Satsang serale del 7 maggio
Sri Sadhu Ram Ji

Delhi

Baba Ji (Sant Ajaib Singh Ji) ci ha concesso il dono del Naam e ci ha ispirati a meditare su di esso, perché il Naam è veramente grande, è il vero Guru. Senza il Guru non si può conseguire il Naam e non esiste mukti (salvezza) senza di esso. Abbiamo appena letto il bani di Baba Ji in cui afferma che è assolutamente necessario da parte nostra avere un Guru autentico e reale.
Capite, nel mondo esistono sia la felicità sia la sofferenza. Qualora fosse esistita solo la felicità, non avremmo conosciuto la sofferenza; nella vita le sperimentiamo ambedue in base ai nostri karma. Quando sia la felicità sia la sofferenza vengono pesati sulla bilancia, solo allora ci rendiamo conto del vero valore della felicità.
In uno dei bhajan Baba Ji ha esortato a cercare un perfetto Maestro se vogliamo ottenere la mukti. Nel mondo le persone svolgono professioni diverse, qualcuno è un uomo d’affari, qualcun altro fa l’agricoltore e altri ancora fanno lavori come l’insegnante. In ogni caso per fare uno qualunque di questi lavori abbiamo bisogno di un insegnante.
Se vogliamo incominciare un lavoro, dovremo impararne l’arte dedicando qualche mese o anche qualche anno per conoscerne la tecnica e come farlo. Per lavorare la terra, dobbiamo sapere che un bigha (acro) consiste di cinque kanal e per seminare grano ci servono quaranta chilogrammi per bigha. Se vogliamo seminare senape al posto del grano, allora dobbiamo sapere quanto seme utilizzare. Una persona senza esperienza può pensare che occorrano venti chilogrammi di seme per bigha, ma in realtà bisogna usarne solo un chilo. Invece se usiamo quaranta chilogrammi sbadatamente, allora il costo per le sementi eccederà il profitto che ne ricaveremo. Pertanto abbiamo bisogno di un contadino esperto e informato per aiutarci a lavorare la terra.
Similmente nel campo della spiritualità ci serve un esperto che l’abbia messa in pratica, lui unirà la nostra anima con lo Shabd (la Parola). Anche gli dèi e le dèe anelano un Guru, perché in passato non hanno incontrato un Guru delle regioni spirituali superiori, e sono ansiosi di farlo per progredire spiritualmente. Anche loro desiderano una nascita umana per trarne davvero giovamento. Anche noi dovremmo avere un perfetto Guru dato che in passato non ne abbiamo incontrato uno e siamo rimasti nel luogo al quale era arrivato il nostro guru.
Kabir Sahib disse che se facciamo Simran, incominciamo a percorrere questo Sentiero, che ha inizio all’Agya Chakra (il centro dell’occhio). È un Sentiero veramente difficile ma possiamo avere buon esito se lo pratichiamo.
Se si aggiunge uno zero al lato destro del numero “uno”, il suo valore aumenta dieci volte; se lo stesso zero è aggiunto al lato sinistro, non ha valore, similmente la mente che è coinvolta nelle passioni non ha valore, mentre se viene assorbita nel Simran, il suo valore aumenta in modo molteplice. Se si aggiunge ancora un altro zero all’ “uno”, il valore aumenta cento volte. Nello stesso modo il Simran fatto con la mente e con la perseveranza, ne accresce il valore oltre la nostra immaginazione.
Per questo motivo ci viene chiesto di cercare un perfetto Maestro, e quando ne abbiamo trovato uno, perché dovremmo indugiare nel Simran? Kabir Sahib ha dunque spronato a fare oggi qualunque cosa dobbiamo fare domani, e di fare subito tutto quello che c’è da fare oggi, poiché se la morte arriva in un minuto, che cosa farete?
Guru Nanak Dev Ji ha anche detto che il vero yoghi è chi non si cura del mese o della stagione o se è giovedì o mercoledì, perché tutti questi sono fatti da Dio stesso e sono positivi. Ad ogni modo sacerdoti, predicatori e altri dicono: “No, è giovedì, non è un buon giorno”, ma ricordate che tutto ciò che Dio ha creato, è ottimo e niente è negativo.
