-2147467259|Operation must use an updateable query.

accedi all'introduzione per vedere le foto per leggere i discorsi per entrare nel forum per ordinare i video

Surat Shabd Yoga
Nome utente:
Password:
Salva password
Hai perso la Password? | Opzioni di amministrazione
 Elenco dei forum
 discorsi, domande e risposte, messaggi, libnri
 "Il valore del parshad" - Sant Ajaib Singh Ji

Nota: Devi registrarti per inserire un messaggio.
Per registrarti, clicca qui. La registrazione è gratuita

Grandezza della finestra:
Nome utente:
Password:
Formato del testo: GrassettoCorsivoSottolineato Centrato Inserisci collegamentoInserisci e-mailInserisci immagine Inserisci codiceInserisci citazioneInserisci lista
   
Messaggio:

* HTML Attivo
* Istruzioni Html Attivi

Modalità:
Includi firma.
Notifica via e-mail la risposta di altre persone alla discussione.
     
D I S C U S S I O N E
n/a Il valore del parshad
Sant Ajaib Singh Ji


dal libro imminente "Ruscelli nel deserto"

20 luglio 1977
Sant Bani Ashram, Bogotà, Colombia


DOMANDA: Quando riceviamo il parshad, come dovremmo usarlo?
SANT JI: Non appena ricevete il parshad, mangiatelo.
DOMANDA: Dovremmo mangiarlo e poi meditare? … mangiarlo tutto subito?
SANT JI: È meglio se meditate dopo averlo mangiato. Noi non apprezziamo il parshad dei Maestri. Nel parshad dato dai Maestri c’è un grande potere spirituale; noi lo prendiamo, lo mettiamo da parte e non lo mangiamo per molti, molti anni.
DOMANDA: Se ne abbiamo abbastanza, dovremmo condividerlo con gli altri o dovremmo tenerlo per noi stessi?
SANT JI: Questo è un avvenimento della mia vita, una volta il mio beneamato Satguru mi dette tanto parshad. Era più che sufficiente per me, ma finché non lo finii tutto, non uscii dalla stanza. Molti amati erano seduti fuori. Fu portata una grande quantità di cibo da distribuire come parshad alla gente e tutti ne ricevettero parecchio dal Maestro. Ero seduto nella stanza e mangiavo il rimanente, quindi le persone pensarono che forse avessi ricevuto dal Maestro del parshad speciale. Mi chiesero di condividerlo con loro, ma non gliene detti nemmeno un po’ e non uscii dalla stanza finché non lo finii tutto.
Il parshad ha una grande importanza: reca moltissima grazia del Maestro. Una volta Guru Gobind Singh fu sconfitto dall’esercito mogul e andò in un villaggio del Punjab chiamato Bina. A quel tempo era difficoltoso per lui trovare rifugio nella casa di qualcuno poiché l’esercito mogul era potente. Avevano annunciato al popolo che chiunque avesse dato rifugio a Guru Gobind Singh, sarebbe stato assassinato. Dunque nessuno era disposto a farlo. Ma due fratelli chiamati Lokmere e Shamere, discepoli di Guru Gobind Singh, permisero al Maestro di soggiornare nella loro casa senza nessun timore dei mogul. Quando il governatore del Punjab ne venne a conoscenza, scrisse loro una lettera dicendo: «Lui è un disertore del governo e dovreste portarlo in tribunale, altrimenti sarete condannati a morte». Erano discepoli molto devoti a Guru Gobind Singh, risposero al governatore, il cui nome era Mujit Khan: «Potete catturare Guru Gobind Singh solo dopo averci ammazzati. Finché siamo vivi, nessuno può ucciderlo». Guru Gobind Singh restò nella loro casa per sei mesi ed essi lo servirono con tutto il loro cuore; egli fu molto contento del loro seva.
Una volta Guru Gobind Singh dette del parshad a Shamere, gli disse di mangiarlo e di distribuirne una parte ai suoi familiari. Il Maestro gli disse che quel parshad avrebbe troncato il ciclo delle nascite e morti per lui e per la sua famiglia. Quando Shamere portò il parshad alla famiglia, suo zio, che era devoto a Sultan Pir (Sultan Pir fu un mahatma dell’India, nessuno sa quando nacque o quando morì, ma la gente crede ancora che fosse Dio), gli disse: «Come può darti qualcosa quando è lui stesso senza casa?», non aveva fede nel parshad di Guru Gobind Singh. Spaventò Shamere dicendogli: «Sultan Pir verrà e ti perseguiterà poiché non credi in lui, ma hai fiducia in Guru Gobind Singh».
