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Surat Shabd Yoga
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 "Ricordatelo con amore" - Sant Ajaib Singh Ji

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D I S C U S S I O N E
n/a "Ricordatelo con amore"

Sant Ajaib Singh Ji


domande e risposte del 1 dicembre 1982 al Villaggio 16 PS,
Rajasthan, India


DOMANDA: Maestro, si può donare i propri organi fisici dopo aver lasciato il corpo fisico?
IL MAESTRO: Dipende dai desideri della persona. Dipende completamente dal proprio desiderio. Ci sono molti vantaggi come pure svantaggi al riguardo. Supponete che il proprio organo venga dato ad una persona buona che ne fa l’uso migliore – qualcuno che fa un buon lavoro, qualcuno che è iniziato, che medita e fa cose del genere – allora ne possiamo trarre un grande beneficio. Dunque è meglio se gli iniziati possono fa uso dei nostri organi. Ma supponete che il nostro organo venga dato ad un persona molto negativa che non fa altro che atti negativi – per esempio, un ladro – allora anziché avvantaggiarci di quella donazione, otteniamo i karma negativi che quella persona sta contraendo.
DOMANDA: Maestro, quale significato hanno i sogni per un satsanghi? Come possiamo interpretarli?
IL MAESTRO: Ci sono due tipi di sogni, effettivamente c’è solo un tipo di sogno ed è il sogno mondano. Noi satsanghi chiamiamo in questo modo anche le visioni del Maestro e quindi possiamo dire che esistono due tipi di sogni: uno è mondano e l’altro è spirituale. Quando la nostra anima scende dal Centro dell’Occhio, che è la sua sede, al livello della mente e dei sensi, qualunque pensiero abbiamo avuto durante il giorno cambia forma e vediamo le stesse cose nei sogni. Durante il giorno, quando pensiamo con la mente e utilizziamo i sensi, non otteniamo alcun conforto o pace - allo stesso modo non troviamo pace o riposo nemmeno di notte, nel momento in cui l’anima scende al livello della mente, dei sensi e sogniamo del mondo.
Di coloro che non sono connessi con lo Shabd Naam e che non meditano, Guru Nanak Sahib ha detto: “Addormentati o desti, non hanno alcuna pace”, infatti durante il giorno fantasticano e la notte sognano del mondo.
A volte sogniamo a causa dell’indigestione, e alcuni hanno vermi nello stomaco, che causano pure molti sogni.
Invece l’altro tipo di sogno, che voi chiamate sogno, di fatto non lo è. Il Satguru è un essere misericordioso e dopo aver dato l’Iniziazione, non diventa negligente. Quando ci guarda in modo misericordioso mentre stiamo dormendo, innalza la nostra anima nei piani superiori.
Nei piani superiori la Forma del Maestro è esattamente come la forma fisica, ma è molto più bella. E quella è la Forma astrale del Maestro; quando il Maestro innalza l’anima nei piani superiori e quando vediamo la Forma astrale del Maestro, essa ci procura una felicità immensa. La felicità è tanto sconfinata che ci sentiamo gioiosi per molti giorni. A volte sentiamo quella felicità per tre o quattro giorni. Ma è un peccato che gli amati non capiscano la grazia del Maestro, pensano che si tratti solo di un sogno e in quel modo non traggono giovamento dalla grazia del Maestro.
Il Satguru è sempre misericordioso ed elargisce la grazia a tutti i discepoli in ogni istante, ma in particolar modo alle tre del mattino va da ogni satsanghi con un cesto pieno di grazia. A quel tempo il satsanghi sta dormendo, è intossicato nel sonno, e dunque il Maestro aspetta qualche tempo, però se il satsanghi non si sveglia, prova dispiacere per lui e ritorna. Il Maestro elargisce molta grazia a tutti i discepoli, porta sempre un cesto di grazia da dare, ma che può fare se i discepoli dormono?
