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 "Per diventare un bambino del Maestro" - Sant Ajai
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Inserito il - 05 Dicembre 2004 :  11:18:09  Visualizza profilo  Modifica messaggio  Rispondi citando  Visualizza l'indirizzo IP dell'utente
"Per diventare un bambino del Maestro"

Sant Ajaib Singh Ji


domande e risposte del 13 dicembre 1995
allo S.K.A., vicino a Sampla, India

Saluti ai piedi dei supremi Padri, Signori onnipotenti Sawan e Kirpal, i quali ci hanno dato il dono della devozione e ci hanno altresì benedetto con l’opportunità di praticarla. Kabir Sahib disse che chiunque ricordi il Maestro e obbedisca sempre ai suoi comandamenti, tale discepolo non serba alcuna paura. Non deve temere nessuno nei tre mondi, dice Kabir. Se obbediamo al Maestro con amore e affetto, è vero che nessuna forza del Potere Negativo può importunarci fino al limite di Triloki, alla sommità dei tre mondi. Di fatto se un discepolo obbedisce ai comandamenti del Maestro con amore e affetto, sarà sempre in compagnia del Maestro. Il Maestro sarà sempre al suo fianco e nessuna forza del Potere Negativo riuscirà ad avvicinarsi a lui; nessuno può infastidirlo. E questo è vero, che quando trascendiamo la coscienza fisica, giungiamo al Centro dell’Occhio e manifestiamo il Maestro nell’intimo, in seguito il Maestro ci accompagna sempre come la nostra ombra, non rimaniamo soli nemmeno per un istante.
DOMANDA: Sant Ji, potresti commentare su ciò che è richiesto per diventare un bambino del Maestro?
IL MAESTRO: È una domanda interessantissima. Il mio volto sta sorridendo, non solo il mio viso, ma anche il mio corpo, tutto il mio corpo, tutto il mio essere è molto felice, sorride nel rispondere a questa domanda. Tutto quel che vi riferirò fa parte della mia esperienza. C’è molto da dire in risposta a questa domanda, ad ogni modo dirò solo alcune parole, e cioè che dobbiamo abbandonare completamente la nostra intelligenza, la nostra saggezza. Dobbiamo abbandonare tutte le nostre manchevolezze.
Anche una persona che possiede una laurea deve comportarsi come un bambino di quaranta giorni se vuole diventare il bambino del Maestro. Chiunque desideri questo, dovrebbe avere una mente pura, i suoi guadagni dovrebbero essere puri. Tutto il suo essere dovrebbe essere puro perché la purezza è ciò che conta per diventare un bambino del Maestro. Spesso ho detto che tali anime sono già preparate prima di venire nel mondo, e sin dalla loro infanzia nutrono sempre questa brama: cercano sempre quell’amore che non può essere comprato in nessun mercato, che non cresce in nessun campo, che non si può ottenere in altri modi. Tali anime anelano sempre il Beneamato sin dalla fanciullezza. Ho sempre detto che tali anime non sono preparate nel mondo, sono già pronte prima di venire nel mondo.
Molte volte vi ho narrato questo avvenimento e ancora una volta ve lo rammenterò perché è sempre bene parlare della propria esperienza. Vi sto dicendo che accettai il Maestro come mio vero Padre con sincerità di cuore, e Lui mi rese suo figlio; per venticinque anni il mio amato Satguru continuò a dire che non è difficile realizzare Dio – è difficile diventare un uomo – perché Dio Onnipotente è in cerca di un uomo.
Dio Onnipotente tiene i conti di tutte le anime, tiene il loro destino nelle sue mani, e sta a lui decidere. Lui stesso decide se una certa anima verrà dal Maestro in questa vita o no, se riceverà l’iniziazione o no, e dopo aver ricevuto l’iniziazione, se avrà fede nel Maestro o no. Dio decide se l’anima mediterà o no, se sarà preparata per raggiungere la perfezione, se riceverà il compito di dare l’Iniziazione e farà il lavoro per gli altri, oppure se sarà solo tenuta lontana senza permetterle di praticare la devozione. Perciò Dio decide tutte queste cose, lui stesso decide chi sarà portato sul Sentiero e chi no. Quando giunge il momento per un’anima prescelta che serba la brama, riesce a incontrare il Maestro o il Maestro stesso appare di fronte a lei.