Siamo tormentati dalla malattia delle costanti nascite e morti. Dunque dobbiamo trovare un Guru della massima regione spirituale, che possa darci la conoscenza del Surat Shabd Yoga – la Scienza dell’Anima, per liberarci della malattia di cui soffriamo.
Si celebrano spesso matrimoni e a volte dobbiamo andare in molti luoghi. C’era un matrimonio nella casa di un parente del nostro dottore sahib. Le signore volevano praticare l’adorazione di Ganesh (una deità indù), ma lui disse che prima di tutto occorreva adorare il Guru, perché in quel modo sarebbero stati adorati ambedue. Nei matrimoni di ragazzi e ragazze si pratica l’adorazione di Ganesh per il denaro. Esperti in astrologia ci dicono che l’adorazione di Ganesh è fatta nel Guda chakra (il ganglio rettale), che rappresenta solo l’inizio dell’ascesa. Si crede che attraverso l’adorazione di Ganesh si ottenga denaro, ma non la salvezza perché Ganesh stesso non è liberato e quindi come può liberarci?
Dobbiamo capire che tutti questi dèi sono dentro di noi: Brahma è nell’organo genitale, Vishnu è nel ganglio sopra (il cuore) e ancora più in alto troviamo Shiva; il mantenimento del mondo materiale è affidato a loro, e Shakti, che ne è la madre e li ha creati tutti, è superiore a loro.
Al di sopra di questi dèi v’è il nodo sottile della mente e dell’anima. Questo nodo può essere e dovrà essere sciolto con l’aiuto dello Shabd (la Parola) e a quel punto la nostra anima ottiene il Gyan (illuminazione).
L’anima è sepolta sotto il peso della mente e può essere liberata solo quando la mente la abbandona. Ecco perché alla mente viene detto che otterrà il beneficio del pellegrinaggio dei sessantotto luoghi sacri se ama lo Shabd e fa il Simran. Quando pratica il Simran, gli attaccamenti del mondo si sciolgono; li abbandonerà e l’unione dell’anima con la superanima diventerà facile. Finché la mente è potente, a causa dell’attaccamento alle passioni, non permetterà all’anima di innalzarsi.
L’anima è della stessa essenza della Verità ma si è indebolita ed è diventata priva di potere, tuttavia quando ottiene il cibo e il nutrimento attraverso il Simran, si rafforza e diventa potente, s’innalza. Finché non otterrà il Simran, non si eleverà.
Miei cari, ecco perché tutti noi dobbiamo ricordare il Guru mentre l’anima ricorda lo Shabd, anela Dio Onnipotente. L’oro sembra sempre bello con l’oro e non quando il fabbro lo lega al ferro. Similmente l’anima diventa momentaneamente felice con le cose del mondo, ma non ottiene la felicità eterna che sta cercando. Ecco perché agogna, ricorda e desidera venire in contatto con qualche amato di Dio e del Guru, che sia la Parola personificata, affinché possa diventare possente con l’aiuto dello Shabd.
La mente si avvelena con i piaceri esterni della vita, ma l’anima si rallegra e si inebria con lo Shabd, dato che il Simran che facciamo è il nutrimento dell’anima. Dio le ha dato quel cibo (del Simran e dello Shabd) e se lo diamo all’anima, solo allora otterrà di nuovo la vera comprensione.
La Voce di Dio è il Dhunatmak, il Bani viene dall’alto ed è eterno. Quando l’anima ascolta quel Bani, ottiene sostegno e aiuto. Dato che non le abbiamo dato quel nutrimento dello Shabd e del Simran, si è indebolita ed è debilitata da molte nascite.
Vi viene presentato un inno di Sehjo Bai.

Abbandonerò Ram (Dio) ma non dimenticherò il Guru.
Quando il Guru sarà davanti a me, non guarderò Dio.
Dio mi ha dato nascita nel mondo,
il Guru mi ha liberato dal ciclo della trasmigrazione.


