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Surat Shabd Yoga
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 "Sforzo e grazia lavorano insieme" - Sant Ajaib Si

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D I S C U S S I O N E
n/a "Sforzo e grazia lavorano insieme"

Sant Ajaib Singh Ji


questa sessione di domande e risposte avvenne il 31 ottobre 1982 al Sant Bani Ashram, Rajasthan, India


DOMANDA: Sant Ji, ti ho sognato qualche volta. Come faccio a sapere se era frutto della mia mente oppure se Tu sei venuto davvero da me nei sogni?
IL MAESTRO: Penso che si sia già risposto a questa domanda molte volte e credo che sia stata pubblicata anche sulla rivista Sant Bani. Vorrei dire a tutti voi che quando leggete la rivista, fatelo con attenzione; ad ogni modo, risponderò di nuovo.
Sogniamo sempre a livello della mente e dei sensi. Quando la nostra anima è sotto il Centro dell’Occhio, le nostre attività quotidiane cambiano forma e le sogniamo. Nei sogni mondani non otteniamo alcuna felicità, non c’è gioia perché sono le nostre attività quotidiane in una forma diversa. Molte volte quando sogniamo del mondo, al posto di felicità o gioia ci adiriamo.
Il livello inferiore dei sensi è saturo di sporcizia e di sudiciume, ecco perché quando sogniamo del mondo, non sperimentiamo alcuna pace o felicità.
Il Maestro è l’essere più elevato e quindi non scende mai al di sotto del Centro dell’Occhio. Se così facesse, al livello dei sensi, allora sogneremmo di lui ogni giorno e non troveremmo alcuna pace e gioia anche dopo averlo visto nei sogni.
Il Maestro è un’anima pura e non è vincolato dal corpo. Non è insudiciato dai piaceri del mondo e quindi ci consiglia sempre di astenerci dai piaceri mondani, di purificarci. Dio è molto puro e manda il Maestro, Che è una grande anima, rendendolo talmente puro da non essere influenzato dalla sozzura del mondo. Anche se vive nel mondo, non si fa influenzare dai suoi piaceri e dalla sua sporcizia; rimane sempre incontaminato. Ecco perché sottolinea la purezza di vita.
Vi citerò un esempio: se un bambino dorme ed è infastidito da mosche e zanzare, non importa quanto sia occupata la madre, si prenderà cura di lui. Terrà gli insetti lontani da lui e forse lo coprirà con una rete o un lenzuolo; se il suo volto è sporco, lo pulirà. Il bambino dorme e non sa quel che gli sta accadendo, non si rende conto che la madre si sta prendendo cura di lui.
Allo stesso modo il Satguru non si dimentica mai di noi. Dopo averci dato l’iniziazione, non si dimentica di noi. Si prende sempre cura noi; ci nutre sempre.
Che cosa fa il Maestro quando stiamo dormendo? Sapete che quando siamo addormentati, dormiamo incuranti e non ricordiamo noi stessi, non sappiamo quel che sta accadendo vicino a noi. Non abbiamo alcuna coscienza mentre siamo addormentati. A quel tempo il Satguru adopera il Suo sguardo misericordioso e purifica la nostra anima. Quando viene da noi, deve darci la grazia, tuttavia, avendo insudiciato la nostra anima, tutta la grazia che riceviamo durante il sonno viene utilizzata per pulire la nostra anima. Se la nostra anima fosse pura, tutta la grazia che otteniamo da Lui durante il sonno, ci innalzerebbe. Accondiscendiamo ai piaceri mondani e facciamo ogni tipo di cose del mondo che insudiciano la nostra anima, quindi allorché ci troviamo alla presenza del Maestro nel sonno, la Sua grazia viene utilizzata per purificare la nostra anima.
A volte quando la mente si è calmata durante il sonno, il Maestro innalza la nostra anima nei piani superiori. Ci dà molte esperienze e attraverso quelle esperienze proviamo inebriamento, otteniamo molto amore e gradiamo moltissimo quei luoghi. Spesso durante i sogni quando la mente si è acquietata, il Maestro innalza la nostra anima nei piani superiori e ci dà molti ammonimenti, ma poiché il discepolo non ha visitato i piani superiori in uno stato cosciente e non ha visto la Forma Radiante del Maestro in meditazione, non capisce e non stima quell’esperienza. Pensa che anche quel sogno, in cui ha visto il Maestro, sia come quegli altri soliti, non capisce che attraverso quell’esperienza ottiene molta grazia dal Maestro.
