raddrizzare la colonna vertebrale solo per fare quel movimento”. È meglio lasciare la testa giù o correggere la colonna vertebrale?
SANT JI: Cerca di dimenticare completamente il corpo quando ti siedi a meditare. Allora non avrai questo problema; non sarai nemmeno consapevole se la colonna vertebrale è dritta o meno. Dovresti cercare di dimenticare completamente il corpo. Finché siamo consapevoli del corpo e vi prestiamo attenzione, ce ne ricordiamo e avvertiamo questo problema.
DOMANDA: Puoi dirci alcune cose specifiche che possiamo fare per facilitare il tuo lavoro, oltre a meditare di più? Possiamo fare altro?
SANT JI: La cosa principale è la meditazione. I satsanghi non dovrebbero diventare ladri di meditazione. Devono assolutamente meditare e se facciamo il lavoro della meditazione, significa che stiamo rendendo le cose più facili al Maestro. Dovremmo sempre mantenere la mente pura, perché chi è puro, riesce a meditare.
DOMANDA: Si avvicina il momento in cui non potremo più venire in India?
SANT JI: Non dovremmo preoccuparci di queste cose. Dovremmo serbare il desiderio ardente di venire. Il nostro Satguru, il Gurudev Maestro Kirpal, diceva sempre: “Seconda la legge della natura c’è cibo per gli affamati e acqua per gli assetati”. Quindi, se avete una vera brama e desiderate venire qui, se avete amore, affetto per venire qui, allora vi dico: non esiste nessun potere al mondo che possa tenervi lontani da me.
DOMANDA: In una situazione matrimoniale, se in un momento uno dei partner ha pensieri impuri e vuole abbandonarsi alla lussuria, come evitare che diventi motivo di tensione? Si dovrebbe evitare del tutto la lussuria, a prescindere dall’atteggiamento dei coniugi?
SANT JI: Beh, entrambi i coniugi dovrebbero essere d’accordo su tutto. Dovrebbe esserci armonia, perché entrambi percorrono la stessa Via, e per questo dovrebbero essere sempre d’accordo sulla stessa cosa.
DOMANDA: E se uno non è d’accordo?
SANT JI: Penso che chi non è d’accordo, debba avere pazienza.
DOMANDA: Quando parliamo molto con le persone, subiamo una perdita. A ogni modo, quando parliamo del Maestro e delle nostre esperienze con lui, subiamo comunque una perdita?
SANT JI: Parlate solo quanto è necessario. Sapete che se parliamo troppo, oltre il limite, oltre la capacità, allora ne rimaniamo influenzati e subiamo una grande perdita.
DOMANDA: Ci aiuta con il Maestro, e anche con il Sentiero spirituale in generale, essere sempre al servizio di altre persone nella vita quotidiana e nelle occupazioni. Hai fatto il servizio militare, Kirpal ha fatto il servizio militare, Baba Sawan Singh, Baba Jaimal Singh... Puoi parlarne?
SANT JI: Finché non incontriamo il perfetto Maestro e non riceviamo l’iniziazione, qualunque cosa facciamo – tutti i seva e il lavoro per gli altri – senza dubbio otterremo i frutti, ma non vale più di una buona azione. Anche se la facciamo in modo disinteressato, non viene comunque considerata un mezzo di liberazione; è solo una buona azione. Al contrario, nel momento in cui veniamo iniziati da un perfetto Maestro, direi che la meditazione sul Naam che ci viene data dal Maestro, tra tutti i seva è il migliore.
DOMANDA: In linea con ciò di cui stavi parlando, supponiamo di essere sposati con un non iniziato.
SANT JI: È importantissimo avere armonia e pace nella vita familiare, perché possiamo meditare solo se c’è armonia.
DOMANDA: (indecifrabile)
SANT JI: Tutti i satsanghi sono in contatto con la Luce e il Suono e ne traggono beneficio; la loro devozione è conteggiata nella Corte del Signore. A volte, quando la mente è ferma e l’attenzione non è così dispersa nel mondo, possiamo facilmente vedere e sperimentare quel contatto, quel beneficio del contatto con la Luce e il Suono. Ma il più delle volte, essendo l’attenzione non concentrata, non riusciamo a sentirlo. A ogni modo, questo fatto non lascia spazio a dubbi: tutti i satsanghi, quelli che hanno ricevuto l’iniziazione da un perfetto Maestro, stanno ottenendo il beneficio del contatto con la Luce e il Suono, lo Shabd Naam.
Qualunque pratica stiate facendo, più o meno intensa, è conteggiata nella devozione, e qualunque sforzo stiate facendo per guadagnare la ricchezza della spiritualità – come gli sforzi per venire al Satsang, gli sforzi per andare a trovare il Maestro – viene conteggiato nella devozione.
Kabir Sahib disse che chi è tinto nel colore del Maestro, non rimane influenzato da nessun altro colore. Giorno dopo giorno continuerà a progredire fino a raggiungere la meta.