Farid Sahib dice: “Di notte il Maestro distribuisce il kastudi” – il kastudi è una cosa molto preziosa – “però come possono ottenerlo coloro che dormono? Soltanto coloro che sacrificano il sonno, diventano fortunati e ricevono quella cosa preziosa”.
Di nuovo Farid Sahib dice: “O Farid, destatevi e pulite la moschea” – per moschea intende il corpo umano – “quando Lui è sveglio e voi dormite, non potete chiamarlo amore per il Maestro”.
C’è una grande differenza tra il sonno del Maestro e il sonno delle persone mondane, poiché i Maestri sono sempre concentrati e sono sempre attenti ai discepoli, che siano addormentati o svegli. Quando i Maestri dormono, il loro sonno non scende al livello della mente e dei sensi, anzi s’innalza nei piani superiori. Dunque mentre dormono fisicamente, si prendono cura di qualche anima oppure tengono il Satsang o danno il darshan ai satsanghi altrove. Pertanto che siano addormentati o svegli, la loro attenzione è sempre diretta ai discepoli.
Potete aumentare il sonno tanto quanto volete e potete ridurlo quanto volete. Come è difficilissimo ridurre il sonno, una volta che siete riusciti a diminuirlo, è ugualmente difficile aumentarlo di nuovo. Il Maestro Kirpal Singh Ji diceva che chi ha utilizzato le notti, ha costruito la propria vita. Ho sempre detto che non è mai stato nel mio destino dormire nelle ore mattutine.
DOMANDA: Maestro, posso farti due domande sull’Anurag Sagar?
IL MAESTRO: Sì.
DOMANDA: Nel capitolo sulla caduta di Kal, quando mangia Adhya, poi Sat Purush lo maledice per cui ogni anima che mangerà, ne nascerà una e un quarto. Qual è il significato?
IL MAESTRO: (Sant Ji ride di soppiatto) Vedete che nessun seme viene mai distrutto. Kal non può uccidere le anime, non può distruggerle. Consuma un milione di jiva e ne crea un milione e un quarto.
In un punto Kabir Sahib ha detto che in questo mondo ogni cosa è il cibo di Kal. Alcuni sono nella sua bocca e alcuni nelle sue mani.
DOMANDA: (Qualcuno chiede i nomi di Kal nell’Anurag Sagar, e come possono riferirsi alle parole caricate).
IL MAESTRO: Non è una cosa buona registrare la domanda a questa risposta, risponderò in privato con molta chiarezza, e ti dirò come i Santi si prendono cura delle anime al di fuori di questa regione.
DOMANDA: Maestro, che dici riguardo alla donazione di sangue?
IL MAESTRO: Non è negativo donare sangue, se uno può permetterselo, va bene. Ma per prima cosa i satsanghi dovrebbero prendersi cura del proprio corpo. È importantissimo per i satsanghi mantenere una buona salute. Se potete salvare la vita di qualcuno donando un po’ del vostro sangue, va bene. Ma alcuni fanno affari con le donazioni di sangue, vendono addirittura il loro sangue e in quel modo la persona che lo riceve, può contrarre molte malattie.
DOMANDA: Maestro, c’è qualche differenza tra l’anima e lo spirito? E se possiamo capirlo a livello intellettuale, come fa il corpo a continuare a vivere quando l’anima lo abbandona coscientemente in meditazione?
IL MAESTRO: (Sant Ji ride tra sé e sé) Quando l’anima lascia il corpo durante la meditazione, i pranas o le correnti che vivificano il corpo, non vengono toccate. Ecco perché quando lasciate il corpo in meditazione, non accade nulla al corpo.
DOMANDA: Maestro, quando un iniziato viene curato da qualche malattia o risolve qualche problema attraverso le preghiere dei suoi fratelli, allora chi paga per quel karma?
IL MAESTRO: Di fatto, quando preghiamo per qualcuno, lo facciamo solo con la parte superiore della nostra mente. Nessuno, eccetto il Maestro, prega per il bene di qualcuno dal profondo del cuore dato che nessuno può sopportare le conseguenze di un karma eccetto il Maestro.
