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Surat Shabd Yoga
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 "Diventare piccoli e umili"
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Inserito il - 27 Giugno 2011 :  10:52:48  Visualizza profilo  Modifica messaggio  Rispondi citando  Visualizza l'indirizzo IP dell'utente
“Diventare piccoli e umili”
Sant Ajaib Singh Ji Maharaj


sessione di domande e risposte del 17 marzo 1995 allo S.K.A., Sampla, India

questo è il Satsang memorabile che abbiamo ascoltato il 18 giugno nel corso del ritiro sull'Argentario


DOMANDA: Amato Maestro, in che modo possiamo diventare piccoli (umili) come un bambino?
SANT JI: Innanzi tutto, ringrazio Dio Onnipotente Sawan e Kirpal che ci hanno dato quest’opportunità di praticare la loro devozione e di sedere nella loro rimembranza.
La cosa più importante per diventare piccoli come un bambino è realizzare che il Naam è la medicina per tutte le malattie.
Quando andiamo dai Maestri, attraverso i Satsang essi ci fanno rendere conto dei nostri sbagli e manchevolezze.
I Mahatma ci dicono anche che questa vita non durerà per sempre; è brevissima. E nulla di questo mondo verrà con noi: né padre né madre, né figlio o figlia, nessun potere, nessuna ricchezza, nessuna conoscenza, nessuna abilità di questo mondo. Siamo nati con il pugno chiuso, eppure quando lasciamo questo mondo, ce ne andiamo con i pugni aperti. La storia, in particolar modo la storia di Alessandro il Grande, ci dice che diventò il conquistatore del mondo intero. La madre si recò al cimitero e prese a piangere sulla sua tomba con queste parole: “Alessandro, eri un guerriero invincibile e non ci sarà mai nessuno come te”. Disse: “Non è mai nato nessuno come te né ci sarà mai nessuno come te in futuro”. Si narra che in quel momento sopraggiunse una voce dalla tomba: “Molti ‘Alessandro’ sono venuti nel mondo e se ne sono andati, per quale ‘Alessandro’ stai piangendo?”
Quando nei Satsang i Maestri ci dicono la realtà di questa vita e, dopo aver sentito i loro discorsi, quando il nostro cuore s’intenerisce, allora essi ci preparano ad entrare interiormente e a vedere la realtà interiore. Non è mai venuto nessun Mahatma per insegnarci la fede cieca. I perfetti Maestri desiderano e si adoperano affinché i loro discepoli, i loro figli possano entrare nell’intimo mentre il Maestro è ancora nel corpo e, una volta entrati nell’intimo, possano manifestare la Corrente dello Shabd interiore e vedere la Realtà con i loro occhi.
Swami Ji Maharaj disse che il nostro surat o anima s’immerge nello Shabd solo quando diventiamo piccoli nell’intimo. Perché non entriamo interiormente e perché siamo sempre proiettati all’esterno? A causa del nostro egoismo. Che cos’è l’egoismo? Tutto quello che noi diciamo: “Ho questo, ho quello, possiedo così tante proprietà, ho così tanta ricchezza, sono il più colto”, tutti questi pensieri che ci spingono a essere qualcosa.
Diciamo che non saremo noi a morire, che moriranno gli altri, ma noi no. Non ci rendiamo conto che tutta la ricchezza, tutte le proprietà che i nostri padri e antenati possedevano, non li accompagnarono. Eppure noi pensiamo che riusciremo a portarcele dietro. Ne siamo così attaccati e continuiamo sempre a conteggiare quanto possediamo.
Tutto ciò è egoismo. A meno che non ritiriamo la mente da tutte queste cose, non possiamo entrare nell’intimo perché tutti i Maestri hanno detto che il sentiero interiore è molto angusto, è più stretto dello spessore di un capello. Non possiamo percorrere quel sentiero portandoci tutte queste cose che continuiamo a conteggiare avendo questo o quello. Per entrare nell’intimo dobbiamo diventare molto piccoli, ma a causa di tutte queste cose che consideriamo nostre, la mente si è ingigantita come un elefante; per questo non possiamo entrare interiormente.
Durante la seconda guerra mondiale ebbi l’opportunità di andare in diversi paesi europei. Londra, così come la vedete ora, non era così durante la guerra. Fu distrutta dai bombardamenti. Similmente Parigi non era come la vedete ora. Andai in Italia (allora avevo sedici anni), a Giava e in numerosi altri posti durante la guerra. E vidi come tanti furono uccisi e come Hitler era così pieno di egoismo, infatti egli sbaragliava e uccideva tutti. Pensate che a quel tempo Hitler avrebbe mai pensato di rendere il proprio paese schiavo degli altri paesi?