Lo Shabd concessoci dal Satguru porta la Luce nel buio e quando viene la Luce, l’anima ottiene il Gyan (illuminazione) con l’aiuto del Simran; allora l’anima prega e si sottomette.
Sehjo Bai dice che se dovesse soppesare Dio e il Guru, allora anche se Dio è buono avendole dato molte cose ed essendosi presa cura di lei, il Guru è più grande.
Sehjo dice: “Il Guru mi ha dato il Bani, che ha portato la Luce in luogo delle tenebre e mi ha dato il Gyan; i cinque dacoita che mi stanno continuamente derubando, contro i quali Dio non mi ha messo in guardia, si sono dileguati. Ecco perché parlo della grandezza del Guru, che mi ha dato la lampada del Gyan e del Simran, e (risiedendo dentro di me) mi ha permesso di controllare questi cinque dacoita - ossia lussuria, ira, avidità, attaccamento ed ego che furono la causa del ciclo della trasmigrazione - e di liberare l’anima dal ciclo ininterrotto delle nascite e morti.
Ecco perché il Guru e la sua gloria sono indescrivibili. Il Guru è il possessore di tutta la creazione e dandoci il Gyan – il Simran e lo Shabd – ci unisce a sé; solo chi è unito a Dio e al Guru può descriverne la grandezza.
Mentre siamo all’esterno, cerchiamo di parlare della grandezza del Guru ma la nostra mente non ci permette di farlo. Ecco perché la grandezza e la gloria del Guru possono essere descritti solo dopo essere entrati interiormente.

Dio mi ha dato nascita nel mondo,
il Guru mi ha liberata dal ciclo della trasmigrazione.
Dio mi ha assegnata ai cinque ladri,
il Guru mi ha salvata considerandomi un’orfana.
Dio mi ha avviluppato nella rete della famiglia,
il Guru ha reciso i miei attaccamenti.

La nostra anima è venuta in questo mondo infernale solo in virtù dell’attaccamento alle cinque passioni e al simran del mondo. Cerchiamo di abbandonare gli attaccamenti per mezzo di japa (recitazione), tap (austerità), digiuni e cosiddette puja (adorazione), ma non riusciamo a farlo. Questi attaccamenti possono avere fine solo quando il Guru ci concede lo Shabd.
Il legame della lussuria, ira, avidità, attaccamento ed ego sarà completamente sciolto e le passioni usciranno dal corpo, che è il vero tempio di Dio. Usciranno, secondo le parole di Kabir Sahib, come i ladri escono di casa dato che le loro figure assomigliano a quelle di esseri umani; quando ingannano l’anima, essa prega inerme perché non sa qual è la verità e qual è l’imitazione. L’Anima vede chi è vero solo dopo essere entrata interiormente, dato che lì non rimane l’imitazione, la quale appare per un attimo e poi scompare mentre il vero Uno rimane immutato e in modo permanente. Ecco perché si dice che il Guru sia colui il quale diventa la vera Forma dello Shabd (Parola) di Dio e si assorbe in Lui; non possiamo assorbirci in Lui senza una buona grande ventura.
Quando il bambino dorme, la madre non si preoccupa affatto di lui ma nel momento in cui incomincia a piangere, a lagnarsi, la madre tralascia ogni cosa, ogni lavoro importante, prende il figlio in braccio e lo accarezza. Similmente finché siamo intrappolati nel mondo e nella mondanità, il Guru rimane incurante, ma quando siamo insoddisfatti, ci lamentiamo e piangiamo, allora il Guru viene in nostro soccorso e si prende cura di noi, la nostra fortuna sorride e il Guru ci unisce a sé.
(Il nastro non è affatto nitido in questo punto e non è possibile decifrarlo. Questa parte che consiste di alcuni minuti viene cancellata).
Noi discepoli abbiamo dimenticato il Guru e il Simran senza renderci conto che se abbiamo preso la strada sbagliata e non ci siamo mai curati di vederlo nell’intimo, il Guru non si dimentica mai di noi. Sebbene ci sia l’ombra della nube dell’ignoranza su di noi, non ci abbandona mai perché ci ha fatto la promessa e il dono che non ci lascerà mai.