Il Maestro Sawan Singh Ji soleva rispondere alla domanda in questo modo: diceva che una volta c’era una vecchia la cui figlia si ammalò gravemente. Ogni giorno e notte quell’anziana pregava il Signore: “O Signore, ho gioito molto in questo mondo, così se devi prendere qualcuno, per favore prendi me al posto suo. Non permettere a mia figlia di morire, perché lei è così giovane”. Accadde che entrò in cucina una mucca in cerca di cibo. Mise la testa in ogni recipiente della cucina e alla fine la infilò in un recipiente molto stretto e rimase impigliata. La mucca cercò di liberarsene, ma non ci riuscì e quando non vide più nulla, incominciò a correre da una parte all’altra. A causa di quel recipiente le corna e il volto erano coperti e aveva una strana parvenza. Quando quell’anziana vide qualcosa di strano aggirarsi da una parte all’altra della cucina, pensò che fosse l’Angelo della Morte che era venuto a prenderla. Dato che temeva la morte, come tutti noi siamo timorosi, disse: “No, non sono io quella che devi prendere! Lei è sdraiata là nel letto”. (molte risate)
Dunque il Maestro Sawan Singh Ji diceva che noi preghiamo per gli altri solo con la parte superiore della mente, ma quando arriviamo al punto in cui veniamo a sapere che dovremo pagare le conseguenze del karma, allora ci comportiamo sempre come quell’anziana che temeva l’Angelo della Morte.
Il mese scorso un amato dall’America mi ha scritto una lettera in punjabi in cui mi parlava della malattia della moglie, e ha domandato: “Maestro, ti prego di permettermi di soffrire il karma al posto suo e di farla guarire”. Il Satguru è molto clemente e a volte concede doni simili al discepolo, ma si tratta di una prova molto pesante per il discepolo. Ecco perché il Maestro Sawan Singh Ji diceva: “Dio non voglia, il Maestro non dovrebbe mai mettere alla prova nessun discepolo”. Ad ogni modo, quando ha chiesto al Maestro di guarire sua moglie e di permettere a lui di patire le conseguenze di quel karma, è accaduto così. Sua moglie è guarita e lui si è ammalato.
Si è ammalato così gravemente che non riusciva nemmeno a dire se aveva dolore davanti o dietro nel corpo. Non poteva né sdraiarsi né sedersi. Allora si è reso conto di aver commesso un errore e ha scritto una lettera chiedendo perdono. Nella lettera ha detto: “Avevo dimenticato che non riesco nemmeno a portare il fardello dei miei stessi karma. Come posso portare il fardello dei karma di mia moglie?”. Quando ha scritto quella lettera, la sua condizione è migliorata, sua moglie è ancora in ospedale a curarsi.
Intendo dire che la gente non ha alcuna conoscenza dei karma, è difficilissimo liquidare i karma. Quando preghiamo per gli altri, non ci rendiamo conto che dovremo pagare per i loro karma. Quando non possiamo nemmeno portare il fardello dei nostri karma, come possiamo pregare per gli altri? Come possiamo dire che porteremo il fardello del karma altrui?
Miei cari, non avete alcuna conoscenza del karma, è difficilissimo liquidarlo. Andate negli ospedali e osservate come scontano il proprio karma, tutte le loro sofferenze sono dovute alla punizione che ottengono per quel karma.
Quell’amato mi ha scritto un’altra lettera dicendo quando si è rimesso, il giorno dopo è andato dal medico per fare delle lastre e non sono riusciti a trovare nessun disturbo.
Kal non concede nulla per quanto concerne la liquidazione dei karma, non risparmia nemmeno un singolo karma. Non ha pietà di nessuno perché noi stessi abbiamo compiuto quei karma che stiamo liquidando. A volte le conseguenze dei karma sono talmente dure che anche per i Maestri e i Santi è difficilissimo liquidare quei karma.
