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Surat Shabd Yoga
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 "Simran" - Sant Kirpal Singh Ji
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499 messaggi
Inserito il - 27 Gennaio 2005 :  03:43:37  Visualizza profilo  Modifica messaggio  Rispondi citando  Visualizza l'indirizzo IP dell'utente
Simran
Sant Kirpal Singh Ji

stralci dal Messaggio di compleanno del 1954

Cari fratelli e sorelle, il signor Khanna mi ha chiesto di rilasciare un messaggio in occasione del mio compleanno. Il giorno della mia nascita fisica è il 6 febbraio 1894. La vera data della mia nascita è il giorno in cui sedetti fisicamente ai santi piedi del Maestro Sawan Singh nel febbraio del 1924. Tuttavia, la vera data è quando ebbi nuovamente nascita nell’aldilà ed incontrai il Maestro in tutta la Sua gloria nel 1917, cioè sette anni prima di incontrarlo fisicamente. Rispetto le Sacre Scritture di tutti i Santi che vennero nel passato, in quanto sono state ispirate da Dio. Ebbi la fortuna di sedermi ai piedi del mio Maestro, lascio a voi quel che ho ricevuto da Lui. In ciò che hanno detto tutti i Santi del passato riscontro lo stesso parallelismo. La differenza sta nel linguaggio o modo di esprimersi, ma l’ammonimento è lo stesso. Tutti parlano di come liberare le nostre anime dalla mente e dalla materia, di come conoscere sé stessi e Dio.
Al momento dell’iniziazione il Satguru risiede con il devoto. Egli è con voi per sempre, fino alla fine del mondo, e vi offrirà ogni aiuto possibile. Non vi lascerà né vi abbandonerà mai. Se la mente di uno qualunque di voi si sofferma su di Lui con piena fede, Egli la manterrà in una pace perfetta. C’è speranza per tutti, il Potere del Maestro viene nel mondo per salvare i peccatori e per metterli sulla via che li conduce a Dio. Il vostro compito è di mantenervi devoti a Lui e di seguire i Suoi comandamenti, il resto tocca a Lui. Dio è amore, anche voi siete amore. Per incontrare Dio, l'amore è un elemento preponderante. “Chi non ama non conosce Dio”, dunque, “amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Vi auguro di essere gli artefici della Parola e non solamente gli ascoltatori, perché un grammo di pratica vale molto più di tonnellate di teorie. Sono davvero necessari riformatori, ma non degli altri, di noi stessi. Come ricompensa riceverete la Divinità. Vi auguro ogni fortuna nei vostri sforzi di percorrere la via che conduce a Dio e che si trova dentro di voi. Il mio amore e i miei migliori auguri sono sempre con voi e rimarranno con voi. Il mistero della vita si risolve in compagnia di coloro che l'hanno risolto a loro volta. Come trovare un simile uomo? Chi ha risolto questo mistero può aiutarvi a trovare la stessa Verità.
* * *