Dal Sud America ho ricevuto la lettera di un iniziato che è stato coinvolto il mese scorso in un incidente stradale, in cui è rimasta vittima una persona. Prima di subire quell’incidente, aveva ricevuto molte volte un ammonimento dal Maestro, ma senza prestarvi attenzione. In seguito, una volta avvenuto l’incidente, si è reso conto che il Maestro lo aveva avvertito, ma lui non aveva prestato attenzione. Molte volte il Maestro ci dice quel che accadrà, ma poiché obbediamo alla mente, non apprezziamo l’avvertimento del Maestro; non capiamo quel che il Maestro ci sta dicendo.
Immaginate un po’ se vi sta per succedere qualcosa di negativo e senza accettare parcelle o senza chiedere nulla, il Maestro viaggia migliaia di chilometri per dirvi che vi succederà questa cosa e che dovreste stare attenti – se non lo capiamo, se consideriamo quell’esperienza solo come un sogno e se non agiamo di conseguenza, se non prendiamo precauzioni, quale altro errore potremmo fare? E pensate, quale grazia maggiore può un Maestro elargire al discepolo? Viaggia migliaia di chilometri per avvisarvi che questo accadrà e che dovreste far qualcosa per evitarlo, e se non lo facciamo, quale altro errore potremmo mai compiere?
Spesso ho spiegato che alcuni Mahatma sono come la gallina, alcuni come la tartaruga e altri come il cuculo. I Mahatma del massimo grado sono come il cuculo. Sapete che quando la gallina depone le uova, si siede sopra e se qualche uovo si perde, lo recupera e lo cova. Similmente la tartaruga depone le uova per terra e mentre vive nell’acqua, le cova usando la propria attenzione.
E sapete che il cuculo depone le uova sulle montagne in inverno e poi si trasferisce in pianura per trascorrere l’inverno perché è molto freddo in montagna e cova le uova attraverso il suo simran.
Similmente i Mahatma di grado inferiore riescono a prendersi cura dei discepoli soltanto quando sono vicini a loro, invece i Mahatma del massimo livello operano come il cuculo: la distanza non rappresenta nessuna differenza per loro. Possono andare in America solo ricordando quel luogo; in un minuto possono tornare in India. La distanza non fa alcuna differenza. Di fatto, molte volte accade che i Mahatma del massimo livello tengono il Satsang e parlano alla gente in un luogo e contemporaneamente si prendono cura delle anime altrove.
Hazrat Bahu disse: “Sebbene il Maestro viva centinaia di chilometri lontano da noi, è sempre visibile”. Ecco perché Bhai Nand Lal disse: “Per te si tratta di uno sguardo, da parte mia si tratta di tutta la mia vita. Un tuo unico sguardo può liberare tutta la mia vita”. Guru Nanak Sahib disse che un unico sguardo del perfetto Maestro può liberarci.
Tali grandi anime sono sempre pronte a elargirci la grazia. Il Maestro Kirpal diceva spesso che il donatore non ha problemi, dato che è venuto nel mondo per dare; l’unico problema riguarda coloro che devono ricevere. Ora sorge la questione della nostra ricettività e della nostra fede per Lui. Dipende da come apprezziamo, capiamo e riceviamo la grazia del Maestro.
Il Maestro Kirpal Singh Ji disse che soleva vedere il Maestro Sawan Singh nell’intimo, sette anni prima di incontrarlo fisicamente. Immaginate se anche lui avesse considerato questo come lo consideriamo noi: se non avesse compreso la forma del Maestro, se non avesse avuto fede nel Maestro Sawan Singh, non avrebbe mai avuto buon esito nella devozione.
Riguardo a me ho detto molte volte come incominciai a vedere la Forma di Swami Ji Maharaj un anno prima di incontrare il Maestro Kirpal Singh Ji. Vedevo Swami Ji Maharaj ben rasato e con i capelli corti, prese ad apparirmi nell’intimo solo alcuni mesi prima di incontrare il Maestro Kirpal Singh nella sua vera forma. Quando incontrai il Maestro Kirpal, gli parlai di tutto quello che vedevo.
Noi persone seguitiamo a combattere per cose futili e non ci rendiamo conto che questo è il Sentiero dell’Amore e della devozione, è il Sentiero dell’anelito, è il Sentiero della purezza.
I nostri sforzi e la grazia del Maestro operano insieme. Se ci sforziamo, otterremo sicuramente la grazia del Maestro perché Lui risiede dentro di noi. Non è ingiusto, ogniqualvolta vede che ci sforziamo, ci apre subito la porta.