Shamere aveva paura dello zio, dunque non mangiò il parshad e non lo dette a nessun altro. Scavò una piccola buca nel terreno e ve lo depose. Ma alcune bambine della famiglia, che videro questo, tirarono fuori il parshad dal terreno e lo mangiarono.
Quando Shamere ritornò da Guru Gobind Singh, questi gli disse che quel parshad avrebbe troncato il ciclo delle nascite e delle morti della sua famiglia ed il fatto che non ne avesse approfittato, era molto negativo. Continuò dicendo: «Le bambine hanno mangiato quel parshad e andrà a loro vantaggio. D’ora in poi nella tua famiglia nessuna ragazza rimarrà senza figli».
In ogni caso Guru Gobind Singh era contento di lui e quindi dette a Shamere il suo cavallo con queste parole: «Va’ in giro ovunque desideri; i terreni che percorrerai col cavallo, saranno tuoi». Shamere era ancora sotto l’influenza dello zio che gli aveva detto: «Come può darti qualcosa quando egli stesso è senza dimora? ». Così girò attorno al villaggio con il cavallo del Maestro.
Quando ritornò, Guru Gobind Singh gli disse: «Volevo darti il regno del mondo intero, tuttavia non hai tratto vantaggio dal mio dono. Ora ti concedo un’altra possibilità poiché sono molto contento di te, puoi chiedermi qualsiasi cosa desideri». Così Shamere disse a Guru Gobind Singh: «Ho moltissima paura che se mi darai qualche cosa esteriore, non sarò in grado di approfittarne. Per favore, recidi il dolore delle nascite e delle morti, non mandarmi nel ciclo delle otto milioni quattrocentomila forme di vita». Guru Gobind Singh gli rispose di andare a dormire e nei sogni vide tutte le vite che avrebbe dovuto vivere. Alla fine vide che sarebbe nato in una famiglia poverissima in cui una volta a causa della siccità dovette andare nella foresta per tagliare della legna. Quando stava per tagliarla, si accorse che sull’albero c’erano anche dei frutti; stava per mangiarne uno quando improvvisamente cadde dall’albero. In quell’istante si svegliò con il frutto ancora in bocca: in quel modo tutti i suoi karma furono consumati nei sogni.
Quando tornò da Guru Gobind Singh, lo ringraziò e gli disse: «Ho subito tutte le sofferenze nei sogni», al che il Maestro rispose: «Tutti i tuoi karma sono finiti e non dovrai incarnarti più, ora la porta di Guru Nanak ti è aperta e tu sei già liberato».
Questo fu un avvenimento di trecento anni fa eppure ancora oggi nella famiglia delle ragazze che mangiarono il parshad, non c’è stata nessuna che non abbia avuto figli. Il potere del parshad opera ancora in quella famiglia. L’area che Shamere percorse col cavallo di Guru Gobind Singh è a tutt’oggi posseduta da quella famiglia. Questa è la grandezza del parshad.
Bhai Dhyan Singh era un discepolo devoto a Guru Gobind Singh. Una volta mandò suo figlio chiamato Bishamber Singh a sentire il Satsang del Maestro. Gli dette cinquecento rupie da donare a Guru Gobind Singh. Quando entrò nell’ashram, vide che c’erano molte cose. Così pensò: «A che serve donare cinquecento rupie per questo luogo? C’è già molta ricchezza!». Ma quando ascoltò il Satsang di Guru Gobind Singh, poiché le altre persone donavano, anche lui sentì che avrebbe dovuto farlo. La sua mente pensò: «Mio padre è un pazzo; spende queste cinquecento rupie inutilmente», tuttavia le consegnò e Guru Gobind Singh gli dette come parshad solo alcuni dolci e del granturco. Quando ricevette quel poco in cambio delle rupie, diventò molto triste; in quei giorni cinquecento rupie erano una notevole somma. Sulla via di ritorno trascorse una notte nella casa di un altro satsanghi, poiché a quei tempi non c’erano macchine, jeep ed il viaggio era lento. Anche loro erano discepoli di Guru Gobind Singh, erano molto poveri. Quando gli chiesero da dove venisse, egli replicò: «Sono andato ad ascoltare il Satsang di Guru Gobind Singh». Furono molto felici di saperlo e incominciarono a servirlo. Qualcuno gli fece massaggi, qualcuno gli lavò i piedi e gli offrirono tutto quello che