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Surat Shabd Yoga
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499 messaggi
Inserito il - 13 Settembre 2006 :  04:09:27  Visualizza profilo  Modifica messaggio  Rispondi citando  Visualizza l'indirizzo IP dell'utente
1. Mangiare carne è naturale.

Che sia o meno naturale, è da dimostrare. Che cosa significa poi, "naturale", in quale contesto, tempo e luogo?
Può essere naturale per alcune tribù primitive, ma, anche in questo caso, solo una piccola parte della loro dieta sarà basata sulla carne, mentre la parte più consistente sarà basata su frutta, radici, bacche, come è successo per i nostri progenitori (vedi sezione Veg*nismo nella storia).
Noi, però, stiamo parlando di qui e ora. Qui, nei paesi ricchi. Ora, nel mondo moderno. Cosa vi è di naturale nell'allevamento di animali, e nei macelli? E cosa vi è di naturale, nelle nostre vite?
Anche se l'uccisione di animali per cibarsi delle loro carni fosse naturale (ma non lo è, perché gli allevamenti intensivi e le catene di smontaggio sono quanto di meno naturale possa esistere sulla Terra), non vediamo motivi per aggrapparsi a questa "naturalità". Tiriamo in ballo il naturale solo quando ci fa comodo per giustificare le nostre abitudini? Possiamo anche farlo, ma non possiamo fingere che questo sia onesto e coerente.
La nostra è una scelta basata sull'etica, ma anche sulle ragioni ecologiste (eccola qui, la Natura. Vi sta a cuore? Non distruggetela con allevamenti intensivi!), sociali, e salutiste. In sostanza, a questa domanda abbiamo risposto su tre piani:

1. non ha alcuna importanza che sia naturale o meno se la scelta è etica;
2. il mangiar carne, così com'è fatto oggi, non ha assolutamente niente di naturale;
3. le nostre vite hanno ben poco di naturale, quindi, perché insistere su questo aspetto solo per tentare di giustificare una scelta carnivora?

Infine: se vi sta tanto a cuore la coerenza e la "naturalità" (a noi no davvero), seguite il consiglio dello scrittore Percy Shelley: "Chi difende il cibo animale dovrebbe costringersi a un esperimento decisivo per stabilirne la validità... lacerare le carni di un agnello vivo coi soli denti, e affondare la testa dentro i suoi intestini, estinguere la propria sete nel sangue fumante; quando, fresco di questa orribile azione ritornasse agli irresistibili istinti della natura che si ergerebbero in giudizio contro di essa, e dicesse, la Natura mi ha fatto per questo genere di lavoro. Allora, e solo allora, sarebbe coerente".


2. Ma allora anche le carote soffrono!

Volendo rispondere in modo serio a una affermazione tanto palesemente disonesta, possiamo dire che: innanzitutto, i vegetali non hanno un sistema nervoso, e quindi, anche se sicuramente sono in grado di reagire agli stimoli esterni, non possiamo catalogare queste reazioni come sentimenti.
Se anche così fosse, sarebbe un motivo in più per nutrirsi direttamente di vegetali anziché di cibi animali, perché per "produrre" carne la quantità di vegetali usata è molto maggiore di quella necessaria per il diretto consumo umano (vedi la sezione Scelta ecologica della parte Dalla fabbrica alla forchetta).
Inoltre, abbiamo molti dubbi sul fatto che chi pone questa domanda abbia davvero a cuore la sofferenza dei vegetali: se è così insensibile da non aver problemi ad ammazzare animali per cibarsene, quando gli animali sono palesemente esseri senzienti che soffrono, perché dovrebbe farsi problemi ad addentare una carota? Una critica del genere fatta a un vegano potrebbe essere presa sul serio solo se provenisse da un fruttariano. Un fruttariano si ciba solo di frutta, e così facendo non causa né morte, né danno alle piante, perché la frutta si stacca dalla pianta in modo naturale.
Chi è veramente interessato alla sofferenza delle piante, dovrebbe fare questa scelta.
Se l'obiezione è invece sollevata per "dimostrarci" che non siamo coerenti fino in fondo nella nostra scelta, lasciateci rispondere "Da che pulpito vien la predica"! Chi non si preoccupa minimamente di arrecare sofferenza agli altri può star tranquillo e non essere accusato di incoerenza perché ogni cosa che fa è lecita, è la coerenza del menefreghismo. Chi invece si preoccupa di causare il minor danno possibile deve essere "perfetto", pena il venir tacciato di incoerenza. Molto comodo!
Ma lasciateci dire che a noi della coerenza importa ben poco. Ci importa di fare il più possibile per minimizzare la sofferenza che arrechiamo, e il fatto di non poter essere perfetti non è certo una ragione per indurci a non fare niente del tutto.


3. Anche gli animali si uccidono tra loro per mangiare.

Alcune specie animali ne uccidono altre per cibarsene, la maggior parte delle specie invece è erbivora (o onnivora, potendosi nutrire, quando capita, di cibo animale). Perché dobbiamo prendere ad esempio i carnivori, e non gli erbivori (frugivori, nel nostro caso), a cui somigliamo di più per conformazione dell'intestino, della dentatura, degli arti? Inoltre, gli animali veramente carnivori non hanno scelta. Il leone non può nutrirsi di frutta, ne morirebbe, e non ha la possibilità di coltivare cereali e legumi. Noi sì, e abbiamo la possibilità di scegliere. Quindi la responsabilità è solo nostra, non della "Natura".


4. Ma allora perché dai da mangiare la carne al tuo cane e al tuo gatto?

Qui ci limitiamo a dire che in effetti non vi è alcun motivo per dar da mangiare la carne a cani e gatti, perché loro non hanno più diritto di vivere di una mucca o di un maiale. E che questo cibo non è per loro naturale, perché mai, in natura, potrebbero ammazzare un bufalo o un cinghiale.
Esistono oggi in commercio dei mangimi pronti, del tutto simili a quelli che normalmente usiamo per nutrire i nostri animali (e quindi senza alcuna differenza sostanziale, dal loro e dal nostro punto di vista), ma di contenuto vegetariano, con gli opportuni additivi per assicurare una dieta equilibrata.
Non dar loro da mangiare questi cibi, ma continuare con le tradizionali crocchette di carne, può essere visto come una scelta "specista" di chi invece specista non vorrebbe essere, una scelta che può essere temporaneamente giustificata dal fatto di non trovare facilmente in commercio alimenti vegetariani per cani e gatti, o dal rifiuto degli stessi da parte degli animali (succede anche cambiando marca degli alimenti non vegetariani), sapendo però che si tratta di un comportamento da correggere.


5. Allora dovresti camminare sollevato da terra per evitare di pestare gli insettini.

Rimandiamo per questo alla risposta alla domanda 2. Aggiungiamo solo che è ben diverso uccidere involontariamente degli insetti, durante il corso della nostra normale vita, e imprigionare, torturare e uccidere scientemente animali capaci di sentimenti.


6. E' naturale difendere la propria specie.

Sì, è naturale difenderci quando siamo attaccati, o quando una risorsa ci è necessaria per vivere e non vogliamo dividerla con altri (magari è egoista, ma è naturale). Nessuno degli animali che noi alleviamo e uccidiamo, però, ci attacca, attenta alla nostra vita, o ci è necessario per vivere.
In quanto alle risorse, siamo proprio noi che le sprechiamo dandole in pasto agli animali d'allevamento. La semplice golosità, ingordigia, e inerzia al cambiamento non sono affatto reazione di difesa, e non possiamo mascherarle come tali.

dal sito http://www.saicosamangi.info/

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