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Surat Shabd Yoga
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 "La Forma interiore più bella"
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Inserito il - 20 Dicembre 2012 :  04:01:50  Visualizza profilo  Modifica messaggio  Rispondi citando  Visualizza l'indirizzo IP dell'utente
“La Forma interiore più bella”
Sant Ajaib Singh Ji

domande e risposte del 13 dicembre 1996, SKA, Sampla, India

Saluti ai piedi dei Supremi Padri, Signori Onnipotenti Sawan e Kirpal, i quali ci hanno concesso l’opportunità di sedere nella loro rimembranza.
Tanti amati che vengono a vedermi nei darshan, mi dicono che vedono proprio la Forma del Maestro, ma il Maestro non parla con loro, come se non fosse contento di loro e non parla con loro sebbene si sia manifestato senza dubbio. Questo accade per creare la brama nel discepolo affinché possa incominciare a chiedersi e a contare i propri errori e manchevolezze. Molte volte succede che il Maestro viene e non parla. Ecco perché qui il discepolo dice: “O Maestro, dimmi quale errore ho commesso, quale peccato ho commesso per cui tu vieni e non mi parli, non mi guardi, e ti allontani dalla mia vista”. Accade a molti diletti. Il bhajan appena cantato è molto amorevole, molto dolente, ed è il modo migliore per dire al Maestro dei nostri errori, di chiedergli: “Qual è il motivo per cui vieni e ti allontani senza parlarmi?”. Il Maestro si manifesta definitivamente a quei discepoli perché li ha resi pari a sé. Tuttavia vuole che scoprano ed eliminino le manchevolezze, vuole creare la brama in loro, per questo a volte si comporta così.
DOMANDA: Hai detto che se riuscissimo a mantenere l’entusiasmo che avevamo al tempo dell’iniziazione, raggiungeremmo agevolmente la meta. Come possiamo mantenere quell’entusiasmo? Come possiamo riconquistarlo se l’abbiamo smarrito?
SANT JI: Sappiamo che se vogliamo raggiungere qualsiasi cosa nel mondo, se vogliamo qualsiasi cosa del mondo, dobbiamo lavorare duramente. Senza un duro lavoro, senza ogni sforzo fattibile, non possiamo conseguire nulla, anche di questo mondo. Si chiama entusiasmo, si chiama devozione. Sul Sentiero dei Maestri sono richiesti un entusiasmo e una devozione simili anche in meditazione.
Sapete che quando un bambino va per la prima volta a scuola, ne è appassionato; gli piace e ne è entusiasta. Se obbedisce all’insegnante e impara le lezioni che l’insegnante gli impartisce, allora può agevolmente superare gli esami, può ottenere voti elevati. Ma se non obbedisce all’insegnante, se non impara la lezione impartita dall’insegnante, pensate che possa pretendere di superare gli esami?
L’oro si estrae dalla terra solo dopo aver scavato; se vogliamo una perla preziosa, dobbiamo tuffarci in profondità nell’oceano. Similmente il Satguru è l’Oceano d’Amore e se vogliamo estrarre la perla del Naam, dobbiamo tuffarci in Lui.
Al momento dell’iniziazione ci viene detto di meditare per lo meno due ore e mezza ogni giorno. È il minimo. Se meditiamo di più, meglio ancora. Ci vengono dette anche certe regole e prescrizioni. Ci viene persino detto in quale direzione dobbiamo andare e in quale direzione non dobbiamo andare. Come il medico prescrive le medicine, di pari passo ci consiglia pure alcune cose che dobbiamo fare. È tanto importante prendere le medicine quanto lo è astenerci dalle cose che ha suggerito o prescritto.
Miei cari, dobbiamo controllare la vista, l’udito e gli altri sensi.
Miei cari, vi ho parlato di me, come sin dal principio non sono mai andato nei mercati, non me ne sono mai andato in giro senza necessità. E ancora ho quell’abitudine, l’ho conservata. Non vado nemmeno a comprarmi i vestiti. Quando dico che non mangiavo, che avevo perso il gusto del cibo: era la mia condizione. Non mangiavo cibo, non assaporavo quelle cose, ed era la condizione in cui vivevo; tuttora la mantengo.