Il Maestro ci insegna come ritirarci dal corpo e metterci in contatto con la Corrente Sonora, la Parola interiore. Vi sono molti modi per ritirarci dal corpo, ma quello consigliato dai Santi è il più naturale e il più rapido, conseguibile attraverso il Simran o la ripetizione dei nomi di Dio. Perciò vorrei darvi qualche dettaglio a proposito di questo argomento estremamente importante che costituisce il primo gradino per innalzarvi...
Nel mondo ciascuno di noi in un modo o nell’altro sta facendo il simran. Di fatto, nessuno può farne a meno. Una casalinga, per esempio, pensa continuamente alle necessità della cucina come farina, legumi e spezie per paura che venga a mancare una di queste cose. Pensa alle ricette per nuovi piatti o nuove ghiottonerie. Allo stesso modo, un contadino pensa sempre ad arare i campi, a tracciare i solchi, a seminare, a mietere il raccolto o cose simili (oltre ad occuparsi del bestiame e del foraggio). Un negoziante si preoccupa della merce in vendita ed è avidamente sensibile al rialzo o al ribasso dei prezzi delle merci da lui trattate e sa come trarne il maggior profitto possibile. Analogamente, un maestro di scuola sogna la scuola, la classe, i bambini e le lezioni, tutte cose sulle quali è vivamente fissata la sua attenzione. Un impresario è assorbito dai problemi dei lavoratori, del materiale e delle varie fasi della costruzione.
Ognuno di noi si sofferma costantemente su una cosa o l’altra. Questa stretta associazione lascia nella mente umana un’impronta che, a tempo debito, diventa abbastanza indelebile e porta a un’identificazione completa del soggetto con l’oggetto. Pertanto si dice: “Come pensate così diventate” o “dove è la mente, là siete anche voi”, non importa dove si trovi il corpo fisico. Stando così le cose, i Santi prendono una persona dalla linea di minor resistenza. Visto che nessuno può stare senza Simran, i Santi cercano di sostituire un tipo di Simran con un altro. Rimpiazzano il simran del mondo, delle relazioni e degli oggetti mondani con un Simran del nome di Dio o Parola. Il primo conduce alla distrazione mentale, il secondo innalza portando alla pace di mente e alla liberazione dell’anima. Il tempo minimo richiesto da dedicare al Simran va da tre a quattro ore ogni giorno, e può essere accresciuto a poco a poco. I Mahatma non interrompono mai il Simran nemmeno per un solo istante. Trattandosi interamente di un processo mentale (poiché va eseguito con la lingua del pensiero), nessuna quantità di lavoro fisico e manuale può interferire con esso. A tempo debito, come il ticchettio di un orologio, diventa automatico e incessante per tutte le ventiquattr’ore: mentre le mani sono occupate nel lavoro, la mente riposa nel Signore.
La sede del Simran

Dobbiamo ora vedere dove occorre eseguire la ripetizione del Simran.
Il suolo divino sul quale si deve praticare il Simran è il punto situato in mezzo e dietro alle sopracciglia, diversamente chiamato Terzo Occhio, Tisra Til, Shiv Netra o Mukta-i- Sweda. È la porta che conduce ai piani sottili. Nello stato di veglia è la sede dello spirito o psiche, localizzata al di sopra dei sei centri ganglionari. Dobbiamo trascendere sia il piano astrale sia quello causale, entrambi al di sopra del piano fisico. Gli yoghi attraversano passo passo i sei centri fisici finché, infine, superano completamente il piano fisico. Invece di scendere nei gangli inferiori per poi risalire superandoli nel viaggio verso l’alto, sarebbe di gran lunga più facile e comodo se si cominciasse direttamente il viaggio proprio dalla sede dell’anima nello stato di veglia, che è dietro gli occhi. Il modo più facile per ritirare lo spirito dal corpo alla sua sede è attraverso il Simran di tipo mentale, secondo quanto ingiunto da un’Anima Maestra.