I Santi e i Maestri sono liberi da tutti i karma, non sono coinvolti dalla trappola dei karma e non hanno alcuna malattia perché vivono in un luogo tale dove i karma non hanno effetto su di loro. Le malattie o i disturbi che patiscono sono quelli dei loro discepoli perché a noi persone non importa far soffrire il nostro Maestro. Vogliamo sempre rimanere salubri, e quindi preghiamo il Maestro di eliminare quei karma.
Dritarashtra, un personaggio del Mahabharata, era il più anziano dei Kaurava. Era cieco sin dalla nascita ed era un devoto del Signore Krishna. Disse al Signore Krishna: “Posso risalire fino alla mia centesima incarnazione passata, ma non vedo alcun karma che abbia potuto provocare la mia cecità in questa vita. Non so perché sono diventato cieco in questa vita”. Il Signore Krishna pose la propria mano sulla testa di Dritarashtra e gli disse di guardare ancora più indietro. Aiutandolo con i poteri yogici, il Signore Krishna gli fece vedere la sua centoseiesima nascita precedente in cui vide che in quella nascita aveva strappato gli occhi a una lucertola e l’aveva fatta soffrire molto: a causa di quel karma era diventato cieco nella nascita attuale.
Nel regno del Potere Negativo c’è giustizia, nel regno del Maestro c’è grazia. Nel regno del Potere Negativo uno deve pagare occhio per occhio, dente per dente, mano per mano. Qualunque karma abbiate compiuto e in qualunque modo, dovrete pagarlo nella stessa maniera.
Tulsi Sahib dice che questo mondo viene mantenuto in base al principio del karma, uno soffre in base a qualunque cosa faccia.
Ecco perché quando compiamo i karma, dovremmo pensarci senza poi piangere quando li scontiamo. Ogniqualvolta dobbiamo patire i karma, se la mente vi tribola, ditele che si tratta del suo stesso karma. Guru Nanak Sahib dice: “Fratelli, non biasimate gli altri. Qualunque karma abbiate compiuto, ne dovrete pagare le conseguenze”.
Quando andai nel secondo giro del mondo, godevo di un’ottima salute, ma verso la fine mi ammali un po’. In California un diletto mi domandò: “All’inizio avevi un’ottima salute, ma sembri molto malato. Sei ammalato?”. Risposi: “Non ho alcuna malattia mia personale, ma soffro per la malattia dei miei figli, del mio sangat. Fino ad ora ho visto la gente nei colloqui dal mattino alla sera e nessuno è venuto a dirmi che è prospero, sta bene, è salubre, è contento. Quelli che vengono da me, si lamentano tutti della salute, del lavoro, dei figli, dei genitori, e tutti pregano per avere un buon lavoro, una buona salute, per i genitori e i figli. Non inciderà sulla mia salute?”. Infatti quando preghiamo qualcuno che è competente ad aiutarci, allora lui deve pagare per tutte le conseguenze dei karma che altrimenti noi dovremmo pagare. In verità il cuore dei Santi è come cera e quando si riscalda con le preghiere dei discepoli, si scioglie. Kabir Sahib dice: “Il Maestro è chi capisce il dolore altrui. Chi non capisce il dolore degli altri, non è il Maestro”.
Questo è un avvenimento che è accaduto di fronte a me: una volta il Maestro era venuto a trovarmi e c’era un amato che voleva invitarlo presso di lui. La sua casa era in un villaggio vicino, a circa cinque o sei chilometri dall’ashram. Anche se il Maestro sapeva perché quell’uomo lo stesse invitando e sapeva ogni cosa che sarebbe accaduta, acconsentì ad andare. Disse: “D’accordo, verrò a casa tua, perché devo soddisfare anche il tuo desiderio”.