Ci sono tanti amati che hanno trascorso cinquanta o sessant’anni con me; conoscono la mia vita e io la loro. Ecco perché, posso proclamare, chiedo loro: “O voi mi parlate della mia vita oppure io vi dirò ciò che avete fatto”. Mi avete mai visto al cinema? O mi avete mai visto nelle fiere e in altri luoghi di svago? O mi avete mai visto criticare il cibo e cose simili? Nel sangat non troverete nessuno che possa alzarsi in piedi e affermare di aver visto nulla di tutto ciò in me.
Sono vent’anni da quando sono con Pappu; se lui mi permette, posso dire molto.
Miei cari, se seguirete tutte queste cose con tanto entusiasmo e devozione, sicuramente vi renderete conto, ricorderete qual è la meta da perseguire. E anche se non avete incontrato il Maestro nell’intimo, Lui vi sta aiutando. Vi sta proteggendo e vi estenderà di sicuro tutto l’aiuto e la protezione.
Il Maestro Sawan Singh soleva dire che il padrone dell’animale, il titolare della casa sa quando deve dar da mangiare all’animale, quando deve portarlo dall’ombra al sole, quando deve dargli da bere. Se ne preoccupa e soddisfa tutti i bisogni di quell’animale. Similmente, se c’è un servitore che lavora a casa vostra, sapete quando dovete pagarlo, sapete quando dovete dargli da mangiare perché vi prendete cura di lui.
Pensate che Dio Onnipotente sia l’unico negligente o che non si prenda cura di noi quando stiamo lavorando per lui? Il bhajan che cantate dice: “Quando il devoto lo ricordò, Egli arrivò correndo a piedi nudi”, questa è proprio la mia condizione. Lo ricordavo, lo aspettavo da tutta la vita, sin dall’infanzia, quindi quando lo ricordai, Egli venne per conto suo e mi abbracciò.
Il Maestro Sawan Singh Ji soleva dire: “Che Dio mi perdoni, possa il Maestro non mettere nessuno alla prova!”. Immaginate solo che se qualcuno è arrivato nella vostra vita il primissimo giorno, se voi non lo avete mai conosciuto prima e se possedete una bellissima casa, se possedete venti ettari di terra, e se quella persona viene e vi dice all'istante: “Lascia tutto e vai via da qui”. A quel tempo, non portavo il turbante. Quando cercai di indossarlo, egli disse: “Non ti ho detto di mettere il turbante in testa”. Immaginate un po’ che cosa ci vuole per fare tutto questo, soprattutto se non avete mai conosciuto quella persona, se non l’avete mai incontrata prima.
Poi mi diede l’ordine di andare al 16PS. In quel momento percepii che la mia mente esitò. Nella mia mente si ripetevano molti pensieri, però al contempo, dall’intimo, emerse questo (come solevo udire dal Maestro Sawan Singh): “Quando un vasaio sta realizzando un vaso, lo colpisce dall’esterno, ma dentro tiene pure l’altra mano per proteggerlo, per sostenerlo”. Pensai: “Ora sta a Lui. Se vuole che stia all’ombra, se vuole che stia al sole, ovunque Lui desidera che io sia, ora è responsabile. Dovrei fare qualsiasi cosa mi dica”.
Anche oggi ho lo stesso entusiasmo in me per la sua rimembranza come all’inizio.
Ecco il motivo per cui amo sedere con tutti voi. Sono felicissimo di sedere con voi nella sua rimembranza, perché spero, mi auguro, che come io sono entusiasta per la sua rimembranza e devozione, guardando il mio entusiasmo, anche voi possiate coglierlo e ottenerlo. Sapete che il melone prende il colore dagli altri meloni. Anche se Dio non ha posto alcun senso nel melone, è solo un vegetale, però anch’esso matura a causa della compagnia; prende il colore degli altri meloni. Nello stesso modo, desidero, spero che per lo meno guardando me, queste persone sentiranno entusiasmo, lo riotteranno, e anche loro lo ricorderanno con lo stesso mio entusiasmo.
Miei cari, anche il Maestro deve darci qualcosa se lo ricordiamo con ogni singolo respiro. Anche i Maestri devono darci qualcosa quando li ricordiamo. Portano il frutto del Sat Naam e vogliono darci quel frutto; vogliono darlo a noi. E nel darci quel frutto, nessun altro può interferire. Né Parmeshwar né Ishwar possono interferire in quel lavoro poiché il Maestro ha portato quel frutto di Sat Naam per darlo ai discepoli.
