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Surat Shabd Yoga
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 "La tempesta dell'amore"
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Inserito il - 01 Luglio 2023 :  21:51:31  Visualizza profilo  Modifica messaggio  Rispondi citando  Visualizza l'indirizzo IP dell'utente
La tempesta dell’amore
Sant Ajaib Singh Ji

domande e risposte, 1 febbraio 1989,
al Villaggio 16PS, Rajasthan, India

DOMANDA: Il dolore che sentiamo durante la meditazione contribuisce a ripagare i nostri karma?
SANT JI: Prima di tutto, dovremmo pensare con molta attenzione se meditiamo regolarmente o meno, perché quando meditiamo regolarmente diventiamo competenti e tutti i dolori scompaiono.
Se siamo regolari in meditazione, se meditiamo ogni giorno, e se abbiamo un dolore che parte dalla base dei piedi e sale verso l’alto, dovreste capire che è il dolore del ritiro dell’anima.
La sensazione di quel dolore è come se le formiche strisciassero sul corpo. Se qualcuno prova questo tipo di dolore o questa sensazione a partire dalla base dei piedi, deve capire che l’anima sta lasciando il corpo.
Possiamo considerare che il dolore è dovuto ai karma solo quando li abbiamo osservati con grande attenzione. Ci sono tanti karma che compiamo in questa vita e tanti altri che provengono dalle vite passate. A causa di questi karma positivi o negativi soffriamo o godiamo di felicità nel mondo. Per questo motivo dovremmo osservare con grande attenzione i karma e cercare di eliminare le colpe o le cause che ci hanno portato a compiere karma negativi. A causa dei karma passati il centro dell’anima si insudicia e possiamo purificarlo solo tramite il Simran. In base alla nostra comprensione, se la vita attuale sta andando bene e non stiamo creando karma che potrebbero condizionare la meditazione, se siamo regolari in meditazione, e se ancora non otteniamo alcun progresso, o se sentiamo dolore o peso in meditazione, allora dovremmo capire che tutta la meditazione che stiamo facendo è utilizzata per la nostra purificazione perché il peso dei karma della vita passata è molto pesante. A parte la meditazione sullo Shabd Naam, non esiste altro modo per liberarci dei karma passati. Meditando sullo Shabd Naam l’anima diventa pura e ci liberiamo del fardello dei karma passati.
Inoltre, è importantissimo per un discepolo sviluppare vero amore per il Maestro. All’inizio è molto difficile sviluppare amore sincero per il Maestro, ma una volta che lo si sviluppa, diventa come una tempesta e allora è ben difficile per il discepolo impedire che l’amore del Maestro arrivi a lui. Se abbiamo questa incredibile forza d’amore che ci viene dal Maestro e se abbiamo sviluppato amore sincero per il Maestro, l’amore ci aiuta molto anche a ripagare i karma.
Cari amati, quando si manifesta in voi vero amore per il Maestro, e quando vi arriva la tempesta impetuosa di quell’amore veemente – allora non riuscite più a vivere senza la meditazione. Allora tutti i karma, o qualsiasi cosa stia bloccando il progresso, vengono spazzati via dalla forza di quell’amore e uno diventa perfetto; gode della grazia del Maestro dentro e fuori di sé. Mahatma Chattar Das, un iniziato di Baba Sawan Singh Ji, soleva dire: “Sono così assuefatto all’amore del Maestro che ora non ho alcun desiderio di muovere il rosario o di fare qualsiasi altra cosa”. Chi ha sviluppato e manifestato un amore così autentico per il Maestro, non vuole fare nulla di mondano. Desidera sempre meditare e anela il darshan del Maestro. Aspetta sempre il momento prezioso in cui potrà avere il darshan dell’amato Maestro.