Hitler era così risoluto a conquistare il mondo intero che ogniqualvolta decideva di prendere una tazza di tè in un determinato posto, avanzava in quel posto e appagava il proprio desiderio. Perché tutto questo? Non era nient’altro che egoismo. E pensate che Dio aprirà la sua porta a persone simili che sono così piene di egoismo?
Durante quella guerra ebbi molte esperienze; incontrai numerosi grandi generali e colonelli. C’erano molti inglesi, musulmani, sikh e tanti grandi ufficiali a capo di un enorme numero di soldati. Li vidi tutti uccisi dalle bombe. Ebbi occasione di eseguirne i riti finali: prendermi cura della cremazione o della sepoltura.
Un paio di anni fa stavo parlando con Gurmel e gli dissi che ho avuto parecchie opportunità nella mia vita di testimoniare la morte. Durante la guerra, nell’esercito, stavo trasportando un’apparecchiatura radio senza fili e una pallottola sforacchiò la mia radio. Pur perforando la radio, le comunicazioni non furono interrotte. In quella guerra vidi perire i miei stessi amici, vidi morire i miei stessi amici. Non vi sentireste tristi o depressi o anche atterriti nel vedere i vostri stessi amici morire di fronte a voi?
Una volta eravamo in tre e una pallottola s’incuneò tra le gambe di una persona, perforò il mio braccio (Sant Ji indica lo spazio tra il braccio e il corpo) colpendo poi la nuca della terza persona che morì sul colpo. Dunque se avete un cuore umano e testimoniate come viene la morte, questo è ciò che accade, non sarete incoraggiati a diventare piccoli e umili?
Le esperienze avute nell’esercito mi ispirarono a diventare piccolo e umile.
Tutti voi avete visto la casa di Pappu a Delhi. Quando era in costruzione, il padre di Pappu, Hiralal, con il suo amico Kavel e suo fratello Kulwant mi riferirono della sua solidità. Mi parlarono della casa e me la fecero vedere. Quando arrivai all’ultimo piano, dal cuore eruppero queste parole che significavano: “Qui si costruiscono gli edifici, ma lì la tomba ti sta chiamando”. Nessuno lo capì. Fu il padre di Pappu a voler costruire quella casa, ma morì ancor prima che essa fosse ultimata. Non riuscì a trascorrere alcun tempo nella casa né a godersela.
Quando ero giovane, solevo chiedermi: “Perché viene la morte? Che accade quando uno muore?” e “chi aiuta al momento della morte?”
Una volta stavo giocando con la sabbia e incominciai a costruire delle casette, forse dieci o dodici; ognuna rappresentava un fratello, una sorella o un parente. Posi una domanda a ognuna: “Mi aiuterai al momento della morte?” Una volta fatta la domanda, distruggevo la casetta dalla quale non ricevevo una risposta positiva. Feci quella domanda per ogni fratello o sorella, per tutte le relazioni mondane che avevo, e continuai ad abbattere le casette. Ne rimase solo una, che rappresentava Dio Onnipotente. Dissi: “Non so chi tu sia o dove tu sia”, ma ottenni la risposta nell’intimo: “Sì, Lui mi verrà in aiuto”. Mio padre mi fissava e venne da me chiedendomi a che cosa stessi giocando, di che cosa si trattasse.
Solitamente accade che quando un figlio gioca così, quando fa un gioco che non conoscete, vi incuriosite e volete sapere di che cosa si tratta. Normalmente i genitori non prestano attenzione a quel tipo di cose, ma se osservate e siete curiosi, andate sicuramente a chiedere. Gli dissi: “Tutte queste piccole case che ho fatto, rappresentano ognuna i miei fratelli, sorelle e tutte le relazioni del mondo”. Dissi a mio padre che stavo facendo loro quella domanda e non ottenevo alcuna risposta positiva, per questo le abbattevo. “E questa che è rimasta, rappresenta Dio Onnipotente perché so – io non l’ho visto – ma ho avuto risposta dall’intimo che Lui è quello che mi aiuterà”. Udito questo, mio padre si rattristò molto. Disse: “Bene, vedi che ho costruito questa casa meravigliosa per te e la proprietà che ho accumulato, è solo per te”.