avevano. Bishamber pensò: «Anch’essi sono pazzi come mio padre e mi stanno servendo». Quando domandarono se avesse ricevuto del parshad da Guru Gobind Singh, lui rispose: «Mio padre mi ha dato cinquecento rupie e le ho donate a Guru Gobind Singh che in cambio mi ha dato solo alcuni dolci. Mio padre ha fatto un pessimo scambio e ha perduto in questo affare». Essendo molto devoti a Guru Gobind Singh, chiesero se gli sarebbe piaciuto vendere a loro quel parshad. Rispose: «Sì, sarò felicissimo di darvelo se mi restituirete le cinquecento rupie». Così quella povera famiglia acquistò da quella persona il parshad. Erano talmente poveri che dovettero vendere le pentole di casa per racimolare le cinquecento rupie. Dopo aver ricevuto i soldi, Bishamber continuò sulla via di casa. Durante il viaggio con quei soldi concluse degli affari e ne guadagnò molti di più. In compenso alla famiglia che mangiò quel parshad con piena fede e devozione per il Maestro, venne aperta la visione interiore e trassero guadagno da qualsiasi affare facessero: a tempo debito divennero molto ricchi.
Quando Bishamber tornò da suo padre con moltissimo denaro, lo consegnò tutto a lui, ma dopo pochi giorni accadde per volontà del Maestro che tutti gli affari di Dhyan Singh si risolsero in una perdita e dopo qualche tempo divenne povero.
Allora Dhyan Singh chiese al figlio: «Quando andasti da Guru Gobind Singh, ti dette del parshad?». Replicò: «Sì, mi dette del granturco e dei dolci, ma sulla via di ritorno incontrai un pazzo come te, che mi comprò quel parshad, restituendomi le cinquecento rupie». Allora Dhyan Singh realizzò che aveva subito una perdita, rimproverò il figlio e gli disse: «In quel parshad c’era la grazia del Maestro e tu lo hai sprecato; ecco perché i miei affari vanno male… ».
In compagnia del figlio tornò dalla povera famiglia che aveva comprato il parshad e chiese: «Per favore, ridatemi quel parshad; sono pronto a darvi il doppio o il triplo dei soldi che deste a mio figlio», ma essi replicarono: «Abbiamo già mangiato quel parshad ed esso ha aperto la nostra visione interiore. Inoltre, è la ragione principale della nostra prosperità. Come possiamo ridartelo?». Dhyan Singh replicò: «Almeno dite che ce lo avete dato», ma risposero: «Non possiamo farlo, però possiamo venire con voi da Guru Gobind Singh e supplicare a vostro favore». Così Dhyan Singh, suo figlio e una persona della famiglia andarono dal Maestro e lo pregarono di perdonarli. Guru Gobind Singh rispose: «Posso darvi ancora quei dolci e il granturco, ma in quel parshad c’era moltissima grazia; ora dovete meditare per ricevere la stessa grazia».
Nello stesso modo, solamente poche persone comprendono e apprezzano la grandezza del parshad; la gente sciocca come noi non lo apprezza ed ecco perché lo dividiamo con gli altri o talvolta lo vendiamo.
Una volta Guru Gobind Singh venne in Rajasthan e sostò durante la notte nella casa di un musulmano. Il letto sul quale dormì, appartiene ancora a quella famiglia musulmana. I sikh sono disposti a dare migliaia di rupie per acquistarlo, ma non glielo daranno mai. Anche se nel Punjab governano i sikh e il governatore del Punjab ha chiesto aiuto al governo del Rajasthan per obbligare quella famiglia a vendere quel letto, ogni volta si sentono ripetere queste parole: «Questo è il parshad del nostro Maestro, i nostri padri ed antenati lo hanno conservato e non lo cederemo a qualsiasi costo».
Se vi raccontassi tutte le storie di Guru Gobind Singh, tutto ciò che fece in Punjab e in Rajasthan, scoprireste che in quei luoghi molte cose operano e possiedono ancora la sua grazia, anche se accaddero trecento anni fa. Hazur Kirpal era lo stesso Potere che venne in questo mondo, e anche lui distribuì tantissimo parshad; elargì molta grazia attraverso il parshad. Approfittammo di quella personalità in base alla nostra fede e ricettività. Questo sta avvenendo anche ora.

Surat Shabd Yoga

 

Torna Su
Snitz Forums

torna alla pagina principale