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Surat Shabd Yoga
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 "All’opera nel Volere di Dio" - Sant Ajaib Singh J

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D I S C U S S I O N E
n/a "All’opera nel Volere di Dio"

Sant Ajaib Singh Ji

questa sessione di domande e risposte avvenne il 16 dicembre 1995 allo S.K.A., vicino a Sampla, India


DOMANDA: Perché alcuni iniziati di Kirpal non hanno alcun desiderio di cercare il successore del Guru, il vecchio amico in un abito nuovo, mentre altri non sono riusciti a trovare pace finché non lo hanno trovato?
IL MAESTRO: Saluti ai piedi dei supremi Padri, onnipotenti Signori Sawan e Kirpal, i quali, elargitaci la loro grazia illimitata, ci hanno dato l’opportunità di sedere nella loro rimembranza e di cantare la loro gloria.
Miei cari, ho sempre detto nel Satsang e leggendo gli scritti di tutti i Param Sant sappiamo che ogni anima ha il proprio punto di vista. Ogni anima ha i propri karma e in base a quei karma viene predisposto il programma della vita quotidiana. Come diceva il Maestro Sawan Singh Ji: “Ci sono sei cose scritte nel nostro destino e tutte le anime s’incarnano con quel destino scritto. Secondo quel destino otteniamo ricchezza, povertà, buona salute, malattia, dolore e felicità”. Ogni cosa accade nella nostra vita al momento appropriato, al momento determinato, ma poiché siamo ignoranti, non sappiamo perché è accaduta, perché è avvenuto un determinato evento e quindi siamo confusi. In ogni caso tutte le cose che accadono nella nostra vita, sono predeterminate secondo i karma della vita passata.
Vediamo che tutti gli eventi sono in accordo al Volere di Dio, che ogni cosa opera nel Volere di Dio, allo stesso modo anche questo è predeterminato: è deciso per ogni persona se incontrerà o no il Maestro perfetto in questa vita, e dopo averlo incontrato, se otterrà o no l’iniziazione e se avrà fede in lui. In questa vita sarà condotto dal Maestro oppure no? Tutte queste cose sono ugualmente predeterminate. Se anche il Maestro si trasferisse nel nostro quartiere, ma non è scritto nel nostro destino, se non è giunto il momento, non riusciremmo a trarre giovamento dalla sua presenza.
Vi narrerò una storia di Guru Nanak e di Baba Buddha. Baba Buddha allevava il bestiame. Una volta Guru Nanak Sahib, accompagnato da Bhai Bala e Mardana, stava passando in quei paraggi, in quei giorni non esistevano molti mezzi di trasporto, viaggiavano a piedi. Stavano camminando e giunsero in quel luogo, che era una zona desertica, dove Baba Buddha allevava il bestiame. Guru Nanak Sahib si sedette e allora arrivò Baba Buddha, il cui nome d’infanzia era Buddha. Pensò che Guru Nanak fosse un santo e dunque gli offrì delle cose. Disse: “Se desideri, ti offro il latte delle mie capre. Potrei prendere qualcosa da casa per te”. Nell’udire tutte quelle cose sagge, Guru Nanak Sahib disse: “Tu sei molto giovane di età, ma parli come un vecchio, come un anziano”, da allora Guru Nanak Sahib gli diede il nome di Baba Buddha.
Baba Buddha ebbe il privilegio di vivere a lungo, eseguì la cerimonia del marchio del tilak, che è come un marchio di color zafferano sulla fronte del successore, fino al sesto Guru dei sikh. Ci furono tantissime persone dopo la dipartita di Guru Nanak Sahib che non erano interessate a cercare il successore, e questo avvenne dopo il trapasso di ogni Maestro, eppure Baba Buddha riconobbe sempre il successore. Fu sempre presente a eseguire la cerimonia del tilak di tutti i Maestri sino al sesto Guru.