Baba Ji ha scritto in un bhajan che: “O caro e affascinante, ho passato la vita piangendo nella tua rimembranza, sono rimasto affamato, assetato e insonne; ho fatto tutto questo per vedere te e il tuo sorriso, ma ahimé non sei venuto lo stesso”.
A volte il vero discepolo scrive così in uno stato d’animo di amorevole rammarico e il Guru non solo ne è consapevole, anzi lo apprezza e viene in aiuto. Per favore cercate di capire che anche noi dobbiamo fare sforzi simili, come sottometterci, pregare con le lacrime e invocare pieni di amore perché, badate, Lui osserva e stima sempre il sacrificio che stiamo facendo: se abbiamo mai passato notti nel dolore della separazione, se abbiamo versato lacrime per il suo darshan divino, se abbiamo meditato con vigore o se abbiamo sofferto o anelato per Lui, in quel caso risponde in modo accorato.
Ecco perché si spronano gli amati a fare qualcosa per il Guru, per lo meno osservando gli altri; anche se lo facciamo imitando gli altri, Lui lo accetterà e noi ne trarremo beneficio.
Dio mi ha intrappolata nelle passioni e nelle sofferenza,
Il Guru è diventato un guaritore e ha fatto sì che li abbandonassi tutti.
Fa proprio caldo in questi giorni e per proteggerci dobbiamo adottare qualche sistema, nessun altro lo farà per noi. Allo stesso modo nella stagione fredda dovremo vestirci con abiti caldi. Se ci ammaliamo di febbre, dobbiamo andare da un medico, parlargli del nostro problema e pagare il conto. Allora lui ci darà la medicina giusta ma come faremo a curarci se non la prenderemo né osserveremo le precauzioni indicate? Ecco perché Sehjo Bai dice che dimenticando Dio – il Donatore – noi vogliamo e ricordiamo le cose del mondo che Lui ha concesso.
Dio è saggezza e amore totale, ma noi siamo sconsiderati, ingrati e non lo ricordiamo. Possiamo correggerci con l’aiuto del Simran che Lui ha dato; attraverso il Simran i nostri attaccamenti si spezzeranno, dato che il Simran reciderà le catene dell’attaccamento. Finché non faremo il Simran, non recideremo gli attaccamenti e allora come faremo ad amare il Guru, come svilupperemo il nostro amore? L’attaccamento non ci permette di amare il Guru. Se così non fosse, avremmo già sviluppato amore per il Guru. No, non ci permetterà di farlo.
Dunque dobbiamo meditare giorno e notte. Se pensiamo che dedicando un’ora (e anche quella mentre sediamo, dormiamo o stiamo in piedi), riusciremo a incontrarlo, no, non accadrà. Coloro che lo hanno fatto, sono rimasti svegli per notti e notti, per la maggior parte della loro vita. È una questione del genere e dobbiamo lavorare duramente.
Ma il Guru non ci abbandonerà anche se ignoriamo i suoi ordini. Ecco perché ci spiega che: “O mente, devi amare il Guru e non gli attaccamenti”. Nel momento in cui ami il Guru, spezzi gli attaccamenti con le cose mondane.
Guru Gobind Singh Ji ha scritto che il vero discepolo del Guru è raro, perché la maggior parte di noi sono discepoli della mente e della maya. Allora che colpa ne ha il Guru, dato che chi desidera la maya, la ottiene. Rendetevi conto di quanta sofferenza provoca la maya. Anche la Bhagavad Gita dice che se possediamo una bella casa, allora il nostro desiderio per la casa rimarrà fino alla fine. Se il desiderio rimane nella mente, allora che ne sarà di essa?
La mente deve capire quale progresso fare. La decisione finale sarà presa in base al desiderio di primaria importanza – dovremo andare ovunque sarà il desiderio. Pertanto dovremmo avere un desiderio sopraffacente per il Satguru. Anche Baba Ji disse che Lui aveva custodito un unico desiderio per il Satguru.