Sputai (per terra) e dissi: “Tutte le proprietà, tutti i possedimenti mondani non sono altro che questo sputo per me: non hanno alcun valore per me”. Mio padre rimase sconcertato, ma quella era la realtà delle mie parole. Dunque questo è un avvenimento della mia vita che vi ho riferito spesso; ve ne ho parlato spesso. Esaminando la mia vita, durante l’infanzia, appresi molte lezioni che mi aiutarono a diventare piccolo e umile.
Quando i Maestri parlano dei beni, delle proprietà e della ricchezza mondani, non intendono dire che dovreste abbandonarli. Né ci dicono di dare tutte quelle cose al Maestro, il quale non vuole nessun nostro possedimento. Quando ci parlano del distacco dalle proprietà, dai possedimenti mondani, vogliono che noi realizziamo, ricordiamo che quando siamo usciti dal grembo materno, eravamo un semplice pezzo di carne. Siamo venuti nel mondo con il sostegno di Dio Onnipotente. Una volta nati, vedete come Egli creò l’amore e l’affetto nella nostra madre e in nostro padre, come il latte ha preso a fluire nel seno della madre per il nostro nutrimento.
Egli ci ha dato così tanto: prima ci ha dato la vita e poi ci ha procurato le cose per il nostro sostentamento. Non dovremmo essergli grati per tutto quello che ha fatto per noi? Non dovremmo praticare la sua devozione? Non dovremmo entrare interiormente e vedere chi è? Lui che ci ha dato così tanto!
Possiamo farlo, possiamo entrare nell’intimo solo se diventiamo piccoli. Non possiamo farlo portando tutte le proprietà mondane.
Egli è grande, è il più grande e se non diventiamo piccoli, i più piccoli di fronte a Lui, non possiamo ottenere alcuna grazia. Ecco perché i Santi sottolineano sempre il fatto di diventare piccoli e umili. Nel bhajan Aj Shub diharda e : “Oggi è il giorno benedetto ed è giunto con buona ventura perché abbiamo avuto il darshan del nostro Maestro”, voi cantate: “Alcune cose del passato, alcune cose del presente, rivelandoci tutti questi segreti, Egli ha risvegliato il nostro cuore”. I Maestri ci dicono le cose del passato e ci dicono altresì molte cose che hanno sperimentato di persona: ci fanno realizzare la Verità. E quando capiamo quel che ci dicono e quando ci vedono preparati, essi ci portano nell’intimo e ci mostrano il tutto, la Verità.
Il Maestro Sawan Singh Ji diceva che una volta giunti sul Sentiero dobbiamo diventare come un bambino di cinque anni; anche se abbiamo una laurea, dobbiamo comportarci come un ignorante perché sul sentiero della spiritualità siamo ignoranti. Non conosciamo nemmeno l’ABC della spiritualità.
Dopo aver ricevuto l’iniziazione al Naam, se non sciupiamo la devozione con il sudiciume delle passioni e dei piaceri, se ci manteniamo puri e sacri, e se preserviamo l’entusiasmo, l’anelito e la fede nel Maestro come avevamo prima di ricevere l’iniziazione, possiamo entrare nell’intimo con facilità. Possiamo agevolmente conseguire la liberazione per noi stessi e se si presenta qualcuno e viene da noi, possiamo aiutare anche lui a entrare nell’intimo ed essere liberato.
Kabir Sahib dice: “Se mantenete la fede del primissimo giorno, che dire della vostra liberazione… potete liberare anche milioni di altri!”
Il Maestro Kirpal ci impartì istruzioni rigide per tenere il diario al fine di purificare la nostra vita. Ci disse che dovremmo compilare il diario senza risparmiare noi stessi, senza risparmiare la nostra mente. Miei cari, non dobbiamo compilare il diario come fosse una formalità. Spesso ho detto che anche un singolo errore può inaridire la propria vita. Che cosa facciamo quando compiliamo il diario? Seguitiamo a ripetere gli stessi errori ancora e ancora e seguitiamo a compilare i diari con gli errori commessi. Non si adempie lo scopo per cui il Maestro Kirpal Singh inventò questo modulo del diario quando compiliamo il diario come una questione di abitudine o di formalità. Se anche un unico errore nella vostra vita può inaridirla e svuotarla, come possiamo pretendere un qualsiasi progresso se continuiamo a fare gli stessi errori ancora e ancora?