I Nomi fondamentali di Dio

Vediamo ora che cos’è il Simran e qual è la relazione tra il Nome e il Nominato. Per il Simran vi sono due tipi di Nomi: uno originale e l’altro derivato. La mente, di solito, è impegnata in un tipo o nell'altro di Simran dei Nomi di Dio, nomi che possono essere attributi o derivati a seconda del richiamo che esercitano sull'individuo interessato. In una certa misura questo può andar bene ed essere utile, ma non può funzionare da “Apriti Sesamo” per i piani spirituali interiori più alti.
Le Anime Maestre eseguono e raccomandano il Simran di tipo più elevato, ossia quello dei Nomi fondamentali od originali di Dio, in quanto aprono finestre incantevoli e portano ad ammirare visioni dei Reami spirituali del corpo. Allorché un’Anima Maestra li comunica ad un aspirante, questi Nomi vengono caricati ed elettrizzati dalla trasmissione del pensiero che solitamente li accompagna. Essendo magnetizzati, hanno la forza di attirare e sollevare lo spirito verso i piani con i quali sono in relazione. Le “Parole” instillate e caricate con lo Spirito divino del Maestro danno molto presto dei frutti. A questo riguardo Cristo dice: “Io sono la vite, voi siete i tralci, e poiché i tralci senza la vite non possono far niente, non potete fare niente senza di me... Dimorate in me e fate in modo che le mie parole dimorino in voi”.
Inoltre, queste parole affascinanti del Maestro – i Nomi Fondamentali di Dio – hanno il potere di disperdere le forze delle tenebre, che magari affrontano e assaliscono uno spirito nel suo viaggio verso l’alto. Il Simran di questi nomi aiuta l’anima sia sul piano fisico sia su quelli sovrafisici, uno dopo l’altro. Pertanto, è imperativo che il Simran sia composto di tali Nomi secondo l’ingiunzione di un’Anima Maestra, dato che sono caricati di un potere spirituale eccezionale contro cui le forze negative non possono scagliarsi e da cui si dileguano come da un incantatore. Immortali ed eterne come sono queste parole del Maestro, concedono la vita eterna all’anima in cui penetrano e attecchiscono. La morte non può avvicinarsi ad una simile anima. Questa è la ragione per cui si dice: “Non nominare il nome di Dio invano”.
Ogni nome ha in sé un significato, un’influenza, un’energia ed un potere del tutto propri. Pensando al ghiaccio si ricordano il freddo gelido ed i brividi che esso porta. Il pensiero del fuoco ne richiama alla mente gli attributi di calore e tepore. La parola “avvocato” suggerisce l'idea dei tribunali e delle cause, “medico” rievoca subito l’immagine di ospedali, pazienti e scatole di medicinali. Si dice comunemente: “Come pensi così diventi”. Il pensiero è considerato la nota fondamentale per raggiungere il successo. Tra un nome ed il nominato vi è sempre un forte legame, quanto maggiore tanto più forte risulta questo legame tra Dio e i Suoi Nomi. Si può dire che Dio stesso dimori nei suoi Nomi (fondamentali ed originali, non attributi o derivati).
Il Simran del Nomi Fondamentali di Dio esercita sulla mente un’influenza inevitabile. Esso porta al dhyan (contemplazione) rendendo lo spirito dimentico del mondo e dei suoi oggetti. Durante la meditazione non rimane nulla eccetto un Simran concentrato e dal profondo, immenso silenzio del cuore (lo Hriday Kamal dei Santi cioè il Suolo divino dietro le sopracciglia) erompe un’incessante Corrente Sonora che aiuta lo spirito ad innalzarsi portandolo al ritiro dal corpo (naturalmente senza spezzare la corda d’argento) e guidandolo nel viaggio attraverso i vari reami spirituali. La forma luminosa del Maestro rimane sempre vicino allo spirito per aiutarlo e guidarlo ad ogni passo. Questo Principio Sonoro rappresenta il legame tra Dio e l’Uomo, e in questo modo viene a stabilirsi tra il Creatore e la creazione un legame ed un’amicizia indissolubili...