La gente del villaggio dove Bhai Lehna viveva, adorava la dèa Jiwalaji, e anche Bhai Lehna era un devoto molto sincero della dèa. Una volta accadde che incontrò un iniziato di Guru Nanak e Bhai Lehna gli domandò del Maestro. Quell’iniziato di Guru Nanak gli parlò della grandezza del Maestro e di come se uno adora il Maestro e medita sul Naam del perfetto Maestro, allo stesso tempo venera ed è comunque devoto a tutti gli dèi e le dèe, e di come questi ultimi non abbiano nulla in confronto al perfetto Maestro, che è l’incarnazione dello Shabd Naam.
Dopo aver sentito parlare della grandezza del Maestro, una volta Bhai Lehna era in pellegrinaggio al luogo del tempio della dèa Jiwalaji, e sul tragitto passò da Kartarpur, dove viveva Guru Nanak Sahib. Bhai Lehna pensò: “Prima di arrivare a destinazione, dovrei andare a vedere Guru Nanak Dev”, dato che ne aveva sentito parlare. Quando Bhai Lehna vide Guru Nanak, rimase sbalordito da un suo semplice sguardo. Sentì che quello era il luogo dove stare, rimase talmente impressionato da dimenticare ogni suo attaccamento a tutte le cose che aveva fatto prima con la dèa e cadde ai piedi di Guru Nanak.
Guru Nanak Sahib gli domandò quale fosse il suo nome. Disse: “Il mio nome è Lehna”. In punjabi “Lehna” significa che “devo ricevere”. Allora Guru Nanak Sahib disse: “Se il tuo nome è ‘Lehna’, allora io devo darti. Se tu sei quello che deve ricevere, sarò io a dartelo”. In seguito Bhai Lehna eseguì sempre ogni seva di Guru Nanak Sahib con tutto il suo amore e sincerità.
Praticò la devozione di Guru Nanak Dev a tal punto che una volta Guru Nanak Sahib lo chiamò e disse: “Sono tanto compiaciuto del tuo seva che ora ti renderò una parte del mio corpo”, e da allora Guru Nanak Sahib gli diede il nome di Angad, da Bhai Lehna diventò Guru Angad.
I perfetti Maestri sanno quello che accadrà e anche Guru Nanak Sahib sapeva che dopo la sua dipartita Guru Angad non sarebbe stato stimato e rispettato dai suoi figli, dalla sua famiglia e dalla gente in genere. Perciò qualche tempo prima di lasciare il corpo, disse a Guru Angad di tornare al suo villaggio e così fece.
In seguito anche il figlio di Guru Nanak, Sri Chand – il quale non fu iniziato da Guru Nanak Dev, bensì da Abinashi Muni, che iniziava nelle due parole e apparteneva alla setta Udasi – aveva un gaddi, anche lui fondò un sentiero parallelo a quello di Guru Angad, sebbene non fosse iniziato da Guru Nanak.
È sempre accaduto questo fatto. Non è una cosa nuova che alcuni vanno dal successore mentre altri non lo fanno, è stato così per età ed età. Ci sono alcune anime fortunate che non troveranno pace e appagamento finché non scoprono il successore del perfetto Maestro, invece ci sono molti che non vogliono andare, non hanno il desiderio di cercare il successore del perfetto Maestro, ed è secondo il loro destino, il loro fato. Andranno dal successore del perfetto Maestro e siederanno ai suoi piedi soltanto coloro che l’hanno scritto nel loro destino, mentre gli altri vagheranno da una parte all’altra.
Baba Amolak Das ricevette l’iniziazione da Baba Sri Chand, perché anche Baba Sri Chand visse molto a lungo e così fu per Baba Amolak Das. Visse probabilmente per centoquaranta o centocinquant’anni. Anche Baba Bishan Das ricevette il segreto interiore da Baba Amolak Das. Ricordo vagamente di aver visto Baba Amolak Das, il suo viso. Ebbi l’opportunità di servirlo; gli servii del latte. Dunque sono il terzo nell’ordine dopo Baba Sri Chand ad aver ricevuto l’iniziazione nelle Due Parole.
