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Surat Shabd Yoga
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 "Chi medita ama il Volere di Dio" - Sant Ajaib Sin
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Inserito il - 05 Dicembre 2004 :  11:15:54  Visualizza profilo  Modifica messaggio  Rispondi citando  Visualizza l'indirizzo IP dell'utente
"Chi medita ama il Volere di Dio"

Sant Ajaib Singh Ji

questo Satsang fu dato al Sangat indiano il 28 settembre 1996; una sua registrazione fu mostrata al Satsang commemorativo tenutosi al Sant Bani Ashram, Villaggio 16 PS, il 16 luglio 1997; in seguito fu tradotto da Pappu per la rivista. Fu preceduto dal canto del bhajan, Sawan Dayalu Ne Rim Jhim Lae


Saluti ai piedi dei Supremi Padri Sawan e Kirpal. Con ogni singolo respiro saluti ai piedi di coloro che hanno avuto pietà delle nostre povere anime e ci hanno dato l’opportunità di cantare la loro gloria.
Capiamo questo bhajan che gli amati hanno appena cantato, lo capiamo veramente solo quando, rimosso la copertura fisica dall’anima, entriamo nell’intimo e riceviamo il darshan della Forma radiante del Maestro.
All’inizio quando fu scritto questo bhajan, Pappu ebbe grandi difficoltà a tradurlo, soprattutto quando si arriva a questa linea dove dice: “Ti farò bere il nettare attraverso le coppe degli occhi. Almeno fa’ che i nostri sguardi si incontrino e guarda”.
O miei cari, guardiamo all’esterno i corpi, guardiamo il bianco e il nero. Se riuscissimo a entrare interiormente facendo il Simran come ci ha insegnato il Maestro e a trascendere le nove aperture del corpo, potremmo avere il darshan della sua vera Forma, quella vera Forma che è stata glorificata e descritta da tutti i Maestri, quella Forma che è amata dai Maestri come un’ape ama il fiore, quella stessa Forma che i Maestri non hanno potuto abbandonare una volta resa manifesta nell’intimo. Guru Nanak Sahib disse: “O amato Maestro, dammi solo un brevissimo darshan, dammi solo un puntino del tuo darshan”.
I Maestri anelano sempre quel darshan proprio come l’ape brama il fiore. Quando osteggiarono Bulleh Shah, gli domandarono: “Che cos’è questo? Tutti vanno alla Mecca, ma tu, come Sayyid, di casta alta, vai ancora da un Arrai che è di bassa casta? Che cosa c’è di così bello in questo Arrai? Che cosa c’è di così speciale?”. Bulleh Shah rispose: “Se lo guardate dall’esterno vedrete soltanto gli stracci mentre se riusciste a guardarlo nell’intimo, la sua gloria è tale che non vorrete più nemmeno andare a sputare nei paradisi”.
Sapete che tutti cercano di andare in paradiso. La gente distrugge e perde persino il proprio corpo nella neve nel tentativo di raggiungere il paradiso. Non sanno quel che stanno cercando e che cosa sono i paradisi. Ma Bulleh Shah disse: “Se guardate il mio amato Maestro Inayat Shah nell’intimo, non vorrete nemmeno andare in paradiso a sputare”.
Anche Kabir Sahib disse: “Che cos’è l’inferno, che cos’è il paradiso? I Santi li condannano entrambi. Noi non ce ne preoccupiamo con la grazia del nostro Maestro”.
Il Maestro ci ha elargito la sua grazia e quindi non desideriamo né i paradisi né temiamo l’inferno. Sebbene si trattasse di un amore mondano, in ogni caso quando Laila fu calunniata da qualcuno che disse: “Perché corri dietro a quel fachiro ossuto, nero? Tu sei una principessa, guarda il suo volto, è nero. Perché gli corri dietro?”, Laila sorrise e con grande amore disse ai suoi amici: “Voi non sapete come guardarlo, non avete occhi in grado di guardarlo. Se guardaste Majnu attraverso i miei occhi, allora vi rendereste conto di chi è. Se è uno scheletro, se è nero o no, è l’ornamento del mio cuore”.
Miei cari, questa è la condizione del discepolo con il Maestro. L’amore incomincia nel corpo. Abbiamo quella forma incantevole e meravigliosa del Maestro di fronte ai nostri occhi, ma quando entriamo interiormente e vediamo la Forma radiante del Maestro, allora ci rendiamo conto che all’esterno Lui era solo un corpo. Quando ritiriamo l’attenzione dall’esterno e la portiamo nell’intimo, allora incominciamo a renderci conto della realtà del Maestro. A quel punto come disse Guru Arjan Dev Ji: “Possa io contemplare la Forma incantevole del mio amato Maestro per tutte le ventiquattro ore del giorno. La Forma del mio Maestro è meravigliosa e vorrei farlo sedere accanto a me per poterlo sempre osservare”. Poi aggiunge: “Vago come un folle ma quando lo vedo, mi sento in pace. Quando non vedo il mio amato Maestro, Guru Ramdas, vago da una parte all’altra come un pazzo, però quando lo vedo, mi sento tranquillo, mi sento in pace”. Miei cari, queste cose sono scritte in questo bhajan, ma noi lo capiamo solo quando vediamo quella Forma interiore. Quando vediamo come Lui provoca la pioggia, solo allora ci rendiamo conto della sua misericordia e del nettare che riversa.
Coloro che sono entrati interiormente, sono diventati suoi schiavi per niente, si sono venduti per Lui. Nei loro occhi la Forma incantevole del Maestro ha preso dimora in un modo tale che qualora ci provassero in tutti i modi, non riuscirebbero ad allontanare quella Forma stupenda del Maestro dall’intimo.
Vi viene presentato un bani di Guru Arjan Dev Ji Maharaj. Sappiamo che per tutti noi arriva un momento che non possiamo evitare, che è molto reale, anche se non siamo disposti ad accettarlo. Quando Guru Nanak Dev Ji Maharaj andò a Sayalkot, che oggi è in Pakistan, gli fu detto: “In questa città sono tutti atei”, ma Guru Nanak Dev Ji disse: “No, in questa città ci sono ottime persone, sono esperti, ci sono molti che capiscono”. Disse ad uno dei discepoli: “D’accordo, va’ a comprare la mercanzia del Vero e del Falso”. Gli diede un pezzo di carta e gli disse pure: “Là vive una persona chiamata Mullah Kutri. Dovresti andare da lui a chiedere questa merce”. Quando il discepolo arrivò da Mullah Kutri, gli domandò: “Sono venuto per comprare la merce del Vero e del Falso. Ce l’hai?”. Mullah Kutri disse: “Sì” e su quello stesso pezzo di carta che Guru Nanak gli aveva dato, scrisse: “Morire è verità e vivere è falsità”.
Miei cari, consideriamo la morte come irreale e la vita come l’unica verità.
Guru Arjan Dev Ji Maharaj compilò il Guru Granth Sahib. Quando voleva raccogliere gli scritti di tutti i Maestri del passato, i bani di tutti i bhagat (n.d.t. devoti) del passato, dovette fare alcuni sforzi, dovette lavorare molto duramente.
A Goindwal c’erano i bani dei Maestri del passato, perché Guru Amar Dev Ji Maharaj era vissuto a Goindwal e suo figlio Mohan Ji aveva quei bani. Quando Guru Arjan Dev Ji Maharaj andò a Goindwal per prendere il bani di Guru Amar Dev Ji Maharaj, a quel tempo incontrò i suoi due figli, Mohan e Mohari.
Mohari venne da lui e gli chiese di visitare la sua casa. Allora Guru Arjan Dev Ji Maharaj andò a trovarlo perché Goindwal era il villaggio della sua famiglia materna e Mohari era suo zio materno. Quando arrivò, la moglie di Mohari pianse e si disperò molto; Guru Arjan Dev Ji la consolò. Lei disse: “Da quando Guru Ramdas e Bibi Bani sono morti, tu ci hai dimenticato completamente. Non ci hai mandato nessun messaggio, non sei mai venuto a vederci, non ci hai mai dato il tuo darshan; abbiamo sofferto molto. Aneliamo sempre vederti”. Allora Guru Arjan Dev Ji Maharaj parlò con loro e li consolò.
Mohari aveva un figlio di nome Anand Sahib. Di solito nella storia sikh si dice che quando Guru Amar Dev Ji Maharaj scrisse quel distico che dice: “O Madre mia, ora sono felice perché ho incontrato il Satguru”, a quel tempo nacque Anand Sahib. In seguito Anand Sahib ebbe un figlio di nome Bhai Sunder.
Guru Arjan Dev era presente quando Guru Amar Dev Ji Maharaj lasciò il corpo, tuttavia poiché era molto giovane e Bhai Sunder aveva circa nove o dieci anni più di lui, voleva che i Balla descrivessero quel momento. Balla era il nome di famiglia di Guru Amar Dev. Ecco perché Guru Arjan Dev Ji Maharaj disse: “Vorrei sentire dai Balla quel che accadde al momento della dipartita di Guru Amar Dev Ji e quel che disse prima di morire”. Infatti, come voi sapete, la successione passò dalla famiglia Balla alla famiglia Sodhi (n.d.t. Jetha Sodhi sposò la figlia di Guru Amardas e in seguito diventò Guru Ramdas. Guru Arjan fu il terzo figlio di Guru Ramdas).
Disse a Bhai Sunder: “Sì, fratello, per favore rivelaci quel che hai udito a quel tempo, tutte le parole che ha pronunciato Guru Amar Dev Ji Maharaj e l’atmosfera che si creò”. Allora Bhai Sunder descrisse tutto quello che accadde e tutto quello che disse Guru Amar Dev con molto amore e Guru Arjan Dev Ji Maharaj lo compilò nella forma di un bani. Come nel Guru Granth Sahib ci sono distici, slokas e vars, questo bani particolare riportato da Bhai Sunder è chiamato Sat. Sat è un inno e nella religione sikh quando giunge la fine di qualcuno, di solito la gente canta questo bani particolare, sebbene noi non pensiamo a sangue freddo a quel che il bani dice.
Se siamo indù, al posto del Guru Granth Sahib, apriamo il Garuda Puran e lo leggiamo. Se siamo musulmani, leggiamo il Corano e se siamo sikh, leggiamo il Guru Granth Sahib.
Ma non pensiamo mai che non è scritto in nessun libro sacro che otterremo la liberazione semplicemente leggendo o ascoltando quel che riporta il libro sacro. No, il significato della lettura del libro sacro è che dobbiamo riflettere su di esso e dobbiamo accettare il Volere di Dio. Dovremmo renderci conto che questo mondo è come una locanda per viaggiatori e dunque non disturberemo l’anima che sta dipartendo, che si separerà dal mondo, non la tormenteremo e non rovineremo l’atmosfera della casa.
Quel dialogo è riportato in questo bani e vale la pena ascoltarlo con molto amore e attenzione.