Ecco perché si sottolinea che anche noi dovremmo solo desiderare il Satguru, perché se la mente e la maya rimarranno fino alla fine, allora che ne sarà di noi?
La Maya è la forma del serpente. Se dopo aver ottenuto il dono preziosissimo della nascita umana, uno diventa un serpente, quale progresso ha compiuto? Similmente la Gita sostiene che se la mente è attaccata ai figli, allora otteniamo la prossima nascita nel corpo di un maiale o un suino. Quanti cuccioli ha, quale tipo di cibo ottiene?
La decisione dipenderà dai nostri desideri al momento della morte, che decideranno il destino futuro. Dovremmo dunque cambiare le nostre inclinazioni e desiderare il Guru, fissarlo nella mente e nel Naam. Lui renderà stabile il nostro desiderio in Dio e nel Guru, come l’aquilone e la corda. La corda è il desiderio. Se custodiamo un unico desiderio per Dio, allora nasceremo in Lui e le nostre nascite e morti termineranno.
Ogni Santo ha menzionato la grande sofferenza del processo ininterrotto delle nascite e morti. Anche Sehjo Bai dice che otteniamo molto dolore al momento della morte, simile al morso di mille scorpioni. Con il morso di uno scorpione soffriamo molto, allora che dire del morso di mille scorpioni insieme?
Dunque se ottenessimo cinquecento nascite e morti, che ne sarà di noi? Nessuno sarà risparmiato dalla nascita e dalla morte – uno dovrà attraversare il ciclo delle otto milioni quattrocentomila nascite e morti. Se vogliamo liberarci di tutta questa sofferenza, dobbiamo fissare l’attenzione, desiderare il Satguru e lo Shabd.
Anche se il Guru non è effettivamente di fronte ai nostri occhi fisicamente, Lui ci ha dato lo Shabd, i cinque sacri Nomi o Shabd. Dovremmo focalizzare i nostri desideri in quello, affinché il Simran sia corretto e perfezionato. Saremo aiutati nel Simran e diventerà più facile incontrarlo.
Finché non raccogliamo i pensieri dispersi con l’aiuto del Simran e con la grazia del Satguru, come possiamo sapere se Lui ci sta aiutando o no? Riusciamo a renderci conto della grandezza del Guru e di come ci sta aiutando giorno dopo giorno solo quando i pensieri sono concentrati e la mente calmata.
Ora di solito ci lamentiamo con il Guru che non è venuto, ma come può venire il Guru quando l’anima è dispersa qua, là e dappertutto? Che colpa ne ha il Guru? Dobbiamo capire che è nostro dovere raccogliere i pensieri dispersi nel mondo e poi andare al Tisra Til o centro dell’occhio dove Lui ci sta già aspettando e ci verrà incontro. Stiamo andando per strada e una pietra colpisce i nostri piedi, ci fa male; qualcuno osserva tutto e ci fa notare che siamo stati colpiti, perché non stiamo attenti? Similmente se non utilizziamo il Simran, lo teniamo da parte e soffriamo, allora di chi è la colpa? Nostra, non del Guru.
Dobbiamo essere sensibili e fare il Simran. Ecco perché si spiega di custodire le aspirazioni e i desideri nel Guru, il quale ci ha dato il Simran, e dovremmo rimanere assorbiti nel Simran.
Anche Baba Ji ha detto che: “O Satguru, i tuoi cinque Shabd mi hanno fatto attraversare a nuoto l’oceano della vita”. Questi cinque Shabd mi hanno aiutato ad attraversare.
Quando Prahlad fu salvato, anche lui andava da una strada all’altra e chiamava Ram-Nam con grande sincerità perché non sapeva chi fosse Surya Kumari.