Swami Ji Maharaj disse che lo Shabd si manifesterà con la grazia del Maestro e il possente Maestro trascinerà la nostra anima nell’intimo. Il Maestro aspetta sempre al Centro dell’Occhio con la chiave che apre la porta della Vera Casa, e ci aspetta. Perché è venuto nel mondo? È venuto nel mondo portando la chiave della porta che ci apre la Vera Casa; Dio lo ha mandato per il nostro bene. Non potete mai entrare nel regno di Dio senza la grazia del Maestro, senza la grazia e l’aiuto del Maestro non possiamo fare un solo passo sul Sentiero dei Maestri.
Ci sono due poteri che operano nel corpo. Uno è la mente e l’altro è il Potere dello Shabd Guru. Se abbiamo meditato per un paio di giorni o se ci siamo astenuti dai piaceri mondani, se non abbiamo usato molto i sensi, se siamo rimasti puri per un paio di giorni – allora la mente incomincerà ad operare come un giudice competente. Ci suggerirà: “Hai fatto questo per un periodo così lungo eppure non hai ottenuto risultati”, e allora indurrà una sensazione di fretta dentro di noi. Dirà: “Hai sprecato tutto il tuo tempo senza ottenere nulla. Dovresti aver avuto risultati subito, non appena hai incominciato a meditare”.
Raccoglietevi con calma al Centro dell’Occhio anche per poco, allora vedrete come le fiamme dell’amore divampano dentro di voi. Allora vedrete come il Maestro vi aspetta e come è pronto per aiutarvi a combattere con i cinque dacoita.
Senza dubbio i cinque dacoita sono molto potenti e hanno tribolato il mondo intero, eppure non siete del tutto soli nella battaglia contro di loro. Quando giungete al Centro dell’Occhio, il Maestro è con voi. È pronto ad aiutarvi e si congratula con voi. Vi suggerisce, vi ispira a combattere con loro. Come disse Guru Nanak Sahib: “Senza dubbio questi cinque dacoita sono grandi lottatori, ma voi avete la grazia del Maestro, procedete e combattete con loro”.
Quando il discepolo giunge al Centro dell’Occhio e vede il Maestro, in seguito può sempre combattere con i cinque dacoita perché il Maestro è lì a ispirarlo. Il Maestro gli dice: “Non essere deluso se all’inizio vieni sconfitto. Guarda la condizione della formica: cerca di salire sul muro, molte volte cade, ma ci riprova e alla fine un giorno ha buon esito ed arriva in cima. Allo stesso modo, non rimanere deluso se vieni sconfitto. Continua a provare e un giorno, con la grazia del Maestro, avrai sicuramente buon esito”.
In India, in molti luoghi, quando due lottatori combattono o quando c’è qualche competizione, suonano un tamburo per dare stimolo a coloro che prendono parte alla competizione. Similmente, quando giungiamo al Centro dell’Occhio e quando ascoltiamo lo Shabd che vi risuona, la nostra anima si inebria e otteniamo l’ispirazione a combattere questi dacoita e ad andare ai piani superiori. La nostra anima inizia a danzare come un pavone incomincia a danzare quando vede le nubi nel cielo e sta per piovere.
DOMANDA: In che modo la meditazione incrementa il nostro amore e devozione?
IL MAESTRO: Facendola. (molte, molte risate)
DOMANDA: So che hai già parlato di questo, ma mi sembra che ho bisogno di qualche stimolo in più. Ora sono stato in India – questa è la mia quarta volta – e con il passar del tempo parlo sempre di più; so che non va bene. Potresti per favore incoraggiarmi a controllare un po’ di più la mia lingua?
IL MAESTRO: Nella Sant Mat parlare troppo non ha importanza e allo stesso modo parlare pochissimo non è importante. Dovresti parlare solo quando devi, solo quando è importante, altrimenti non coinvolgerti in discorsi inutili. Tutti i Santi hanno detto che dovreste mantenere la disciplina, che dovreste evitare di parlare troppo. Ho visto molte persone che continuano a parlare di cose inutili per tutto il giorno e la sera quando tornano a casa, dicono ai figli di massaggiarli perché hanno mal di testa. A volte prendono delle medicine e mettono un panno attorno al capo per controllare il mal di testa. Dovreste pensare a questo mentre parlate. Vi viene il mal di testa solo quando parlate troppo.
DOMANDA: Sant Ji, i Maestri hanno scritto molto sulla castità, non troppo sulla castità nel vestire. Questo è quel che dicono i giovani; non riesco a trovare nulla di scritto oppure discorsi al riguardo. Che cosa possiamo dire al riguardo ai nuovi iniziati? Sant Ji, commenteresti sulla castità nel vestire?