Quando prepariamo l’halva (n.d.t. dolce indiano), innanzi tutto prendiamo la farina, lo zucchero e poi li cuciniamo sul fuoco. Lavoriamo così duramente per prepararla, ma se la roviniamo, se la cospargiamo di cenere, ci vuole solo un istante, un secondo per rovinare ciò che abbiamo fatto, tutto il duro lavoro di preparazione. Nello stesso modo lavoriamo duramente, manteniamo la vita pura per due o tre mesi e la purifichiamo, la rendiamo sacra. Facciamo pure meditazione durante quel periodo, ma quando la mente gioca i suoi trucchi e incominciamo ad obbedirle, non ci vuole nemmeno un istante per rovinare, per danneggiare tutto quanto fatto negli ultimi due o tre mesi.
Se purifichiamo il corpo, anche la mente segue il corpo: più il nostro corpo è puro, anche la mente diventerà pura e più pura è la mente, anche i pensieri diventeranno tali. Più i pensieri sono puri, anche l’anima diventerà più pura e allora sarà molto facile e molto veloce per l’anima entrare nell’intimo. Secondo le istruzioni del Maestro quando teniamo il corpo puro, quando purifichiamo altresì la mente e l’anima ed entriamo nell’intimo, e dopo aver attraversato le stelle, il sole e la luna, quando raggiungiamo la Forma radiante del Maestro e quando vediamo l’amato Maestro interiormente, allora realizziamo la sua grandezza, come egli è il possessore di tutti i Khand, Brahmand e tutte le grandi divisioni di questa creazione. Quando lo vediamo dentro di noi nella sua piena gloria, allora crediamo in lui, nella sua divinità. E anche se è Dio ed è il Possessore di tutta la creazione, osserviamo all’esterno come conduce una vita molto modesta, molto umile. A quel punto anche noi sentiamo di diventare piccoli e umili come lui, siamo incoraggiati e abbiamo l’anelito di diventare umili.
Guru Nanak Sahib chiede: “Chi può fare domande a colui il cui ordine viene obbedito in tutte le diverse parti della Creazione?” Quando realizziamo che è il Possessore di Tutto e il suo ordine viene rispettato in ogni parte della creazione, pensate che esigeremmo qualche forma di rispetto da lui? Pensate: “Siamo andati a vedere il Maestro, ma non ci ha dato il benvenuto e non ci ha dato questo o quello?” Una volta realizzato che è il Possessore di Tutto nella creazione, allora non pretenderemo niente di simile dal Maestro. Egli non deve cercare nessuno nel mondo perché è il Possessore della creazione ed è libero di fare qualsiasi cosa decida.
Proprio come ora crediamo in Cristo, se lo avessimo fatto quando venne, se avessimo creduto che era Dio, pensate che lo avremmo costretto a portare una corona di spine?
Nello stesso modo, se avessimo creduto che Guru Nanak era Dio Onnipotente, pensate che lo avremmo perseguitato come facemmo?
La casa di Guru Gobind Singh fu saccheggiata ed egli fu costretto ad abbandonarla; per tre mesi non poté nemmeno lavarsi. Ora noi crediamo in Guru Gobind Singh e diciamo che era Dio Onnipotente. Ma se a quel tempo quando venne, se avessimo creduto che era Dio Onnipotente, pensate che avremmo saccheggiato la sua casa oppure lo avremmo costretto ad abbandonarla per tre mesi?
Tutti i Param Sant, tutti i perfetti Maestri, fino ad ora, non hanno mai maledetto nemmeno coloro che li hanno maltrattati, perseguitati e puniti. Piuttosto hanno pregato Dio Onnipotente: “O Signore, sono ignoranti, non sanno quello che fanno; per favore perdonali”.
Soltanto i rishi e i muni o coloro che praticano l’Hatha Yoga concedono doni o maledicono le persone. I Santi perfetti concedono sempre i doni, le benedizioni, però non maledicono mai nessuno. Guru Nanak Sahib disse: “O Signore, possa ognuno nel mondo essere glorificato. Possano tutti essere felici nella tua Volontà”. Hanno sempre pregato per la felicità e il benessere del mondo intero.
Indra Mati era una discepola di Kabir Sahib. Quando trascese il corpo ed entrò nei piani interiori, vide che Kabir Sahib era seduto sul trono del Signore Onnipotente. S’inchinò ai piedi di Kabir Sahib e disse: “Se mi avessi detto prima che era il Possessore di Tutto, l’Onnipotente, perché avrei dovuto affrontare le difficoltà della meditazione e di quelle cose? Mi sarei semplicemente inchinata ai tuoi piedi”. Kabir Sahib disse: “Se ti avessi detto che ero il Possessore di Tutto, non mi avresti creduto. Ora puoi fare ciò che desideri”.