Miei cari, parecchie volte ci sentiamo molto imbarazzati perché pur essendo sposati, siamo ancora persi nel mondo. Commettiamo errori, commettiamo adulterio e diciamo che la mente era molto forte e che abbiamo sbagliato a causa della mente. Ma a questa povera anima che è seduta di fronte a voi, proprio sin dalla fanciullezza, nel luogo dov’era nata, non mancava nulla, c’erano tutte le comodità materiali. Anche questa povera anima divenne un giovane uomo, anche lui aveva la mente. Per quanto concerne il matrimonio, i suoi genitori fecero pressione con insistenza su questa povera anima affinché si sposasse. Addirittura dichiararono: “Se non ti sposerai, salteremo nel pozzo e ci suicideremo”. Gridai, piansi di fronte a loro, e in qualche modo li convinsi: “No, non è per me”, dato che non volevo offendere i loro sentimenti, dovevo spiegare che non potevo sposarmi.
Prima di incontrare il Beneamato Maestro non avevo conosciuto nessuno che lo avesse criticato o elogiato, e non sapevo nulla di lui. Quando lo incontrai la prima volta, gli dissi: “Maestro, sono lo stesso di quando sono nato dal grembo materno, sono puro come una vergine e sono venuto da te con tutta la mia purezza e verginità”.
Dunque miei cari, ho dormito per terra in cerca di Dio; per molti giorni non ho mangiato, sono rimasto assetato. Quando c’è il dolore della separazione, quando serbate quell’anelito, come potete ricordare il male? Come potete ricordare i piaceri e i vizi del mondo? Nutrite un unico desiderio, un unico obiettivo, un’unica speranza: che un giorno riusciate a incontrare il Beneamato.
Nel 1947 quando ci fu la guerra tra l’India e il Pakistan, il nostro esercito era coinvolto in quella guerra. Ebbi l’opportunità di servire il mio paese durante quella guerra e combattevamo nelle montagne dove nevicava molto, faceva molto freddo. Dopo aver avuto vinto la guerra, come ricompensa del nostro buon lavoro, il governo ci diede sei mesi di congedo e ci permise di andare a Simla, una zona residenziale collinare, pensando che forse prima di tornare in pianura, avremmo dovuto trascorrere un po’ di tempo in un luogo molto fresco (poiché faceva molto freddo in montagna).
Ma anziché andare lì e godermi la vacanza come fecero gli altri, decisi di scendere in pianura per eseguire le austerità nel mese di giugno, in cui fa molto caldo in India. Non lo feci per raccogliere denaro ma solo con il desiderio che forse eseguendo le austerità e bruciando il corpo nei fuochi, avrei realizzato il mio Adorato. Qualora ci fossi riuscito, avrei pensato di aver fatto un ottimo affare.
Sapevo che non si può realizzare Dio Onnipotente compiendo le austerità, sapevo che non si può realizzare Dio Onnipotente rimanendo affamati e assetati, sapevo che non si può realizzare Dio in quel modo, eppure svolsi tutte quelle pratiche solo perché non volevo che la mente mi facesse smarrire la strada e mi facesse perdere nei piaceri del mondo. Ecco perché diedi tutte le difficoltà e le privazioni al corpo e alla mente che era in questo corpo.
Quando giunse il momento di incontrare il Beneamato, ero a casa e venne lui stesso a trovarmi a casa. Non lo conoscevo, non sapevo che stesse arrivando. Mi mandò un inviato perché non conoscevo nemmeno il suo nome. Quando arrivò, spense la sete che sentivo sin dall’infanzia, soddisfece il mio desiderio.
Sin dall’infanzia avevo serbato il desiderio che sarebbe arrivato il mio Sposo per congiungermi in matrimonio. Serbavo quel desiderio anche se mia madre mi aveva detto che un uomo non si sposa con un altro uomo. Non sapevo chi avrei sposato, ma desideravo che la Forma di Dio Onnipotente, il mio Consorte, venisse a casa mia per conto suo come fa lo sposo. Quando arrivò, e arrivò veramente come uno sposo, portò l’anello, i vestiti per me e mi sposò. Mi diede il suo anello, mi diede i vestiti e in quel modo realizzò il mio desiderio, spense la sete che avevo da età ed età.