Lui è il donatore del mondo, l’amante dei suoi devoti in tutti i tre mondi.

Ora con molto amore dice che Dio Onnipotente, che ha creato tutto l’universo, che ha dato nascita al mondo intero, è l’unico Donatore di tutti e di ogni cosa. È l’unico Imperatore di tutti, l’Unico Beneamato dei devoti; protegge coloro che gli sono devoti. Dopo aver udito le preghiere dei devoti, le esaudisce e soddisfa i loro desideri. Quale desiderio serba il bhagat o il devoto? Un solo desiderio: ha solo il desiderio di incontrare Dio Onnipotente. Ecco perché Guru Arjan Dev Ji Maharaj dice: “Dio Onnipotente è il Possessore di questo mondo e inoltre delle altre tre divisioni di questa creazione, di Khand Batal e di tutte le isole, di tutto il mondo sotterraneo, di tutti i pianeti. Dio Onnipotente stesso ha dato tutto questo al Potere Negativo e rimane indifferente ai tre guna. Soltanto i Gurumukh possono riconoscere la sua gloria”.
Guru Sahib dice che Dio Onnipotente stesso ha creato tutte le divisioni e le grandi divisioni dei khand e dei brahmand, le ha cedute al Potere Negativo, a Kal, per la loro manutenzione. Dio Onnipotente è il Donatore di tutti, è l’Imperatore dei devoti e Lui stesso è il Protettore di tutti, accetta la devozione di tutti. Come la madre ama i figli, allo stesso modo Dio Onnipotente ama i suoi devoti.

È immerso nello Shabda del Maestro. Nessun altro può conoscerlo.

Ora il discepolo chiede: “O Maestro, come possiamo realizzare Dio Onnipotente che è il Donatore di tutti, l’Imperatore di tutti, e protegge i suoi devoti?”. I Maestri hanno scritto il bani in un modo meraviglioso per cui nella prima linea c’è una domanda e poi rispondono alla stessa nella linea successiva. Se non capiamo la prima linea, allora miei cari, non possiamo proseguire, non riusciamo a capire la linea seguente. Prima Guru Sahib aveva detto che Lui stesso è il Donatore e l’Imperatore, protegge tutti i suoi devoti. Ora sorge la domanda che i discepoli chiedono a Guru Sahib: “O Signore, se Dio Onnipotente possiede una qualità tale che sostiene e protegge tutti i devoti, allora rivelaci, come possiamo realizzarlo? Possiamo farlo con le letture? Oppure possiamo realizzarlo abbandonando le nostre figlie e figli, lasciando le case per andare nel deserto? Oppure possiamo realizzarlo convertendoci ad altri religioni?”, e Guru Sahib risponde: “No, miei cari, possiamo realizzarlo solo se incontriamo un perfetto Mahatma, se ci dà il segreto dello Shabd e se meditiamo sullo Shabd Naam ritirando l’attenzione da tutte le cose”.
Sapete che quando una ragazza si sposa e va a vivere nella casa del marito, allora sta ai suoceri decidere in che modo chiamarla. Lei accetta quel nome e lo gradisce, ne è felice. Che cosa fa? È contenta così. Se le dicessimo: “Cara figlia, prima di tutto dovresti abbandonare l’attaccamento e l’amore dei tuoi fratelli e sorelle. Tralascia l’amore dei genitori perché ora sei diventata un’adolescente e vogliamo farti sposare. Smetti di giocare con le bambole e cose simili”, se le dicessimo questo, lei non avrebbe buon esito anche se ci provasse per tutta la vita. Dunque che facciamo? Non dobbiamo dirle nulla. Quando incontra l’amato marito, di fronte all’amore per il marito, tutti gli altri amori, come quello dei fratelli e delle sorelle, vengono cancellati; tutti quegli amori scompaiono dal suo cuore. Non si cura più delle bambole o degli altri giochi, né si preoccupa dei fratelli e sorelle. L’incontro con un uomo fa perdere valore a tutte le altre cose.
Allo stesso modo non importa quanti riti e cerimonie abbiamo eseguito, vi ho detto spesso che ho eseguito molti riti e cerimonie nella mia vita. Oggi nessuno pratica il jaldhara come feci io e nessuno esegue più le austerità; nessuno va a piedi nudi nei luoghi di pellegrinaggio. Quando andai da Baba Bishan Das, mi diede il segreto delle due Parole. Tutti i karma, i riti e i rituali che ero solito praticare prima di andare da Baba Bishan Das persero la loro gloria, il loro valore. Non ebbe la necessità di dirmi di abbandonarli, li lasciai per conto mio una volta ottenuto il segreto dei Due Nomi.
Molti preti, Granthi, vengono a chiedermi all’iniziazione: “Dovremmo abbandonare il mestiere di sacerdote? Dovremmo interrompere le cose che facevamo prima?”. Dico loro: “No, non dovete farlo, però praticate pure quel che vi sto dicendo insieme a quello che facevate prima”. Infatti so che se qualcuno esegue le pratiche secondo le istruzioni del Maestro, allora a paragone con quelle pratiche, tutto quello che faceva prima diventa insipido perché non c’è nulla come il Naam. La dolcezza del Naam non si trova da nessuna parte. Chi ha assaporato il frutto, anche per una sola volta, perché dovrebbe andare in cerca di gusci e della buccia? Ecco perché dice con amore: “Coloro che meditano sullo Shabd Naam dato dal perfetto Maestro abbandonano tutto il resto”. Swami Ji Maharaj dice: “La jiva che prende rifugio ai piedi del Maestro tralascia tutti i karma e i dharma. Il sentiero mostratogli dal Maestro è l’unico karma da compiere, la religione più alta”. Ecco perché Guru Arjan Dev Ji dice: “Miei cari, soltanto coloro che praticano la meditazione dello Shabd dei Maestri ritirando l’attenzione da tutte le cose esterne, realizzano Dio Onnipotente”.

Eccetto che per lo Shabda del Maestro nessuno conosce.
Lui medita su un unico Naam.

Per lui la meditazione del Naam è il japa, il tapa. Per lui ogni adorazione, ogni rito e cerimonia è la meditazione del Naam. In effetti non v’è nulla di superiore al Naam, non v’è nulla pari al Naam. Guru Nanak Sahib dice che coloro che seguono gli altri sentieri, tralasciando quello del Naam, alla fine si pentono. Alla fine dovremo pentirci se seguiamo qualsiasi altro sentiero tralasciando quello del Naam.

Per grazia di Nanak, Guru Angad ottenne lo stato supremo.