Lui la incontrò e lei gli disse che fabbricavano vasi di terracotta e raccoglievano il materiale per prepararsi per il loro lavoro. Misero ogni cosa a posto e allora stavano incominciando il fuoco sotto i contenitori per cuocerli. D’un tratto penetrò di corsa nella fornace una gatta con i cuccioli. Queste persone erano oneste e sincere, gentili di cuore. Dunque erano molto preoccupate e continuarono a pregare il Guru perché sarebbe stata una grande crudeltà, la loro adorazione sarebbe stata compromessa e che cosa ne sarebbe stato di loro con un peccato così grande (se la gatta e i gattini fossero bruciati vivi)?
Lentamente stavano cercando di capire la gravità di quel peccato e pregavano di fronte al Guru. (Il re aveva ordinato ai sudditi di essere trattato come Dio e di non adorare nessun altro Dio). Prahlad (il figlio del re) stava passando vicino e udì le loro voci, chiese loro che cosa stessero facendo e perché? Allora questi vasai dissero che stavano facendo qualcosa ma avevano molta paura perché un povero uomo non ha il coraggio di parlare davanti a uno potente e rimane in silenzio per farlo parlare.
Dissero che il padre di Prahlad era un re e avevano paura di lui, dunque rimasero in silenzio ricordando Dio (per salvare la gatta e i cuccioli). Prahlad domandò se il loro Dio fosse quello del re e dissero: “Sì, il Dio che è onnipotente e fa ogni cosa, è diverso (dal re) e non è fatto di carne, di sangue; è ben altro”. Prahlad domandò: “È reale?”. E dissero: “Sì, siamo sicuri che Dio non muore, mentre chi ha un corpo fatto di carne e di sangue, un giorno morirà. Tuo padre è fatto di carne, di sangue, e sta obbligando, sta costringendo la gente ad accettarlo come Dio, ma non può diventare Dio semplicemente imponendosi con la forza”.
Prahlad disse: “Se il vostro Dio è vero, la gatta e i gattini si salveranno e a quel punto lo accetterò”. Che accadde? La partita di vasi doveva essere tirata fuori normalmente dopo sei mesi per una cottura adeguata. Ma quelle persone decisero che solo dopo tre giorni i vasi erano cotti e pronti. Il contenitore in cui si trovavano i gattini non era stato sottoposto a cottura e si erano salvati, mentre il resto dei vasi erano cotti. Prahlad vide e sentì che le loro parole non erano false; qualora fossero state false, i gattini sarebbero stati carbonizzati.
Allora dissero: “Fate sedere il padre di Prahlad nel fuoco, non si salverà ma morirà essendo fatto di carne, di sangue e quindi soggetto al controllo dei sensi”. Poi aggiunsero: “Cantiamo e parliamo della grandezza di quel Dio, che è onnipotente ed è il possessore del mondo”. Se lo vediamo, che dubbio rimane?
Il Satguru è Dio, che è il possessore di tutta la creazione. È l’onnicosciente Sat Purush, osserva tutti, dunque cantiamo le sue lodi. Prahlad lodò il suo Guru, Surya Kumari, con cuore aperto e la accettò come Guru. Il discepolo può cantare la grandezza del Guru con sincerità di cuore solo dopo essere entrato interiormente. Quando siamo all’esterno, la mente si frappone perché è sotto il controllo delle malattie come lussuria, ira, avidità, attaccamento ed ego. Ecco perché si spiega ripetutamente: “Miei cari, se la nostra anima avesse fatto il Simran prima, avrebbe combattuto questi mali. Avremmo controllato la mente e con l’aiuto dello Shabd sarebbe rimasta sotto controllo e si sarebbe comportata bene. Allora anche il Guru avrebbe elargito la sua grazia”.
È il Guru a far parlare il vero discepolo, non è il discepolo che parla. Siate certi che il Guru fa parlare il discepolo con dovuta cautela e attenzione.
Baba Ji dice: “Miei cari, il Guru fa bere nello stesso posto al leone e alla capra, perché l’operato del Guru è talmente perfetto che non rimane spazio per cambiamenti o errori. È il Guru che ha dato inizio a questo Sentiero, piuttosto è Dio (il possessore di tutta la creazione) che ha dato inizio a questo Sentiero del Guru. Non è nuovo, è così sin dall’inizio; viene solo rinnovato di volta in volta.