In India c’è una tradizione per cui dopo il matrimonio una donna va alla casa del marito e sta a lui decidere con quale nome chiamarla. Le cambiano il nome, lei non nutre alcun desiderio o volontà sua personale. È completamente rassegnata al volere del marito e ogni cosa - nome, fama o altro - appartiene al marito; lei non ha alcuna volontà personale, accondiscende sempre ai desideri del marito.
Miei cari, considerate semplicemente questo: supponete che la persona che voi avete atteso per tutta la vita – anche se non la conoscete – venga da voi, e al primissimo incontro vi metta alla prova, a una prova difficilissima, a una prova che non suona bene nemmeno parlarne, ma… lui vi mette alla prova e voi siete tenuti a superarla… ?
Sapete che quando il Beneamato Maestro venne la prima volta, avevo un posto enorme con numerosi edifici. Lui osservò e ispezionò ogni cosa, girò tutt’intorno e poi mi disse che dovevo abbandonarlo. Proprio come Pappu sta costruendo qua gli immobili, alcuni sono già finiti, alcuni no – era la stessa cosa là, mi disse che dovevo abbandonarli subito.
Penso che se dicessi a Pappu di lasciare questo luogo, avrebbe un attacco di cuore e, miei cari, Pappu sta vivendo con me, mentre io non avevo mai visto il Maestro prima di allora.
Quando mi disse che dovevo lasciare ogni cosa proprio in quel momento, mi ero tolto il turbante e avevo un piccolo pezzo di stoffa sul capo. Quando cercai di rimettermi il turbante, Lui disse: “Non ti ho detto di portarti anche il turbante”. Lasciai immediatamente quel luogo con quel che avevo indosso e me ne andai la stessa sera al 16 PS, dove vivo ora.
Uno dei miei amici intimi, uno dei miei carissimi amici (al 16 PS) propose che per lo meno avrei dovuto portarmi le pentole. Mi adirai con lui e dissi: “Bene, qui non avete pentole? Non avete recipienti per il cibo? Li compreremo, devo seguire qualunque cosa mi abbia detto il Maestro”.
Uno dei miei parenti si oppose energicamente al distacco totale dalla proprietà e disse: “Bene, come puoi lasciare la tua proprietà? Come puoi andartene così?”. Schioccai le dita e dissi: “Proprio così, perché non sono intrappolato, non sono attaccato a questa proprietà. Sono attaccato solo al mio Maestro”.
Di solito che accade? Se il Maestro si è costruito una specie di capanna, anche se è ancora nel corpo, continuiamo a guardare quel posto aspettando il momento in cui il Maestro lascerà il corpo per diventarne i proprietari. E fino a che punto arriviamo? Quando il Maestro lascia il corpo, che cosa facciamo noi? Andiamo perfino nei tribunali e combattiamo tra di noi solo per i beni e le proprietà mondane.
Dunque miei cari, potete diventare il bambino del Maestro solo quando gli avete ceduto e lasciato ogni cosa. Potete farlo solo se avete tralasciato la vostra intelligenza, solo se siete diventati innocenti come un bambino, infatti quando abbandonate ogni cosa, è proprio come un bambino – se strappate un giocattolo dalle mani di un bambino, che può fare? Siedi lì e basta; rimane contento. Perciò se il Maestro riprende ogni cosa che vi ha dato, potete tollerarlo solo se non siete intelligenti, solo se siete innocenti. È difficilissimo diventare il bambino del Maestro.
L’amato Maestro non mi permise mai di sedere di fronte a lui, mi concesse sempre l’onore di sedere di fianco a lui. Molte volte mi permise di stare con lui ed ebbi l’opportunità di mangiare con lui, molte volte ebbi l’opportunità di sedere nel suo grembo proprio come un figlio siede nel grembo del padre. Ebbi l’opportunità anche di giocare con la sua barba, che dire di intelligenza – a quel tempo ero mezzo pazzo – non ero nemmeno consapevole di quel che stavo facendo!
Miei cari, un bambino non conosce la differenza tra un amico e un nemico, per lui una corda e un serpente sono simili. È completamente rassegnato ai desideri dei genitori, confida in loro. Il nostro Maestro serba amore, ama più di migliaia di genitori del mondo messi insieme. Dunque solo se ci rassegniamo completamente alla volontà del Maestro, riusciamo a diventare il suo bambino.