Ora con amore dice che Guru Nanak era Dio Onnipotente che venne nel mondo. Adornato con tutta la gloria e il potere, Narayan si incarnò nel mondo. Narayan o Dio Onnipotente stesso venne nel mondo proprio come Kabir Sahib fu il primo Santo a incarnarsi nella forma umana prima di Guru Nanak. Disse: “Venni in tutte le quattro età. Nel Sat Yuga o Età dell’Oro il mio nome era Sat Sukrit. Nell’Età dell’Argento il mio nome era Karunamai, nell’Età del Bronzo il mio nome era Maninder e nell’Età del Ferro il mio nome era Kabir”.
Similmente Guru Nanak Ji Maharaj era il Signore Onnipotente che venne nel mondo; elargì la grazia a Guru Angad. Parshad significa grazia e poi Guru Angad elargì la grazia a Guru Amar Dev Ji Maharaj. Guru Angad Dev e Guru Amar Dev Ji non realizzarono Dio Onnipotente all’esterno o con l’esecuzione di riti e rituali. Lo realizzarono e conseguirono lo stato più elevato solo per grazia dei loro Maestri, e poi divennero Param Sant. Una lampada brucia e accende pure altre lampade. Miei cari, la luce è la stessa. Guru Arjan Dev Ji Maharaj ha detto che come l’acqua si mischia con l’acqua, parimenti la Luce si mischia con la Luce. Sapete che il fiume si unisce con l’oceano: riuscite a riconoscere l’acqua del fiume e quella dell’oceano? Allo stesso modo, dopo aver incontrato Guru Nanak Dev, Guru Angad diventò Guru Nanak. Ugualmente Guru Amar Dev Ji diventò Guru Angad dopo averlo incontrato. Fecero questo con la grazia dei loro Maestri.
“Chi era più grande di Rama e Krishna? Eppure anche loro dovettero accettare qualcuno come loro Maestro, erano i possessori dei tre mondi, ma dovettero andare a inchinarsi di fronte ai loro Maestri”.

Quando giunse la chiamata, si immerse nel Naam del Signore.

Ora Guru Amar Dev Ji Maharaj dice ai suoi diletti: “Guardate, o fratelli, è giunta la chiamata di Dio Onnipotente”. Sapete che quando andiamo in tribunale, si chiama a voce alta il nome di chiunque venga citato in giudizio. Allo stesso modo chi chiama Dio Onnipotente? Il Signore del Giudizio chiama per conto di Dio Onnipotente. E da chi va? Va soltanto da coloro che devono lasciare questo mondo. Dunque Guru Arjan Dev Ji Maharaj dice: “È arrivata la chiamata e ora uno deve andare”.
I sadhu che hanno meditato sono pronti anche prima che Dio Onnipotente li chiami. Infatti perché deve temere la morte chi muore ogni giorno? Ma noi ci spaventiamo solo a sentirne il nome e diciamo: “No, fratello, non parlare della morte di fronte a me”. Perché abbiamo paura? Solo perché non abbiamo visto quella gloria. Diciamo che non sappiamo quel che ci accadrà. Miei cari, se siete morti in vita, se siete arrivati là per conto vostro e avete visto quella gloria per conto vostro, allora perché temere? Perché spaventarvi? Anziché spaventarvi dovreste essere felici.
Il Maestro Sawan Singh Ji diceva che alla fine i sadhu meditatori sono più felici di quanto non fossero al momento del matrimonio. Se c’è qualche dolore, è nel corpo; l’anima non lo sperimenta. In questo punto dichiara: “È arrivata la chiamata e uno deve andare. Caro fratello, ora è arrivato l’ordine dalla Casa Eterna, ora è il momento della devozione, è il momento di ricordare Dio Onnipotente”.
Si realizza il Signore immortale, impassibile, incommensurabile
praticando la devozione di Dio.

Quale chiamata abbiamo ricevuto? Dio Onnipotente è impassibile, immortale, incommensurabile, illimitato. Lo si realizza attraverso la devozione. Se qualcuno sostiene che leggendo o imparando lo realizzerà, Guru Arjan Dev Ji Maharaj dice: “No, è un errore, perché se lo si realizzasse attraverso le letture e la cultura, allora Ravana, che era un pandit e uno studioso dei quattro Veda, lo avrebbe trovato”.
Sapete che fino ad ora nessuno fa commentato i Veda come Ravana. Se avesse realizzato Dio Onnipotente, non avrebbe inseguito le mogli degli altri. Nel nord dell’India ogni anno la gente costruisce idoli di Ravana e li brucia. Era molto istruito e se avesse potuto realizzare Dio con le letture e la cultura, avrebbe ottenuto la pace, avrebbe realizzato Dio Onnipotente.
Ecco perché afferma con amore che si trova Dio attraverso la devozione. Lui è impassibile, incommensurabile, il Signore Onnipotente non cambia, non può essere misurato. Lo possiamo realizzare, trovare solo con la devozione al Maestro.

Il Maestro amava il Volere di Dio e andò dal Signore.

Che facciamo in quel momento? Diciamo: “Chiamate un medico”. A volte combattiamo con i nostri figli: “Non hanno scelto un buon medico”. Ma chi medita sul Naam gradisce il Volere di Dio, ecco perché dice: “Chi medita ama la Volontà di Dio”. Ogniqualvolta Dio Onnipotente lo chiama, inchina il proprio capo a quella chiamata perché sa che deve andare da Dio Onnipotente, obbedisce ai suoi ordini. Il Maestro Kirpal diceva che la felicità dell’obbedienza agli ordini non è paragonabile a quella che si prova nell’impartirli. Chi obbedisce agli ordini? Solo chi ama il Maestro, chi ama Dio Onnipotente.
Dunque che cosa facciamo al momento della morte? Preghiamo a lungo. Spesso parlo di un avvenimento che è accaduto nella mia vita. Avevo un amico di nome Bhai Kher Singh, i suoi familiari sono ancora qua, sono seduti qua nel Satsang e forse ricordano questo avvenimento. Bhai Kher Singh stava per lasciare il corpo e loro mi dissero: “Dovresti leggere un capitolo della Bhagavad Gita e farglielo ascoltare”. Chiesi loro che cosa sarebbe accaduto, esclamai: “Ora non può sentire, a che serve leggergli il capitolo della Gita, lui non può sentire!”. Sapete che alla fine anche le orecchie si rifiutano di ascoltare, allora i familiari dissero: “Ascolterà la lettura della Bhagavad Gita il figlio al posto suo”.
Incominciai a leggere la Bhagavad Gita e il figlio si sedette vicino a Bhai Kher Singh per ascoltare. Dopo aver udito la lettura del capitolo della Gita, il figlio prese dell’acqua nella mano e la mise in bocca a Bhai Kher Singh. Nel vedere questo sorrisi e dissi: “Bene, questa è ignoranza completa. Come fa il capitolo della Gita a entrare nello stomaco di questa persona? Quando tu non hai ricevuto alcuna pace sentendo la Gita, come sei sicuro che otterrà pace la persona che non ha nemmeno sentito quel ho letto?”. Avremmo dovuto leggere i capitoli della Gita prima, e non solo: avremmo dovuto praticare quel che è scritto nella Gita. Nella Gita non è scritto da nessuna parte di non obbedire agli ordini di Dio Onnipotente. Non è scritto che non dovrete affrontare la morte, perché nessuno può evitarla.

Il Satguru pregò il Signore: “Salva il mio onore”.

Vedete quanta umiltà hanno i Santi nell’intimo. Anche dopo essersi uniti al Signore Onnipotente, Guru Sahib prega solo per far capire questo alle anime immemori. Voi avete ricevuto il Naam e se si presenta nella vita questa occasione, se siete vicini a qualcuno che sta lasciando il corpo, dovreste pregare Dio Onnipotente, il Maestro: “Che sia salvaguardato l’onore di questa persona!”.
Anche se Guru Amar Dev fu il Signore Onnipotente stesso e capace di fare ogni cosa, divenne una piccola jiva solo per farci capire. Che cosa dice qui? Dice: “O Signore, tu ci proteggi”. Ci spiega: “O Signore, sono giunto alla tua porta, ora la mia reputazione, il mio onore è nelle tue mani, per favore elargiscimi la grazia”.

“Salva il mio onore, o Signore. Concedimi il Naam che è indifferente alla Maya”.

“Che cosa chiedo e come si può salvare il mio onore? O Signore, benedicimi con il tuo Naam che è libero dagli effetti della Maya, libero da ogni sporcizia, e che sopprime tutti i peccati. Nemmeno l’Angelo della Morte si avvicina a quel Naam. O Signore, manifesta gentilmente quel Naam dentro di me”.

“Alla fine possa il Naam diventare mio compagno, e distruggere la morte, il suo messaggero”.

Eccetto il Naam non abbiamo alcun compagno o amico. Guru Amar Dev Ji Maharaj dice: “Il Naam è l’unica cosa che verrà con noi da questo mondo, e nemmeno l’Angelo della Morte si avvicina al Naam”. Sapete che chiunque riceva una lettera di raccomandazione dal re, non viene fermato quando mostra quella lettera ai servi del re. Lo fanno entrare nel palazzo o nella corte reale. Quando ci ritorna più e più volte, la gente incomincia a riconoscerlo e dopo un po’ non gli chiedono nemmeno da dove viene.
Allo stesso modo il Maestro dà una lettera di raccomandazione, dà al discepolo quel certificato. Quando il discepolo visita quella valle ogni giorno, quando va nell’intimo e attraversa i piani inferiori, quando attraversa anche il piano del Signore del Giudizio - Guru Sahib dice che anche il Signore del Giudizio è stato creato da Dio Onnipotente stesso e non si avvicina al suo devoto.
Dunque il Signore del Giudizio è stato creato da Dio Onnipotente e ha questo ordine: “Non devi avvicinarti ai devoti di Dio Onnipotente”. Il Signore del Giudizio dice perfino ai suoi dipendenti, ai suoi angeli: “Se vi avvicinerete a chi medita sul Naam, non sarete rilasciati né voi né io. Avrete guai voi e pure io”.