Miei cari, riguardo a Sri Chand non vi parlo in base ai libri. Vi sto dicendo quel che ho visto personalmente, a faccia a faccia.
Baba Amolak Das iniziò solo due persone, Baba Bishan Das e il re Bupinder Singh di Patiala. E questo è vero che attraverso le sue benedizioni – fu una specie un dono di Baba Amolak Das – Hira Singh ottenne il regno dello stato di Nabha. Il luogo dove viveva Baba Amolak Das era a metà strada tra un villaggio chiamato Beruki e questa città o stato di Nabha. Hira Singh, che in seguito diventò il re di Nabha, era una persona poverissima. Aveva un carro trainato da un cammello sul quale trasportava dei carichi dal villaggio di Beruki alla città di Nabha. Ma era così devoto che ogni volta che si recava al luogo di Baba Amolak Das, per prima cosa andava a inchinarsi a lui e poi proseguiva verso Nabha. Anche al ritorno non si lasciava sfuggire l’occasione di andare a trovare Baba Amolak Das.
Questo andò avanti per molto tempo e un giorno Baba Amolak Das disse a Hira Singh: “Hira Singh, chiedi qualunque cosa”. Hira Singh rispose: “O Signore, non mi manca niente, mi hai dato ogni cosa”, ma Baba Amolak Das disse: “No, chiedi qualcosa e te la darò”. Di nuovo Hira Singh ripeté la stessa cosa. Dunque per tre volte disse che era contento di quel che aveva, ma tale è il Volere dei Maestri e quando nel loro volere vogliono dare qualcosa al discepolo, lo fanno. Allora Baba Amolak Das disse: “Non dovrei renderti il re dello stato di Nabha?”.
Di solito che cosa accade quando un Maestro concede un dono? Quando elargisce la grazia e concede le benedizioni a qualcuno, la gente attorno a lui non gli crede. Pensa che lo stia dicendo tanto per dirlo e che non abbia valore, non abbia alcun significato, invece questa non era la realtà. Dopo che la gente attorno a lui ebbe sentito dire l’affermazione di Baba Amolak Das: “Ti renderò il re dello stato di Nabha”, tutti gli amici di Hira Singh incominciarono a canzonarlo, al mercato dicevano sempre: “Bene, andiamo a caricare il cammello del re di Nabha”. Ma accadde così che quando Bhagwan Singh, il re di Nabha, abbandonò il corpo, non aveva alcun figlio, non lasciò nessuno come successore.
A quel tempo l’India era governata dagli inglesi che erano molto giusti. Se non c’è un successore, cercano di trovare qualcuno che sia il parente più stretto. Nella città di Hardwar dove la gente va ad eseguire i riti finali e getta le ceneri nel Gange, si tengono tutte le registrazioni; hanno i nomi di tutti i familiari, tutti gli antenati e cose simili. Da lì gli inglesi scoprirono che Hira Singh era il parente più stretto del defunto re Bhagwan Singh e grazie alla giustizia dei governanti inglesi Hira Singh fu proclamato re dello stato di Nabha. E questo è vero: Hira Singh era un illetterato, non sapeva nemmeno firmare il proprio nome, eppure diventò il capo di tutti i re degli stati dell’India.
Ho tenuto molti Satsang sugli scritti di Bhai Gurdas, ma a causa della mancanza di tempo non sono ancora stati pubblicati dal Sant Bani Ashram. In quei discorsi troverete le risposte a questo genere di domande. Bhai Gurdas era lo zio di Guru Arjan Dev e anche lui visse al tempo di tre Maestri: Guru Ramdas, Guru Arjan Dev e Guru Har Gobind. Lasciò il corpo solo al tempo di Guru Har Gobind, e lui fu uno come Baba Buddha, uno di quelli che riconobbe il successore dei Satguru. Infatti soltanto coloro che vanno nell’intimo, che meditano, sanno dove opera la Luce del Maestro.
