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Surat Shabd Yoga
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 Simran
 Rimembranza o ripetizione (Simran) - seconda parte

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D I S C U S S I O N E
n/a Posizione del Simran
Come possiamo raggiungere lo spazio in cui entrare in contatto con la Corrente Sonora? Non essendo il soggetto di intelletto, occhi o orecchie, quale metodo possiamo dunque adottare per diventare così sottili da afferrare e gioire del Suono?
Per fare questo dobbiamo concentrare l’attenzione al terzo occhio attraverso il Simran. Gli indù si sono riferiti a questo punto come a Shiv Netra e i musulmani come a Nuqta-i-Swaida. È la porta delle regioni astrali e causali. Nello stato di veglia è la sede dell’anima, e sta sopra i sei centri fisici del corpo. Oltre, dobbiamo trascendere Anda e Brahmanda.
Gli yoghi risvegliano in primo luogo i sei centri del corpo e poi ascendono oltre. In ogni caso, se ci concentriamo alla sede dell’anima (durante le ore di veglia), il nostro progresso può essere tanto agevole quanto veloce. Per questo motivo nelle scritture indù come pure nell’Adi Granth Sahib si pone grande enfasi sul Simran eseguito al terzo occhio, la sede dell’anima nel corpo.
Al fine di concentrarci in questo centro, dobbiamo praticare il Simran focalizzato di un nome o di vari nomi del Signore. Altri metodi sono superflui. Guru Arjan dice:

Il vero metodo del Simran è di tenere mentalmente l’attenzione al terzo occhio. Quando non si fa questo, si aggravano i malanni fisici, privo com’è il corpo della grazia del Signore.

Quali sono i nomi che bisogna ripetere e qual è la loro connessione con Dio?
Vi sono due tipi di nomi:

1. nomi personali o soggettivi
2. attributi o nomi qualitativi

Generalmente le persone ripetono i nomi che descrivono il Signore per via di un attributo o l’altro. Tale ripetizione è di beneficio solo fino a un certo punto, poiché non riesce ad aprire la visione interiore e a metterci in grado di testimoniare il panorama interiore. I Santi, pertanto, ci rivelano i nomi delle deità che presiedono le regioni interiori. Bisogna ripetere solo i nomi impartiti da un Maestro, giacché solo allora spalancano la via. Questi nomi sono altresì carichi di forza e aiutano il trasferimento di energia spirituale al discepolo, con il risultato che ne consegue un rapido progresso. Il Potere Negativo ha posto un certo numero di impedimenti in queste regioni, che l’anima di transito nei piani astrali e causali deve fronteggiare. Si possono superare ripetendo i santi Nomi dati da un vero Maestro (Satguru). Essi mettono altresì in salvo il devoto da altre difficoltà e insidie. Il Simran di tali santi Nomi è vantaggioso sia qua sia nell’aldilà. Per questo motivo le scritture sottolineano la ripetizione di solo questi nomi.
I Nomi rivelatici da un vero Maestro recano il suo potere, e questo viene in aiuto del discepolo mettendolo in grado di trascendere sia la morte sia il Potere Negativo. Le parole del Maestro sono eterne, e attraverso di esse ci affranchiamo dal ciclo delle nascite e morti. Pertanto qualunque Nome ci sia trasmesso da un Maestro, contribuisce al nostro sommo bene. Ogni Nome ha un proprio ascendente.
Se pensate a un mango o a qualche altro frutto che conoscete, ne ricordate il gusto, il sapore nella bocca. Lo vedete anche con l’occhio della mente. Similmente, altri oggetti vi appaiono di fronte quando li nominiamo. Quando parliamo di un amico, ne creiamo un’immagine mentale, poiché il nome e la persona menzionati sono inseparabili. Vivere per via del Suo nome significa vivere vicino a Lui.
Vyas Rishi, nel tradurre uno dei versi del Rishi Patanjali, dice:

Questo Nome (Om) è strettamente connesso a Dio.

Mainuddin Chishti dice:

Il nome e la persona nominata sono uno. Tra di loro non v’è differenza. Nella grandezza dei nomi percepite la gloria di Dio.