Ecco perché dico sempre che se riuscissimo a mantenere l’entusiasmo del primissimo giorno fino all’ultimo respiro della nostra vita, qual è il problema per una simile persona di ottenere la liberazione? Può liberare milioni di altre anime che vengono da lui. Dando la scintilla del Naam una persona simile può far sì che milioni di altre anime raggiungano la liberazione.
Ora venendo alla seconda parte della domanda di come riconquistare l’entusiasmo perduto. Il Maestro Sawan Singh Ji diceva: “Supponete che qualcuno abbia perso casa oppure si sia allontanato da casa al mattino, e se per fine giornata rientra, non lo consideriamo uno scappato di casa. O in altre parole non è mai troppo tardi per correggersi. Così una persona che abbia perduto l’entusiasmo, non dovrebbe rimanere persa. Non dovrebbe mai rimanere immemore. Dovrebbe imparare la lezione e con ancora più entusiasmo, con ancora più devozione, dovrebbe iniziare una nuova vita e riprendere la devozione. Non dovrebbe mai rimanere in quel modo per sempre. Dovrebbe guardarsi dentro e rendersi conto che abbandonando, tralasciando o perdendo l’entusiasmo, non solo ha smarrito la spiritualità, ha perso altresì la salute fisica. Ecco perché dovrebbe guardarsi dentro e riprendere la devozione con grande entusiasmo, tanta brama, anelito.
Miei cari, non diventate mai ladri del duro lavoro. Coloro che lavorano duramente, hanno di sicuro buon esito.
DOMANDA: Il Maestro Kirpal soleva rilevare il fissare lo sguardo o attenzione. Diceva: “Fate Simran lentamente con la lingua del pensiero, al fine che non interferisca con l’attenzione. Guardate nel mezzo del buio di fronte a voi. Guardate, guardate, guardate, intensamente, minuziosamente, penetrantemente per vedere ciò che si presenta. Il buio si assottiglierà, potrete vedere la luce. Guardate intensamente nel mezzo. Esploderà e vi aprirà la via verso l’alto”. La mia domanda è: qual è la relazione tra lo sguardo e il Simran? Uno va enfatizzato più dell’altro? Ho difficoltà a fissare in particolar modo l’attenzione.
SANT JI: Penso di aver risposto ieri nel Satsang a gran parte della domanda. La differenza è che, come diceva il Maestro Sawan Singh: “Coloro che vogliono capire in poche parole, dovrebbero venire da me e io spiegherò. Coloro che vogliono capire in dettaglio, con più parole, dovrebbero andare dal Maestro Kirpal Singh. Infatti Kirpal Singh prima smonta il fucile e poi rimette insieme tutti i pezzi”.
Ecco perché il Maestro Sawan Singh Ji diceva: “Per un occidentale è ben difficile controllare la lingua. Parla molto e vuole sentire molto. Mentre per le persone del Punjab non è facile, è difficile tenere le mani a posto, con le mani continuano sempre a gesticolare”.
Prima di tutto, dobbiamo capire che finché non completiamo il corso del Simran, non riusciamo a fissare l’attenzione. Finché non ritiriamo l’attenzione da tutte le parti del corpo, e finché non ritiriamo l’anima, l’attenzione, finché non le portiamo al Centro dell’Occhio, non riusciremo a fissarvi l’attenzione.
Di fatto è il nostro “surat”, o coscienza, che deve concentrarsi. Proprio ora la coscienza, l’attenzione sono disperse dappertutto, così come potete concentrarle? A volte guardate il turbante del Maestro, a volte guardate qualche altra parte del corpo del Maestro, e in questo modo rimanete sempre separati o disturbati.
Perciò, innanzi tutto, i satsanghi dovrebbero capire l’importanza, la grandezza del Simran. Quando farete Simran e manterrete lo sguardo tra le sopracciglia, il Dhyan avverrà per conto suo.
Quando andrete al Tisra Til, o il Centro dell’Occhio, e un po’ più in alto, solo un po’ più in alto, allora vedrete che il Maestro è già lì seduto che vi aspetta. A volte le persone vedono la luce lì. Per alcuni è ancora buio. Dipende tutto dal passato della persona.
Proprio come quelli che fanno i video, a volte inquadrano, a volte allargano lo zoom. Nello stesso modo a volte vediamo la Forma vicino a noi, a volte la vediamo ben lontana. Ecco perché abbiamo bisogno del Dhyan o della contemplazione della Forma del Maestro.