Il Maestro Sawan Singh Ji diceva che quando qualcuno diventa un bambino del Maestro, anche il Maestro deve dargli qualcosa, e dà a quel bambino una tale ricchezza che non può essere sottratta nemmeno da Brahm o da Par Brahm. Nemmeno Jot Niranjan, il possessore del primo piano, può rubare o portar via il dono che il Maestro ha dato a un tale bambino. In realtà il Maestro porta il dono da Sach Khand e nessun possessore dei piani inferiori può sottrarlo.
Perciò miei cari, è una cosa eccezionale, molto elevata diventare il bambino del Maestro. Direi che la persona con il desiderio, con l’aspirazione di diventare il bambino del Maestro, è davvero fortunatissima.
DOMANDA: Sant Ji, la domanda di mia figlia al Maestro è: se i Maestri sono il perdono totale, perché anche loro dicono che esistono alcuni peccati imperdonabili come il suicidio? Che accade a un’anima simile che non può essere perdonata?
IL MAESTRO: Abbiamo ricevuto questa vita secondo il Volere di Dio Onnipotente e il nostro corpo è creato in base ai karma compiuti nella vita passata. Che siamo sordi, muti o ciechi, che siamo intelligenti o no, che abbiamo un corpo menomato o attraente, tutto questo è dovuto ai nostri karma. E otteniamo le cose del mondo secondo il karma. Dio ha mantenuto il controllo sulla questione della vita e della morte, e sta a lui decidere per quanto tempo un’anima deve vivere nel mondo e quando deve abbandonarlo. Pensiamo al suicidio, commettiamo suicidio o questo tipo di karma solo quando non accettiamo il Volere di Dio Onnipotente, solo quando cerchiamo di imporre i nostri desideri alla sua volontà.
Tutti i Veda, gli Shastra e le altre scritture religiose confermano all’unanimità che chiunque commetta suicidio, non è perdonabile trattandosi di un grave peccato.
Il Maestro Sawan Singh Ji diceva che i peccati appartengono a diverse categorie e il suicidio è la categoria peggiore. Diceva che Dio Onnipotente non perdona l’anima che commette suicidio. Un’anima che commette suicidio viene appesa alla rovescia e riceve una punizione pesante. Sapete che se qualcuno cerca di togliersi la vita, anche la legge del mondo non lo assolve, non lo perdona. Deve patire molte sofferenze; deve subire una punizione e andare in carcere. Pertanto quando la legge del mondo non perdona chi cerca di commettere suicidio, dovremmo sapere che anche la legge di Dio è immutabile, e in base a quella legge non saremo perdonati per questo terribile peccato. È solo a causa della debolezza dell’anima che noi pensiamo o commettiamo effettivamente suicidio. Se lo facciamo, non solo dobbiamo patire per il karma relativo al suicidio, soffriamo altresì per le altre cose connesse al suicidio, e sapete che non si risolve nessun problema, non si risolve niente.
Molti si suicidano perché temono le proprie responsabilità mondane, per la debolezza della loro mente, molti commettono suicidio per pazzia.
DOMANDA: Sant Ji, hai trascorso del tempo con Baba Somanath o Mastana Ji? Se è così, ce ne parli?
IL MAESTRO: Sì, ho incontrato molto brevemente Baba Somanath. Sapete della mia relazione con Baba Bishan Das: fu il mio primo Maestro che mi diede l’iniziazione alle prime due Parole, ma aggiunse: “C’è qualcosa oltre a questo. Se ti capiterà mai di incontrare un Maestro in grado di darti di più, allora dovresti accompagnare anche me ad avere il suo darshan. Se io incontrerò qualcuno che sappia più di me, allora ti accompagnerò io”. Tale fu il volere di Dio Onnipotente perché sapete che ebbi l’opportunità di avere il darshan di Baba Sawan Singh (prima di incontrare il Maestro Kirpal). Quando andai a vedere Baba Sawan Singh, portai anche Baba Bishan Das, il quale disse a Baba Sawan Singh riguardo a me, come avevo eseguito le austerità e numerosi tipi di pratiche in cerca di Dio Onnipotente.