Come eseguire il Simran

Per il Simran bisogna adottare una posizione adatta e fissare poi la propria attenzione sul Suolo Divino, posto tra le sopracciglia. Il Simran è un processo esclusivamente mentale e deve essere fatto mentalmente con la lingua del pensiero, mentre occorre fissare la facoltà della vista interiore sulla zona dietro le sopracciglia, come appena accennato. Le Parole date dal Maestro si possono ripetere lentamente con la mente o lingua del pensiero, senza sottoporre la fronte ad una qualsiasi tensione o pressione. Si può incominciare dedicando a questa pratica circa mezz’ora a seconda di quanto una persona si sente, ma con il passare del tempo deve essere sviluppata per due o tre ore al giorno e anche più. Il Simran dei Nomi Divini introverte la mente e le toglie l'abitudine di rivolgersi ai pensieri del mondo ed alle cose di natura mondana finché non viene tranquillizzata e si mantiene in equilibrio.
Alcuni fanno il Simran con gli occhi chiusi, altri con gli occhi aperti. In certi casi il primo sistema fa cadere nella sonnolenza portando ad uno stato che può essere chiamato Yog Nidra, mentre il secondo talvolta mantiene la mente occupata dalle condizioni ambientali circostanti. Occorre perciò difendersi da entrambe queste trappole. È preferibile il Simran ad occhi chiusi purché si rimanga pienamente coscienti. Deve essere fatto regolarmente ogni giorno sempre alla stessa ora. Hafiz, un poeta sufi persiano, dice: “L’unico lavoro è la preghiera, noncuranti del fatto che venga accettata o meno”, il che significa che dovete ricordarvi interiormente del Signore senza alcuna pretesa di ricevere una cosa o l’altra. Dobbiamo lasciare ogni cosa al Signore o Maestro che opera sopra di noi. Come il corpo ha bisogno di cibo, anche l'anima ha bisogno di nutrimento. Noi dedichiamo molte attenzioni nel dare cibo al cavallo del nostro corpo, ma facciamo morire di fame il cavaliere, cioè lo spirito, la sorgente donatrice di vita che ravviva il corpo e senza il quale esso non ha alcun valore. Dobbiamo dare allo spirito cibo con ancora maggior regolarità e puntualità, indipendentemente da dove ci troviamo, in casa o fuori, non importa in quali circostanze, questo deve essere il nostro interesse principale e più importante.
Il Simran del Naam o Parola è un elisir di vita, di fatto è una panacea (salutare) per qualsiasi tipo di male, sia esso fisico, mentale, accidentale o predestinato. È un cibo per lo spirito e quando lo spirito è forte, salubre, caricherà il corpo con le correnti vitali donatrici di luce e di vita, in grado di disperdere da capo a piedi ogni oscurità. È il Pane di Vita di cui parla Cristo quando dichiara che non possiamo vivere di solo pane. Ma potete vivere solamente dei Nomi di Dio.
Il Simran e il Dhyan inondano lo spirito con le acque di vita. Lo spirito rientra in sé stesso, si eleva nella sua Divinità latente e come una corrente che scende tumultuosamente da una montagna, si butta a capofitto nell’oceano della vita, che è la sua fonte perenne, e vi si immerge perdendo la propria identità separata.
Non esistono limitazioni di spazio e di tempo nell’eseguire il Simran. Lo si può eseguire in qualsiasi luogo e in qualunque momento, seduti o in piedi, camminando o coricati, ma va ripetuto in uno stato di veglia cosciente. Le ore del primo mattino (Amrit Vela) sono il momento migliore per questo scopo. Un pasto serale leggero e frugale, a base di latte e frutta, e delle abluzioni al mattino costituiscono aiuti nella giusta direzione. La purezza in pensieri, parole ed azioni gioca un ruolo importante nella buona riuscita della Sadhana (disciplina spirituale), in quanto la vita etica precede la vita spirituale ed infatti è il vero terreno sul quale bisogna costruire l’edificio spirituale. Per un capofamiglia è estremamente necessario osservare una rigida disciplina di vita in fatto di dieta, bevande e discorsi. Inoltre, occorre eseguire il Simran lentamente e ripetere o meditare sulle Parole con chiarezza. Per assicurarsi risultati rapidi, bisogna compiere l’intero processo con amore, devozione ed attenzione sincera. Quando viene fatto opportunamente per un certo periodo di tempo, nasce nello spirito uno stato di ebbrezza divina e si sperimenta una lieta beatitudine. I pensieri del mondo svaniscono del tutto come se fossero aria rarefatta, lo spirito si sente libero dai legami fisici ed è attratto irresistibilmente verso l'alto dall’invisibile Potere del Maestro. Quando si ritira dal piano dei sensi in tal modo, rimane concentrato nella sede che gli è propria, spunta la luce interiore e si svelano via via le esperienze spirituali come il cielo stellato, la luna e il sole. In tutte le scritture, sia antiche sia moderne come i Veda, le Upanishad, il Sacro Corano, il Gurbani, il Vangelo eccetera, si incontrano frequenti riferimenti a queste cose. Mosè ed il profeto Maometto parlano di varie luci interiori. Nella Bibbia vi sono riferimenti ripetuti a tuoni e lampi associati alla Voce di Dio mentre parla ai profeti.
Dopo che lo spirito ha attraversato questi stadi iniziali ed approda al piano sottile, appare la forma luminosa del Maestro che si prende cura dell’anima e la conduce di piano in piano nel suo viaggio spirituale. Con l'avvento del Maestro si conclude il compito del Simran e l’anima dell’aspirante si trova completamente nelle mani dell'Anima Maestra.
Guru Arjan, il quinto Guru dei Sikh, ci ha dato un’entusiasmante descrizione dei risultati che si possono conseguire rimanendo nella dolce rimembranza della Parola. Egli inculca nell'uomo la necessità di ricordarla continuamente con moltissime parole come usavano i Santi del passato. Ci sono moltissimi nomi dell’Unica Realtà e la nostra meta è unica. Dobbiamo incominciare dal nome e metterci in contatto con il Nominato. Fintanto che non vi mettete in contatto con il Nominato, non potete trarre beneficio dalle parole che ripetete. Per esempio, se dite la parola acqua in italiano, aqua in latino, pani e aab in urdu e persiano, jal in hindi, la semplice ripetizione di questi nomi non potrà dissetarvi. Solamente bevendo quel liquido particolare chiamato in così tanti modi, placherete la vostra sete. Facendo il Simran del mondo e delle sue condizioni ambientali, queste si sono impossessate a tal punto di noi che siamo diventati il mondo e le relative condizioni ambientali. Per eliminare da dentro di noi tutti i pensieri mondani, dobbiamo utilizzare lo stesso metodo ricordandoci dolcemente del Signore con i moltissimi nomi trovati finora dai Santi. Pertanto, gli impieghi del Simran sono due: il primo è quello di ritirarci dal corpo facendo il Simran delle parole caricate da un Maestro competente ed il secondo consiste nello scacciare dall’intimo il mondo ed i suoi pensieri ricordandoci costantemente del Signore nei numerosi modi prescritti, la cui descrizione dettagliata è stata esposta sopra.