Il Signore Onnipotente udì la preghiera del Satguru e l’accettò.

Quando giunge la fine, né nostro figlio, né nostra figlia, nemmeno nostra madre o padre, né nostra sorella o fratello, né la comunità, né il potere che abbiamo ci aiutano. Quando il Satguru pregò Dio Onnipotente, dopo aver ritirato l’attenzione da tutte le altre cose, Dio Onnipotente accettò la sua preghiera.
Lui ascolta e risponde alla preghiera; sa ogni cosa senza che diciamo nemmeno una parola. Sa chi stiamo desiderando con ardore. Se un bambino dorme, la madre è indaffarata nei lavori, ma quando il bambino piange d’amore per la madre, allora lei non può ignorarlo. Allo stesso modo, se preghiamo, se preghiamo Dio Onnipotente solo per incontrarlo, anche lui non può ignorarlo. Ogniqualvolta ascolta la preghiera del devoto, Lui stesso viene a esaudirne il desiderio. Questa è la descrizione della fine di Guru Amar Dev Ji Maharaj.

Elargendo la sua grazia, Dio Onnipotente unì il Satguru a sé,
e disse: “Beato, beato, meraviglioso”.

In quel piano tutte le anime elogiarono Guru Amar Dev Ji: “Beato, beato”, perché il Signore Onnipotente diede un posto a Guru Amar Dev Ji nel suo piano, nella sua casa.

Ascolta, o mio discepolo, è nel Volere di Dio (e dice)
“che tutti i miei figli e fratelli vengano a me”.

Guru Amar Dev Ji Maharaj aveva quattro fratelli e lui era il più giovane di tutti. Chiamò tutti i discepoli e fratelli, i figli Mohan e Mohari e pure i familiari, disse: “Venite, questo è l’ordine di Dio Onnipotente che ora mi sta chiamando. Tutti voi venite e sedete accanto a me, questo è il suo ordine”.

Il Maestro amava il Volere di Dio. Il Signore mi applaude.

Chi impara ad accettare il Volere del Signore è il discepolo, solo lui è il Mahatma, è il Maestro. Chi non si conforma al Volere del Signore, non è né un discepolo né un Mahatma. Non è il Maestro; non è niente. Ecco perché qui Guru Amar Dev dice: “Ho accettato il suo Volere e sono disposto, sono pronto a morire e Lui mi benedice, mi elogia”.
Quando il Supremo Padre Onnipotente Kirpal venne nella stanza sotterranea per prendermi, mi guardò e disse: “Almeno uno ha avuto buon esito”. Allo stesso modo anche Dio Onnipotente diventa molto felice quando chiama qualcuno a cui ha dato la vita, qualcuno che dopo aver goduto la vita è pronto a morire. Dice: “Guardatelo, ha goduto il tempo di vivere che gli ho dato e ora quando lo chiamo, è pronto a ritornare”. Questo rallegra molto Dio Onnipotente.

Solo chi ama il Volere del Signore è un devoto, un Satguru.

Ora Guru Amar Dev Ji Maharaj dice: “Solo chi ama il Volere di Dio Onnipotente è il devoto, il mahatma, è tutto”. Quando venne la fine del Signore Onnipotente Sawan Singh, il Maestro Kirpal pregava sempre: “Rimani ancora nel mondo per qualche tempo affinché possiamo avere la tua grazia e la tua compagnia, per poter avere la tua mano misericordiosa sul nostro capo”.
Un giorno il misericordioso Sawan chiamò Kirpal Singh. Lo fece sedere accanto al letto e gli disse di chiudere gli occhi. Kirpal chiuse gli occhi. Il Maestro Sawan Singh lo portò al piano dei Santi e là vide che tutti i Santi erano d’accordo sul fatto che Baba Sawan Singh Ji rimanesse ancora nel mondo per qualche tempo, però Baba Jaimal Singh non acconsentì.
Allora il Maestro Sawan Singh disse: “Apri gli occhi”. Quando Kirpal Singh aprì gli occhi, il Maestro Sawan Singh disse: “Sì, hai sentito, hai visto tutto con i tuoi occhi?”. Il Maestro Kirpal Singh diceva: “Quando il Maestro Sawan Singh disse questo, chinai il mio capo di fronte a lui e a quel tempo mi guardò con un amore talmente intenso che è sempre rimasto con me. Non ho ottenuto la pace e l’inebriamento che ho ricevuto a quel tempo nemmeno dopo essere stato ai suoi piedi per tutta la mia vita”.
Quando il sangat pregava il Maestro Sawan Singh: “O Signore, guarisciti. Dovresti chiedere a Baba Jaimal Singh di farti star bene”, il Maestro Sawan Singh rispondeva: “Non posso farlo, perché questo cambierà la mia obbedienza da discepolo. Naturalmente potete fare quel che volete, potete pregare Baba Jaimal Singh, fate quel che volete ma io non posso farlo”.
Perciò, miei cari, Guru Amar Dev Ji Maharaj dice qui: “È un Mahatma, è un discepolo solo chi si conforma al dolce Volere di Dio”.
Sapete quanto sia profonda e buona la relazione tra il marito e la moglie. Sapete in che modo una moglie serve il marito e l’incontrario. Ma quando viene la fine, noi non permettiamo loro di abbandonare il corpo in modo pacifico. La moglie presenta tutti i desideri e tutti i bisogni di fronte al marito che sta per morire. Incomincia a piangere e a lamentarsi: “Dove stai andando? Chi si prenderà cura di me?” e cose simili. La condizione del marito è la stessa.
Ma chi si trova in questa condizione? Solo coloro che non meditano. Ho visto molto amati, molti amati in Occidente e anche qua, che quando viene quel momento, fanno il Simran e aiutano gli altri a fare la stessa cosa. Vidi un amato che tenne le mani della moglie per dodici minuti, fece Simran e alla fine disse: “Mi hai servito per sessanta anni e ora accetto con grande gioia che te ne vai con il Maestro”. Il Maestro Kirpal Singh diceva che il seme della verità non perisce mai. Nel sangat ci sono molti amati che meditano, che considerano gli ordini del Maestro alla pari degli ordini e del Volere di Dio Onnipotente.
Guru Teg Bahadur dice: “Rama morì, anche Ravana, che aveva una grande famiglia, dovette lasciare questo mondo. Nanak dice che nulla è permanente nel mondo. Questo mondo è come un sogno”. Pertanto se non accettiamo il Volere di Dio Onnipotente, pensate che riusciremo a trattenere l’anima che sta per dipartire? Guru Sahib dice che nessuno può impedire all’anima di venire nel mondo, pertanto come potremmo impedirle di abbandonarlo? La fievole vita viene rimossa dal corpo dopo aver rotto le ossa, osservate come soffre la persona che sta morendo. Coloro che tentano di impedire alle anime di lasciare il corpo, le stanno facendo soffrire molto. Farid Sahib dice: “Sarebbe molto meglio se con amore e con gioia permettessimo a quella persona di lasciare il corpo. Dovremmo dire piuttosto: ‘Mio caro, non preoccuparti di noi, vai felicemente, vai’”.
L’illimitata beatitudine risuona; Dio stesso abbraccia il Satguru.

Che cosa accade a coloro che rimangono nel Volere di Dio Onnipotente? Ottengono forza nell’intimo, in loro si manifesta lo Shabd illimitato. Nell’intimo ottengono l’inebriamento. Dio Onnipotente stesso viene a prendere una tale anima e la trascina a sé, la abbraccia. Sapete che se siamo persi in una giungla e siamo circondati dai ladri, se non abbiamo amici che possano salvarci, se in quel momento arriva qualcuno per aiutarci, immaginate quanta felicità sentiamo. La stessa condizione vale per le anime. Siamo invischiati e attaccati alle nostre famiglie ma nessuno viene ad aiutarci. Tuttavia quando lasciamo il corpo, a quel tempo l’amato Satguru si manifesta nell’intimo; come posso descrivere la felicità che l’anima sperimenta in quel momento?
Ecco perché Tulsi Sahib dice: “Tralascia l’amicizia con i falsi e cerca i veri Santi, perché i falsi amici ti abbandonano anche quando sei ancora vivo mentre i veri amici, i Santi, non ti abbandonano nemmeno quando lasci questo mondo”.
Kabir Sahib dice: “Le percosse dell’Angelo della Morte sono molto severe, insopportabili eppure ho incontrato un Sadhu che mi ha salvato da quelle percosse”. Dice: “Il bastone di Yama è durissimo. Anche molti grandi rishi e muni tremarono nel ricevere quelle percosse, ma il Maestro mi ha salvato”. Kabir Sahib dichiara: “Stavo girando in una macina ma il Satguru è venuto a salvarmi dai karma. Il Maestro si è manifestato dentro di me ed è venuto in mio soccorso”. Pensate che andare ai piedi del Maestro e ricevere il Naam dipenda da voi? Kabir Sahib ribadisce: “No, è solo dovuto ai karma passati. Siamo venuti in questa direzione solo quando Dio Onnipotente ci ha dato la ricompensa dei karma passati”.

