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Surat Shabd Yoga
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161 messaggi
Inserito il - 17 Giugno 2016 :  10:00:26  Visualizza profilo  Modifica messaggio  Rispondi citando  Visualizza l'indirizzo IP dell'utente
"Malattia e karma"
Sant Ajaib Singh Ji


tratto da un domande e risposte del 26 settembre 1982
16 PS, Rajasthan


Domanda: Tanti parlano delle malattie come di un metodo per liquidare i karma…
Sant Ji: Esistono due tipi di malattie che possiamo contrarre. Uno è dovuto alla nostra propria incuranza e ai nostri propri errori. Le altre malattie sopraggiungono come reazione dei karma passati. Quasi tutti avvertono le malattie che derivano da incuranza ed errori: sappiamo di esserci ammalati perché non ci siamo presi buona cura della salute oppure perché abbiamo mangiato qualcosa che non avremmo dovuto. Possiamo liberarci di questa malattia con qualche medicina. L’altro tipo di malattia che contraiamo a seguito dei karma, non si elimina così velocemente con le medicine e fintantoché non liquidiamo il karma che siamo tenuti a pagare, non ci liberiamo della malattia. Prima che il corpo sia creato, vengono scritti i karma del destino in base ai quali otteniamo buona salute o malattia, ricchezza o povertà, diventiamo intelligenti o meno, similmente otteniamo onore o disonore nel mondo. Tutti gli accadimenti che capiteranno nella nostra vita sono scritti in quel momento, prima ancora che il corpo sia creato. Le cose accadono secondo il destino scritto prima della nostra nascita. Ma noi siamo ciechi e non sappiano il motivo per cui abbiamo contratto la malattia, se è causa dei nostri karma o dei nostri errori. Se ci ammaliamo a causa di errori, dobbiamo saperlo, dobbiamo controllare e verificare ciò che facciamo giornalmente: in quel modo possiamo discernere facilmente se la malattia contratta è dovuta ai karma oppure ad errori. Tulsi Sahib dice: “Prima che il nostro corpo fosse creato, sono stati trascritti i karma pralabhda, tuttavia la mente è stolta e non capisce, non accetta questo volere di Dio”.
Il Maestro Sawan Singh soleva narrare una storia del periodo in cui era nell’esercito. Una volta ci fu una battaglia nella zona di Kabul e sapete che a quel tempo gli inglesi governavano l’India. Ci fu un soldato indiano che fu costretto ad andare nella zona nemica a causa della sua giumenta, del suo cavallo. L’animale lo portò nella zona nemica dove fu ucciso. Perse completamente il controllo del cavallo e per questo fu ucciso. Prima di morire aveva dato duemila rupie all’appaltatore della mensa dell’esercito e in base alla legge quel denaro doveva essere risarcito agli eredi del soldato, però l’appaltatore non restituì nulla ai figli del soldato bensì lo tenne per sé.
Dopo qualche tempo all’appaltatore nacque un figlio e lui ne fu molto felice. In realtà era lo stesso soldato morto sul campo di battaglia a causa del cavallo. Quella stessa anima nacque nella casa dell’appaltatore come suo figlio. Altrove la cavalla che aveva portato il soldato nella zona nemica, nacque nel corpo di una ragazza. Ambedue diventarono giovani e contemporaneamente l’appaltatore era diventato un commerciante molto popolare e anche molto ricco. Egli organizzò il matrimonio del figlio proprio con la ragazza, che era stata la giumenta nella vita passata. Il commerciante non sapeva nulla a questo proposito mentre il figlio che era stato il soldato nella vita precedente, lo sapeva ma non lo rivelò al commerciante. Non appena si sposò, si ammalò e rimase confinato a letto per molti, molti anni.
