-2147467259|Operation must use an updateable query.

accedi all'introduzione per vedere le foto per leggere i discorsi per entrare nel forum per ordinare i video

Surat Shabd Yoga
Nome utente:
Password:
Salva password
Hai perso la Password? | Opzioni di amministrazione
 
 Elenco dei forum
 discorsi, domande e risposte, messaggi, libnri
 "Stiamo lavorando per Dio" - Sant Ajaib Singh Ji
 Nuova discussione  Rispondi
 Versione stampabile
 
Autore Discussione indietro Discussioni Discussione successiva Chiudi discussione Modifica discussione Elimina discussione Nuova discussione Rispondi alla discussione
n/a


499 messaggi
Inserito il - 05 Dicembre 2004 :  11:20:08  Visualizza profilo  Modifica messaggio  Rispondi citando  Visualizza l'indirizzo IP dell'utente
"Stiamo lavorando per Dio"

Sant Ajaib Singh Ji

domande e risposte del 1 febbraio 1980
al Villaggio 77 RB, Rajasthan, India

DOMANDA: Ho sentito dire che occorre un periodo di tempo sette volte maggiore oppure che è sette volte più difficile progredire su piani interiori qualora un discepolo non riesca a meditare qua sul piano fisico. Poi quando abbandona il corpo e il Maestro lo innalza nei piani interiori, deve meditare quel tanto che non ha fatto mentre era sulla terra. C’è una verità in questo?
IL MAESTRO: Bene, che sia vero o no, lo saprai solo quando entrerai nell’intimo e vedrai per conto tuo. Ma il Maestro Sawan Singh Ji ammoniva sempre nel Satsang che la meditazione fa parte del vostro lavoro e dovete farla, che sia in questa vita o nella prossima. Nella prossima vita dovrete iniziare da qualunque punto o da qualunque piano in cui vi troverete quando lascerete questo mondo.
Ecco perché Kabir Sahib dice che dovreste fare oggi il lavoro che siete tenuti a fare domani, e dovreste fare subito il lavoro che siete tenuti a fare oggi, infatti chi sa quando il Potere Negativo verrà a prendervi e in quel modo perderete un’occasione?
Ecco perché anch’io vi consiglio con amore di non rimandare a domani il lavoro di oggi, perché la mente che non vi permette di meditare oggi, non va da nessuna parte. Domani sarà ancora con voi e non vi permetterà di meditare nemmeno domani.
I pigri e quelli che trovano sempre scuse per non fare il loro lavoro vengono diffamati dagli altri, la gente li deruba e alla fine si pentono perché non guadagnano nessuna ricchezza.
Miei cari, perché aspettate la prossima vita? Perché aspettate di meditare sui piani interiori? È saggio solo chi mangia subito il cibo quando è pronto. Ora il cibo è pronto, avete incontrato il Maestro, avete ricevuto l’iniziazione, allora perché non meditate in questa vita e su questo piano affinché non dovrete fare nulla nella prossima vita o sui piani interiori? Avvantaggiatevi di questa opportunità.
DOMANDA: Sant Ji, quando uno deve diventare un Santo, medita a tempo pieno, non vede nessuno. Potresti parlarci di una giornata tipo, per esempio di quando tu hai meditato a tempo pieno?
IL MAESTRO: Miei cari, potete ottenere solo un godimento per volta, o vi godete il mondo oppure Dio.
Guru Nanak Sahib disse che quando sperimentate il godimento di Dio, allora il godimento del mondo non ha più alcun significato.
Nel periodo in cui meditavo a tempo pieno, avevo solo un sevadar che cucinava per me.
Uno deve cambiare le proprie abitudini. All’inizio, quando incominciate a meditare da soli, la mente fa molto chiasso, vi presenta molte scuse e vi suggerisce di andare a vedere le persone e di fare le cose del mondo. Ma a poco a poco quando si incomincia a ottenere il godimento interiore, diventa difficilissimo uscire nel mondo. Uno vuole sempre meditare perché ottiene l’appagamento interiore.