È vero che ripetendo il Nome di Dio, che sia personale o descrittivo, la mente rimane profondamente influenzata, poiché la ripetizione e la contemplazione vanno di pari passo.
Con il Simran dei santi Nomi ci liberiamo dai pensieri del mondo. Uno avverte la presenza di Dio. In sostanza, il Simran ci porta alla musica non generata che è il tramite per innalzare l’anima ai piani superiori. Ripetendo i Nomi Varnatmik (n.d.t descrittivi) abbiamo accesso al Nome Dhunyatmik (nd.t. udibile).
Mainuddin Chishti chiarisce:

Se avete il Nome di Dio pienamente impresso dentro di voi, siate certi che Dio stesso è vostro compagno. È necessario, quindi, per voi volare nelle pure regioni superiori. L’unico requisito è che lo facciate sulle ali dei Nomi di Dio. Quando ascolto il suo Nome, la Parola o la Melodia divina, sono pronto a sacrificare centinaia di vite.

Come dovremmo fare Simran?
Dovremmo ripetere i Nomi con l’attenzione della mente mantenendo una posizione appropriata e concentrandoci al centro dell’occhio, leggermente verso destra. In altre parole, dovemmo fissare l’attenzione al centro delle sopracciglia, ma lievemente verso destra. Uno dovrebbe fissare l’attenzione della mente al centro dell’occhio e iniziare il Simran come pure la contemplazione.
In principio, la ripetizione dei Nomi dati dal Maestro dovrebbe essere mormorata e pronunciata in modo semi-udibile. Non appena uno è sufficientemente progredito nella pratica, allora la ripetizione dovrebbe essere eseguita solo mentalmente. Ma bisogna farlo con amore e fede.
Durante questo processo occorre prestare attenzione di non porre alcuna pressione sulla fronte o sugli occhi. Incominciate con un breve periodo, ma gradualmente accrescete la durata fino a due o tre ore.
La Gita ha prescritto la seguente procedura nel capitolo 5, verso 27:

Un asceta è sempre libero, ritira l’attenzione dai sensi e la focalizza tra le sopracciglia. Si esegue pure questa pratica fissando l’attenzione all’estremità del naso.

Con questa pratica si rimuovono tutte le difficoltà del mondo, la mente errabonda si quieta e uno consegue la concentrazione del massimo ordine.
Alcuni chiudono gli occhi durante la ripetizione, e altri rimangono con gli occhi aperti. Nel primo caso c’è la possibilità di addormentarsi, e nel secondo c’è il pericolo che la mente rincorra gli oggetti del mondo. Il primo metodo è di gran lunga migliore, ma uno dovrebbe iniziare la pratica dopo essersi liberato della sonnolenza. È pure essenziale che la pratica sia eseguita regolarmente come pure puntualmente, al momento stabilito.
Hafiz dice:

Il vostro dovere quotidiano è di pregare il Signore. È il vostro vero lavoro. Non soppesate mai se la vostra preghiera è stata udita o no nella Corte del Signore. È la Sua prerogativa.

Eseguendo il Simran ogni giorno e con puntualità, il praticante ottiene indubbio successo.
Una persona mangia due pasti il giorno. Inoltre, fa pure la colazione e beve il tè nel pomeriggio. Fa tutto per nutrire il corpo, ma il cibo dell’anima è il Simran e la contemplazione sulla sua Forma. Dovete offrire all’anima questo cibo. Come mangiate tutti i giorni per mantenere il corpo, similmente, che siate a casa o in viaggio, dovete dare cibo all’anima. Non siate mai negligenti a questo riguardo.
La ripetizione del Nome di Dio è un rimedio affidabile per tutti i mali. È un cibo spirituale per l’anima. Cristo dice:

Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. (Matteo 4, 4)