IL MAESTRO: Nessuno può soddisfare la lussuria portando diversi tipi di vestiti e non c’è modo di mantenere la castità portando diversi tipi di vestiti. Se uno può mantenere la castità vestendo in un certo modo, allora perché i Maestri lavorano così duramente per mantenerla? La residenza fisica della lussuria, ira, avidità, attaccamento ed egoismo è al Centro dell’Occhio e quella astrale è in Trikuti. Finché non ci innalziamo sopra il Centro dell’Occhio, non trascendiamo Trikuti e raggiungiamo Daswan Dwar, non possiamo controllare la lussuria.
Riguardo alla scelta dei vestiti, uno dovrebbe vestire in base alle usanze della società in cui vive, perché dovete vivere secondo le consuetudini di dove vivete. Come disse Guru Nanak Sahib: “Qualcuno veste di blu, qualcuno di giallo ma uno non può controllare la lussuria portando un certo tipo di vestito”. Finché non meditiamo sullo Shabd Naam, non riusciamo a mantenere la castità.
DOMANDA: Maestro, che cosa sono le venticinque prakritis e le altre forze che ostacolano il progresso dell’anima?
IL MAESTRO: Sono i nostri temperamenti. Lussuria, ira, avidità, attaccamento ed egoismo sono le forze maggiori, ma le venticinque prakritis sono le venticinque caratteristiche che abbiamo, o potete chiamarle attitudini. Anch’esse sono dentro di noi. Potete pure considerarle come poteri della mente, potete altresì chiamarle desideri, positivi o negativi.
DOMANDA: Sant Ji, in Occidente c’è un’epidemia di numerose malattie negative – cancro, alta pressione sanguigna, problemi circolatori – che causano molti decessi, più in Occidente che in Oriente. Nel curare le persone che muoiono, i medici somministrano spesso droghe e antidolorifici che lasciano il paziente del tutto stordito e annebbiato mentalmente, assonnato. Se conosciamo qualche satsanghi che viene ricoverato in ospedale e sta per morire, però viene curato da un medico che offusca la sua mente – mi chiedevo – forse è importante che sia cosciente mentalmente per avere un Simran forte alla fine. Gli altri satsanghi dovrebbero chiedere al medico di interrompere la somministrazione di droghe affinché avrà una mente libera e sarà pronto per la fine, oppure dovremmo lasciarlo nelle mani del Maestro senza interferire in alcun modo?
IL MAESTRO: Le malattie che hai menzionato sono diffuse in tutto il mondo, non solo in Occidente; anche in Oriente molti soffrono e muoiono a causa di queste malattie. I dottori utilizzano gli stessi metodi dappertutto, secondo la loro comprensione.
Ho visto molti soffrire di numerose malattie, specialmente nell’esercito quando i soldati erano colpiti e avevano tante pallottole nel corpo. I medici adoperavano molti antidolorifici e altre cose che rendevano il corpo e la mente inconsapevoli per asportare quelle pallottole o per operarli. È importantissimo per i medici rendere incosciente la mente dei pazienti perché solo quando la mente smette di pensare, riesce a liberarsi del dolore. Dunque è un dovere da parte loro utilizzare quegli antidolorifici.
I medici saggi, soprattutto prima di somministrare quegli antidolorifici o prima di rendere incoscienti i pazienti, li avvisano di ricordare Dio oppure di ricordare Colui che adorano. I satsanghi sanno che devono ricordare il Maestro. Dunque per lo più i medici giudiziosi dicono ai pazienti di ricordare Dio affinché quando vengono resi incoscienti, possano ricordare Dio e Dio possa aiutarli.
Durante la Seconda guerra mondiale quando il Maestro Sawan Singh era ancora nel corpo, vidi molti suoi discepoli, che erano nell’esercito, subire vari tipi di intervento. Notai che quando venivano operati, ricordavano sempre il Maestro e poi il Maestro rimaneva seduto oppure in piedi accanto al loro letto durante l’operazione, e dopo l’operazione dicevano alla gente di come il Maestro era lì per prendersi cura di loro e di come non sentivano il dolore. Se accade qualcosa del genere a un satsanghi, come dovrebbe comportarsi? Prima di diventare incosciente, prima di prendere gli antidolorifici e le medicine che stordiscono e annebbiano la mente, uno dovrebbe ripetere il Simran del Maestro e ricordarlo. Quando l’amato ripeterà il Simran e ricorderà il Maestro, il Maestro verrà, prenderà il discepolo nel suo grembo e siederà lì proprio come una madre prende il proprio figlio nel grembo. Ogniqualvolta ricorderete il Maestro, il Maestro verrà ad aiutarvi.