Voi, miei figli, fratelli, familiari, esaminate le vostre menti e osservate.

Ora Guru Amar Dev Ji Maharaj dice: “Figli, fratelli miei, tutti voi che siete seduti qua con me, ditemi semplicemente, non avrei dovuto obbedire agli ordini di Guru Angad Dev? Lui stesso è venuto a prendermi; mi porterà fra le sue braccia, nel suo grembo. Non dovrei andare con Lui?”.

L’ordine scritto nella Casa Eterna è inevitabile. Il Maestro va dal Signore.

L’ordine di Dio Onnipotente non può essere mutato. Che ve ne andiate con gioia o in lacrime, dovete andare. Se lo farete piangendo, allora verrà Kal a prendervi; se ve ne andrete gioiosamente, allora verrà a prendervi il Maestro e siamo felici solo in quel caso. Siamo felici solo quando pratichiamo la sua devozione, quando lo ricordiamo. Come diceva il Maestro Sawan Singh Ji: “Se il Maestro non rivela il proprio Volere nell’intimo agli iniziati, allora sicuramente li protegge quando attraversano l’And (il piano astrale), quando vanno interiormente. Non permette in nessun caso che l’anima cada nelle mani del Potere Negativo”. Ecco perché dice che è arrivato l’Ordine della Casa Eterna. Capite, è inevitabile, non lo si può cancellare, non lo si può eludere.

Nel suo Volere il Satguru si sedette, chiamò la famiglia e dichiarò:
“Non piangete per me, non lo gradirò affatto”.

Chiamò tutta la famiglia, i fratelli, i figli, il sangat e disse loro: “Ascoltate, ora sto andando dal mio Maestro. Sono felicissimo che sia riuscito a trascorrere alcuni giorni con voi in pace. Ora dopo che me ne andrò, nessuno deve piangere, deve addolorarsi per me”. Kabir Sahib dice: “Perché vi amareggiate per la morte di un Santo che torna alla propria Casa? Addoloratevi per la morte della persona mondana che si svende ogni istante (nota editore, come schiavo dei sensi). Piangete, rattristatevi per la morte di chi rinascerà”. Sawan Singh Ji Maharaj diceva che se amate veramente qualcuno, se vi preoccupate veramente per lui, allora non piangete per lui. Nei Purana si dice che quando piangiamo per l’anima che sta per dipartire e a quel tempo esce del catarro dal naso, l’anima riceve quel catarro. In ogni caso stiamo piangendo davvero per la sua anima? Se fosse così, se fossimo addolorati per la sua anima, non avremmo meditato? Non avremmo pregato di fronte a Dio Onnipotente dicendo: “O Signore, concedigli misericordiosamente un posto ai tuoi Piedi”. Noi versiamo lacrime per il nostro interesse.
Guru Sahib dice che quando una persona muore durante l’infanzia, ricordiamo il suo volto e piangiamo. Il possessore di quest’anima che ha preso e la persona che piange per lei sono immemori. Guru Sahib dice che Chi ha seminato il raccolto, sta a Lui decidere se raccoglierlo acerbo oppure dopo averlo fatto maturare; è il suo Volere dato che ne è il possessore.
Il Potere Negativo eseguì pratiche molto ardue, compiacque Dio Onnipotente e chiese tutte le anime su questo piano. Anche Sat Purush si rallegrò e gli diede tutte le anime, ora sta a lui decidere: le porterà via quando vorrà. Se vuole, può prendere qualcuno durante l’infanzia. Fa tutto parte del gioco del Signore Onnipotente, che creò l’anima nel grembo materno. Quando muore un bambino, diciamo: “Bene, era molto ricco, stava benissimo”, ma non ricordiamo che è stato portato dal possessore della sua anima, e coloro che piangono per lui sono immemori. Miei cari, perché piangete?
Inoltre dice che se Lui prende un’anima durante l’adolescenza, allora per il bene della maya, noi ci raduniamo, formiamo un gruppo e versiamo lacrime. Tutte le donne sanno che quando qualcuno muore, si riuniscono in cerchio e continuano a gridare: “Ha, he, hu”, gridano in questo modo. Quindi dice: “Questo è il raga o la melodia di Yama. Soltanto gli Yama, gli Angeli della Morte si inebriano ascoltando quella melodia”. Le donne si radunano in cerchio attorno alla persona che ha lasciato il corpo e piangono per il bene della maya. Chi piange per la sua anima? Chi prega e implora? Chi prega per la sua anima? Chi si prende cura di quel che le sta accadendo?
Noi siamo infastiditi solo per il nostro interesse. Diciamo: “Era molto ricco, faceva tutto il mio lavoro, ora che mi accadrà? Il mio lavoro subirà una perdita”. Nessuno si angustia, nutre qualche preoccupazione per la sua anima. Ecco perché Guru Sahib dice con amore: “Non gradirò chi piangerà per me, chi si addolorerà per me”.

Chi è affezionato alla gloria dell’amico, si rallegra quando questi viene onorato.

Sapete che nell’esercito quando muore qualcuno in un atto di coraggio e scoprono che, pur non essendo stato visto dall’ufficiale, è deceduto ed ha ricevuto una pallottola nel petto, sanno che quel soldato non è fuggito di fronte al nemico. Ha affrontato il nemico, per questo gli hanno sparato. Se gli avessero sparato alla schiena, allora nessuno gli renderebbe onore. Sono stato nell’esercito e so che quando un soldato ottiene una medaglia, tutti gli amici sono felicissimi, dicono: “Bene, uno dei nostri compagni ha ricevuto una medaglia”.
Allora Guru Arjan Dev Ji Maharaj dice: “Quando un re ricompensa qualcuno, i suoi amici sono contentissimi. Allo stesso modo tutti i miei amici sono molto felici perché il mio Maestro Guru Angad Dev Ji si è compiaciuto con me e mi ha dato questa ricompensa, sono felicissimo di riceverla; ha protetto il mio onore. Dio Onnipotente, il mio amato Maestro ha protetto il mio onore”. Il sangat chiese: “Maestro, sostieni che come un re dà una ricompensa, tu senti come se Dio Onnipotente ti avesse dato la ricompensa, mentre tu stai abbandonando il mondo, stai per affrontare la morte, allora chi ti sta dando la ricompensa? Che cosa sta accadendo?”, e Guru Sahib spiega.

Ascoltate e considerate questo, figli e fratelli miei,
Il Signore Satguru stesso mi fa indossare (l’abito dell’onore).

“I miei figli e fratelli sono seduti di fronte a me, come pure tutti i discepoli. Coloro che vanno interiormente, sanno già che è il Satguru a dare la ricompensa. Non c’è nessun altro che mi stia dando quella ricompensa, è Guru Angad Dev Ji Maharaj stesso a darmela”.

Il Satguru stesso si è manifestato e mi ha fatto sedere sul trono.

A quel tempo il sangat fece una richiesta: “Maestro, chi condurrà il sangat dopo di te?”. Infatti di solito noi anime immemori abbiamo queste domande. “Per favore dovresti dirci il nome di chi guiderà il sangat dopo di te”. Il signor Oberoi mi fece molte domande simili: “Perché i Santi non prendono questa decisione mentre sono ancora vivi?”. Sì, signor Oberoi, non era lo stesso tipo di domanda? Allora gli dissi che nessuno crede a loro, a quel tempo prevale il caos. Il Satguru prende la decisione, non c’è dubbio al riguardo, ma noi jiva non siamo pronte ad accettarla perché siamo controllati dall’avidità.

Tutti i discepoli, i fratelli e i figli furono fatti inchinare ai piedi di Ramdas.