Baba Sawan Singh Ji disse: “Anch’io ho un discepolo qua, anch’io ho un Baba qua, uno che fatto le stesse pratiche, che si è adoperato molto in cerca di Dio. Aveva addirittura i capelli lunghi che si è tagliato solo dopo esser venuto a Beas”, allora fu chiamato Baba Somanath e ci incontrammo alla presenza di Baba Sawan Singh.
Incontrai Mastana Ji molte volte ai piedi di Baba Sawan Singh. Durante i Satsang ebbi molte opportunità di trascorrere tempo con Mastana Ji; era un mio vecchio amico, avevamo molto amore reciproco.
Lui era un amante nel vero senso della parola. Chiamava il Maestro Sawan Singh l’Imperatore, e lo ricordava con ogni singolo respiro. Di fatto, i bhajan che voi cantate, composti da Mastana Ji, sono bhajan che furono scritti da me. Ma dopo la dipartita di Mastana Ji, dal momento che non lasciò alcun successore, c’era una persona che incominciò a scrivere il suo nome alla fine dicendo che lui aveva scritto quei bhajan. Mi sentii a disagio dopo la dipartita di Mastana Ji di cancellare il suo nome e di aggiungere il mio. Ecco perché abbiamo scritto il nome di Mastana Ji, ma di fatto i bhajan che voi cantate con il nome di Mastana Ji furono scritti da me.
Mastana Ji portava bracciali da caviglia con campanelline, come i danzatori, e ballava di fronte al Maestro Baba Sawan Singh.
Anch’io ero molto appassionato di danza in quei giorni e in quello stato d’animo scrissi questo bhajan: “Danza, mente, danza di fronte al Satguru”. Alla presenza del Maestro Sawan Singh dissi: “Come Ranja (un grande innamorato del folclore indiano) affermò, ‘venite con me o voi tutti che volete diventare fachiri, perché non mi sono né sposato, né mi sposerò e non c’è nessuno al mondo che sarà in lutto per la mia morte’, allo stesso modo coloro che vogliono diventare fachiri, dovrebbero seguirmi”.
Il Maestro Kirpal Singh (in seguito) mi fece meditare nella stanza sotterranea e allo stesso modo il Maestro Sawan Singh aveva costruito una caverna per Mastana Ji per farlo meditare. Anch’io ebbi l’opportunità di visitarla e di meditare lì.
Miei cari, quando Mastana Ji dava l’iniziazione, aveva un grande seguito tuttavia l’amore che aveva per me, ero lo stesso come alla corte del Maestro Sawan Singh. Ogniqualvolta lo andavo a trovare, di fronte a tutto il suo sangat mi chiamava e diceva: “Bene, ora parla di com’era il Maestro Sawan Singh, qual era il suo aspetto?”. Allora descrivevo la gloria e la bellezza del Maestro Sawan Singh a tutto il sangat di Mastana Ji esattamente nel modo in cui ero stato testimone.
Il Maestro Sawan Singh era molto bello, era assai affascinante. In effetti era un vero Guru gentiluomo. Sull’orologio montava una catena d’oro e indossava sempre abiti molto puliti, nessuno ha mai visto una macchia sui vestiti del Maestro Sawan Singh.
Quando rideva, sembrava come se tutto il suo essere ridesse e come se gli spuntassero fiori in bocca. Era così bello, così attraente che anche le fate gli prestavano omaggio, perché anche le fate non erano belle come lui. Il suo stile era tale che parlava ad una persona, ma dall’altra parte qualcun altro tremava rendendosi conto dei propri peccati.
Dunque, miei cari, Mastana Ji soleva dire: “Tutto ciò che vedete qua è la benedizione, la grazia del Maestro Sawan Singh”, perché Mastana Ji distribuiva soldi alla gente. Incominciava al mattino e continuava a distribuirli fino a tarda sera. Molte volte gli ufficiali del governo indiano tentarono di scoprire dove ottenesse tutto quel denaro, e addirittura lo imprigionarono. Cercarono in tutti i suoi averi, ma non trovarono alcun denaro, eppure lo distribuiva lo stesso. Diceva: “Tutto quello che vedete qua non è altro che la benedizione e la grazia del Maestro Sawan Singh”.
