La gloria del Satsang
Sadhu Ram Ji

Subachoque, Colombia, 21 luglio 2003



Mi inchino milioni di volte ai piedi di loto di Sawan Singh Maharaj, Kirpal Singh Maharaj e del Satguru Ajaib Singh Ji.

Si dice che nella gloria del Satsang la vera Luce sia unica.
La regina Tara soleva ascoltare il Satsang e
il re le prese un sandalo per dimostrarlo.
Su richiesta del fedele sangat devoto, il Maestro creò una scarpa
che pareva esattamente come quella vecchia mancante.


Il Satguru Ajaib ha scritto questo bhajan in cui si dice che nella gloria del Satsang la vera luce sia unica. Il Signore è il potere insito nel mondo. In un altro bhajan ha scritto: “Nell’intimo la luce risplende, ma la mente vaga all’esterno. La luce sta scintillando nel loto dei mille petali ove riecheggia il suono della campana e della conchiglia”.
Guru Arjan Dev scrive che tutto ciò che vediamo all’esterno, è la creazione di Kal. Non si contempla il Signore Onnipotente con gli occhi esteriori. Nel Gurbani è scritto: “Lui ci fa vedere la casa dentro il corpo. L’hanno rivelata i cinque Shabd”. Lo Shabd interiore è creato dal Guru. Lui lo ascolta all’interno del corpo umano. Il Guru diffonde il messaggio di quello Shabd dicendoci che continuiamo a respirare solo finché quello Shabd risiede nel corpo. “Nell’intimo ci sono la luce e il suono incessante. Ascoltandolo ci uniamo con il vero Signore”.
Quando il Satguru concede il dono dell’iniziazione al Naam, sistema tutti i tre tipi di karma - sanchit, pralabdh e kriyaman.
Abbiamo ottenuto questo corpo in base ai karma pralabdh. Se avessimo avuto solo buoni karma, saremmo andati nei paradisi. Dunque sono stati combinati alcuni karma negativi e positivi, e come risultato abbiamo ottenuto questo corpo. Raccogliamo il frutto dei karma ottenendo questa nascita umana.
Il karma kriyaman è il karma che facciamo ora con ogni respiro. Quando il Guru concede il dono del Naam, vengono ultimati anche i kriyaman karma che abbiamo creato in questa vita fino a quel momento. Guru Arjan Dev ha scritto: “O Signore, andrò ovunque mi manderai. Mangerò quel che mi darai. Sono un pupazzo e hai la corda nelle tue mani. O donatore, non ho bisogno di nessuno eccetto te”.
Il sanchit karma proviene dalle numerose nascite del passato; ci siamo addossati un cumulo di karma. Proprio come un contadino ha un raccolto ogni anno e lo vende al mercato attraverso un commerciante. Per il grano, i cereali o il cotone ricava del denaro, che il commerciante tiene sul suo conto. Quando ha bisogno di soldi, li preleva dal conto presso il commerciante. Nello stesso modo continua a funzionare il nostro sanchit karma, il deposito di numerose nascite.
Quando il Guru concede il dono dell’iniziazione al Naam, si assume questi tre acconti karmici - il pralabdh, il kriyaman e il sanchit. Di solito non tocca il pralabdh, riguardo al sanchit dice ai discepoli che non dovranno assumerseli; dovranno lasciarli al Guru. Il Guru è l’artefice. Qualunque cosa stia facendo il Guru, è Dio Onnipotente, è il Signore eterno a farla. Per quanto riguarda la mente, il discepolo dovrebbe offrirla al Guru così come il corpo.
Quando otteniamo il Naam, dovremmo anche meditare poiché abbiamo ricevuto un tale dono. Kabir Sahib ha scritto: “Dovremmo ripetere il nome di Dio mentre svolgiamo il lavoro mondano”.
C’è una storia sul conto di alcuni contadini. Tre di loro si radunarono per fare insieme qualche lavoro e arrivò il tempo della semina del grano. L’uomo che proveniva dalle regioni orientali, disse: “Seminerò il gehun”. Il secondo che veniva dalle regioni occidentali, disse: “Io seminerò il kanak” e il terzo disse: “Seminerò il gandam”. Nessuno di loro conosceva le parole che usavano gli altri e dunque non si capirono, incominciarono a litigare. Poi un uomo, consapevole del fatto che tutte queste parole avevano lo stesso significato, esclamò: “Portate tutti i vostri semi e sistemerò questa disputa”. Portarono i semi e scoprirono che tutti e tre avevano portato i semi del grano.
Nello stesso modo, una religione usa certi termini e un’altra ne utilizza altri. Combattiamo sui termini che usiamo, ma il punto di tutte le religioni è di fare il Simran e di meditare sul Naam.
Guru Nanak Dev Ji ha scritto che è un perfetto Maestro colui che vi porta oltre l’oceano della vita e vi fa incontrare il Signore. Una storia narra di quattro devoti di Dio. Un devoto disse: “Facciamo qualche buona azione”. C’era una prigione in una zona dove non c’era acqua o irrigazione. Allora un devoto fece dei preparativi per la comodità di quei prigionieri e andò a portare acqua e ghiaccio. Poi arrivò il secondo devoto e, dato che i prigionieri non avevano grano, portò sacchi di grano. Il terzo devoto venne e vide che i loro vestiti erano fatti di un tessuto grezzo; diede loro dei vestiti comodi. Ma in questo modo i prigionieri rimanevano comunque prigionieri. Quando venne il quarto devoto, lui aveva il Naam. Diede loro la chiave del Naam e disse: “Venite, tornate alla vostra vera casa, Sach Khand”.