Ora Lui stesso prende questa decisione di fronte al sangat. Questo è quello che dissi al signor Oberoi: “Nessuno è disposto ad accettare la decisione presa dal Maestro”. Guru Angad Dev aveva due figli, i loro nomi erano Mohan e Mohari. C’erano molti altri discepoli seduti là, c’erano anche i suoi fratelli. Disse loro: “Ora inchinatevi ai piedi di Ramdas. Questo è il Volere di Dio Onnipotente e ora il Gurudev si è manifestato in Ramdas con tutti i suoi poteri”.
Innanzi tutto si alzò il figlio più vecchio, Mohari. Guru Angad Dev gli domandò: “Sì, che cosa vuoi? Perché ti sei alzato?”. Mohari rispose: “Voglio la successione, Ramdas è un servo di casa nostra, come possiamo chinare il capo ai suoi piedi?”. Allora Guru Sahib disse: “No”, lo acchiappò per il collo e lo fece inchinare ai suoi piedi. Disse: “Ora tutto quello che devi chiedere, tutto quello che devi ottenere, lo otterrai solo da lui”. Mohan Ji, l’altro figlio, si adirò e se ne andò a casa.
Sapete che i capi del sangat non meditano e il sangat esibisce nei loro confronti molta fama e rinomanza; li elogia molto. Se i capi meditano un po’ e il sangat viene a toccare i loro piedi, il sangat prende il frutto della loro meditazione. Ecco perché si gonfiano di ego per essere dei sadhu, pensano di essere anche loro qualcosa, e per questo il sangat viene a toccare i loro piedi. Bene, sapete che se qualcuno s’inchina a voi, sicuramente vi sottrarrà qualcosa.
Ecco perché con amore ha detto: “Tutti incominciarono a diventare gelosi di Ramdas proprio come avevano fatto i figli di Guru Angad Dev (con lui)”. Guru Angad Dev aveva due figli, Dasu e Datu. Guru Amar Dev Ji Maharaj stava tenendo il Satsang e arrivarono loro per prenderlo a calci.
Guru Amar Dev era talmente umile che anziché adirarsi con loro, prese a massaggiare le loro gambe con queste parole: “Sapete che il mio corpo è invecchiato molto, forse vi ho fatto male”.
Similmente Guru Nanak Dev Ji Maharaj aveva due figli, Sri Chand e Lakmi Das. Quando Bhai Lehna andò da Guru Nanak con tutto il suo anelito, Guru Nanak gli diede il benvenuto e disse: “Sì, qual è il tuo nome?”. Bhai Lehna rispose: “Il mio nome è Lehna”. In punjabi la parola “Lehna” significa che dovete prendere qualcosa o che dovete ricevere qualcosa da qualcun altro. Allora Guru Sahib disse: “Sì, se tu devi ricevere, allora sarò io a darti. Se tu sei Lehna, allora sarò io a darti”. Quando venne la fine di Guru Nanak Dev, che accadde? Ambedue i figli si adirarono e lasciarono Guru Nanak per andarsene a casa propria.
Baba Bishan Das mi diede l’iniziazione alle Due Parole e Baba Amolak Das era il suo Maestro, visse per centoquarant’anni. Ebbe una lunga vita e fu iniziato da Sri Chand. Aveva visto Sri Chand con i suoi occhi e io ho incontrato Baba Amolak Das, gli ho perfino portato del latte. Ho sentito questo da Baba Amolak Das, di come Sri Chand non accettò Guru Nanak come proprio Guru, invece andò da Abanashi Muni e lo accettò come Guru. Abanashi Muni aveva il segreto delle Due Parole e lo rivelò a Sri Chand, dal quale ebbe inizio il sentiero degli Udhasi. Gli Udhasi credono che Sri Chand sia l’incarnazione di Shankar. Quando Guru Nanak stava per lasciare il corpo, Sri Chand e Lakmi Das dissero: “Bhai Lehna è il servo di casa nostra, come possiamo accettarlo come Maestro?”, ecco perché dice con amore tutto questo.
Penso che ora il signor Oberoi capirà che nessuno presta attenzione al (piccolo) suono, nessuno presta attenzione alle parole del Maestro. È come se ci fosse un’enorme sala con molti grandi strumenti musicali che suonano: chi si cura di ascoltare il suono di un piccolissimo strumento? Il Maestro non ha nessun segreto. Lo rivela sempre e spesso c’è qualcuno vicino a Lui quando rivela quel segreto, quando dà quell’ordine. Non lo fa di nascosto, però nessuno è desideroso di accettarlo. In seguito dopo la dipartita del Maestro la gente si separa in gruppi e incomincia a trasformare il vero in falso, e il falso in vero.

Alla fine il Satguru disse: “Dopo di me praticate il Kirtan (canto) della liberazione”.

Poi Guru Sahib dice: “Non dovete piangere dopo di me, praticate il Kirtan”. Quando raggiungiamo lo stato del Nirvana? Solo quando trascendiamo i piani fisico, astrale, causale, quando trascendiamo le tre qualità rajogun, tamogun e satogun e inoltre quando trascendiamo i venticinque prakriti, che sono oltre il causale, quando superiamo il centro di Par Brahm. Chiamatelo sanyasi o nirvana, è la stessa cosa. Dice di arrivare lì, in quel luogo dove ammutoliscono tutti i nostri desideri e brame, in quel luogo dove prevale il regno dello Shabd e si canta quel kirtan con Dio Onnipotente. Tutti voi potete arrivare o conseguire lo stato del Nirvana, e solo attraverso la meditazione, l’entrare interiormente. Dunque andate nell’intimo e unitevi con quel kirtan ininterrotto. Dice: “Il kirtan del Signore che si pratica in compagnia del Maestro è il più elevato. Non può essere scritto, non può essere cantato, non se ne può parlare”.

Chiamate il Signore Onnipotente come il pandit e leggete la storia del Signore come i Purana.

Il nome Keso è il nome del Signore, anche Gopal è il nome di Dio Onnipotente. “O Gopal, il tuo arti è tale che ti prendi cura personalmente dei lavori di chiunque pratichi la tua devozione. Tu sei colui che riunisce coloro che erano separati”. Anche Kabir dice che il Keso è il Naam di Dio Onnipotente. Dice: “Se continuiamo a ripetere ‘Keso, Keso’ e se continuiamo a ricordarlo giorno e notte, praticando così tanto la sua rimembranza, un giorno Lui ascolterà la nostra chiamata”. Aggiunge: “Abbiamo avuto molti discepoli, molti amici ma non abbiamo reso nostro amico Keso”. Dice che abbiamo questo desiderio di avere molti discepoli, molti amici, ma non abbiamo fatto amicizia con Keso, il Signore Onnipotente, non lo abbiamo manifestato nell’intimo. “Ci siamo messi in moto per incontrare il Beneamato però sul cammino ci siamo smarriti e ci siamo invischiati in tutte le cose mondane”. Dice: “Che cosa dovreste fare? Chiamate Keso Gopal Pandit, chiamate Dio Onnipotente. Arrivate dove vive quel Keso Gopal dopo aver meditato. Leggete la storia di Dio Onnipotente, leggete il Puran, quella storia che non è leggibile e di cui non si può parlare. Leggete la storia di Dio Onnipotente”.

Leggete la storia di Dio, ascoltate il Naam di Dio.
Il Maestro ama il piano dipinto con i colori di Dio.

