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Surat Shabd Yoga
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 "Sacha sevak (vero discepolo)"

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D I S C U S S I O N E
n/a "Sacha sevak (vero discepolo)"
Sant Ajaib Singh Ji

domande e risposte del 6 febbraio 1982, Sant Bani Ashram, 16 PS, Rajasthan, India


DOMANDA: Maestro, che cosa c’è nel cuore di un vero discepolo e come possiamo sviluppare tale cuore?
SANT JI: Nel cuore di un vero discepolo c’è solo il Maestro, e nient’altro. Non ha nessun altro interesse nel cuore. Al Maestro chiede solo il Maestro, non chiede alcuna cosa mondana. Di fatto dice: “O Signore, chiederti qualsiasi cosa eccetto te è come chiedere sofferenza; ti prego, concedimi misericordiosamente il Naam affinché tutta la mia sete sia appagata e possa essere soddisfatto”.
Il vero discepolo del Maestro considera il Maestro come il Possessore di tutto; non lo reputa un essere umano, un corpo, lo reputa Dio Onnipotente. Il vero discepolo sa che il Maestro è il Creatore. Il Maestro è colui che ha fatto creato questo gioco, questo mondo, e la nascita e la morte del discepolo sono nelle sue mani. Può fare qualunque cosa desideri. Ricolma i ricettacoli vuoti.
Bulleh Shah ha dichiarato che il Maestro può fare qualunque cosa desideri. Se qualcuno va da lui con un ricettacolo vuoto, può colmarlo.
Dharam Das disse al suo Maestro: “O Maestro, ti giuro che financo nei sogni non ho alcun desiderio del mondo. Ovunque guardi, ti vedo, dentro e fuori; ovunque guardi, vedo sempre te”.
Il vero discepolo del Maestro non serba l’inimicizia alla quale tutte le persone del mondo sono attaccate. Vede il Maestro nel nemico come pure negli amici. Vede che il Maestro risiede ugualmente in ambedue. Sa che spetta al Maestro: se vuole, fa’ che le persone lo elogino; se vuole, può far sì che le persone lo critichino. Ma lui non serba alcuna inimicizia per nessuno.
Il vero discepolo assorbe tutte le qualità del Maestro e, in effetti, non esiste alcuna differenza tra il Maestro e un simile discepolo. Non esiste differenza tra di loro perché il vero discepolo deve proseguire la missione del Maestro; inoltre il vero discepolo viene dallo stesso piano donde proviene quell’anima elevata. Esiste differenza solo finché il vero discepolo è separato dal Maestro. Quando giunge ai piedi del Maestro, allora realizza: “Sono fatto della stessa sostanza di Dio Onnipotente”, e non v’è differenza tra le anime del Maestro e del discepolo, poiché ambedue provengono dallo stesso piano. Quando il Maestro vede giungere un simile discepolo ai suoi piedi, realizza immediatamente: “Questa è la mia anima che era separata da me”. E anche il discepolo realizza: “Ero separato da questo Potere, non da questa vita, ma da età ed età, e ora sono giunto ai suoi piedi”.
Mahatma Chattardas ha detto: “Quando il discepolo giunse dal Maestro, questi lo abbracciò in un modo tale che non rimase più alcuno spazio tra di loro; s’immersero l’uno nell’altro come lo zucchero si dissolve nell’acqua”. È un vero discepolo solo chi non sa come vivono le persone nel mondo, perché la sua anima, mente e corpo sono sotto il controllo del Maestro e non ha alcun libero arbitrio personale. Lascia ogni cosa al Maestro, alla volontà del Maestro.
Noi tutti ci consideriamo veri discepoli del Maestro, ma dovremmo guardare dentro di noi per esaminare qual è la differenza tra noi e i veri discepoli. Bulleh Shah ha detto: “Il nostro cuore è debole e siamo invischiati nel mondo, eppure sosteniamo di essere amanti. A parole cerchiamo il godimento dell’amore, però non siamo disposti a sacrificarci”. Il vero discepolo del Maestro non lo dimentica nemmeno per un istante. Il vero discepolo del Maestro non lo abbandona nemmeno per un attimo. Quando è sveglio, il Maestro è di fronte a lui; ogniqualvolta va a letto, dorme con il Maestro e quando si sveglia, il Maestro è di fronte a lui. Guru Arjan Dev Ji dice: “O mia mente, seguita a ripetere ‘Maestro, Maestro’ perché senza il Maestro non sono nulla”.