DOMANDA: Senza sapere per quanto tempo dobbiamo vivere su questo pianeta, che sia per un mese, un anno o dieci anni… c’è una storia di un satsanghi in Florida che si stava preparando per la morte, e morì in modo molto violento. Fu ucciso con un colpo d’arma da fuoco, sembra per qualche karma negativo o altro. Ero semplicemente curioso se solo le anime avanzate, le anime che hanno meditato e si sono elevate, sanno in anticipo che moriranno, oppure tutti i satsanghi sanno in anticipo quando lasceranno il corpo?
IL MAESTRO: Chi medita, sa di sicuro quando morirà. Molte volte anche il Satguru lo avverte interiormente, ecco perché il Satguru non permette mai a nessuno di commettere suicidio.
Una volta un bheki sadhu o un cosiddetto sadhu venne da Guru Nanak e gli chiese delle qualità di un discepolo gurumukh. Guru Nanak Sahib gli disse: “Va ad Ahmedabad e incontra uno dei miei discepoli; il suo nome è Bhai Lalo e lui ti dirà le virtù di un gurumukh”. Quando la gente va dai Maestri, sebbene essi siano onnipotenti e siano i possessori di tutta la Creazione, non elogiano mai le proprie qualità, perché la gente non crede mai a quel che dicono, e quindi devono sempre usare vari metodi per mostrare le qualità dei gurumukh.
A quel tempo Guru Nanak Sahib stava lavorando come agricoltore e quel bheki sadhu non credeva in lui; era appena arrivato per vedere come Guru Nanak avrebbe risposto a proposito delle qualità di un gurumukh. Le persone del mondo sono stolte e non sanno quali domande fare al Maestro, eppure ogniqualvolta pongono domande, i Maestri li soddisfanno sempre e rispondono. In quel modo Guru Nanak Sahib disse a quel sadhu di andare ad Ahmedabad a visitare Bhai Lalo, che era un falegname di professione e che meditava in accordo alle istruzioni di Guru Nanak.
Quando il sadhu arrivò da Bhai Lao nella città di Ahmedabad, notò che Bhai Lalo stava preparando una bara. Il sadhu disse a Bhai Lalo: “Il tuo Maestro, Guru Nanak, mi ha mandato qui e voglio parlarti”. Bhai Lalo rispose: “Per favore, aspetta un po’ perché sono impegnato in questo lavoro. Devo finire subito questo lavoro perché è molto importante e ti parlerò solo dopo averlo ultimato”. Il sadhu aspettò che Bhai Lalo finisse il lavoro, e non appena la bara fu pronta, arrivò un uomo per avvisare Bhai Lalo che suo figlio (il quale si era sposato quella mattina) era morto. Udito quelle notizie, Bhai Lalo non pianse, tirò fuori la bara e andò con quell’uomo, riportò la salma del figlio e, considerandolo la Volontà di Dio, cremò il corpo del figlio senza lamentele e lacrime.
Dopo aver finito tutto questo lavoro, tornò a casa dove quel sadhu lo attendeva e gli disse: “Bene, ora sono libero, chiedimi quel che desideri”. Il sadhu esclamò: “D’accordo, ti farò la mia domanda in seguito, ma prima dimmi, sapevi che tuo figlio sarebbe morto? Per chi stavi preparando la bara?”, al che Bhai Lalo rispose: “Sì, sapevo che mio figlio stava per morire e gli stavo preparando la bara”. Allora il sadhu gli domandò: “Quando sapevi che tuo figlio sarebbe morto, allora perché non hai fatto nulla per prevenire la sua morte? E se non potevi prevenire la sua morte, perché lo hai fatto sposare?”. Bhai Lalo rispose: “Vedi, posso dirti quando morirai e se puoi evitare la tua morte, fa’ quel che vuoi. I gurumukh sanno ogni cosa, conoscono tutto, chi morirà e quando – eppure, proprio perché sanno che è il Volere di Dio e non si allontanano mai dal Volere di Dio, sono sempre felici e quindi non fanno mai nulla per evitare la morte. Pregano per gli altri ma non per loro stessi”.