Udendo il Satsang, Sena - il barbiere - ottenne la liberazione.
Non ebbe timore di andare alla corte del re
poiché il Maestro aveva fatto il suo lavoro.
Lo protesse personalmente.


Sena Bhagat era un amante del Signore. Una volta il Guru venne a casa sua e tenne un programma di Satsang. Sena Bhagat era un servo del re, uno dei suoi barbieri. Facevano a turno per servire il re. Il giorno in cui si doveva tenere il Satsang a casa di Sena, era il suo turno di andare dal re. Allora la moglie e la famiglia gli dissero: “Non andare oggi, alzati domani mattina e vai”. Ma lui disse: “No, oggi è il mio turno; se non vado, il re può esiliarmi dalla città”. Ma la sera durante il Satsang Sena decise di non andare dal re, lo fece il mattino dopo. Prima di andare, disse al sangat: “Arrivederci, non so quale punizione mi infliggerà il re”. Una volta arrivato dal re, questi affermò: ”Sena Ji, sei stato qui ieri notte a fare il tuo lavoro. Ora va’ a casa a riposare, l’ultima notte hai lavorato molto; ero malato e mi hai liberato da tutti i dolori”. Allora Sena Ji capì che era stato il Guru ad andare dal re la notte prima in sua vece. Partecipò al Satsang e il Guru era preoccupato per lui, pensò: “Devo fare il lavoro del mio discepolo”. È il Guru che fa il lavoro dei discepoli.

Egli iniziò la tradizione del Satsang
ed elargì la pioggia di nettare.
Stabilì il commercio delle anime diventando
lui stesso l’agente.


Adesso dice che il Signore ha iniziato il Satsang dei Santi. Ha elargito la pioggia di nettare. Il Satsang appartiene al Signore, a Colui che ha dato origine all’intera creazione. Lui ha iniziato questo giusto sentiero. Colui che ha iniziato questo sentiero, è dentro gli esseri umani. Nella storia si dice che il padre di Namdev solesse pregare gli idoli. Pregava gli idoli fatti di legno, di gomma e di altri materiali. Così un giorno il padre di Namdev uscì per andare da qualche parte. Namdev Ji pensò: “Mio padre è uscito, servirò il cibo agli idoli oggi e vedrò che cosa accade”. Quando preparò il parshad e cercò di metterlo nella bocca degli idoli, nessuno degli idoli lo mangiò. Allora Namdev disse: “Questi idoli non mangiano”. Che cosa fece? Prese un martello e distrusse tutti gli idoli eccetto quello più grande. Sistemò quel grande idolo e mise a fianco il martello. Quando il padre arrivò a casa, Namdev inventò una storia. Disse al padre: “Padre, oggi il re degli idoli ha iniziato una battaglia, tutti gli idoli hanno combattuto tra di loro e si sono distrutti. È sopravvissuto solo il re. Va’ a vedere; è lì in piedi”. Il padre andò a vedere e disse: “Questi idoli non combattono tra di loro. Che cosa è accaduto?”. Namdev Ji disse: “Se questi idoli non riescono nemmeno a parlare tra di loro, che cosa possono fare per gli esseri umani? Come possono essere d’aiuto per l’uomo?”. Gli idoli non possono darci nulla. Kabir Sahib ha scritto: “Getta via il rosario di legno e fai girare il rosario della mente”. I rosari sono fatti di legno o di altro materiale, ma noi dobbiamo far girare il rosario della mente. Miei cari, il male è nella mente. Usando i rosari di legno, la mente non tralascia gli atti negativi. Per abbandonare gli atti negativi, dobbiamo ripetere il bani con la mente: a quel punto la mente, così come la lingua, si purificherà, diventerà pulita.
Il male è nella mente. Questo corpo è come una casa in affitto, l’abbiamo per cinquanta o cent’anni. Il Satguru Ajaib ha detto che il Simran è il cibo dell’anima. Quando ripetiamo il Simran, l’anima diventa forte, si fortifica. Se siamo coinvolti nelle cose esteriori materiali, la mente rimane contaminata e si rafforza.
Kabir Sahib ha scritto: “Il Signore risiede in un luogo elevato e vigila ognuno. Ci ricompensa in base a quel che facciamo”.

I giochi di Sawan, l’Imperatore, sono unici.
Liberò i peccatori e i criminali.
Aiutò Ajaib a finire il lavoro diventando
il giardiniere del sangat.

 

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