Le lodi del vero discepolo non sono descrivibili a parole.
DOMANDA: Hazur Kirpal fu fortunato a trovare in Ajaib il vero discepolo. Ajaib ha avuto la buona ventura di trovare un vero discepolo e, se così fosse, lo sta nascondendo per crescere?
SANT JI (ride): Solitamente dico che è una questione di grande fortuna trovare un perfetto Maestro, nello stesso modo è una questione di grande fortuna da parte del Maestro trovare un vero discepolo.
Il Maestro viaggia tanto e patisce grandi difficoltà in cerca del vero discepolo; è disposto a sacrificare qualsiasi cosa per il vero discepolo, perché dentro di lui deve risiedere con tutti i suoi poteri.
Solo il tempo ci dirà qual è la scelta del Maestro. Noi siamo di una natura tale che se il Maestro dice a una persona di fronte a noi: “Ti sto dando questo Potere, opererai dopo di me”, quanta gelosia e inimicizia avremo per quella persona, anche se il Maestro ci dice che sarà il suo successore!
Guru Gobind Singh Ji Maharaj viaggiò molto, dal Punjab andò al sud fino a Avichal Nagar poiché lì doveva scegliere Baba Banda Bahadur e dargli alcuni poteri. Così quando Guru Gobind Singh arrivò di fronte a tutto il sangat, gli diede una piccola spada, chiamata kirpan [n.d.t. uno dei cinque simboli del Khalsa, la fratellanza delle pure anime iniziate da Guru Gobind Singh, in seguito formalizzata nella religione sikh. Gli altri sono kara (il braccialetto), kangha (il pettine), kesh (i capelli non tagliati) e kacha (pantaloncini indossati sotto l’abito)]. Ma le altre persone che erano con Guru Gobind Singh non lo gradirono e tolsero subito il kirpan a Banda Bahadur con queste parole: “Maestro, lo hai appena incontrato oggi, noi abbiamo vissuto con te da così tanto tempo”. Erano gelosissimi di Banda Bahadur. Guru Gobind Singh non disse nulla. Rimase in silenzio, ma nell’intimo conferì a Banda Bahadur i poteri interiori e lo ispirò ad andare in Punjab per iniziare la missione.
Avrete sentito la storia di Bhai Bela, un discepolo di Guru Gobind Singh. Quando arrivò dal Guru, questi gli chiese: “Hai qualche tipo di abilità, sai leggere o scrivere?” Rispose: “Maestro, sono un contadino illetterato e non so far altro che prendermi cura dei cavalli; se mi permetterai, mi prenderò buona cura dei tuoi cavalli”. Così Guru Gobind Singh fu molto compiaciuto con lui e gli affidò il seva di prendersi cura dei cavalli. Aggiunse: “Ti darò una frase al giorno che puoi imparare e in quel modo anche tu diventerai un uomo istruito”.
Guru Gobind Singh aveva intrapreso il compito della guerra sul campo di battaglia perché si opponeva alla tirannia degli imperatori mogul. Una volta stava per andare sul campo di battaglia e si stava facendo tardi, d’un tratto spuntò Bhai Bela e gli chiese la frase del giorno. Guru Gobind Singh sorrise e pensò: “Guarda un po’ quest’uomo! Non sa nemmeno dove sto andando e qual è l’occasione; si preoccupa della sua frase”. Così pronunciò semplicemente queste parole: “O Bhai Bela, presta attenzione al tempo e all’occasione”.
Bhai Bela pensò che qualunque cosa avesse detto il Maestro, fosse la frase del giorno e quindi seguitò a ripeterla con pieno amore e devozione per il Maestro. Quando gli altri che erano vissuti a lungo con Guru Gobind Singh, videro che Bhai Bela stava ripetendo quella frase con pieno amore e devozione pensando che fosse la frase del Maestro, lo schernirono. Ma lui non ne rimase turbato, continuò a ripetere la frase considerandola il comandamento del Maestro.