Quel sadhu non capiva ancora le parole di Bhai Lalo e allora Bhai Lalo gli disse: “Fra otto giorni sarai impiccato in questo albero particolare senza nessun motivo, e in quel modo morirai. Se riesci a fare qualcosa per evitare la morte, hai una settimana di tempo”. Il sadhu aveva notato il comportamento di Bhai Lalo con il figlio, aveva fede in lui e pensò che qualunque cosa stesse dicendo, fosse vera; temeva la morte, così incominciò ad allontanarsi da quel luogo. Pensò: “Bene, ho una settimana e in una settimana posso allontanarmi tantissimo da questo luogo, per cui è fuori discussione che torni qui e mi impicchino a questo albero, come dice Bhai Lalo”. Incominciò a correre giorno e notte. Dopo aver corso per un lungo tempo, era talmente stanco che si addormentò sotto un albero e non era consapevole di quanti giorni avesse dormito.
Mentre stava dormendo, arrivarono alcuni ladri che avevano rubato dal palazzo del re. Quando videro che il sadhu riposava sotto l’albero, si sentirono di donare alcune cose rubate al re. Presero una collana d’oro e la misero attorno al collo del sadhu a sua insaputa, dato che stava dormendo molto profondamente.
Dopo che quei ladri si furono allontanati, arrivarono alcuni soldati. Quando videro la collana regale sul collo del sadhu, lo arrestarono come un ladro e lo portarono alla corte del re. Il re dichiarò che lui era il vero ladro e gli disse che lo avrebbe impiccato di fronte a tutto il popolo su quell’albero particolare che Bhai Lalo aveva menzionato, perché era l’albero più grande del regno. Il re dichiarò: “Lui indossa gli abiti del sadhu e la gente lo rispetta come tale, ma ha commesso una cosa molto negativa. Ha rubato dal palazzo, per cui dovrebbe essere punito ancor più del normale, dovrebbe essere impiccato di fronte a tutti affinché la gente possa imparare la lezione di non pretendere di essere un sadhu per poi rapinare il palazzo del re”.
Tutto ciò accadde e l’ottavo giorno il sadhu fu portato ad Ahmedabad per essere impiccato su quell’albero e anche Bhai Lalo era presente. Allora Bhai Lalo gli disse: “Ricordi le mie parole? Oggi è l’ottavo giorno e per nessun motivo - non sei andato nel palazzo, lo so, non hai fatto nulla - eppure stai per essere impiccato e morirai presto. Puoi evitare la tua morte?”. Il sadhu non aveva alcuna risposta: “Ti chiedo di fare qualcosa per me, perché sei l’unico che conosca la verità, e so che tu non hai fatto nulla di tuo e sei felice nel Volere di Dio, ma ti prego aiutami. Fa’ quel che puoi”. Allora Bhai Lalo rispose: “Per conto mio non posso fare nulla perché non posso cambiare il volere di Dio. Per quel che ne so, è nel volere di Dio che tu muoia, però posso pregare il mio Maestro, che è Dio. Se il mio Maestro ti elargisce la grazia, allora si può evitare la tua morte, altrimenti no”.
Bhai Lalo chiese a Guru Nanak di aiutarlo e quando quella preghiera fu esaudita, d’un tratto nelle menti dei ladri sopraggiunse il pensiero: “Un sadhu sta per essere giustiziato ingiustamente e non è lui il ladro”. Loro erano i ladri e qualora avessero confessato di fronte al re, allora il sadhu sarebbe stato risparmiato. In seguito i ladri vennero dal re per confessare la loro colpa, il sadhu fu liberato e in quel modo la sua morte fu evitata.
Il significato di tutta questa storia è che i gurumukh, o coloro che meditano, conoscono la morte. Sanno quando stanno per morire o quando i loro parenti stanno per morire, e possono dirlo agli altri nel mondo, ma sanno che è tutto nel volere di Dio. I gurumukh sono i cari figli dei Maestri, i cari figli di Dio. Rimangono sempre felici nel Volere di Dio ed ecco perché non fanno mai nulla per cambiare il volere di Dio. I gurumukh non pregano mai per loro stessi. Pregano per i loro cari, pregano per gli altri, ma non per loro stessi, sono quelli meno infastiditi. Non vorranno mai cambiare il volere di Dio. I Gurumukh o i Maestri santi non sono controllati dalla morte. Di fatto, loro controllano la morte, ma poiché la morte e la nascita sono tutte predeterminate – il momento della nascita e della morte sono tutte nel volere di Dio – i Maestri santi non modificano mai il momento della nascita e della morte, giacché è tutto prestabilito nel volere di Dio.