Una volta perfezionato il Dhyan o la contemplazione del Maestro, siete liberi da tutti i dubbi. Come potete perfezionare la contemplazione sulla Forma del Maestro? Potete farlo solo se la Forma del Maestro è lì.
La storia di Hir e Ranja è antichissima, tanti Santi l’hanno menzionata o narrata. Hir era innamorata di Ranja. Per quanto i genitori di Hir fossero molto inflessibili e tentassero di impedirle di andare a vedere Ranja, ella era così ossessionata, affascinata e inebriata d’amore che pensava sempre a lui.
Un giorno ella chiese alle amiche: “Dov’è Hir?”.
Le amiche le domandarono: “Chi sei? Sei Hir e sei proprio qui!”.
Rispose: “No, non sono Hir. Non chiamatemi Hir, sono Deeto Ranja (Deeto era un altro nome di Ranja)”.
Disse: “Ripetendo il nome di Ranja, rimanendo nell’amore di Ranja, sono diventata Ranja. Ora nessuno dovrebbe chiamarmi Hir, perché sono diventata Deeto Ranja, sono diventata la forma di Ranja”.
Pertanto se tale è la condizione di coloro che serbano amore mondano, immaginate un po’ quale sarà la condizione del discepolo innamorato del Maestro. Se abbiamo amore per il Maestro, se lo ricordiamo sempre, se facciamo sempre il suo Simran, allora anche un simile discepolo diventa la forma del Maestro. Dimentica completamente sé stesso e lì rimane solo il Maestro.
L’amore e il Dhyan hanno inizio col corpo del Maestro. Prima di tutto, amiamo il corpo del Maestro; abbiamo il Dhyan o la contemplazione del corpo del Maestro. I Maestri dicono che proprio come il vitello guarda la mucca, corre ad abbracciarla, parimenti, quando si creano l’amore e l’anelito dentro il discepolo per il Maestro, allora la sua contemplazione è completata. Proprio come il vitellino corre dalla mucca, se anche noi sviluppiamo quel tipo di anelito e di passione per il darshan del Maestro, se anche noi corriamo dal Maestro ogniqualvolta possiamo avere il darshan, solo allora possiamo perfezionare la contemplazione della forma del Maestro.
Il Maestro Sawan Singh Ji poneva molta enfasi sul Dhyan o la contemplazione della forma del Maestro. Diceva che il modo o il metodo migliore per perfezionare la contemplazione della forma del Maestro è durante il Satsang.
Diceva che dovreste guardare il centro della fronte, tra gli occhi, e la fronte del Maestro: l’attenzione dovrebbe essere così tanto assorta nella fronte del Maestro da non essere consapevoli di null’altro intorno a voi. Dovreste essere lì o voi o il vostro Maestro. Non siate nemmeno consapevoli del cantore seduto accanto al Maestro.
Diceva pure che se c’è rumore dietro al Maestro, anche se il Maestro parla a qualcuno, la vostra attenzione dovrebbe essere solo rivolta al Maestro.
Diceva di non parlare con gli altri dopo il Satsang. Altrimenti la coppa che vi è stata colmata col darshan del Maestro incomincerà a svuotarsi. Perciò dopo il Satsang continuate a rimanere seduti: tenete gli occhi chiusi e gioite del darshan del Maestro.
Swami Ji Maharaj disse: “Le parole del Maestro sono così amorevoli e le amo a tal punto come la madre ama le parole di un infante. Il discepolo del Maestro ama le parole del Maestro come l’impuro ama la donna”.
Miei cari, quando si creano dentro di noi un amore simile, una passione simile, qual è la difficoltà del perfezionare la contemplazione?
Per un simile amato anche il Simran non è difficile. Sapete che pure in questo mondo, se siete innamorati di qualcuno, se amate qualcuno, se avete passione per qualcuno, senza fare alcuno sforzo, ricorderete quella persona: la vedrete nella vostra testa.
Molte volte quando ricordiamo gli amici del mondo e quando ci mancano, non ce la sentiamo nemmeno di dormire. Se ci mancasse il Maestro, se lo ricordassimo in questo modo, pensate che riusciremmo a dormire?