Il Simran e la contemplazione concedono con profusione l’elisir della vita.
Si può praticare il Simran disinteressato in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo. Non dimenticatelo nemmeno per rispondere alle chiamate della natura. Se uno si sente assonnato durante il Simran, dovrebbe alzarsi e fare la ripetizione per circa mezz’ora. Si può pure spruzzare acqua fresca sul viso. Mangiate meno la sera e utilizzate cibo leggero consistente di latte e frutta. Se si riesce a mantenere il celibato con questa dieta, la pratica apporterà risultati più veloci e migliori.
Mentre per una persona sposata gli obblighi coniugali vanno eseguiti con moderazione e secondo certi principi prestabiliti. Il devoto dovrebbe vivere in base ai principii della Sant Mat in tutte le sue interazioni, con il cibo, il sonno, il linguaggio, ecc. e dovrebbe cercare di compiere gli esercizi spirituali quotidiani nello stesso luogo e nella stessa posizione, da non cambiare di frequente o a brevi intervalli.
Non bisogna fare Simran con premura. Va fatto lentamente e con amore, devozione, ripetendo i Nomi in modo chiaro e corretto. Farlo di fretta o reputarlo un compito indesiderato, oppure eseguirlo come una semplice routine non portano da nessuna parte. Se la mente s’impigrisce durante il Simran, o l’attenzione si rivolge ai piaceri sensuali, bisogna ripetere il Simran in modo udibile per dieci o quindici minuti affinché l’attenzione della mente ritorni al luogo appropriato.
I risultati della ripetizione saranno giustamente proporzionati all’amore e alla fede consacrati. Eseguite il Simran del Signore con amore e fede. I suoi Nomi hanno un grande potere. Eseguito con fede, uno si sente inebriato di gioia con il risultato che dimentica il corpo e se stesso; è consapevole della presenza del Signore. Com’è poderoso e beato il Nome del Signore, giacché crea nel devoto una corrente che fa fluire rapidamente beatitudine, pace e forza all’anima: egli viene davvero benedetto!
Per fare Simran non è necessario abbandonare il mondo e i suoi compiti. Eseguite i vostri doveri eppure mantenete l’attenzione fissa nel Simran.
Occorre praticare il Simran con piena attenzione. Kabir dice:

Durante il Simran l’anelito per Dio nella propria mente dovrebbe essere intenso come quello di un innamorato: seduto, in piedi, sveglio o addormentato, la forma dell’amata è sempre nella sua mente. Non la dimentica nemmeno per un istante.

Ancora Kabir dice:

Il Simran dovrebbe essere come i pensieri di un innamorato appassionato, il quale non dimentica l’amata nemmeno per un istante. Il Simran dovrebbe avere la stessa attenzione come quella della donna che porta una brocca d’acqua sul capo. Parla, cammina su sentieri irregolari, ma la sua attenzione è focalizzata sulla brocca. Il Simran dovrebbe essere come quello di una mucca che pascola, ma ha l’attenzione centrata sul vitello. Il Simran dovrebbe essere come quello di un avido che ha una moneta in tasca e mantiene l’attenzione su di essa tutto il tempo.

Solo praticando in questa maniera si è in grado di conseguire risultati.
Un cacciatore suona certe melodie con il flauto nella foresta per attrarre i cervi, i quali sono talmente inebriati dalla musica da porre la propria testa sullo strumento e vengono catturati dal cacciatore. Il cervo sa che sarà catturato, ma è così intensamente attirato e influenzato dal flauto che diventa imbelle per resistere e accorre per morire. Non si volge indietro. Un serpente ascolta il suono del liuto e, incurante delle conseguenze tragiche, viene a danzare sulla sua melodia.
Similmente, un devoto, non importa in quali circostanze si trovi – povero o ricco, ammalato o salubre, sveglio o addormentato, in piedi o seduto – dovrebbe ricordarlo e diventare talmente assorto nel Simran da rimanere totalmente inconsapevole del corpo. Così facendo l’anima ascende alle regioni spirituali superiori.
Kabir Sahib descrive adeguatamente i prerequisiti del Simran:

La mente dovrebbe essere quieta, il corpo immobile, la lingua calma. Il surat (il potere di ascolto) e il nirat (il potere della vista) dovrebbero agire all’unisono e pervenire all’equanimità. Tale stato, financo per un secondo, è infinitamente superiore a un milione di anni di adorazione esteriore.