Dopo la dipartita di Guru Ramdas, quando vi fu una controversia sulla successione e una battaglia tra i fratelli, i figli di Guru Ram Das, Bhai Gurdas e Baba Buddha furono gli unici che aiutarono a risolvere questo problema della successione.
Miei cari, molti rimangono coinvolti nella formazione di gruppi; rimangono vincolati all’ “io”, al “mio” e all’ego mentre tutti i Maestri hanno detto che la Verità non perisce mai, la Verità non perde mai la propria esistenza; ci sono sempre persone che riconoscono la Verità. Come diceva il Maestro Kirpal: “La Luce è la stessa. Si tratta solo che una lampadina si brucia e un’altra la sostituisce, ma la Luce è la stessa”.
DOMANDA: Sant Ji, ho letto di nuovo in una vecchia rivista Sant Bani la storia riferita da Russell Perkins di quando tu lo facesti meditare da solo al 77 RB nel maggio del 1976; è un resoconto ispirante. In questo resoconto Russell parla del dolore che sperimentò e di quanto riuscì a concentrarsi nel modo migliore sedendo perfettamente calmo ed eretto. Gli dicesti che se avesse praticato in quel modo, perfettamente calmo ed eretto, con regolarità per dieci o quindici giorni, il dolore non sarebbe stato un problema e che non si sarebbe addormentato in meditazione, il progresso spirituale sarebbe stato accelerato. Faresti qualche ulteriore commento al riguardo? Sembra che molti, soprattutto io, trarrebbero beneficio riuscendo a gestire meglio il dolore, a non addormentarsi in meditazione e a progredire più velocemente a livello spirituale.
IL MAESTRO: Che posso dirti di quel periodo? Infatti il periodo in cui incontrai Russell Perkins era tale che io stesso ero molto triste; ero molto sconvolto. Uscivo dalla stanza solo un’ora su ventiquattro. E in occasione del primo incontro con Russell Perkins, riuscii solo a rimproverarlo: alcune parole dolci, alcune parole aspre, questa è l’unica cosa che potei fare con lui nel primissimo incontro.
È vero che se lui avesse avuto anche un minimo di debolezza in sé, non sarebbe ritornato da me, non si sarebbe ripresentato da me visto il modo in cui mi comportai. Infatti aveva sentito cose del tipo: “Lui non vedrà nessuno; non permette a nessuno di venire in questo luogo”. Da Ganganagar otteneva solo questo messaggio. Anche i capigruppo e quelli che mi conoscevano, gli confermarono che non gli sarebbe servito arrivare all’ashram perché non glielo avrei permesso. Ma vista la sua devozione, vista la sua brama, il capogruppo, Jagir Singh, disse: “Non possiamo andare contro i suoi desideri, ma per la tua devozione” – accettò di far accompagnare Russell dal figlio.
Quando arrivò, il sevadar che viveva con me, non aveva mai visto un occidentale. Era talmente nervoso nel vedere un occidentale che corse sopra a dirmi: “Sono arrivati gli occidentali!”. Allora risposi: “Non preoccuparti, falli accomodare e poi li chiamerò”. Quando li chiamai e quando gli chiesi di presentare tutti, erano nervosi al punto che Kulwant, il quale accompagnava Russell, nel suo nervosismo, anziché presentare Linda, sua moglie, come tale, disse che Linda era la moglie di Russell.
Dunque miei cari, se qualcuno siede alla porta del Maestro con devozione e ostinazione, allora anche il Maestro deve dargli qualcosa. Fu per questo ardore che ottenne quel che ottenne. Come diceva il Maestro Kirpal Singh Ji: “Se ci siamo già preparati, allora non dobbiamo sperimentare così tanto dolore, non sentiamo così tanto dolore”. È come se tentate di sollevare un pezzo di seta da un cespuglio spinoso, se lo fate tutto in una volta con tutta la forza, lo strappate. Ma se lo fate piano piano, lentamente, allora riuscite a levarlo con facilità dalle spine. Allo stesso modo, se vi preparate prima di andare dal Maestro, non dovete patire tutto questo dolore.