La sera quando rientrò Guru Gobind Singh, i presenti, i cantori gli domandarono se avesse dato a Bhai Bela qualche frase da ripetere.
Guru Gobind Singh disse: “No, non gli ho dato alcuna frase. Ho detto qualunque cosa pur di liberarmi di lui, perché in quel momento era tardi e dovevo andare sul campo di battaglia”.
I cantori risposero: “Maestro, ha ripetuto queste parole sin dal mattino come fosse una frase, dicendo: ‘Bhai Bela, presta attenzione al tempo e all’occasione’”. Guru Gobind Singh disse: “Sì, è vero, in questo Sentiero hanno buon esito soltanto coloro che non si curano del tempo e dell’occasione, e praticano la devozione di Dio”.
Guru Gobind Singh fu molto compiaciuto della devozione e dell’amore di Bhai Bela e gli diede l’attenzione, innalzò la sua anima.
Quando gli altri videro che Bhai Bela rimaneva in profonda meditazione per ventiquattro ore al giorno - la sua anima era sempre innalzata - diventarono gelosi verso di lui e presero a lagnarsi con Guru Gobind Singh che nella sua corte non c’era giustizia. Tutti dicevano: “Bhai Bela è appena arrivato e tu gli hai elargito così tanta grazia, mentre noi abbiamo vissuto con te per tanti anni. Abbiamo curato il posto, abbiamo spazzato e fatto molte altre cose simili, eppure fino ad ora non ci hai mai elargito quella grazia. Non hai mai innalzato la nostra anima; significa che nella tua corte non c’è giustizia”.
Allora Guru Gobind Singh disse loro di portare delle piante di canapa per estrarci una bevanda. Quando la bevanda fu pronta, Guru Gobind Singh ordinò di prenderla in bocca, ma di non ingerirla. Tutti obbedirono e poi Guru Gobind Singh chiese se qualcuno avesse ottenuto un inebriamento. Tutti risposero: “Maestro, saremmo inebriati se avessimo potuto inghiottirla. Ci hai detto di non farlo, per questo non abbiamo avuto alcun inebriamento”.
Guru Gobind Singh disse: “Questa è la risposta alla vostra domanda. Voi ascoltate il Satsang e le parole del Maestro entrano da un orecchio e le fate uscire dall’altro. Non le assorbite, non modellate la vita secondo gli insegnamenti del Maestro; ecco perché non ottenete la grazia e la vostra anima non s’innalza. Bhai Bela è arrivato un paio di giorni fa, ma qualunque cosa gli abbia detto, ha accolto tutte le mie parole come un comandamento e ha continuato a ripeterle con amore e devozione. Ecco perché ha ricevuto una tale grazia dal Maestro”.
Il significato di dire questo è che non occorre molto tempo ai Maestri per preparare i veri discepoli. La venuta del vero discepolo dal Maestro è come il contatto della polvere da sparo secca con il fuoco. Sapete che non appena la polvere da sparo entra in contatto col fuoco, esplode subito, mentre se la polvere è umida, ci vorrà qualche tempo. Prima si asciugherà e poi esploderà. Nello stesso modo noi persone siamo come la polvere da sparo umida. Ci stiamo asciugando con la partecipazione al Satsang e con il duro lavoro; quando verrà il tempo, anche noi esploderemo, diventeremo veri discepoli. Quando il vero discepolo - che è come la polvere da sparo secca - arriva, non occorre molto tempo al Maestro per porre in lui qualunque cosa desideri. Sul Sentiero dei Maestri il tempo non fa alcuna differenza. Ogniqualvolta vede qualcuno sincero e ricettivo alla sua grazia, subito pone in quell’anima tutte le cose che desidera mettere. Il Maestro non si fa ingannare quando sceglie il successore. Non affida tutto il sangat a un cieco, non cade in inganno.
Magari avete letto la storia di Guru Teg Bahadur, come meditò sin dall’infanzia, seduto sottoterra. Allorché Guru Har Krishan lasciò il corpo, disse solo queste parole: “Baba Bakala”. Intendeva che il prossimo Maestro sarebbe apparso in un luogo chiamato Baba Bakala. C’erano ventidue pretendenti a Baba Bakala, tutti rivendicavano di essere perfetti Maestri, successori di Guru Har Krishan.