Guru Gobind Singh dice nell’Akal Stuti (Lode del Signore):

Il vero Simran per un secondo recide la schiavitù di nascita e rinascita.

Ascesa interiore e realizzazione attraverso il Simran
Se il devoto esegue la ripetizione dei santi Nomi secondo le direttive del Maestro e in un modo appropriato, raggiunge risultati sorprendenti nell’intimo. Le correnti dell’anima che permeano ogni poro del corpo, si ritirano dalle nove aperture per raccogliersi alla Decima Porta, che giace tra gli occhi. Il corpo diventa così totalmente insensibile. A causa delle tendenze centripete il discepolo incomincia a contemplare scene delle regioni spirituali e vede le stelle, il sole e la luna.
Guru Nanak dice:

Nel cielo è sorta una meteora; solo chi è benedetto dalla grazia del Maestro, può contemplarne lo splendore. Attraverso la Parola, il Guru mostra la via e il ricercatore ottiene la realizzazione.

Hazrat Ibrahim testimonia di aver visto la meteora. Parimenti i Veda menzionano questa luminosità.
Maulana Rumi dice:

Dovreste attraversare la regione della luna e del sole dentro di voi, e deporre l’anima ai piedi del Maestro.

Un riferimento in una delle Upanishad dichiara che un ricercatore nel suo slancio spirituale testimonia interiormente foschia, nebbia, sole, fuoco, aria, lucciole, lampi di fulmini e la luna.
Dopo aver attraversato questi fenomeni, il devoto contempla la forma radiante del Maestro, la quale in seguito è sempre a fianco del discepolo e guida l’anima alle regioni superiori: alla fine lo conduce alla Corte del Signore. Focalizzando l’attenzione su questa Forma risplendente la facciamo restare con noi.
Maulana Rumi dice:

È corretto unicamente quel metodo di ripetizione dei santi Nomi tramite il quale si apre la via interiore (per lo slancio spirituale). È corretto unicamente quel Sentiero che porta alla forma radiante del Maestro, il Re dei Re. Tale Re non dipende da tesori di gemme e diamanti, bensì è sovrano nell’intimo.

Per quanto concerne il Simran lo Yoga Shastra di Patanjali dice: “Il Simran porta alla manifestazione della deità”. Vyas Rishi afferma: “Gli dei, i saggi e i veggenti prestano omaggio a una persona che ripete i santi Nomi”. Simili affermazioni mostrano che tutto quanto promette il Simran, è realizzabile.
Nei primi stadi si compie un considerevole sforzo per eseguire il Simran, ma con la pratica procede automaticamente. Si ammirano i fenomeni variegati dei piani spirituali, nonché la forma radiante del Maestro e i sovrani dei piani interiori. Si avverte molto da vicino anche la presenza di Dio. Tutti gli yoghi e i sufi hanno attraversato i centri inferiori attraverso il Simran. Questa pratica è tanto naturale quanto agevole.
Tulsi Das menziona la potenza del Simran nel suo Ramchritar:

Il mantra o ripetizione sembra insignificante, ma Brahma (Creatore), Vishnu (Sostenitore) e Mahesh (Distruttore) sono sotto il suo controllo proprio come l’elefante inferocito è sotto il controllo di un pungolo in mano al conducente.

Guru Nanak riporta nel Jap Ji Sahib:

Il Simran incessante è la scala con la quale raggiungere la Dimora del Signore. Dovesse la lingua moltiplicarsi in molte lingue, e ognuna ripetesse il suo Nome, sarebbe comunque inadeguato.