Hazrat Bahu ha descritto questa condizione dicendo: “Né Lui dorme né mi fa dormire; è come il pianto di un bimbo che non riesce a dormire e non fa dormire nemmeno gli altri”.
Miei cari, c’è così tanto che potrei dire a proposito del Dhyan o della contemplazione, ma innanzi tutto dovreste fare il Simran. Prima fate il Simran con la lingua, e una volta perfezionatolo, fate il Simran con la lingua della mente e del pensiero. Una volta perfezionatolo, anche questo scompare e allora avviene il Simran con la lingua dell’anima. Quando avviene tale condizione del discepolo, la differenza tra il discepolo e il Maestro scompare, tutti i segreti tra il discepolo e il Maestro scompaiono. È come quando lo zucchero candito si dissolve nel latte, non cambia il colore del latte, ne cambia solo il sapore. Nello stesso modo, quando il discepolo fa il Simran con la lingua dell’anima, allora non v’è più differenza tra lui e il Maestro.
Miei cari, la Forma che noi chiamiamo la più bella, o la Forma che noi chiamiamo come la più attraente, riusciamo a vederla una volta giunti alla Decima Porta. Hazrat Bahu descrive la condizione dell’anima che ha raggiunto la Decima Porta e contemplato l’amatissima, la più bella Forma del Maestro. Tale discepolo dice: “Possa io avere milioni di occhi sul corpo con i quali contemplare la Forma del mio Maestro. Ne chiuderei uno e ne aprirei un altro, in quel modo continuerei ad avere il darshan del Maestro. Anche dopo aver avuto così tanto darshan del Maestro, non sarei soddisfatto. Escogiterei ancora qualche altro sistema, qualche altro modo per avere il darshan del Maestro. Per me, solo per una volta, il darshan del Maestro vale ben più di milioni di pellegrinaggi”.
Se offrite il regno dell’intera creazione, di tutto questo mondo al discepolo che ha ottenuto anche uno sguardo fugace di quella Forma del Maestro, non lo accetterà perché è già diventato di Colui che gli ha dato il darshan.
“Una volta giunti lì”, disse Bulleh Shah, “non v’è bisogno di lunghi Namaz o preghiere. Dovete solo inchinarvi una volta ed ecco tutto: il vostro lavoro è compiuto”. Perciò miei cari, una volta giunti lì, non abbiamo bisogno di lunghi discorsi o lunghe conferenze. Si fanno tutte queste cose solo per farvi capire. Una volta giunti lì, dobbiamo solo inchinarci a Lui per una volta e questo basta.
Sai Bulleh disse: “Chi compie il pellegrinaggio solo guardando il Beneamato, non ha bisogno di andare alla Mecca, il luogo di pellegrinaggio. Mio caro, per una persona simile il Maestro diventa la sua Mecca, Medina, il suo luogo di pellegrinaggio”.
DOMANDA: Quando nascono i figli nelle famiglie di satsanghi e poi vengono iniziati, questo significa che hanno già cercato un Guru nelle vite passate? Se ciò è vero, perché così tanti di noi che hanno dovuto cercare in questa vita, danno per scontato il Sentiero e non lo prendono sul serio per molti anni?
SANT JI: Ho ripetuto e anche il Maestro Sawan Singh Ji soleva dire molto spesso nei Satsang: “Anime molto speciali, molto selezionate vengono mandate nelle famiglie di satsanghi. S’incarnano nelle famiglie di satsanghi solamente quelle anime che otterranno il Naam e il Maestro in questa vita”.
Sappiamo che il bambino non si rende conto di ciò che è bene e ciò è male, ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, quale direzione prendere, né ciò che sarà di beneficio per lui. Perciò diventa responsabilità dei genitori che, proprio sin dal principio, dovrebbero educare i bambini secondo i principi della Sant Mat e dovrebbero sempre tenere i bambini informati sul Sentiero. I genitori non dovrebbero mai, nemmeno in uno stato di oblio, fare nulla di negativo di fronte o alla presenza dei bambini, e non dovrebbero fare nulla che possa distrarli. Dovrebbero sempre parlare della meditazione ed essere di buon esempio per loro.
Dovrebbero parlare ai bambini dei benefici della meditazione sullo Shabd Naam, dei benefici del Naam e del Maestro. E dovrebbero anche dare l’esempio ai bambini persi, quelli che sono usciti dal Sentiero, quanto soffriranno e ciò che accade a coloro che lasciano il Sentiero.