Spesso vi ho raccontato la storia di due iniziati di Baba Jaimal Singh. Baba Sawan Singh la narrava spesso. C’erano due iniziati di Baba Jaimal Singh di nome Machar e Ramdita; erano contadini. Erano molto devoti a Baba Jaimal Singh ed erano ottimi meditatori, dunque ogni giorno avevano il darshan di Baba Jaimal Singh in meditazione e poi iniziavano a lavorare. A volte il Maestro mette alla prova anche i discepoli perfetti. Così un giorno non ottennero il darshan di Baba Jaimal Singh in meditazione. Quel giorno dovevano attingere l’acqua dal canale e irrigare il raccolto di granturco. Machar chiese a Ramdita: “Hai avuto il darshan di Baba Ji?” Ramdita rispose: “No. Oggi non ho avuto il darshan”. Allora Machar disse: “Anch’io non l’ho avuto oggi. Rimaniamo seduti in meditazione finché non lo avremo. Se il granturco deve seccare, perché preoccuparsi? Appartiene a Baba Jaimal Singh, non è nostro. Sediamoci per il suo darshan”. Così si sedettero di nuovo in meditazione e dopo un’ora ottennero il darshan di Baba Jaimal Singh. Poi attinsero l’acqua dal canale e irrigarono il granturco.
Il significato è che chi ha un autentico desiderio e un vero amore per il Maestro, desidera sempre il suo darshan, e il Maestro gli elargisce molta grazia. Gli dà sempre il darshan. Al momento dell’iniziazione il Maestro siede all’interno del discepolo nella forma dello Shabd; non arriva da lontano. È dentro il discepolo. Tutto dipende dal desiderio e dalla devozione del discepolo. Ogni volta che si siede nel ricordo del Maestro con profondo desiderio e devozione, il Maestro è sempre lì per dissetarlo.
DOMANDA: Questa domanda riguarda la forma che assume il nostro rapporto con il Maestro dopo aver lasciato il corpo fisico. Quelli di noi che non sono progrediti interiormente, che non hanno sviluppato un grande amore in questa vita, ma che non devono reincarnarsi, quanto e che tipo di contatto avremo con te o Kirpal dopo l’ultimo passaggio terreno? Come possiamo trascorrere tempo con il Maestro? C’è un posto come questo dove possiamo vederlo? Alcuni di noi vivranno in famiglia e altri negli ashram come qua? Come andrà avanti la nostra devozione?
SANT JI: È una domanda molto interessante. Spero che tutti prestino attenzione alla risposta. Spesso ho detto che la missione dei perfetti Maestri sulla terra è di iniziare quelle anime che sono state scelte alla Corte del Signore per incontrare il perfetto Maestro e tornare alla Vera Casa.
I Santi hanno sempre affermato che la distanza non fa alcuna differenza per un perfetto Maestro. Inoltre, anche se il Maestro lascia il corpo fisico subito dopo aver dato l’iniziazione, il progresso dell’iniziato non viene ostacolato. Il suo progresso continua anche dopo la dipartita del Maestro.
In questo contesto il Maestro Sawan Singh Ji raccontava la storia di un padre e di un figlio che facevano seva con Hazur Rai Saligram; erano molto devoti. Quando il figlio stava per lasciare il corpo, il padre pianse e disse: “Sei il mio unico figlio, ora stai per lasciarmi”. Il figlio rispose: “Padre, non preoccuparti di nulla. E non piangere per la mia morte, perché non morirò, piuttosto vivrò una nuova vita. So della mia vita precedente, e nella mia vita precedente ero un albero. Un giorno qualcuno mi tagliò un ramo e lo portò a Swami Ji Maharaj, che lo usò per lavarsi i denti. In virtù della sua grazia e misericordia sono riuscito a lasciare il corpo dell’albero. E in questa vita ho avuto la nascita umana. Provenendo dal corpo di un albero, il mio intelletto non era molto sviluppato, per questo non riuscivo a trarre pieno vantaggio dagli insegnamenti del Maestro. Non ho compreso gli insegnamenti e non sono stato all’altezza delle parole del Maestro. Per questo motivo non otterrò la liberazione adesso. Ma so che nella prossima vita, con la grazia del Maestro, m’incarnerò come un uomo e andrò dal perfetto Maestro, mediterò e finalmente otterrò la liberazione”.
Quindi vedete: poiché quel ramo d’albero fu usato da Swami Ji Maharaj, l’anima che vi si trovava fu in grado di lasciare quel corpo e ricevere la nascita umana. Potete immaginare come agisce la grazia del Maestro, e soprattutto come agisce la grazia del Maestro per coloro ai quali ha dato l’iniziazione al Naam.