Coloro che meditano e vanno nell’intimo, coloro che hanno imparato a morire in vita, non temono mai la morte e non si rattristano mai quando sanno che stanno per morire. Anzi si rallegrano quando sanno che la morte sta per arrivare, soltanto i deboli temono la morte. Coloro che sono forti nell’intimo, non temono mai la morte.
Quando sappiamo che non possiamo evitare il momento della morte e la Morte verrà per certo a mostrarci il suo volto al momento fissato, quando sappiamo tutte queste cose e crediamo che sia tutto vero, allora perché non cominciamo a prepararci per quel momento critico?
Quando nel grembo materno l’anima entra nel corpo, proprio in quell’istante preciso viene stabilito, deciso il momento della morte, il momento in cui l’anima deve lasciare il corpo.
Farid Sahib ha detto che quando l’anima entra nel grembo materno, proprio allora viene altresì stabilito il momento in cui lascerà il corpo, e in quel momento stabilito l’Angelo della Morte verrà a separare l’anima dal corpo.
Lo definisce il momento del “matrimonio dell’anima con l’angelo della Morte”. Dice che l’anima dimentica il giorno in cui deve sposarsi con l’Angelo della Morte, ma questi no, l’Angelo della Morte viene in quel giorno e anche se l’anima non è pronta per sposarsi con lui, viene lo stesso. Coloro che dimenticano la morte, devono abbandonare il corpo in uno stato molto doloroso.
Se l’anima non si è preparata per quel “giorno del matrimonio”, per quel giorno della morte, allora è molto doloroso per lei lasciare il corpo. Quando l’Angelo della Morte vede che l’anima non è pronta a lasciare il corpo, ma anzi è coinvolta in figli, figlie, proprietà e cose del mondo, e quando l’anima cerca di vedere se c’è qualche buon medico che possa tenerla nel corpo oltre quel giorno, allora l’Angelo della Morte non ha pietà per lei. La allontana dal corpo con la forza, ecco perché la morte di coloro che non sono preparati, è estremamente dolorosa. Perché? Perché l’anima è assorbita in ogni singola cellula del corpo e anche fuori dal corpo, nei parenti, nella ricchezza e in tutte quelle cose, l’anima è dispersa da ogni parte. Perciò quando l’anima deve ritirarsi da tutte queste cose esterne, come pure dal corpo, allora se non coopera con l’Angelo della Morte, il corpo avverte molto dolore.
Farid Sahib ha paragonato la morte al giorno del matrimonio, perché i Santi e i Mahatma che sono nati in India, hanno annunciato i loro insegnamenti secondo la cultura indiana. In India nessun ragazzo o ragazza si può sposare per conto suo. I genitori scelgono il coniuge e una volta sposati, non si lasceranno. Solo in casi rari si lasceranno; altrimenti quasi tutti mantengono il matrimonio, non importa quel che accade, non importa se il ragazzo non gradisce la ragazza o l’incontrario, se il ragazzo è negativo o lo è la ragazza. Non importa quel che accade, manterranno il matrimonio perché è costituito in quel modo.
Se qualcuno sceglie il proprio coniuge e si sposa per conto suo senza l’approvazione e il consiglio dei genitori o dei parenti, non viene rispettato nella società indiana e in famiglia. Quando i genitori scelgono il ragazzo o la ragazza, fissano una certa data per il matrimonio e in quel giorno prestabilito lo sposo viene con alcuni amici e parenti alla casa della sposa, dove i genitori e i parenti della sposa hanno preparato del cibo. E quel giorno particolare lo sposo deve venire per il matrimonio: non importa se c’è una tempesta oppure se fa molto caldo, deve presentarsi in ogni caso perché i genitori della sposa e tutti gli altri lo aspettano, sono pronti a maritare la propria figlia con quel ragazzo. Conoscono il giorno e sono preparati, non hanno alcun problema, perché sanno che lo sposo arriverà sicuramente a tutti i costi. Ecco perché Farid Sahib ha chiamato il giorno della morte come “il giorno del matrimonio”, perché in India una volta fissata quella data, non importa quel che accade, lo sposo arriverà di sicuro. Anche se la posa non è pronta, lei dovrà andare comunque con lo sposo.
