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 "Solitudine" - Sant Ajaib Singh Ji
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499 messaggi
Inserito il - 08 Gennaio 2006 :  02:41:06  Visualizza profilo  Modifica messaggio  Rispondi citando  Visualizza l'indirizzo IP dell'utente
Solitudine
Sant Ajaib Singh Ji

DOMANDA: Mi chiedo che cosa intendevi quando hai detto che la solitudine equivale al cinquanta per centro alla meditazione.
SANT JI: Quando siamo soli, è naturale pensare al Maestro, pensare al Simran e ricordare l’amore del Maestro.
Se nella solitudine pensiamo sempre al Simran e alle parole del Maestro nel Satsang, se pensiamo a qualsiasi cosa del Maestro, allora va bene. Se meditiamo quando siamo soli, anche questo va bene. Al contrario, mentre meditiamo da soli, se siamo in contatto con tutto il mondo e pensiamo al mondo, non la si può chiamare solitudine che equivale a metà devozione.
Possiamo davvero conquistare la vera solitudine solo quando la nostra anima lascia il corpo e s’innalza nei piani superiori. In seguito, anche se siamo in un luogo affollato, sentiremo comunque solitudine. Una volta che la nostra anima ha abbandonato il corpo ed è entrata nei piani superiori collegandosi con il Sé interiore, con Dio Onnipotente, la nostra condizione interiore diventa tale che ci sentiamo soli pur sedendo in un luogo affollato.
Guru Nanak Sahib disse che tale discepolo parla con gli altri normalmente, ma nel proprio cuore pensa sempre al Beneamato.
Solitudine non significa che andate in una stanza, chiudete la porta, gli occhi, vi sedete e incominciate a pensare al mondo. Possiamo conquistare la vera solitudine solo quando impariamo ad abbandonare il corpo elevandoci nei piani più alti.
Il cuore di chi è in pace, trova l’isolamento dappertutto. Non è solitudine andare a sedersi in un luogo isolato... solitudine è quando avete pace nel cuore.
Kabir Sahib disse: “Non devo chiudere gli occhi né gli orecchi, poiché con gli occhi e gli orecchi aperti contemplo la meravigliosa forma del mio Amato”.
I Maestri non vogliono che noi rimaniamo impegnati in meditazione per sempre. Ci dicono di meditare in modo accurato affinché riusciamo a trascendere la coscienza fisica e raggiungere la meta. “In modo accurato” significa eliminare tutti i pensieri del mondo dall’intimo, eliminare la sporcizia della mente dall’intimo per sostituirla con pensieri puri.
C’era un satsanghi che dormiva in meditazione. Una volta venti o venticinque amati meditavano di fronte a me ed era presente anche questo diletto che dormiva. Molte volte quando gli dicevo che dormiva, lui rispondeva: “No, non dormo mai in meditazione”, non ci credeva.
In un’occasione d’inverno era molto freddo e si coprì con una coperta pesante. Una volta sistematosi per meditare, si addormentò e prese a russare. Allora svegliai un altro amato affinché fosse testimone che quel discepolo stava dormendo e quando lo svegliammo, gli dicemmo che stava dormendo. A quel tempo, essendoci due persone a confermarlo, non poté rifiutarsi di credere. Quando gli chiesi dove fosse andato nel sonno, rispose che era nel suo vecchio villaggio a prendersi cura di un carro pieno di legna rimasto impigliato in alcuni arbusti; stava chiedendo aiuto al fratello. Quelle persone erano venute in Rajasthan dal Punjab, dunque il suo vecchio villaggio era in Punjab, a circa quarantacinque chilometri dal luogo dove stavamo meditando. Immaginate un po’… lui era seduto in meditazione in un luogo, ma la mente lo trascinava quaranticinque chilometri di distanza nel suo vecchio villaggio.
Potete chiamare meditazione quella seduta in cui il corpo siede in un posto mentre la mente vi porta ovunque nel mondo? Non si può chiamarla meditazione. Vera meditazione significa che quando sedete in un luogo, tutto il vostro essere e la vostra mente dovrebbero essere lì.


tratto da “God and the devotees are one”, domande e risposte del 6 ottobre 1979, Sant Bani Ashram, 77RB, Rajasthan, India, pubblicato sull’ultimo Sant Bani, volume 30, numero 2

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- una rara foto di Sant JI a Ribolla nel maggio 1984


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