A quel tempo Makhan Shah, il commerciante, era in difficoltà con la barca che stava affondando. Così pregò: “Se in questo momento c’è un perfetto Maestro sul gaddi (n.d.t. podio) di Guru Nanak, se c’è un Pir, un Fachiro, un Santo, prometto di donare cinquecento monete al suo langar se mi aiuterà ad attraversare l’oceano e portare la barca a riva”. La preghiera fu esaudita e quando arrivò al sicuro sulla spiaggia, chiese alle persone a proposito del successore, del Santo che era sul trono, sul gaddi di Guru Nanak.
Gli dissero che Guru Har Krishan aveva lasciato il corpo e prima di farlo, aveva detto: “Baba Bakala”, dunque Makhan Shah si recò a Baba Bakala. C’erano quei ventidue pretendenti a Baba Bakala; tutti sostenevano di essere il successore di Guru Har Krishan. Makhan Shah non sapeva a chi credere, per cui incominciò a offrire cinque monete a ognuno di loro pensando: “Chiunque sia autentico, parlerà per conto suo”. Continuò a dare cinque monete a ognuno. Tutti quelli che erano seduti, erano diventati maestri con il sostegno dei gruppi, e ogni gruppo diceva che il loro maestro era perfetto e che Guru Har Krishan gli aveva dato l’incarico di dare l’iniziazione, eccetera.
Makhan Shah continuò a offrire cinque monete a ognuno di loro e alla fine chiese se ci fosse qualcun altro. La gente disse: “Sì, c’è un pazzo qui, seduto sottoterra a meditare, il suo nome è Tega”. Allora Makhan Shah andò a trovarlo come aveva fatto con gli altri, e offrì le cinque monete anche a Guru Teg Bahadur. I Maestri non eseguono alcun miracolo, però non vogliono tenere il sangat nell’inganno e quindi quando devono far conoscere la verità alla gente, a volte fanno questo. Guru Teg Bahadur si strappò subito la camicia e disse: “Mio caro, hai promesso di dare cinquecento monete e ora ne stai dando solo cinque? Guarda il mio corpo, per soccorrere la tua barca, i chiodi della barca hanno trafitto il mio corpo e che stai facendo? Mi stai dando solo cinque monete?”
Subito Makhan Shah realizzò che Guru Teg Bahadur era quello autentico. Salì sul tetto della casa e prese a urlare: “Ho trovato il Maestro! Ho trovato il Maestro!”
Quando gli altri che reclamavano di essere il Maestro, seppero di questo, si spaventarono molto; pensavano che l’apparizione del vero successore avrebbe scalfito i loro interessi, perché tali persone diventano maestri solo a scopo di affari. Con l’aiuto di Dhir Mal e altri cercarono di sparare a Guru Teg Bahadur. Il luogo dove questo avvenne, è ancora preservato e l’ho visto con i miei occhi. Quelli che ricevettero i bagliori della verità, in seguito seguirono Guru Teg Bahadur e trassero giovamento da lui. Non molti seguirono gli altri come Dhir Mal e i falsi maestri. Intendo dire che quando il Maestro deve fare una scelta, non gli occorre molto tempo; ogniqualvolta lascia il corpo, non lo fa in un modo tale che dopo di lui nessuno conoscerà quella scelta.
Ricordate che nessuno può raggiungere lo stato di Param Sant senza aver meditato; non dovreste mai pensare che il Maestro permetterà di guidare il sangat a chi non ha meditato. Ho sempre detto che prima di seguire un Santo, dovreste leggerne con amore la biografia e scoprire se ha meditato per dieci, venti anni, se ha fatto qualche sacrificio per aver buon esito nella Sant Mat.
Kabir Sahib dice: “La sabbia cadrà nella bocca di coloro che non praticano, ma consigliano gli altri; mentre si prendono cura del cortile altrui, la loro stessa casa è in fiamme”.
Guru Nanak Sahib dice: “Se lo scorpione diventa ministro e va a discutere con il serpente, uccide sé stesso”.