Kabir e il Simran

Vi ho riassunto l'intero argomento riguardante il Simran. Non sarà fuori luogo sottoporvi le citazioni dei diversi Santi riguardanti questo tema. Vi sottopongo le dichiarazioni fatte in proposito da Sant Kabir. Egli dice:

"Consolante è il Nome di Dio. Esso cura tutti i mali. La rimembranza del Nome di Dio conduce accanto a Lui".

Inoltre Kabir dice:

"Tra coloro che lo amano tantissimo, tra i ricchi e i poveri, grande è colui che prega e ancor più grande, è colui che lo fa senza un motivo".

La ricchezza ed il potere difficilmente rendono uomini. La povertà e le ricchezze sono entrambe transitorie. Una persona che fa il Simran, è di gran lunga al di sopra dell’intera umanità. Egli è beato molto più degli altri. La maggior parte delle persone desidera ardentemente le cose terrene. Alcuni desiderano avere figli, altri ambiscono la ricchezza ed altre ancora fama e rinomanza. Naturalmente il Padre misericordioso esaudisce le preghiere di tutti, al contrario una persona che fa il Simran non chiede nulla. Egli cerca Dio per amore di Dio ed è per Lui la gloria suprema.
Una volta Akbar, il grande Imperatore Mogul, sperdutosi mentre andava a cavallo, ebbe sete. Chiese dell’acqua ad un contadino che si trovava vicino ad un pozzo. L’uomo legò il cavallo ad un albero e diede all’imperatore dell’acqua e del cibo senza sapere chi fosse. Il re rimase soddisfatto per l’ospitalità, gli disse chi era e lo pregò di andare a trovarlo assicurandolo che non gli sarebbe mai mancato nulla. Dopo un certo tempo, il contadino ebbe occasione di visitare la città. Andò a trovare il re poiché gli era stato detto di fare così. Nell’andare verso il palazzo reale, trovò il re intento a pregare e prima di finire chiedeva a Dio la pace e la prosperità del suo regno. Notato questo, il contadino si sentì umiliato per essere andato a chiedere l’elemosina ad un mendicante, dato che pure lui si poteva appellare al Grande Dio, che ascolta allo stesso modo sia le preghiere dei ricchi sia quelle dei poveri.
Guru Nanak disse: “Perché dobbiamo chiedere a Dio le cose del mondo?”. Tutti coloro che amano il corpo e gli oggetti ad esso relativi prendono la strada che porta all’inferno, ma colui che fa il Simran senza un motivo è veramente grande. Generalmente preghiamo per il soddisfacimento dei nostri desideri e delle nostre speranze. Finché un uomo e una donna sono pieni di richieste come queste, il corpo umano lungi dall’essere il tempio di Dio è la dimora di Satana. Pertanto, Kabir dice che Dio ama solamente coloro che Lo amano, che non hanno altro scopo all'infuori dell'amore per Dio. Troviamo la stessa cosa nelle scritture dei Sikh: “Che cosa devo chiedere? Nel mondo non v'è nulla di duraturo, vedo passare via il mondo intero".
Kabir dice:

Nel dolore preghiamo Dio, nel piacere lo dimentichiamo. Se pregassimo anche nel piacere, allora il dolore non ci assalirebbe".

Ricordiamo Dio solo quando siamo duramente incalzati da ogni lato: è l’afflizione e non l’opulenza che ci volge a Dio. Se uno non dimenticasse Dio nella prosperità, l’avversità non gli si avvicinerebbe mai. I periodi difficili vengono solo come risultato di peccati commessi in uno stato di oblio del Signore. Il Simran (o costante ricordo di Dio) è un tonico per l’anima; rafforza la volontà giorno per giorno. Dolori e tribolazioni, per quanto siano severi, non possono intimorire tale discepolo. Con viso sorridente egli supera illeso le tempeste del fato o destino. Il Simran è la panacea per i mali del mondo, è un rimedio poderoso e fa meraviglie laddove tutti gli sforzi umani falliscono. Un uomo di Simran non serba mai alcuna ansietà o preoccupazione. Per essere efficace, il Simran dev’essere costante e incessante. Una volta Mosè, il profeta del popolo ebreo, sentì di essere la creatura più devota di Dio. Con una disposizione egotistica chiese a Dio se al mondo vi fosse un devoto più grande di lui. Il Grande Iddio disse a Mosè che tra i suoi devoti erano inclusi oltre agli esseri umani anche molti uccelli ed animali. Indicando un uccello che si trovava solitario nella giungla, Dio ordinò a Mosè che se voleva conoscere la grande profondità alla quale può giungere la devozione, doveva andare a visitare questo uccello. Poiché Mosè non conosceva il linguaggio degli uccelli, Dio gli conferì questo potere in modo che potesse dialogare. Allora Mosè si avvicinò al volatile e gli chiese come stava. L’uccello rispose che impegnato com’era nella costante rimembranza (Simran), a malapena aveva tempo per una conversazione inutile che non fosse per amore dell’Amato che l’aveva mandato da lui. In seguito, il profeta chiese all’uccello se aveva delle difficoltà nelle quali potesse essergli d’aiuto. Esso rispose che non aveva difficoltà di alcun genere, ma se il profeta voleva proprio fargli un favore, avrebbe potuto avvicinare una sorgente d’acqua che si trovava ad una certa distanza: il fatto di raggiungerla in volo per spegnere la sete, interferiva con il suo Simran. Questo episodio umiliò l’orgoglioso Mosè. Anche Guru Nanak parla in questo modo: “Se ti dimentico, o Dio, anche solo per una frazione di un minuto, questo per me equivale a più di cinquant’anni”. Inoltre dice: "Solamente colui che rimane nella costante rimembranza di Dio è vivo, o Nanak, tutti gli altri sono morti”. Bisogna ripetere il Simran a tutti i costi. Per un devoto la costante rimembranza di Dio è donatrice di vita. Guru Nanak dice: "Se mi ricordo di Te, vivo. Quando ti dimentico, per me è come morire"...

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