Quando il Maestro Kirpal arrivò a casa sua, c’era un uomo molto anziano che era sul letto di morte da otto giorni. Soffriva così tanto che la famiglia voleva che morisse quanto prima. Non appena il Maestro entrò in quella casa, lo portarono al letto di quell’anziano e chiesero al Maestro di aiutarlo a morire pacificamente e celermente.
In seguito avevano un manzo che era impazzito, tra l’altro era molto vecchio, ora era diventato difficile per loro prendersene cura e quindi volevano liberarsi anche di lui. Portarono il Maestro dal manzo e gli dissero di elargire la sua grazia anche su quell’animale. Poi accompagnarono il Maestro Kirpal nella loro casa per offrirgli del tè. Lui non voleva berlo perché lo aveva appena preso prima di arrivare lì, tuttavia lo costrinsero a bere il tè. Quando stava per bere il tè, un uomo che aveva una ferita sulla gamba chiese al Maestro: “Maestro, per favore elargisci la grazia su questo luogo e poi bevi pure il tè”.
Accompagnavo il Maestro in quella visita, vidi tutto quello che stava accadendo. Non riuscii a controllarmi e mi adirai con loro, perché quando vidi che quelle persone offrivano al Maestro solo un po’ di tè e in cambio gli chiedevano di fare tantissime cose, non riuscii a controllarmi. Con tutta probabilità mi feci influenzare dalle emozioni e dissi: “Non sapete quel che state facendo al Maestro? State offrendo un po’ di tè e in cambio gli dite di addossarsi un pesante fardello di karma. Se desiderate tutte queste cose, venite al mio ashram e vi darò quel che volete. Non addossate al mio Maestro un fardello di così tanti karma”.
Il Maestro era seduto in silenzio, non disse nemmeno un parola. Quelle persone risposero: “D’accordo, perché ti preoccupi? Se il Maestro non dice nulla, chi sei tu per preoccuparti?”. Il Maestro rimase seduto silenzioso e si addossò tutti i karma secondo il loro desiderio. Quando tornò all’ashram, solo io so quanto soffrì a causa di quei karma.
Dissi a quelle persone: “Questo uomo anziano vi ha servito molto e si è preso cura di voi. Ora che è diventato incapace, volete che muoia e volete che il Maestro patisca tutti i suoi karma rimanenti. Supponete che vostro figlio giovane stia per morire, allora preghereste il Maestro?”, ma non ebbe alcun effetto su di loro e desideravano comunque che il Maestro si addossasse tutti quei karma, cosa che fece con gioia.
Quando tornammo a casa, gli occhi del Maestro erano gonfi, soffriva tantissimo. Non riusciva a urinare e in quel modo si addossò tutti i karma di quella famiglia. Solo io so questo perché ero presente con il Maestro e solo io so quanto il Maestro dovette patire a causa dei karma di quella gente.
Ai Maestri non dispiace mai fare questo, tuttavia prima di pregare il Maestro, dovremmo riflettere sul motivo per cui lo stiamo pregando. Noi persone preghiamo il Maestro anche per quei karma che possiamo liquidare felicemente, e questo non va bene per noi. Dovremmo pregare il Maestro solo per quei karma che sono insopportabili. I Maestri sono misericordiosi, ma non è bene per i discepoli pregare il Maestro per ogni cosa.
Non importa se è notte e c’è una tempesta di neve, ed è così freddo all’esterno che non potete scoprire le mani, e siete lontanissimi dal Maestro fisicamente – perché la distanza non fa alcuna differenza – in quella condizione se avete bisogno del Maestro e se lo ricordate con pieno amore, fede, Lui apparirà di fronte a voi per aiutarvi.
Ci manca la devozione, ci manca la fede, ci manca l’amore. Ecco perché non abbiamo quella fede che ci permette di credere che Lui verrà ad aiutarci, mentre è sempre pronto a farlo.
Guru Nanak Sahib dice: “Mi sacrifico per un Guru che è liberato ed è in grado di liberarmi”.


da "Quaderni sulla Sant Mat" - voluma 2 - pagina 28

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