Pertanto le spose che si preparano per quel giorno particolare, non soffrono il dolore della separazione dalla famiglia, mentre quelle che non si preparano, piangono e soffrono molto. Nessuno può evitare quel giorno perché è la cultura indiana. Ecco perché Farid Sahib ha chiamato il giorno della dipartita dell’anima come “il giorno del matrimonio” in India.
Maritare la propria figlia è molto costoso e complicato, ecco perché ogniqualvolta una famiglia indiana ha una bambina, non è molto felice e contenta perché sa che ora dovrà spendere molti soldi.
Ora sapete che Pappu è fidanzato e i dolci che tutti voi avete mangiato qua all’ashram, sono stati mandati dalla famiglia della sposa. Quelle persone hanno speso molto denaro e si trattava solo di una cerimonia di fidanzamento, dunque potete immaginare quanto dovranno spendere per celebrare il matrimonio.
Miei cari, nel vostro paese voi non dovete spendere molto denaro per sposarvi, e quindi molto spesso pensate al divorzio. Se doveste sborsare tutto quel denaro come qua in India, non credo che prendereste mai più in considerazione di risposarvi di nuovo, una volta sarà sufficiente. (molte risate)
Visto che non dovete spendere molto denaro, dopo qualche tempo vi risposate, ho incontrato molti che dicono: “Questo è il mio secondo matrimonio”, “è il mio terzo matrimonio”, “è il mio quarto matrimonio”, in questo modo. Se doveste spendere il denaro come facciamo noi qua, allora sono certo che manterreste sicuramente quel matrimonio a tutti i costi, e non divorziereste mai.
COMMENTO: Maestro, costa molto anche il divorzio, è molto dispendioso.
DOMANDA: Ho sentito che Sant Ji ha detto molte volte che se un discepolo vuole davvero raggiungere in un anno la meta di trascendere la coscienza fisica e di vedere il Maestro interiormente con uno sforzo supremo o un grande sforzo, può riuscirci. Sant Ji, utilizzeresti un paio di minuti per spiegare quel che è richiesto, per esempio quante ore al giorno deve meditare un discepolo – sei, sette ore al giorno – deve essere isolato, vivere completamente da solo? Quale sarebbe la condizione ideale per un discepolo che vuole cercare di raggiungere la meta in un anno?
IL MAESTRO: Non dico che ci vorrà un anno per arrivare alla meta, però ho detto molte volte che l’incontro di una cara anima o di un’anima amorevole con il Maestro è proprio come il contatto della polvere da sparo con il fuoco.
Molte volte ho ripetuto che se un mendicante va da un capofamiglia per chiedergli: “Dimmi, per quanto tempo dovrei elogiarti o per quanto tempo dovrei pregarti? E se ti prego per un’ora, quanto mi darai?”. Se gli pone queste condizioni, potete immaginare che il mendicante non può mai avere buon esito e non può ottenere nulla dal capofamiglia. Ma se il mendicante sta fuori dal cancello e prega il capofamiglia, canta le sue lodi, allora prima o poi il capofamiglia aprirà la porta e gli darà sicuramente qualcosa, e a poco a poco quel mendicante diventerà un ricco.
Se il mendicante pone delle condizioni, il capofamiglia può anche non dargli nulla. Può addirittura rimproverarlo: “Il tuo corpo è forte, perché non vai a lavorare?”. Ecco perché quando percorriamo questo Sentiero della Spiritualità, dobbiamo rendere la nostra mente come quella del mendicante. Da parte nostra dobbiamo continuare a lavorare, sforzandoci come un mendicante, e dovremmo lasciare il resto al Maestro.