Un satsanghi deve sempre avere fede nel Maestro e non deve mai pensare di non essere collegato a lui. Il Maestro è sempre con lui e veglia sempre su di lui. Non lo abbandona nemmeno per un istante. Ecco perché un satsanghi non dovrebbe mai pensare di non essere con il Maestro o che il Maestro non sia con lui. È sempre in contatto, è sempre connesso con il Maestro, anche se non lo vede, perché non possiamo vedere il Maestro che lavora per noi finché non abbiamo fede, amore e devozione completi per lui. Tuttavia dietro il velo il Maestro si prende cura di ogni nostra singola cosa e ci aiuta. Non possiamo vederlo finché non abbiamo amore, fede e devozione completi. Ciò non significa che non sia con noi: è sempre con noi. L’unica cosa che dobbiamo fare, è liberarci della mente e dei suoi trucchi. Come un avvocato competente, la mente cerca sempre di fuorviarci e allontanarci dal Maestro. Non dobbiamo seguirla. È l’unica cosa che dobbiamo fare. Altrimenti, il Maestro farà tutto il resto.
Una volta andai in Punjab per trovare un sadhu Udasi. I sadhu Udasi si lasciano crescere i capelli e nel mese di dicembre o gennaio, quando fa molto freddo, s’immergono nell’acqua gelata; alcuni si lasciano cadere in testa cento brocche d’acqua, acqua gelida, altri duecento brocche, e così via. Eseguono questa pratica.
C’era un sadhu che la eseguiva ed era molto conosciuto in quella zona. Quando andai al suo villaggio, pensai di fargli visita, perché pensai che, sebbene non fosse iniziato, stesse comunque praticando la devozione, stesse facendo molte pratiche e cose del genere nel nome di Dio. In quel momento era seduto su un letto attorniato dai discepoli; stava parlando con loro. Mi vide arrivare e disse ai discepoli: “Vedete quell’uomo che sta arrivando? Dietro di lui c’è un altro uomo con la barba bianca, il turbante bianco ed è un grande Potere”. Quando mi avvicinai, si alzò subito dal letto e me lo offrì. Gli dissi: “No, non è bene che mi sieda sul letto, perché tu sei un mahatma e io sono solo un povero contadino. Non è bene per me prendere il tuo posto”. Ma lui rispose: “No, non sei solo un contadino, perché ti ho visto con un Potere molto grande, un Potere immenso, ed è ancora con te; ecco il motivo per cui ti offro questo letto”. Ma dissi: “No, non c’è nessun Potere, sono solo un povero contadino, e non va bene per me, perché hai così tanti seguaci e sei un grande mahatma, per favore rimani seduto sul letto e lasciami sedere con i discepoli”. Non me lo permise e alla fine disse a un discepolo di andare a prendere una sedia per farmi sedere.
Perciò voglio dire che il Maestro era presente con me anche in quel momento. E quel mahatma – sebbene non fosse perfetto e non fosse iniziato allo Shabd Naam – stava comunque facendo delle pratiche, in virtù delle quali ebbe un’intuizione e riuscì a vedere il Maestro che mi accompagnava.
Intendo che non c’è nemmeno un istante in cui il discepolo non sia accompagnato dal Maestro. Il Maestro lo accompagna sempre. Siamo ciechi e non abbiamo abbastanza fede e amore completo per il Maestro, per questo non riusciamo a sentire la sua presenza. Al contrario, chi vede e serba amore, fede per il Maestro, sa che il Maestro lo accompagna sempre.
DOMANDA: Spesso nella vita mi capita di dover prendere una decisione su una cosa o l’altra, a volte piccole cose, a volte meno piccole. Sento una voce che mi dice: “Non fare questo...” o “dovresti fare quello...” o altro. Sento con forza che almeno la metà di queste volte è la mia mente a divertirsi, a giocare con me, e non è davvero il Maestro. L’altra metà penso che si tratti in realtà della guida del Maestro. Ripeto il Simran e non riesco ancora a capire con chiarezza quando è veramente il Maestro a parlarmi e quando no. Esiste un modo per capire, prima di vivere realmente con la Forma Radiante del Maestro dentro di noi, quando ci sta parlando il Potere del Maestro e quando la mente sta giocando con noi?
SANT JI: Non esiste altro modo per scoprire se è il Maestro o la mente a parlare. L’unico modo per scoprire cosa vuole veramente il Maestro, è meditare di più ed entrare in contatto con la sua Forma Radiante.
Non è difficile, noi l’abbiamo reso tale. Non lo facciamo, per questo sembra difficile.
DOMANDA: Pappu, potresti chiedere al Maestro se è vero che dovremmo sempre mangiare tutto il parshad non appena lo riceviamo?
SANT JI: Beh, dipende da voi. Mentre siete qui, anche i familiari si aspettano che portiate un po’ di parshad, quindi dovreste tenerne un po’ per loro.


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