Il Maestro Sawan Singh Ji diceva: “Quelli che sostengono di aver cercato il Maestro, di essere andati dal Maestro o al Satsang, i loro occhi interiori non sono ancora aperti, ecco perché dicono che stanno facendo tutto. Ma coloro i cui occhi interiori sono aperti, non dicono cose del genere. Infatti hanno visto la realtà: non è in virtù dei loro sforzi che vanno al Satsang e hanno incontrato il Maestro. È la grazia del Maestro. È il Maestro stesso che li ispira a venire al Satsang, che li ispira a meditare”. Il Maestro Kirpal Singh Ji diceva pure che non è alla portata di un cieco trovare una persona che ha la vista. A meno che la persona con la vista, non chiami il cieco e non lo prenda per mano, il cieco non può trovare la strada.
Il significato di questo è che il Maestro stesso fa accadere tutto ed è lui a portarci al Satsang. È lui a prendersi cura di noi.
All’epoca del Maestro Sawan Singh si sono verificati molti episodi in cui le persone venivano da molto lontano e gli raccontavano di aver avuto il suo darshan e di come lui stesso le avesse indirizzate all’ashram; erano state condotte all’ashram dal Maestro Sawan Singh stesso. Episodi simili si verificavano anche ai tempi del Maestro Kirpal Singh.
Quando mi recai per la prima volta al Sant Bani Ashram, durante il primo giro, un amato venne da molto lontano e mi raccontò di aver avuto il darshan del Maestro e che gli era stato suggerito di venire al Sant Bani Ashram; in seguito ricevette l’iniziazione e divenne un buon meditatore. Allo stesso modo, a Quito, in Ecuador, una donna ebbe il darshan del Maestro – la stessa forma del Maestro la cui immagine era stata stampata nella rivista Sant Bani di quel mese – e mi portò la rivista dicendo: “Ho avuto il darshan di questo Maestro e mi è stato detto di venire qui per l’iniziazione”.
Quindi ora potete immaginare chi ci sceglie e chi ci porta ai suoi piedi e sta facendo tutti questi preparativi per noi.
Spesso ho detto, a proposito del Maestro Sawan Singh, del Maestro Kirpal Singh e anche di me stesso, che pur avendo cercato il Maestro per tanto tempo, quando è arrivato il momento e quando la ricerca stava per essere completata, è stato il Maestro a sceglierli e il Maestro stesso si è recato nel luogo in cui si trovavano, per portarli sul Sentiero. Il Maestro Sawan Singh cercò per ventidue anni, ma quando arrivò il momento di incontrare il Maestro, il Maestro venne da lui, anche se a quel tempo viveva molto lontano dall’ashram. Baba Jaimal Singh si recò comunque sul posto e fece in modo che il Maestro Sawan Singh venisse ai suoi piedi. Allo stesso modo, anche il Maestro Kirpal Singh era alla ricerca di Dio Onnipotente e sette anni prima di incontrare fisicamente Sawan Singh, iniziò ad avere il suo darshan. E quando giunse il momento opportuno, il momento appropriato, fu portato ai piedi del Maestro Sawan Singh. Similmente conoscete già la mia storia. Ho avuto il darshan di Swami Ji Maharaj un anno prima di incontrare fisicamente il Maestro Kirpal Singh. Pochi giorni prima che il Maestro Kirpal Singh mi incontrasse fisicamente, ho iniziato a vederlo nella sua forma reale. E anche se ero seduto lì ad aspettarlo, a cercarlo, e stavo meditando sulle prime due Parole, non avevo incontrato nessun critico o ammiratore del Maestro Kirpal Singh e non sapevo nulla di lui. Ma quando è arrivato il momento, lui stesso è venuto e mi ha cercato, mi ha rintracciato. E mi ha portato ai suoi piedi.
Ripeterò le parole del Maestro Sawan e del Maestro Kirpal. Dicevano che dopo la dipartita del discepolo spetta al Maestro che gli ha dato l’iniziazione: se deve essere rimandato nel mondo per una maggiore purificazione o se deve essere tenuto nei piani superiori e purificato, o se deve meditare nei piani superiori per poi essere riportato alla Vera Casa. Spetta a lui decidere cosa fare della vostra anima dopo che avrete lasciato questo mondo fisico.