Ho visto molti medici che sono talmente saggi per cui spesso prima di rendere incosciente il paziente, gli chiedono: “Hai un Maestro o Pir o Insegnante? In tal caso dovresti ricordarlo”. Penso che se interferirete in quel che il medico sta facendo, come riuscirà a fare il suo lavoro? Il medico non ha inimicizia verso il paziente. Quello che sta facendo, quello che gli sta dando, è solo per il suo bene. Ho visto molti medici, timorati di Dio, che prima di dare qualche cura importante, ricordano sempre Dio e poi incominciano a lavorare. Anche se non sono satsanghi, ho notato che molti medici, quelli molto sensibili e timorati di Dio, quando praticano un intervento chirurgico, ricordano sempre Dio e dicono sempre che sarà Dio a curare il paziente.
Guru Nanak Sahib disse: “Ha buon esito solo quella cura in cui Dio stesso prende parte”. Kabir Sahib disse: “Il medico dice: ‘Farò del mio meglio per dare la medicina e per prendermi cura del paziente, ma il respiro, la vita è nelle mani di Dio. Si riprenderà i respiri del corpo quando lo vorrà. Non posso far nulla per quanto concerne il respiro; posso solo somministrare la medicina’”.
DOMANDA: Quando Sant Ji va in Sud America, le persone degli Stati Uniti possono partecipare oppure ci sono restrizioni?
IL MAESTRO: Il prossimo mese verrà il gruppo del Sud America e allora ne parleremo, decideremo le date e vedremo a che punto sono i preparativi. Non credo che ci saranno restrizioni, ma vi informeremo in seguito.
DOMANDA: L’ultima sera hai detto che in molti casi dovremmo mantenere l’amore per il Maestro come un segreto al fine di non causare problemi agli amici e alla società intorno a noi. Altre volte ho sentito dire che dovremmo gridare il Sentiero del Naam ai quattro venti. Vorrei che tu parlassi della differenza.
IL MAESTRO: C’è un po’ di differenza nel capire ambedue le cose. C’è un proverbio che dice: se possiedi la Verità, anche se danzi semplicemente nel tuo cortile, la gente da lontano lo saprà. Solo chi ha reso la propria anima molto forte e solo chi ha manifestato il Naam nell’intimo, può gridare il Sentiero del Naam ai quattro venti. Solo lui può dire alla gente che ha manifestato la Verità e che la gente dovrebbe seguirlo. Ma noi persone siamo invischiate nel mondo e citiamo gli esempi degli amanti, pretendiamo di esseri veri amanti. Non vogliamo fare un solo passo sul Sentiero dell’Amore eppure ne pretendiamo il godimento solo a parole.
Stavo parlando di quelle anime deboli che sono perfino timorose di venire al Satsang, quelle che pensano: “Che diranno gli altri se sapranno che vado al Satsang?”. Questo avviene solo quando i diletti incominciano a venire, all’inizio, e temono la società, le altre persone. Riguarda soltanto loro, all’inizio dovrebbero amare il Maestro in un modo tale che gli altri non sappiano e non li infastidiscano.
Cercate di ricordare in principio quanto siete stati iniziati come la vostra mente vi tribolava e quanta pressione esercitavano gli altri su di voi, mentre ora che siete diventati forti nella devozione, pensate che è molto meglio per voi continuare a cantare la gloria del Maestro senza preoccuparvi di quel che il mondo dice sul vostro conto.
Ho sentito dire con le beate parole di Baba Sawan Singh che quando invitò Baba Jaimal Singh a tenere il Satsang a casa sua, temeva gli altri. Pensava che se Baba Jaimal Singh avesse commentato il bani di Swami Ji Maharaj, il Sar Bachan, che cosa avrebbero pensato? La gente poteva pensare che non seguisse più il Guru Granth Sahib, che avesse abbandonato la religione sikh e che per questo seguisse gli scritti di qualche altro Maestro.
Ecco perché chiese a Baba Jaimal Singh di commentare il Guru Granth Sahib e lui stesso portò il Guru Granth Sahib affinché Baba Jaimal Singh lo commentasse al Satsang. Sawan Singh voleva assecondare la gente attorno a lui, lo fece per questo. Ma diceva che quando la sera Bibbi Rukko, la sevadar che accompagnava Baba Jaimal Singh, andò sul tetto e prese a cantare gli inni di Swami Ji Maharaj, all’inizio per alcuni minuti provò imbarazzo, ma in seguito tutta la vergogna pubblica e tutto l’imbarazzo scomparvero.


da "Quaderni sulla Sant Mat" - volume 2 - pagina 20

s.

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