Il commerciante fece tutto il possibile per curarlo, ma nessuna medicina ebbe buon esito; portò il figlio in molti luoghi, presso numerosi medici senza riuscire a curarlo. Alfine un giorno invitò un sacerdote musulmano (un khaji) per fare qualcosa di soprannaturale al figlio per farlo star bene. Il khaji arrivò e disse che il figlio sarebbe guarito: fece qualcosa al figlio per cui stette bene. Il commerciante cercò nel portafoglio del denaro per darlo al khaji, con sua sorpresa trovò solamente due rupie e mezzo. Disse al khaji: “Khaji Ji, ho sempre tanto denaro nel portafoglio, non so perché oggi abbia solo questo. Per favore accettalo gentilmente, stasera quando tornerai per curare mio figlio, ti darò di più”. Il khaji se ne andò prendendo quel denaro e quando se ne fu andato, il commerciante chiese al figlio come stava. Il figlio rispose: “Sì, sto bene. Padre, non mi riconosci? Sono quello stesso soldato che ti aveva depositato duemila rupie e tu non le hai restituite alla mia famiglia. Sono nato nella tua famiglia solo per recuperarle. Conteggia pure tutto il denaro che hai speso per me e scoprirai che mi hai ridato le duemila rupie che mi dovevi. Ora lascerò il corpo abbandonando anche quella ragazza che nella vita precedente fu la causa della mia morte. Lei piangerà per tutta la vita a causa dell’errore fatto nella vita passata. Fu quella stessa giumenta che mi portò nell’area del nemico”. Detto questo, lasciò il corpo.
Il commerciante capì che aveva sbagliato a non restituire il denaro alla famiglia del soldato, per cui era nato il figlio e dovette spendere tutto quel denaro per lui. Ora resosi conto che il figlio in verità non gli apparteneva, anziché piangere, fu molto felice perché alfine il debito con il soldato era stato saldato e non doveva più preoccuparsi di nulla. Non pianse, anzi si rallegrò molto.
La nuora, d’altro canto, fu attonita di vedere che il suocero era contento e si preparava il cibo, mangiava senza mostrare alcun segno d’infelicità. Sapete che se qualcuno perde un figlio adulto, è un grande trauma mentre quel commerciante non mostrò alcun segno di sofferenza.
Il Maestro Sawan Singh soleva narrare nella storia che quando stava tornando da Hardwar, quel commerciante viveva nella città di Saranpur che era sul tragitto. Così Baba Sawan Singh andò da lui e dal momento che lo conosceva dai tempi dell’esercito, s’incontrarono e quel commerciante lo invitò a pernottare presso di lui e la sua famiglia. Baba Sawan Singh gli disse che doveva andare da qualche parte e non poteva trattenersi, ma lui insistette affinché si fermasse quella notte. Baba Sawan Singh non poté rifiutare e accettò l’invito.
Quando arrivò a casa sua, il commerciante preparò tanti cibi gustosi e non si mostrò triste per aver appena perduto il figlio. Baba Sawan Singh non lo sapeva. Quando stava per esser servito il cibo, la nuora del commerciante scoppiò a piangere perché non gradiva il fatto che il marito fosse appena morto il giorno precedente e la famiglia, in luogo di piangere per la sua morte, ne gioisse. Mentre piangeva, Baba Sawan Singh chiese chi stesse piangendo in casa. Così chiese al commerciante: “Chi è questa donna e perché sta piangendo? Qual è il problema?” Il commerciante narrò a Baba Sawan Singh tutta la storia: in principio non voleva raccontare quanto era accaduto, per cui disse: “Baba Ji, perché ti preoccupi per lei? Mangia pure”.
Ma Baba Sawan Singh voleva sapere la storia per cui quella donna piangeva. Allora il commerciante narrò tutto a Baba Sawan Singh: come non aveva restituito il denaro alla famiglia del soldato, come il soldato era rinato da figlio e come in seguito, una volta sposato con quella ragazza, si era ammalato e lo aveva portato in molti posti senza riuscire a curarlo, come alla fine all’arrivo del khaji, questi era riuscito a curarlo, come aveva solo due rupie e mezzo nel portafoglio da dargli. Una volta liquidato il dare e avere, quel figlio, quel soldato era morto. Così esclamò: “Maestro, perché dovrei piangere? Per chi dovrei piangere? Il soldato ha lasciato il corpo e la giumenta sta piangendo. Perché dovrei piangere? Perché dovrei essere dispiaciuto?”
Il significato di questa storia è che spesse volte le malattie sono dovute alle reazioni dei nostri karma passati. A volte dobbiamo condividere il dolore dei cari a causa dei nostri stessi karma, queste cose accadono perché dobbiamo patire sofferenza con altri amati. Talvolta sappiamo che è stata la reazione a un determinato karma del passato, talvolta non lo sappiamo e quando non sappiamo se è per un karma o per un errore del presente, solo allora rimaniamo disorientati.

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