Il Maestro conosce ognuno; sa quale corpo è pronto, non importa se non è in contatto con lui, eppure il Maestro conosce ognuno che medita e nel quale deve riporre i propri poteri.
Non solo ora, ma sempre la verità è stata imitata. Paltu Sahib dice: “Chi ha solo dieci o venti persone che lo seguono, è chiamato Mahant”.
Ecco perché innanzi tutto dovremmo meditare; il Sentiero dei Maestri, la Sant Mat, ci dà le chiavi dello Shabd. Esige duro lavoro e sforzo, è un sentiero scivoloso. Se manchiamo anche un solo gradino, possiamo cadere e se nutriamo anche un solo pensiero negativo, questo disperde la nostra anima e dobbiamo ricominciare daccapo. Dunque richiede molto duro lavoro; esige duro lavoro per tanti tanti anni. Ecco perché dobbiamo modellare le nostre vite secondo l’insegnamento della Sant Mat e lavorare duramente in meditazione. Una volta entrati nell’intimo, dovremmo vedere perché il Sentiero diventa aperto per noi come un libro e non rimane alcun inganno.
DOMANDA: Sant Ji ha mai avuto qualcuno che sia stato così premuroso e amorevole quando meditava come lui lo è con noi?
SANT JI: In verità, l’amore che Dio Kirpal mi diede e la misericordia che ebbe per me, mi tribolano ancora oggi perché ora sono separato da lui. Anche ora lui è con me come prima, e anche ora mi sta dando così tanto amore e la stessa cosa mi sta tribolando.
Ecco perché nella separazione dal beneamato Maestro Kirpal dico sempre che “se mai trovo qualcuno che è infelice come me, posso parlargli delle mie pene. Infatti, come possono stimare il dolore coloro che non l’hanno sperimentato? Come possono conoscere il dolore coloro che sono sempre stati felici,? Gli hafiz o i colti non sanno realmente ciò che è scritto nel Corano e gli eunuchi non possono conoscere il piacere dell’accondiscendenza. Quali parole possono alleviare la sofferenza se il Maestro lascia il corpo prima del discepolo? Ajaib Singh, lo sai perché stai subendo tutto questo!”
Miei cari, non chiedete dei miei dolori e sofferenze perché sono insanito. Kirpal Singh mi ha dato questa separazione e mi ha abbandonato con tutte le ferite.
L’insegnante sarà vigile con lo studente che lavora duramente e si applica allo studio. Non dovreste mai pensare che se mediterete e sarete amorevoli verso il Maestro, lui non vi presterà attenzione. Sarà sicuramente vigile con voi con tutto il suo amore. Se c’è qualcuno in questo mondo che nutre vero amore e vera misericordia per noi, è il Maestro.
Di fatto, nell’amore del mondo è celato egoismo, mentre l’amore del Maestro è dimentico di sé.
Non riesco a essere grato a sufficienza con il Maestro per tutto l’amore che mi ha dato. Posso solo dire che lo ringrazio per tutto l’amore. Solo chi va nell’intimo, può ringraziare il Maestro. Egli mi ha dato tutto l’amore e ha fatto sì che obbedissi ai suoi comandamenti. Non posso nemmeno dire che ho obbedito ai suoi comandamenti, non era alla mia portata; sono stati la sua grazia, la sua misericordia che mi hanno ispirato a obbedire ai suoi comandamenti e fare tutto ciò che ho fatto. Nell’Età del Ferro le anime stanno bruciando e il Maestro largisce la pioggia del Naam e rinfresca gli accalorati. Come possiamo cantare le lodi di un tale Maestro? Sono riuscito solo a cantare di fronte al mio Maestro: “Dopo essere venuto, hai rinfrescato i cuori accalorati elargendo la pioggia del Naam. Il vero Satguru è venuto per rimuovere le pene dei sofferenti”.
Spero che tutti voi farete il bhajan e Simran con sincerità di cuore, e avrete buon esito nella vita. Dovreste cercare di obbedire ai comandamenti del Maestro perché egli è venuto nel mondo solo per dare e, di fatto, diventa molto felice quando riesce a dare qualcosa ai suoi figli. Egli è sempre desideroso di dare le cose ai suoi figli.

Surat Shabd Yoga

 

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