Il Maestro Sawan Singh Ji diceva a questo riguardo, che il possessore di una mucca sa quando la mucca deve ricevere acqua, quando deve essere nutrita, e quando portarla al sole o all’ombra; ne è responsabile e se ne prende cura. Allo stesso modo, se diventiamo come l’animale, se diventiamo come un mendicante di fronte al Maestro, dato che il Maestro è responsabile per noi, sa quando abbiamo bisogno delle cose e quando le vogliamo; di conseguenza ci darà tutte le cose di cui abbiamo bisogno. Ma il peccato è che non rendiamo le nostre menti come quella del mendicante. Allora Swami Ji Maharaj disse che se rendete la mente come quella di un mendicante, potete ottenere molto dal Maestro, il Maestro non è ingiusto.
Supponete di lavorare in un negozio, non dovete andare a chiedere al proprietario del negozio di pagarvi. Sa che state lavorando per lui e vi pagherà il giorno delle paghe oppure quando avrete bisogno di quei soldi. Quando un padrone del mondo non vi tiene senza paga se lavorate per lui, perché presumete che il Maestro, che è Dio, che è il Possessore di tutta la Creazione, non vi pagherà se lavorate per lui?
Senza porre condizioni e senza preoccuparvi del momento, senza mettere tutti questi limiti, dovremmo continuare con sincerità di cuore a sforzarci il più possibile lasciando il resto al Maestro. Ogniqualvolta vede che il ricettacolo è pronto e che possiamo mantenere quel che vuole darci, colmerà di sicuro quel ricettacolo.
Questo tipo di domande si presentano solo quando la mente non vuole meditare (molte risate), perché la mente sa che se mediterà, sarà imprigionata. Quando meditiamo, dobbiamo fermare la mente; dobbiamo imprigionarla e la mente non vuole questo. Noi vogliamo risolvere questo problema o leggendo libri oppure facendo domande, ma non è risolvibile in quel modo. La mente vuole che noi facciamo questo, e anziché meditare, ci tiene sempre coinvolti in questo tipo di domande.
Non ho mai posto alcuna domanda al Maestro, perché Lui mi disse di meditare e lo feci.
Non gli feci alcuna domanda, ma questo non significa che Lui non rispose alle mie domande o che non mi diede la Conoscenza; mi rese saturo di Spiritualità.
Il Maestro è un Potere tale che conosce ogni cosa di noi senza che chiediamo. Anche se non parliamo, sa ogni cosa, allora perché pregarlo?
Baba Bishan Das mi disse di meditare e lo feci per diciotto anni. Non gli chiesi mai: “Mi darai qualcosa o no? Che cosa otterrò meditando?” e cose simili. Sono certo che se avessi chiesto questo tipo di domande ad ambedue i Maestri che vennero nella mia vita, non avrei mai conseguito nulla.
Ieri vi ho detto che quando ero nell’esercito, partii come volontario per la guerra sebbene non fosse il mio turno, dato che non temevo la morte. Pensavo sempre: “Se arriverà la pallottola, aprirò la camicia e la affronterò perché la morte verrà quando verrà, dunque perché preoccuparmene?”. Ma quando incominciai a meditare, allora mi resi conto che combattere in guerra era più facile che meditare, perché quando incominciamo a meditare, la mente diventa così ostinata da dirvi: “Va’ a combattere in guerra, ma non sedere in meditazione”.
Ecco perché spero che mediterete con sincerità di cuore.
(Sant Ji ride di soppiatto) Non dovremmo preoccuparci di questi calcoli, delle ore e di tutte queste cose, perché noi stiamo lavorando per Dio, per il nostro Maestro, e Lui tiene tutti i conti.


da "Quaderni sulla Sant Mat" - volume 4 - pagina 37

  Chiudi discussione Modifica discussione Elimina discussione Nuova discussione Rispondi alla discussione
 Nuova discussione  Rispondi
 Versione stampabile
Vai a:

Surat Shabd Yoga

 

Torna Su
Snitz Forums

torna alla pagina principale