Che cosa gradisce il Maestro? Che cosa gli piace di più? Dice: “Il colore del Naam”. Rimanete sempre tinti nel colore del Naam. “Questa è l’unica storia che dovete leggere dopo di me, questi sono gli unici Purana che dovete leggere dopo di me. Dovete meditare sullo Shabd Naam”. Come un padre spiega molto amorevolmente ai figli: “Capite, cari figli, dopo che me ne vado, tutti voi dovreste rimanere uniti. Capite le vostre responsabilità e fate il vostro lavoro”.
Allo stesso modo anche il Maestro istruisce i discepoli; a volte li istruisce nell’intimo, a volte lo fa all’esterno. Dice: “Capite, tutti voi dovete meditare sul Naam. Rimanete sempre tinti nel colore del Signore, perché questa è l’unica cosa gradita al Maestro”, ecco quel che Guru Amar Dev Ji Maharaj sta dicendo al sangat.
Leggete nel Jap Sahib: “Ascoltando quel Suono, ascoltando quello Shabd uno diventa il siddha, l’insegnante spirituale, l’eroico guerriero, il Maestro yogico. Ascoltando quello Shabd sono stati creati gli oceani, le terre del mondo e le altre regioni sotterranee. Ascoltando quello Shabd anche la morte non può scalfirvi. O Nanak, i devoti sono sempre immersi nella beatitudine e ascoltando quello Shabd tutti i dolori e i peccati vengono cancellati”. Pertanto lo Shabd Naam, la Corrente Sonora cancella tutti i peccati. Quella Corrente Sonora emana da Sach Khand e risuona qui nella fronte. Quello Shabd Naam dà il Potere a tutte le Divisioni e grandi Divisioni della creazione, che esistono attraverso il suo sostegno – con amore Lui dice: “Miei cari, tutti voi dovete ascoltare quello Shabd perché questo è l’unico colore gradito al Maestro”.
Non è bene che per tutta la vita non abbiate offerto nemmeno un bicchiere d’acqua al vecchio. E se lui resta tutto il tempo a letto e muore in quel modo – sapete qual è la situazione quando viene la fine. Quando muore quel vecchio, per il quale non avete fatto nulla durante la vita, che cosa fanno gli altri? Decorano la pira funebre e tolgono perfino lo scacciamosche quando viene condotto al luogo della cremazione. Ora a che serve fare questo se non lo avete servito mentre era in vita?
Nel villaggio dove vivevo – ci sono alcune donne sedute qua e magari lo ricordano – c’era un anziano che aveva tre figli, i quali non si prendevano cura di lui. Lasciò il corpo sul letto di corda. Stava talmente male che non riusciva nemmeno ad andare in bagno da solo, il suo corpo era completamente sudicio e nessuno se ne prendeva cura. Allora portammo il letto fuori dalla stanza, nessuno venne nemmeno a mettere una stoffa sul suo cadavere. Era proprio di fronte a casa mia e quindi andai lì a coprire il corpo con la coperta che avevo indosso. Chiamai i figli e dissi loro: “Vostro padre ha lasciato il corpo”, ma tutti avevano delle scuse: “No, non verremo”. Sebbene fossero tutti molto ricchi, non vennero nemmeno a eseguire i riti funebri di quell’anziano.
Ora sapete che in fin dei conti era un essere umano e dato che avevo buoni rapporti con tutti nel villaggio, la gente credeva in me e mi ascoltava. Chiamai gli abitanti del villaggio: “Sapete, dobbiamo cremare questo corpo (anche se i figli non ci aiuteranno)”. Allora decorammo la pira funebre, portammo uno scacciamosche e una conchiglia. Suonando la conchiglia e agitando lo scacciamosche, decorammo la pira funebre. Dissi: “Dovremmo cremarlo in un modo dignitoso, molto onorevole”. Distribuimmo dolci e secondo la tradizione indiana, se muore un anziano, si gettano perfino delle monete sulla pira funebre. Portammo la salma di quel vecchio al terreno della cremazione e facemmo ogni cosa.
Nel frattempo qualcuno riferì ai figli: “Capite, non vi siete presi cura della salma di vostro padre e lo stanno facendo altri. È molto negativo da parte vostra e vi criticheranno”. Allorché si furono resi conto dell’errore, prima che noi tornassimo dalla cremazione, i figli prepararono del parshad e aspettarono là. Ora chi andò mai ad accettare il loro parshad visto che non si erano presi cura del padre prima?
Vedete, noi decoriamo il rogo funebre; se non lo facciamo personalmente, qualcun altro lo farà come facemmo noi per quell’anziano, però lui non ne trasse beneficio.
“Non serviamo gli anziani quando sono vivi, però quando muoiono, nel loro nome facciamo mangiare gli altri”. Eravamo tenuti a prenderci cura, eravamo tenuti a dare acqua ed altre cose all’anziano mentre era vivo, ma non l’abbiamo fatto: qual è il beneficio di fare tutto ciò dopo che è morto?
“Chi se ne è andato non ottiene nulla, viene consumato dai corvi e dai cani. Se distribuiamo budino di riso, dolci o altro, come ne trae beneficio l’anziano che ha lasciato il corpo?”.
È una cosa buffissima, quando andai a Kilieawalli - sapete che quando l’amato Signore Kirpal se ne andò dal mondo, diventai molto triste e andai in un luogo chiamato Kilieawalli. Nessuno mi conosceva là e quando arrivai, qualcuno disse che io ero come gli altri “baba” o cosiddetti santi e quindi avrei accettato denaro, li avrei ingannati. Se qualcuno mi invitava a casa sua o mi offriva qualcosa, sorridevo e chiedevo: “Quale bene ti arrecherà questo? La tua malattia scomparirà se mi darai tutte queste cose?”. Osservando il mio comportamento, la gente prese a dire che forse ero un ufficiale del C.I.D. (il Dipartimento dei Servizi Investigativi, qualcosa simile all’FBI americana).
In quel periodo morì un anziano e i familiari vennero da me, dissero: “Dovresti leggere il Guru Granth Sahib”. Non potevo rifiutare, stavano già inventando storie su di me, quindi anche se non volevo, risposi: “D’accordo, farò la lettura per voi”.
“Bene, prima dovremmo stabilire il compenso, quanto vorrai”.
“No, datemi quel che volete”.
“No, dovremmo negoziare, dovremmo stabilirlo”.
“Non dovete darmi denaro”.
“No, se non ti paghiamo per la lettura del libro sacro, allora non sarà accettata”.
“D’accordo, fate quel che volete ma ditemi: se raccoglierete più soldi di quel che abbiamo negoziato o stabilito, che cosa farete con quel denaro in più?”. Sapete che quando c’è la cerimonia della lettura del Guru Granth Sahib, molti vengono e offrono denaro. Di solito la persona che legge quel libro sacro, si fa pagare. Dissi: “Bene, se raccogliete soldi in più?”.
Risposero: “La somma raccolta in più sarà utilizzata per la costruzione di una scuola”.
Dissi: “Fate una cosa: finché sono qua, leggerò il Guru Granth Sahib gratuitamente e in quel modo avrete abbastanza denaro per costruire la scuola”.
Il significato della storia è che quell’anziano masticava oppio e fiutava tabacco. Mi invitarono a casa loro e rimasi con loro per due giorni. Le donne di casa mi dissero: “Il nostro vecchio mangiava dolci, ma tu no e dunque la lettura del Guru Granth Sahib che farai, non sarà accettata nella corte di Dio”. Dissi: “No, non mangerò dolci perché domani mi direte che questo vecchio masticava oppio e fiutava tabacco e che dovrei farlo anch’io. Non posso farlo”.
Capite, questa non è ignoranza? Non ci siamo sforzati di capire il bani.
Ecco perché con amore dice: “Dobbiamo leggere la storia di Dio Onnipotente; dobbiamo ascoltare il suo Naam. Dobbiamo meditare su quel Naam che è presente in ogni particella. Questa è la pira funebre, questo è il vero piano. Il piano del Naam è il vero piano, attraverso il quale giungiamo alla casa di Dio Onnipotente. Il Naam è l’unica barca e il Naam è l’unico timone”.

Immergete i resti nello Stagno del Signore.
Si prenderà cura dei Pind e di tutti gli altri riti, rituali.

Ora dice con amore: “Quali sono i Pind? I Pind sono la meditazione dello Shabd Naam”. Pind è una cerimonia particolare che fa parte dei riti funebri. Di solito nel nord dell’India il quarto giorno dopo la morte preparano polpette di riso e altri tipi di cibo per offrirlo all’anima dipartita. Ecco perché qui dice: “Quali sono i Pind? La meditazione del Naam è il vero Pind”.
Una volta qualcuno disse a Baba Jaimal Singh dopo che un amato aveva lasciato il corpo: “Non abbiamo eseguito nessun rito funebre!”. Esclamò: “Quando qualcuno ottiene l’iniziazione al Naam, tutti i suoi riti funebri sono compiuti. L’unica condizione è che non dovrebbe perdere fede nel Maestro; non dovrebbe mai pensare che il Maestro sia solo un essere umano”. Quando uno ottiene il Simran e il Naam, diventa degno di Sach Khand, acquisisce il diritto di Sach Khand.
Quando uno rimuove questo pensiero dalla mente – che il Maestro è solo un essere umano – e quando si rende conto che il Maestro è mandato nella forma umana, ma di fatto è Dio Onnipotente stesso, allora viene liberato.
Anche Guru Gobind Singh disse: “Trasceso la dualità, ero diventato uno, ero diventato un’Unica Forma. Non volevo venire nel mondo, ma non potevo respingere gli ordini di Dio Onnipotente”. Noi, persone mondane, veniamo per liquidare i karma mentre il Maestro è libero da ogni karma. Se soffre, è per i nostri karma. Con amore dice: “Dobbiamo meditare sullo Shabd Naam, questa è la vera esecuzione del Pind”.
Nell’intimo dovete raggiungere lo stagno di Dio Onnipotente, Sach Khand – è il vero modo di immergere i resti dell’anima dipartita.
Se uno potesse ottenere la liberazione solo immergendo i resti in qualunque fiume o stagno, allora perché i Maestri avrebbero dovuto meditare così tanto? Leggete la storia dei Maestri del passato; sapete che Guru Amar Dev Ji Maharaj meditò tantissimo. Meditava legandosi i capelli a un chiodo. Non aveva parenti che potessero portare i suoi resti al fiume sacro? Aveva quattro fratelli e due figli. Non potevano immergere i suoi resti in un fiume sacro? Per tutta la vita uno fa supposizioni e compie karma come desidera, ma alla fine dice ai parenti di immergere i propri resti nel fiume sacro – pensate che lui sarà liberato solo facendo questo?
Kabir Sahib dice: “Se offrite legno di sandalo al cadavere, che ricompensa ne ricava? Se mettete sporcizia sul cadavere, quale perdita subisce?”. I Santi non violano i riti e i rituali di nessuno, non fraintendetemi, dovremmo eseguirli come fanno gli altri. Ma la realtà è che dobbiamo meditare sullo Shabd Naam; include tutto. Nel piede dell’elefante ci stanno i piedi di tutti.
Mio padre compiva numerosi riti e rituali. Anche se in seguito Sawan e Kirpal gli elargirono molta grazia, tuttavia quando lasciò il corpo, desiderava che portassi i resti in un luogo sacro, di nome Gaya, per eseguire i riti e i rituali. Disse perfino: “Là quando offri polpette di riso e altro cibo, le anime dipartite aprono le braccia per ricevere le offerte”.
Allora risposi: “Sì, lo farò”, promisi: “Eseguirò i riti perché in quel modo anch’io saprò se le anime dipartite ricevono le offerte aprendo le braccia o meno. Ma, bada, darò le cose solo quando aprono le braccia, solo quando vengono fuori per ricevere le cose. Dunque quando vai, è meglio che tu dica a tutte le anime dipartite di aprire le braccia quando arrivo a offrire il cibo durante l’esecuzione dei riti”.
Dopo che mio padre lasciò il corpo, andai e vidi le mani di molti ladri; qualcuno diceva: “Dai qua”, qualcuno diceva: “Dai là”. Erano in molti così, però non vidi nessuna mano di quelli che dicevano: “Donaci queste cose e noi libereremo le anime”. Quella mano è solo del Maestro, la mano del Maestro è l’unica a offrirci la liberazione. Questo è quel che dice: “Che cosa dovreste fare? Tutti i riti e i rituali sono contenuti nella meditazione dello Shabd Naam, per cui dovreste meditare sullo Shabd Naam”.