Nei suoi libri sacri Swami Ji Maharaj ha affermato che il perfetto Maestro libera il discepolo in quattro vite o in quattro nascite. Ma il Maestro Sawan Singh Ji diceva che il perfetto Maestro fa sempre del suo meglio per dargli la liberazione in una sola vita. Non vuole che torni nel mondo ancora e ancora e che patisca le difficoltà del mondo. Ecco perché il Maestro fa sempre del suo meglio per portare a termine tutto il dare e avere, tutti i karma che il discepolo dovrebbe saldare in quattro vite; il Maestro gli fa pagare i karma e termina il dare e avere in una sola vita. Se tutte le parti della lampada sono in ordine, se la lampada ha l’olio, se anche lo stoppino è a posto, basta un fiammifero per accenderla e farà luce. Il senso di tutte queste cose, di tutti questi esempi e di tutte le citazioni di diversi Maestri è solo quello di farvi capire la risposta alla domanda che è appena stata posta.
Cari amati, pensate al motivo per cui i Santi hanno chiamato questo luogo il mondo della sofferenza e dell’infelicità, il mondo delle nascite e morti, perché i Santi hanno chiamato questa creazione di Kal un mondo di infelicità.
Sappiamo come il Potere Negativo abbia creato dispute tra padre e madre, dispute tra fratelli e tra fratelli e sorelle. Da qualche parte ci sono problemi tra mogli e mariti, e persino una comunità lotta con un’altra comunità, un paese cerca di controllare altri paesi, e tutti sono equipaggiati con le armi più sofisticate; missili, bombe e tutto il resto sono pronti a distruggere le altre persone. Come possiamo definirlo un luogo di pace? È sicuramente e veramente un luogo di infelicità.
Prima di tutto, guardate il corpo; guardate la condizione del corpo. Sapete che se non mangiamo, non possiamo vivere perché i prana sono nel cibo. E se non mangiamo, non possiamo far funzionare il corpo in modo normale. Sapete quanti sforzi facciamo per preparare il cibo puro e santo, il cibo sano. E quando lo mangiamo, che succede dopo qualche tempo? Dobbiamo espellere la sporcizia dal corpo e a volte alcuni non ci riescono, è un problema. Hanno problemi di indigestione. Certuni hanno altri problemi fisici. Se il loro corpo funziona normalmente, hanno distinti problemi da risolvere, come la disoccupazione, la povertà e altro.
Farid Sahib ha detto: “O Farid, la fame è peggio della morte. Perché la sera mangi prima di andare a letto, ma la mattina dopo, al risveglio, la fame è ancora lì”.
A volte i Maestri non chiamano la persona o non chiamano direttamente l’iniziato. A volte lo chiamano attraverso qualcun altro, ma sono loro a ispirare o a incoraggiare gli iniziati a venire da lui.
Pensateci. Supponiamo che ci sia un uomo che è stato mandato in prigione, che ha sofferto grandi privazioni e ha subito una grande quantità di punizioni e cose del genere. Dopo qualche tempo viene rilasciato. Pensate che vorrà tornarci di nuovo? Sicuramente no. Vorrà migliorare la propria vita, vorrà vivere bene e in pace nel mondo. E non vorrà mai fare qualcosa che lo riporti in prigione. Quando Bulleh Shah si liberò delle coperture dell’anima e tornò alla Vera Dimora, tutti gli amici vennero a chiedergli come stava. Gli dissero: “Ora sei arrivato. Come stai? Sei contento di essere tornato a casa? Che hai portato dal mondo mortale?” Bulleh Shah ha scritto, e ci sta anche avvertendo, che quando andò al palazzo di Dio, tutti vennero a chiedere del suo benessere e quando gli domandarono cosa avesse portato dal mondo mortale, rispose: “Nient’altro che una faccia nera e piedi lividi”.