Pertanto qualunque cosa accadde a Russell Perkins e l’attenzione che ricevette furono dovute alla sua devozione, alla sua sincerità – ottenne così tante altre cose che non sono riportate nel resoconto. È difficilissimo rendere il proprio cuore come quello di Russell.
La realtà è che è difficilissimo formare anche un Sadhu che non vuole vedere nessuno, che non vuole incontrare nessuno. E questa è una realtà: se incontriamo quel Sadhu e se lo cerchiamo con sincerità e testardaggine, allora di sicuro riusciamo a trarre beneficio da Lui e a quel punto non rimangono più dubbi.
Quando Makhan Shah Labana andò in cerca di Guru Teg Bahadur e quando l’ebbe riconosciuto, salì sul tetto e gridò: “Ho trovato il Guru, ho trovato il Guru!”. È un fatto che a quel tempo c’erano ventidue pretendenti alla successione e anche loro erano là con la pretesa di essere il Maestro. Tuttavia quando Makhan Shah Labana ebbe trovato Guru Teg Bahadur, lo proclamò per tutto il mondo e la sua mente non ebbe più dubbi.
Guru Teg Bahadur apparteneva alla famiglia Sodhi. E quando annunziarono che il vero Maestro si trovava in un luogo chiamato Baba Bakala, allora tutti i membri della famiglia Sodhi vi trasferirono i loro predicatori. Ma chi riconoscerà, chi dovrà cercare il vero Maestro, andrà a trovare il Vero Uno, non importa quel che accadrà.
Prima di venire da me, Russell Perkins aveva incontrato molti altri diletti, i quali lo avevano fatto sedere sul podio e gli avevano servito il tè, gli avevano dimostrato un grande rispetto mentre questo povero fachiro non aveva nessun podio mondano per lui, né gli diede rispetto mondano o fama e rinomanza. Penso che se Russell Perkins fosse stato desideroso di fama e rinomanza, di cose mondane, allora non sarebbe mai venuto da me. Infatti avrebbe potuto trovare facilmente luoghi migliori piuttosto che stare con me, avrebbe potuto avere cibo migliore di quel che gli offrii io – perché da me ricevette soltanto rimproveri.
Kabir Sahib dice: “È meglio litigare o duellare con il Sadhu piuttosto che essere in armonia con una persona mondana”, perché anche in quel duello, anche in quella litigata e disputa, il Sadhu ci darà qualcosa; infatti a quel tempo la corrente dello Shabd fluirà nel Maestro, nel Sadhu in un modo ancora più potente. Dunque anche mentre litigheremo, Lui ci darà qualcosa.
Come diceva il Maestro Sawan Singh Ji: “Quando un vasaio colpisce un vaso dall’esterno, mette l’altro mano all’interno per sostenerlo”. Perciò anche se litighiamo con il Maestro, otteniamo lo stesso, ne beneficiamo perché Lui ci sta dando anche in quel litigio.
Miei cari, quando un amato diventa calmo, il Maestro, il Sadhu è sempre pronto, è sempre desideroso di dare. Il problema riguarda chi deve ricevere. Infatti far uscire un Sadhu come me - un Sadhu che è rimasto seduto sottoterra - e portarlo nel mondo, non era una cosa facile.
Fu tutto dovuto al coraggio di Russell Perkins, Doris Matthijetz, Kent Bicknell, Anne Wiggins, David Wiggins e di tutti gli altri amati. Furono il loro amore, sostegno e coraggio a portarmi fuori nel mondo perché avevo già deciso mentalmente: “Che cosa ricavo dal mondo? Mediterò sottoterra”.