Diceva e lo mise pure per iscritto: “Se qualcuno dice che ha dato anche una sola rupia a Mastana Ji, può prenderne mille”. I suoi abiti erano sempre strappati e ho notato che indossava anche scarpe rotte. Diceva: “Il povero Mastana ha solo queste cose”. Mostrava gli abiti, le scarpe a pezzi e diceva: “Tale è il gioco del Maestro Sawan Singh, il povero Mastana non ha nient’altro che queste scarpe rotte e abiti strappati”.
Un giorno mi confermò con grande amore: “Ascolta, tutto quello che vedi è la grazia del Maestro Sawan Singh. Ho le benedizioni del Maestro Sawan Singh, ma il Potere che verrà da te per conto suo, ha meditato. Sawan Singh è Dio Onnipotente e chi verrà da te è il Figlio di Dio. Ha meditato così tanto, è un Potere talmente forte che se metterà una mano di fronte ai cannoni che sparano, si bloccheranno. Quando verrà il momento, quel Potere verrà da te a casa tua per conto suo e tu dovrai ammirarlo”.
Miei cari, aveva così tanto amore anche per il Maestro Kirpal Singh; il suo sangat amava molto anche il Maestro Kirpal Singh.
Di solito non era compiaciuto con gli iniziati del Maestro Sawan Singh. Il motivo era che, come diceva: “Vedete che avete la forma di Dio Onnipotente nelle sembianze di Sawan Shah, eppure non lo apprezzate”.
Perciò miei cari, la Forma del Maestro, la Forma di Sawan Shah era dentro di lui e quindi diceva: “Voi non apprezzate quella Forma di Sawan Shah”, non era contento con loro. La Forma di Sawan Shah era talmente impressa nell’intimo che non riusciva a dimenticarla. Come ho scritto in uno dei miei bhajan: “La Forma del mio amato Maestro si è manifestata dentro di me, è impressa in me al punto che nemmeno per un istante dimentico come sorrideva il mio amato Signore, il mio amato Sawan”. E non ho mai sentito, non ho mai visto alcuna differenza tra il mio amato Maestro e il Maestro Sawan Singh.
Con gioia, con il sorriso Lui mi ha dato il segno immortale, il dono immortale nella Forma di Kirpal, che mi accompagna sempre.
DOMANDA: Quando un discepolo prega intensamente il Maestro nel profondo del cuore, questo tipo di preghiera va sul suo conto, come per la meditazione?
IL MAESTRO: Sì, va bene pregare. Se le nostre preghiere sono sincere, se non riguardano le cose del mondo ma la spiritualità, allora le nostre preghiere vengono ascoltate ed esaudite.
La realtà è che noi riusciamo o arriviamo alla posizione di pregare veramente solo quando trascendiamo la coscienza fisica. Preghiamo veramente solo quando superiamo le nove aperture, andiamo al Centro dell’Occhio e manifestiamo la Forma del Maestro. Una volta raggiunto il Centro dell’Occhio e manifestata la Forma del Maestro, allora qualunque cosa venga dal profondo del cuore è una preghiera che riguarda solo la spiritualità, solo il Maestro. Non avremo alcun desiderio per le cose del mondo, non chiederemo mai nulla del mondo. Di fatto quando entriamo interiormente e manifestiamo la Forma del Maestro, allora ci rendiamo conto altresì che se chiediamo qualunque cosa ad eccezione del Maestro, invitiamo solo, chiediamo solo sofferenze. Ecco perché la vera preghiera avviene solo quando entriamo nell’intimo e manifestiamo la Forma del Maestro.
Un’amata pregò il Maestro di darle un figlio e lo ricevette. Sono felicissimo che in Occidente la gente non faccia un gran chiasso se è maschio o femmina, entrambi i figli e le figlie non fanno differenza; ora in India, a causa dell’effetto della cultura occidentale, le cose stanno cambiando. Ma in quei giorni era un evento importante (avere un figlio). Dunque quella donna pregò per avere un figlio ma ebbe una femmina, e dato che aveva pregato il Maestro Sawan Singh, si fermò di fronte a lui e disse: “Ora non ho più fede in te perché ti ho chiesto un figlio e mi hai dato una figlia”. Che tipo di preghiera era questa? Preghiamo il Maestro per avere un figlio, ci dà un figlio e poi creiamo discussioni, confusione sul fatto di avere un bambino o una bambina.