Ho appena raccontato come il Potere Negativo abbia creato dispute e problemi anche tra mariti e mogli, come ci siano tutti questi problemi e sofferenze nel mondo. Quando ci ritireremo da queste cose e andremo dentro di noi dopo aver lasciato il mondo fisico, incontreremo di sicuro il nostro perfetto Maestro. Lui verrà a prenderci e saremo con lui. Non c’è dubbio su questo fatto. Ma pensate che saremo in grado di rispondere alla domanda delle anime che sono già lì? Quando ci chiederanno, come hanno chiesto a Bulleh Shah cosa ha portato da questo mondo mortale, quale sarà la nostra risposta? Pensate che saremo in grado di dire: “Sì, ho portato mia moglie con me”, oppure “ho portato mio marito con me”. O saremo in grado di parlare dei figli, di tutti gli ashram e di tutte le cose mondane che abbiamo qui? Cari amati, non potremo portare nulla con noi, nemmeno il corpo in cui viviamo. Andremo là senza nulla, perché dovremo lasciare tutte le cose che abbiamo su questo piano.
Non so se altri lo sappiano, ma sono sicuro delle persone di questo gruppo. Nel caso si chiedesse loro – considerando tutti i problemi che ho appena citato – se volessero vivere in queste condizioni miserabili, non credo che nessuno alzerebbe la mano affermando di voler vivere nel mondo. Infatti tutti hanno vari problemi. Per giunta, se chiedete se vogliono portare con sé questo corpo pieno di sofferenze, che non si muove e non funziona correttamente quando invecchia, non credo che qualcuno voglia farlo.
Dunque, cari amati, a che serve andare a Sach Khand, la nostra Vera Casa, se anche lassù avremo gli stessi problemi che abbiamo qui, se dovremo affrontare i problemi familiari, se dovremo affrontare i problemi dell’ashram e tutti i problemi fisici che abbiamo qui? Penso che stiamo meglio qui; a che serve tornare alla nostra Vera Casa? Cari amati, a Sach Khand non è così. Non c’è questo problema perché il Maestro vi porta sulle ali del Naam e vi porta a Sach Khand che è la vostra Vera Casa, la dimora della pace. E lì non ci sono difficoltà. Le anime si riconoscono facilmente. Non c’è un esempio mondano, non c’è un modo mondano per spiegarvi come le anime si riconoscono. Ma è vero che ci riconosciamo tutti, e il cibo che l’anima mangia, le viene dato solo attraverso gli occhi; l’anima rimane soddisfatta solo con il darshan di Dio Onnipotente. Tutto accade con il darshan del Signore Onnipotente.
Kabir Sahib ha detto che nel piano del Signore Onnipotente, nella nostra Vera Casa, nessuno fa del male a nessuno e nessuno si sente ferito. Non c’è il fetore delle difficoltà o delle sofferenze. C’è solo la dolce fragranza dell’amore.
Cari amati, Guru Nanak Sahib ha detto che nel luogo in cui dovete andare, non ci vanno né il corpo né la casta a cui il corpo appartiene. Se il corpo e la casta in cui siamo nati, non vengono con noi, come possiamo aspettarci di portare le cose del mondo? Naturalmente verranno con noi le nostre azioni. Se abbiamo meditato sullo Shabd Naam, il Maestro ci riporta sicuramente alla Vera Casa. Al contrario, se non abbiamo meditato sullo Shabd Naam, se abbiamo compiuto solo cattive azioni, dobbiamo tornare nel mondo, nello stesso luogo in cui abbiamo compiuto i karma negativi e pagarne le conseguenze.
Nel Sukhmani Sahib Guru Arjan Dev ha dato un’immagine molto bella della partenza dell’anima verso la Vera Casa. Ha scritto che, come acque diverse diventano una cosa sola quando si uniscono, e come una luce ne assorbe un’altra, allo stesso modo la nostra anima diventa una cosa sola con l’Anima Universale, Dio Onnipotente. È come quando un po’ di sale si scioglie nell’acqua diventandone una parte. Come può separarsi e dirci il vantaggio nell’essere disciolto nell’acqua? Similmente, quale anima (che torna alla Vera Casa) vuole tornare nel mondo e raccontarci com’è? I Santi e i Maestri ci hanno parlato della bellezza della nostra Vera Casa attraverso esempi e inni, ma non sono comunque completi.

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