È l’unico metodo con cui l’anima incontra il Signore e si unisce con lui. Ma questo stato si realizza esclusivamente con la grazia del Signore. I nostri sforzi sono totalmente vani. Con il Simran costante uno si risveglia alla super-coscienza e perviene allo stato di tranquillità e pace eterne.
Nelle memorie Tennyson, l’eminente poeta inglese, fornisce qualche accenno allo stato super-cosciente derivante dal Simran:

Ho avuto di frequente una specie di trance cosciente dall’adolescenza in poi, quando ero completamente solo. Mi succedeva di solito con la ripetizione del mio stesso nome due o tre volte silenziosamente finché d’un tratto, per così dire, dall’intensità della coscienza singola, l’individualità stessa pareva dissolversi e affievolirsi in un essere illimitato. Non si trattava di uno stato confusionale, piuttosto il più limpido dei limpidi, il più certo dei certi, il più saggio dei saggi, interamente oltre le parole, dove la morte era un’impossibilità ridicola. La perdita della personalità, per così dire, era in apparenza l’unica vera vita. Provo vergogna per la mia flebile descrizione. Non ho detto che questo stato è totalmente oltre le parole?

Tennyson s’innalzava a questo stato di super-coscienza semplicemente ripetendo il suo stesso nome.
L’anima è dell’essenza del Signore. Acquisite la forma che pensate e dovrete ritornare ad essa. Come pensate, così diventate. Se l’essenza pensa alla sua origine, che è Coscienza totale, s’immergerà nell’origine e perverrà allo stato eterno e duraturo.
Un Santo musulmano ha descritto molto adeguatamente la grandezza del Simran:

L’anima è l’essenza e il Signore è la fonte. Quando ricorda il Signore con attenzione fissa, diventa il Signore.

Il bhringhi (una specie di vespa) ha la capacità di trasformare un altro insetto nella sua specie dando attenzione. Kabir dice: “Anche voi dovreste eseguire il Simran di Dio in un modo tale da immergervi in lui e diventare lui”. Chi s’immerge nella luce del Signore, diventa quella luce; non è più un essere umano. Diventiamo chiunque contempliamo.
Una volta Hazrat Bayazed Bustami rimase così assorto nella rimembranza di Dio che divenne inconsapevole della propria esistenza. Allorché guardò interiormente, non contemplò altri che Dio. In questo stato di estasi prese a dire di essere Dio. I suoi discepoli, assai sconcertati, gli chiesero in seguito, quando ebbero opportunità di parlargli: “Oh Maestro, secondo te Dio non assume mai la forma di un uomo, eppure un momento fa dicevi di essere Dio. Non sei un corpo?” Hazrat Bustami negò di aver parlato in quei termini e riferì loro che forse era stato qualcun altro. Aggiunse: “Se mi sentite ancora dire una cosa simile, punitemi secondo la legge islamica”.
Dopo qualche giorno il Maestro rimase di nuovo impadronito in quello stato e prese a ripetere di essere Dio. I discepoli sguainarono le spade e tentarono di ucciderlo. Nel Masnavi di Maulana Rumi si afferma che chiunque abbia diretto la propria spada verso la testa del Maestro, avrà la sua testa tagliata; chiunque tenti di tagliargli le mani, avrà le sue mani troncate. Qualunque parte del corpo del Maestro provassero a tagliare, perdevano la parte corrispondente del loro corpo. Nel frattempo il Maestro continuava a proclamare di essere Dio.
Quando ad Hazrat Bustami fu chiesto di spiegarne la ragione, disse sorridendo: “Chi ricorda il Signore, diventa suo. È oltre la portata di spade e spadaccini”.
Quando Tulsi Sahib arrivò ad Hathras, disse: “Vivo senza un corpo, sebbene mi vedano in esso”. Le persone cercavano di afferrarlo, ma non vi riuscivano.

La rimembranza di Dio è così sorprendentemente inebriante che chi che la consegue, non desidera essere separato dal Signore nemmeno per un attimo, come il cigno che non può fare a meno dello stagno d’acqua.

Kabir dice:

Ricordate il nome del Signore con la stessa intensità d’amore del pesce per l’acqua. Non può separarsene, e muore.

Se dovessimo privarci del suo Nome, la nostra vita non sarebbe degna. Se una persona riuscisse a ricordare Dio costantemente, si risveglierebbe nella super-coscienza. Ma questo è uno stato che si può conseguire solo con la grazia e le benedizioni del Signore. Chi perviene a questo stato financo per un istante, ottiene la vita eterna.

Surat Shabd Yoga

 

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