Il Satguru disse quel che fu gradito al Signore Onnipotente.
Si immerse nell’Essere Saggio.

Guru Sahib dice: “Il Naam è la mia unica lampada; la mia lampada è solo il Naam”. Dunque tutto l’amato Sangat obbedì amorevolmente a qualunque cosa espresse quell’Essere Saggio, Dio Onnipotente – il nostro Maestro aveva detto questo.
Tali Mahatma non vanno nelle tenebre. Tai Ji aveva chiesto al Maestro Kirpal di pregare il Maestro Baba Sawan Singh. Il Maestro Kirpal sorrise e disse: “Chi dovrei pregare? È lontano da me? Non si è mai allontanato da me”. Tali Grandi Anime dicono: “È l’ordine di Dio Onnipotente e sto andando da lui, miei cari figli”.

A Ramdas Sodhi diede il Tilak, lo Shabda del Maestro, il Vero Segno.

Il nome della famiglia mondana di Guru Amardas era Balla, mentre Guru Ramdas apparteneva ai Sodhi. Ora dice: “Ho dato il tilak a Sodhi (il tilak è un marchio vermiglio sulla fronte, che significa che ha ricevuto la successione), gli ho dato l’ordine della Casa Eterna, il segno, l’attestato. Ora deve condurre le anime. Coloro ai quali darà l’Iniziazione, saranno protetti”.
Ecco qualcosa da considerare e sul quale riflettere: al giorno d'oggi parliamo di documenti, di testamenti, eccetera. Il Maestro Kirpal Singh disse sempre: “La Spiritualità viene sempre trasmessa e ricevuta attraverso gli occhi. I documenti dei testamenti riguardano solo le proprietà mondane. La Spiritualità non ha nessun testamento documentato”, lo ripeté per venticinque anni. Allo stesso modo Guru Amar Dev Ji Maharaj dice: “Capite, il segno dello Shabd non è contenuto in nessun documento mondano. Il tilak che ho dato a Ramdas Sodhi è il segno dello Shabd, è l’ordine dello Shabd. Proteggerò, mi prenderò cura di chiunque riceverà quello Shabd”. Lo Shabd del Maestro si manifesta solo nel luogo del Maestro, non si manifesta da nessun’altra parte.
Ma oggi che cosa facciamo? Come dice Kabir Sahib: “L’occhio della discriminazione è spezzato; uno non distingue un Santo da un non-santo”. Chi ha un seguito di dieci o venti persone, viene chiamato Mahant o Santo. Ci manca l’intelletto del discernimento, ecco perché non riusciamo a distinguere tra un Santo, un Sadh o un discepolo. Crediamo che chi ha un seguito, sia un Mahatma. Per questo motivo Kabir Sahib dice: “Non è colpa loro, è colpa nostra perché ci manca l’intelletto del discernimento”.

Tutti i gurumukh accettarono qualunque cosa disse il Satguru.

Tutti i discepoli, tutti i cari discepoli chinarono il capo alle parole del Maestro Guru Amardas. Bhai Sunder riferì tutto questo a Guru Arjan Dev Ji. Disse: “Tutto il sangat accettò le parole di Guru Amar Dev Ji, ma non i suoi figli Mohan e Mohari, i quali si adirarono e se ne andarono a casa”.

Il figlio Mohari si fece avanti.
Lui lo fece cadere ai piedi di Ramdas.

Il figlio Mohari si alzò di nuovo e si fece avanti. Guru Amar Dev gli domandò: “Che cosa vuoi?”. Rispose: “Voglio la successione”. Allora afferrandolo per il capo, lo fece inchinare di fronte a Guru Ramdas e disse: “Ora cadi ai piedi di Guru Ramdas, solo da lui otterrai quel che vuoi”.

Tutti si inchinarono ai piedi di Colui nel quale il Satguru si era manifestato.

Tutto il sangat si inchinò ai piedi di Guru Ramdas perché Guru Amar Dev Ji stesso si era manifestato in lui e aveva preso dimora in lui nella forma dello Shabd.

Se qualcuno provò gelosia e non si inchinò,
Il Satguru in persona lo fece inchinare.

Se qualcuno diventò geloso, criticò, calunniò e non si inchinò ai piedi di Guru Ramdas in quel momento, dopo qualche tempo quando quella jiva immemore arrivò a capire, cadde ai suoi piedi. Guru Sahib dice nel bani: “In tutte le quattro età nessuno ha realizzato il Maestro criticando o calunniando; uno va dall’altra parte solo tramite il seva”.
È una questione di seva. Chi spazza il pavimento fa il seva nel luogo dove il Maestro si è manifestato. Solo tale discepolo è accettato e riconosciuto nella Corte del Signore.

Il Signore Onnipotente glorifica Colui che accetta il Volere,
è in conformità degli scritti della Casa Eterna.

Spesso ho detto che solo chi è destinato ad obbedire al Maestro, ha fede nel Maestro e medita sullo Shabd Naam. È tutto predeterminato: chi incontrerà il perfetto Maestro, chi obbedirà al Maestro, chi avrà fede nel Maestro. Il Maestro Kirpal Singh Ji diceva: “Sono glorificati soltanto coloro che obbediscono agli ordini del Maestro”. Il Maestro diceva: “Rispettate le mie parole più del mio corpo; ne trarrete molto beneficio”.

Sunder dice: “Ascoltate, o Santi, il mondo intero si inchinò ai suoi Piedi”.

Ora Bhai Sunder dice: “Vedete, tutti gli amati Santi ascoltano, tutto il mondo viene e si inchina laddove si manifesta il Maestro”. Questa è la ricompensa che uno ottiene per aver creduto al Maestro. Non importa in quale paese vada, il Maestro è il suo unico punto di riferimento. La gente non vede se è un indiano, se è nero o bianco, se è più o meno colto, se appartiene a questa o a quella casta, eccetera. Miei cari, la fragranza del Maestro commuove da sé sola i cuori delle persone. Il conoscitore lo riconosce. Anche dopo esser giunti da oltre i sette oceani riconoscono il fatto che il Maestro è qui.
Dunque in questo inno Bhai Sunder riportò tutta la situazione, la condizione di quel periodo, le parole di Guru Amar Dev Ji Maharaj e come i discepoli le accettarono. Chi è il devoto, chi è il sikh o Santo? Solo chi obbedisce al Volere del Maestro. Chi non obbedisce al Volere del Maestro, non è né un discepolo né un devoto; non è un Mahatma, un Guru, non è niente.
Guru Amardas ha sottolineato molto l’accettazione del Volere del Maestro. Tutti noi dovremmo obbedire agli ordini del Maestro. Poi disse che il luogo dove l’anima ritorna a Casa, è bello solo quando è dipinto nel colore del Maestro, solo quando è dipinto nel colore del Naam.
Potete decorare la pira funebre o la bara con bandiere e altri addobbi. Potete perfino coprirla di monete, eccetera, questo non viene accettato o apprezzato. Dio Onnipotente ama solo la devozione. Spesso ho detto che la devozione è una ricchezza preziosa e verrà con noi. Cancella la lussuria, l’ira, l’avidità, l’attaccamento e l’egoismo. Concede il vero rispetto e la vera felicità; però non possiamo ottenerla solo con i nostri sforzi. Finché non andiamo nel rifugio di un perfetto Maestro, non possiamo ottenere questa ricchezza della devozione.
I perfetti Maestri non sono Dio, ma sono immersi in Dio Onnipotente; sono gli amati Figli di Dio e voi sapete che un figlio può convincere il padre a fare qualsiasi cosa. Anche dopo esser venuto nel mondo, il Maestro conduce una vita umilissima a modo suo.
Se pensate che li riconoscerete esteriormente, Tulsi Sahib dice: “Mi tocco le orecchie” (n.d.t. gesto di pentimento). I Maestri possiedono una grande umiltà. Pertanto tutti abbiamo sentito quel che Guru Amar Dev Ji Maharaj ci ha detto con amore e dovremmo cercare di capirlo; accettiamo la Volontà. Dovremmo lasciar andare con gioia l’amico che sta morendo. Se non ricorda il Simran, se la sua attenzione non è nel Simran, dovremmo volgerla al Simran; è la virtù più grande.

da "Quaderni sulla Sant Mat" - volume 4 - pagina 5


s.

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