Non ho mai usato parole ingegnose o conversazioni ingegnose con il Maestro, non ho mai preteso di essere brillante. Feci solo quel che lui mi disse di fare. Non gli ho mai posto domande. Ma un giorno dissi: “Bulleh Shah chiamò il suo Maestro ‘il grande ingannatore’. Disse che se volete rubare, dovreste farlo nella casa di Dio e se volete ingannare, il più grande ingannatore è il Maestro. Perché questo? Anche se Inayat Shah, il Maestro di Bulleh Shah, era Onnipotente, era il Possessore dell’intera creazione e Bulleh Shah lo sapeva, perché si riferì a lui come al grande ingannatore?”
L’amato Signore Kirpal rispose che quando il discepolo entra nell’intimo e vede la verità, la realtà del Maestro interiore, allora realizza che è il più grande ingannatore.
Non è un grande inganno che egli è una cosa e vi sta dicendo di essere qualcosa di diverso? All’esterno lo vediamo respirare come noi, camminare come noi e vediamo che liquida tutti i karma. Lo vediamo mentre subisce tutte le malattie e i malanni, sebbene quei karma, quelle malattie non gli appartengano. Lo fa per il bene degli altri, eppure vediamo che esegue tutte le cose proprio come noi.
Ma egli non è ciò che noi vediamo. È il Possessore di tutto, eppure diventa così piccolo e così umile di fronte a noi. Ci dice: “Io non sono il vostro Maestro. Vi ho solo connesso con lo Shabd; lo Shabd è il vostro Maestro”. In verità lui stesso è lo Shabd. Non si tratta di un grande inganno?
Sapete che gli ingannatori dicono una cosa, ma hanno qualcosa di diverso nel cuore. Nello stesso modo, i Maestri sono diversi da ciò che ci dicono. Esteriormente possono sembrare come noi, ma nell’intimo non sono ciò che vediamo, sono diversi.
Una volta era in inverno e voi sapete che in inverno le giornate sono brevi, così fece buio presto. Penso che sia stato verso le otto o le nove di sera e il Maestro Kirpal era seduto nella stanza, avvolto in una trapunta. Faceva molto freddo ed era seduto proprio così, infreddolito. Fu in quel momento che gli posi questa domanda concernente Bulleh Shah.
Quando gli posi quella domanda su Bulleh Shah, si tolse la trapunta, sebbene fosse freddo ed io ero seduto sulla sedia e lui era seduto sul letto, tuttavia potevo percepire il calore, il caldo erompere da tutto il suo corpo. Il suo intero corpo diventò saturo di luce, anche la fronte e gli occhi riversavano una luce immensa. Fu così forte, la luce era così forte che tutta la stanza si riempì del calore di quella luce.
Fu un’esperienza unica nella mia vita e non l’ho mai condivisa con nessuno, però oggi vi sto dicendo questo nel suo amore. Non posso mai dimenticare quell’esperienza perché fu in quel momento in cui egli mi diede il suo darshan aperto.
A causa di quell’esperienza, quando mi chiese di spiegare la teoria ad alcuni che stavano per essere iniziati, gli domandai: “Maestro, perché non mostri loro il tuo darshan aperto proprio come lo hai mostrato a me?” Egli s’arrabbiò e disse: “Non spingerli a strapparmi i vestiti, fa’ solo quel che ti sto dicendo di fare”.
Dunque quando vedete il Maestro, quando vedete chi è, ciò che è nell’intimo e anche quando riuscite a vederlo all’esterno nella sua gloria immensa, allora diventate piccoli, diventate umili perché nel realizzare che è il più grande di tutti, è il Possessore di tutta la creazione, non avete alcun onore, non avete fama e rinomanza, non avete alcun egoismo perché sapete che Lui è il più grande di tutti.
Quando avete visto e realizzato la grandezza del Maestro, quando avete visto come ogni singola cellula del suo corpo, come ogni singolo capello del suo corpo emette luce, come ogni singola particella del suo corpo è satura di luce, quando lo vedete in questo modo, pensate di riuscire a essere orgogliosi di qualunque cose abbiate? L’orgolio e l’ego scompaiono quando vedete e testimoniate la realtà del Maestro; a quel punto diventate piccoli e umili.

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