Non serve a nulla pregare il Maestro in questo modo.
C’era un’amata dall’Occidente che molte volte venne al 77 RB ashram e mi disse che non era rispettata dalla famiglia, dalla suocera e dagli altri parenti perché non aveva figli. Allora pregò per avere un figlio, le dissi: “Questa è la corte degli amati Signori Sawan e Kirpal e loro esaudiscono di sicuro la preghiera di chicchessia, prega loro”, come risultato ebbe un figlio. Quando andai in America, la vidi al Satsang; aveva un figlio. Da allora sono passati molti anni e non l’ho più rivista. Perciò miei cari, quando invochiamo il Maestro, Lui esaudisce le nostre preghiere ma la maggior parte delle volte, dopo aver ricevuto le cose per cui abbiamo pregato, lasciamo addirittura il Maestro.
Ho detto spesso questo, una volta viaggiammo lontanissimo per visitare una famiglia molto ricca negli Stati Uniti. Quando arrivai là, sia il marito sia la moglie mi abbracciarono e piansero. Dissero: “Bene, tu ci hai dato così tanta ricchezza materiale, ma non abbiamo figli. Non avresti dovuto darci tutta la ricchezza materiale, bensì un figlio”. Allora dissi: “Bene, questa è la corte del Signore Kirpal e Lui risponderà alle vostre preghiere”. Un anno dopo aver visitato la loro casa, ebbero un figlio e a quel punto mi scrissero una lettera: “Ci hai dato un figlio, ma piange molto di notte, quindi dovresti tranquillizzarlo”. Pertanto allorché preghiamo il Maestro, lui risponde alle nostre preghiere, ci dà tutto quello per cui preghiamo ma poi chiediamo di fare molte altre cose. Dapprima chiediamo un figlio e poi gli chiediamo pure di venire a fare da baby-sitter.
Posso riferirvi molte preghiere che le persone mondane fanno spesso al Maestro e che sono esaudite, e poi ne fanno altre. Potrei compilare molti libri se continuassi a esporvi le preghiere delle persone mondane. Non me la sento di parlarne, ma poiché è tale il tipo di domanda – sono costretto per rispondere alla domanda – vi dirò di una donna che per molti anni venne all’ashram 16 PS con un desiderio. Dopo molti anni chiese: “Non sai perché sono venuta qua?”. Dissi: “Sì, naturalmente so perché sei venuta”. Lei disse: “Bene, se lo sai, perché non me lo hai dato?”. Risposi: “D’accordo, sarai felice, contenta se ottieni quel che stai chiedendo?”. Confermò: “Sì, sarò contenta, sarò felice se mi darai quel che sto pregando”. Non aveva figli e pregava per averne uno. E con la grazia di Dio Onnipotente Kirpal una nuova anima entrò nel suo corpo. In seguito venne da me e disse che aspettava un figlio, ma mi avvertì: “Se non mi dai un figlio, allora perderò fede in te”. Con la grazia di Dio Onnipotente Kirpal ebbe un figlio, ma purtroppo quando il figlio era ancora giovane, un giorno dell’acqua bollente cadde sul suo corpo e si ammalò molto. Venne da me e disse: “Bene, se mio figlio non sopravvivrà, perderò fede in te”. Anche quello si sistemò, ma in seguito lei impazzì. Lei impazzì e poi venne a dirmi: “Ho perso fede in te, prima dovresti farmi star bene e poi avrò fede in te”.
Dunque queste sono le storie delle preghiere delle persone mondane. Continuiamo a pregare e continuiamo a ottenere cose. Tutte le preghiere vengono accordate, poi continuiamo a chiedere sempre di più e non siamo mai paghi, non otteniamo mai alcuna soddisfazione. Il significato di questo è che la vera preghiera avviene solo quando trascendete le nove aperture del corpo, quando entrate interiormente e incontrate il Maestro nell’intimo. Solo in quel caso, solo in quella situazione la preghiera scaturisce dal profondo del cuore, perché allora non chiederete nulla che porterà dolore o infelicità. Eccetto che per il Naam, per il Maestro, le preghiere per tutte le altre cose non vi daranno alcuna contentezza o felicità. Pensate che otterrete alcuna contentezza, pensate che otterrete alcuna felicità se pregherete per le cose mondane? La contentezza viene solo quando pregate per il Naam.