Ricordo benissimo, una volta Doris mi mostrò molte foto dicendomi che questo sarà così o quello sarà cosà; in quei momenti sorridevo moltissimo dentro di me. Quando andammo in Florida, incontrai Jonas Gerard, il quale mi chiese se avessi mai visto un aeroporto. Gli dissi che se andate nell’intimo, trovate milioni di aeroporti simili, anche migliori di quello.
Miei cari, anche noi dovremmo meditare, rendere la mente come quella di Russell Perkins perché la grazia del Maestro è per tutti. Anche noi dovremmo trarre incoraggiamento e ispirazione dal resoconto di quell’amato.
Che posso dire riguardo alla gloria e alle lodi del mio amato Maestro? Madre Millie in persona mi riferì come il Maestro Kirpal le aveva detto: “Chi lavorerà dopo di me, avrà assolutamente bisogno di una madre nel mondo”. Il Maestro Kirpal sorseggiò dalla stessa tazza in cui Madre Millie aveva bevuto il tè e dichiarò: “Tu sarai sua madre e ti prenderai cura di lui”, e lei mi servì per tutta la sua vita, si prese cura di me come una madre molto devota; si prese cura di me come una madre molto amorevole.
Madre Millie venne all’ashram del 77 RB, mi ribadì che aveva ricevuto questi ordini e io risposi: “Sì, ho bisogno di una madre”. Da allora fu sempre una madre amorevole e si prese cura di me. Ogniqualvolta andavo al Sant Bani Ashram o altrove, quando c’era lei, dopo il Satsang non si sentiva paga finché non veniva a baciarmi dandomi la buona notte. Dunque fu come una vera madre, una madre molto amorevole per me.
Miei cari, sono stato educato nella cultura indiana, in cui baciare è considerato in modo molto negativo, ma quando lei si avvicinava a me, mi mettevo sempre di fronte a lei. Non importa quante persone ci fossero nel sangat, le permettevo sempre di baciarmi.
Quando andammo a Nanaimo, la nonna di Pappu, che lasciò il corpo in Canada, venne e si avvicinò a Pappu per dargli un bacio, e Pappu indietreggiò. Gli dissi: “Pappu, permettile di farlo, ti sta solo dando un bacio”. Intendo dire, noi indiani non siamo abituati perché nella nostra cultura baciare viene considerato in modo molto negativo.
Allora che posso dire per lodare il mio amato Maestro? È Lui che ci fa riconoscere, è Lui che ci permette di riconoscerlo. Sulla terra c’è Kirpal, nell’acqua c’è Kirpal, nel cielo c’è Kirpal. Kirpal viene, Kirpal protegge, è dappertutto.
Ci sono stati molti grandi Rishi e Muni, ma anche loro non sono riusciti a cantare le lodi del Maestro. Guru Nanak Sahib dice: “Come possiamo elogiare il Maestro? Il Maestro è capace di fare ogni cosa, è l’Onnipotente”. In India ci sono ancora molte persone – molte sono morte, ma ce ne sono ancora molte vive – alle quali l’amato Maestro disse: “Prenditi cura del mio Sadhu”.
Come ho detto spesso, non vidi la madre che mi diede nascita, e la madre che mi allevò, che si prese cura di me, mi amò moltissimo e anch’io ero molto attaccato a lei al punto che non ebbi altri attaccamenti, non amai nessun altro come lei. Fu molto difficile per me abbandonare l’attaccamento e l’amore per mia madre.
Ma l’amore che l’amato Signore Kirpal mi diede, fu tale che fu facilissimo per me abbandonare l’attaccamento e l’amore per mia madre. Mi diede così tanto amore che rimasi inebriato in quell’amore, e dimenticai ogni cosa. Dimenticai il mondo intero, dimenticai tutto. Ricordai solo Lui perché il suo amore fu tale che non posso descriverlo a parole. Non se ne può parlare, lo si può solo percepire con l’anima. Fu qualcosa che la mia anima sperimentò e posso solo dire alcune parole al riguardo, mentre in realtà l’amore che ricevetti dal mio amato Signore Kirpal è indescrivibile.