I bambini sono come sono i genitori.
Se i genitori diranno ai figli di diventare buoni, meditare e andare al Satsang, e se loro stessi non lo fanno, non funzionerà. È responsabilità dei genitori innanzi tutto fare quelle cose loro stessi e poi insegnarle ai figli.
Così quando i figli otterranno l’iniziazione, rimarranno di sicuro sul Sentiero e faranno sicuramente il Bhajan e Simran. Nell’ultimo giro quando andai al Sant Bani, vidi che quei bambini, che erano stati bambini nel primo giro e che erano stati educati dai genitori: questa volta vidi che erano cresciuti. Facevano molto seva nel programma e meditavano molto, il che mi rese molto felice.
Nel vedere quei figli, dissi a Pappu: “Guarda, Pappu, sono felicissimo di vedere quei bambini perché erano molto giovani, ma ora guarda come corrono da una parte all’altra e quanto seva fanno per il sangat”. Ci sono pochi figli tra di loro che sono usciti dal Sentiero o che sono distratti, e anche questo è dovuto ai genitori. I genitori non han prestato così tanta attenzione, non li hanno informati del Sentiero.
Miei cari, ricordate sempre che i bambini sono il massimo dono che Dio Onnipotente ci ha concesso. E sono gli unici che stanno per crescere, in seguito sono quelli nelle cui mani verranno le redini del potere del paese. Da quei figli verranno coloro che governeranno questo paese. Se i vostri figli saranno buoni – più buone persone ci sono in un paese più il paese sarà glorificato.
All’inizio quando gli amati venivano da me, dicevano che non si doveva permettere ai bambini di stare al Satsang perché sono una distrazione e gli adulti s’innervosiscono. Ecco il motivo per cui ho iniziato il Satsang dei bambini perché è nostra responsabilità formare buoni cittadini, è nostra responsabilità educarli secondo gli insegnamenti e renderli buone persone.
Al 77RB venne un amato e mi disse che ogniqualvolta vedeva bambini nel Satsang, si arrabbiava molto, ne rimaneva turbato. Quando gli ho spiegato con amore come i bambini sono il massimo dono di Dio Onnipotente e come dobbiamo educarli secondo gli insegnamenti del Sentiero, allora ha capito. Nell’ultimo giro negli Stati Uniti l’ho rivisto. Ora è sposato e ha un paio di figli. Quando l’ho visto portare i bambini, uno sulle spalle, uno di fronte, come fanno gli americani, sono stato felicissimo di vedere come quella persona, che si adirava con la presenza dei bambini nel Satsang, ora ha figli e come li ama.
Miei cari, impariamo molto dai figli. Sapete com’è disinteressato il loro amore e come amano tutti in modo disinteressato. Non vedono alcuna differenza tra il nemico e l’amico. Chiunque li chiami con braccia amorevoli, rispondono sempre e accorrono sempre da lui.
Pertanto considerandoli un dono di Dio, dovremmo amare i figli e renderli buoni cittadini.
Sapete che quando un giardiniere pianta un frutteto, se le piante portano buon frutto, allora è molto felice. E tutto il duro lavoro che ha impiegato nel frutteto ha buon esito. In caso contrario tutto il lavoro fatto, tutto il duro lavoro svolto è vano. Nello stesso modo, la vita coniugale è come un giardino, un frutteto, e i bambini sono il frutto che porta la vita coniugale. Se i frutti non saranno buoni, allora immaginate un po’ come vi sentirete. Così se li rendete positivi, se saranno autonomi, se faranno il loro Bhajan e Simran, e se diventeranno buoni cittadini, vi daranno tanta gioia e tanto piacere nel guardarli.
Sono felicissimo di sedere con tutti voi e spero che insegnerete buone lezioni ai figli, che li incoraggerete e li ispirerete al Satsang, al Naam.
Spesso dico che se non potete fare del bene agli altri, per lo meno non fate loro del male. Se non riuscite a dare alcun buon consiglio o buon insegnamento agli altri, per lo meno non date consigli negativi.
Se diciamo ai figli: “Cari figli, non smarritevi, non perdetevi nel mondo perché non c’è pace, non c’è felicità nel perdervi nel mondo”, non stiamo facendo loro nessun favore. Stiamo semplicemente adempiendo il nostro dovere, la nostra responsabilità.

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