Vi dirò un altro avvenimento per farvi sorridere. C’era una ragazza che venne nel mese di ottobre, venne per il Satsang mensile di ottobre in Rajasthan. E quando venne a vedermi nel colloquio privato, mi disse: “Ho partecipato al Satsang e mi è piaciuto moltissimo. Ma tu dici che l’anima è la stessa che sia maschio o femmina, allora perché non ti sei sposato?”. Feci una smorfia con il viso e dissi: “Bene, non mi piaceva nessuno, per questo non mi sono sposato”, ma lei non lo accettò. Tornò di nuovo in novembre per il Satsang e ancora una volta venne da me: “Avevo pregato il Maestro di farti sposare, ma ora sei diventato vecchio e non ti sposerai più”.
Dunque queste sono le nostre preghiere, come possiamo pretendere che siano esaudite? Non sappiamo quale tipo di preghiera dovremmo fare, quale tipo di cose dovremmo chiedere al Maestro perché siamo dispersi all’esterno. Solo dopo esser entrati nell’intimo, sapremo che cosa chiedere al Maestro e che cosa implorare al Maestro.
Perciò miei cari, non sappiamo come pregare. Di fatto, solo dopo esser entrati interiormente, aver manifestato la Forma del Maestro e averne accettato l’autorità, il suo essere nell’intimo, ci rendiamo conto di chi è il Maestro e di quel che è in grado di darci. Miei cari, quando entriamo interiormente e vediamo il suo potere, allora preghiamo sul serio e chiediamo al Maestro solo il Maestro.
Pere quanto riguarda la preghiera ho sempre detto nel Satsang: “Supponete che ci sia un figlio che deve andare a scuola a studiare. Ma anziché andare a scuola, se si siede semplicemente per strada e prega l’insegnante perché superi gli esami, riceva ottimi voti – sapete che non otterrà buoni risultati e non riuscirà a superare gli esami solo con la preghiera. Avrà buoni risultati, supererà gli esami solo se andrà a scuola e lavorerà duramente”.
Miei cari, quando ero nell’esercito, andai alla città di Poona per dare gli esami come segnalatore. Gli insegnanti erano molto severi e dissero: “Non crediamo negli déi, negli esseri ai quali avete pregato prima di venire qua. Crediamo solo nel duro lavoro che avete fatto per prepararvi per gli esami. Se non farete bene, allora marcheremo una ‘F’ sui vostri esami e vi rimanderemo indietro”.
Miei cari, dalla beata bocca del Maestro Sawan Singh ho sempre sentito dire: “Sono un Guru contadino”. I contadini devono essere molto duri, molto forti e lui diceva: “Sono un Guru contadino e vi metterò tutti a una prova molto impegnativa, vi farò lavorare proprio duramente”. E dal Maestro Kirpal Singh ho sentito dire: “Sono un contabile e vi chiederò conto di ogni singolo centesimo. Se manca un centesimo, perché era in meno? Se ne avanza uno, perché è extra?”.
Il significato della frase del Maestro Kirpal Singh era: “Chiederò il resoconto di ogni singolo respiro che vi ho dato. Avete fatto il Simran in tutti i respiri che vi ho dato, o li avete sprecati per i piaceri e le altre cose inutili?”.
Miei cari, siamo fortunatissimi ad aver incontrato l’amato Maestro che ci ha insegnato a pregare. Ci ha insegnato a pregare e ci ha dato tutto quello che abbiamo. Se andate in un negozio che vende perle e diamanti, non importa se bruciate incenso, se offrite preghiere, se offrite qualsiasi cosa ma chiedete carbone, non riescono a darvelo perché hanno solo perle e diamanti. Solo se chiedete perle e diamanti, li otterrete ma se chiedete carbone, non possono darvelo, non importa quanto vi sforziate. Allo stesso modo, nel negozio del nostro amato Maestro c’è solo il Naam. Dunque se pregate per il Naam, lo ottenete da lui; se pregate per le altre cose che il Maestro non ha, come potete ottenerle?


da "Quaderni sulla Sant Mat" - volume 4 - pagina 27

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