Questo fu il motivo per cui quando Lui si allontanò dai miei occhi, quando se ne andò dal mondo, diventò proprio insopportabile per me vivere nel mondo. Non è che non lo veda ora o che Lui non sia con me: lo contemplo anche ora ed è sempre con me, tuttavia chi va nell’intimo, chi ha manifestato la Forma del Maestro nell’intimo, si rende conto, conosce il valore, il merito del darshan fisico del Maestro. Solo lui sa quanti peccati vengono recisi attraverso il semplice darshan fisico del Maestro. Quindi quando lasciò il corpo, diventò insopportabile per me vivere sebbene fosse ancora con me, mi guidasse e mi proteggesse. Non ero abituato a prendermi cura delle responsabilità mondane perché mio padre fu responsabile di ogni cosa e fui sempre felice di osservarlo mentre si prendeva cura di tutte le cose del mondo. Immaginate un po’ la condizione di quella persona che non è responsabile di nulla a livello mondano, se viene resa responsabile della Spiritualità, come si sentirà? Ora che Lui non è più di fronte a noi e che mi ha reso responsabile della Spiritualità dei suoi amati, è difficile perché non era stato così prima.
Ma l’amore che ho ottenuto da Lui, è indimenticabile. Continuo sempre a ricordarlo e desidero sempre che Lui sia di fronte a me. Il vero discepolo che è entrato interiormente e ha contemplato la grandezza e la gloria del Maestro interiore, non vorrà mai portare il turbante del suo Maestro. Non vorrà mai vivere nemmeno per un istante dopo la dipartita del Maestro dal mondo: in verità desidera sempre morire, lasciare questo mondo durante la vita del suo Maestro.
C’è un motto famoso che dice: “Se uno abbandona il corpo nel letto del Beneamato, le sue ossa e ceneri andranno nei cieli”. Pertanto il vero discepolo vuole sempre lasciare questo mondo mentre il Maestro è nella forma fisica, è ancora nel corpo fisico affinché non debba abbracciare il dolore della separazione dopo che il Maestro se ne è andato.
Miei cari, dico dalle profondità del cuore che non sono io a farvi meditare, a diventare un Maestro: in effetti, sto meditando con voi come un devoto, come un discepolo del Maestro Kirpal e lo faccio in quel modo.
Se fossi un “Maestro” del giorno d’oggi, allora vi porterei in giro per tutta l’India, vi farei soggiornare in alberghi di lusso e poi ritornereste qua dopo aver fatto giri turistici e cose simili come fanno gli altri oggigiorno. E se andassi negli Stati Uniti, non farei soffrire le ginocchia, né farei soffrire nemmeno le vostre, vi porterei in spiaggia e a fare giri turistici qualora non avessi meditato e non vi ispirassi a meditare “diventando” il Maestro. Infatti mi considero ancora un infimo discepolo o un infimo iniziato del Maestro Kirpal.
In verità, vi sto dicendo che trarrete sempre beneficio da tutta la meditazione che voi state facendo qua e nel vostro paese. Alla fine vi renderete conto di quanto abbiate conseguito meditando con un discepolo del Maestro Kirpal, di quanto abbiate conseguito meditando con un Sadhu.
Guru Arjan Dev Ji Maharaj afferma che la nostra vera compagnia è quella che frequentiamo con coloro che meditano sul Naam. Dice che è vera la compagnia o l’unione con coloro che meditano sul Naam: solamente quella sarà conteggiata nella nostra devozione. Guru Nanak Sahib dice: “Non frequentate mai e non sedete mai con coloro che sono persi in loro stessi e non praticano la devozione di Dio. Anche se uno nasce in una famiglia agiata, anche se è molto intelligente e arguto, anche se è affascinante, Nanak dice, chiamatelo morto se non nutre amore per Dio Onnipotente nel cuore”.


da Quaderni sulla Sant Mat" - volume 3 - pagina 8


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