La nostra mente lo dimentica perché è immemore. Allora Dio manda un altro amato Figlio per ravvivarlo. Una volta ravvivato, otteniamo di nuovo l’ispirazione, la nostra mente si fa coraggio e diventa devota al Simran. Il nostro lavoro diventa facile e compiamo il nostro viaggio con facilità.

Dio mi ha coinvolto nelle azioni,
il Guru mi ha mostrato la vera forma dell’anima.


Quando l’anima si libera dall’intreccio della mente dopo aver fatto il Simran, va a Daswan Dwar o Par Brahm, il terzo piano spirituale e la sua radiosità equivale a quella di dodici soli del piano terreno. Sehjo Bai dice che in quel luogo tutto è chiaro: non sussistono più atti, doveri, recitazioni o penitenze perché tutti questi appartengono ai piani inferiori.
Se l’elettricità va via per qualche tempo, diventa buio e abbiamo paura, però quando ritorna la luce, è tutto luminoso e possiamo vedere ogni cosa con chiarezza, possiamo parlare o fare qualsiasi cosa liberamente e senza paura, proteggerci e rimanere fermi nei nostri principi. Qual è la paura, è solo la paura delle tenebre.
Ora ogni cosa accade di fronte a voi, non accade da qualche altra parte. Anche se è così buio, Lui crea la luce e non rimane pericolo o timore, la paura è solo delle tenebre e quali sono le tenebre? Sono i nostri dubbi perché la mente fa sempre nascere dubbi. Non ha radici sue proprie, non pensate che li abbia. No, si nutre e deriva forza dall’anima e poi la tiene sotto pressione.
Proprio come sull’albero c’è un piccolo ramo che prende forza dall’albero e poi lo indebolisce. Allo stesso modo anche la mente non ha radici proprie ma trae forza dall’anima, la indebolisce. Ecco perché dobbiamo realizzare la grandezza del Guru, dobbiamo ricordarlo, dobbiamo custodire un unico desiderio per il Guru.
Nei tempi antichi quando usavano le brocche per trasportare l’acqua, le donne le portavano sulla testa e anche mentre camminavano o parlavano, tenevano l’attenzione fissa sulla brocca. Qualunque cosa facessero, non distoglievano la loro attenzione perché era concentrata su di essa. Quando l’attenzione giunge al Centro dell’Occhio, allora ovunque si trovi il corpo e anche se possiamo parlare minuto per minuto, l’attenzione è fissa in quel posto. A quel punto non occorre molto all’anima per arrivare lì perché anche se parla o fa altre cose, il suo desiderio è vincolato a Dio e al Guru nel Dhunatmak Bani.
Pertanto qual è la vera prova di un perfetto Maestro? Lui stesso è unito allo Shabd e unirà anche noi a quello Shabd (Dhunatmak).

Dio si è occultato a me,
il Guru mi ha dato la lampada e si è rivelato a me.


Conoscete la storia di Sringi Rishi, lui meditava e i suoi pensieri erano puri; viveva nella giungla per svolgere le pratiche. Era solito toccare con la lingua la corteccia di un albero una volta al giorno e poi rimaneva impegnato nell’adorazione. Il re Dasrath non aveva figli e gli fu detto che qualora Sringi Rishi fosse venuto ad eseguire la sua Yagna e a mangiare, avrebbe potuto avere figli.
Domandò alla sua gente se qualcuno avesse potuto accompagnare da lui il rishi. Una signora fece questa promessa e andò nella giungla. Quando venne a sapere che una volta al giorno Sringi Rishi toccava la corteccia di un albero con la lingua, vi sparse del miele. Piacque al rishi e prese a leccarlo. In seguito mise dell’halva, eccetera e la mente diventò attiva. Il rishi incominciò a mangiare cibi preparati senza il Simran, acquisì più forza e fu tentato dal sesso essendo attaccato dalla lussuria.
Kabir Sahib ha detto che il cibo ha l’intossicazione che uno ottiene da mezza bottiglia di vino. Mangiando quel cibo, si intossicò, il suo intelletto fu disturbato, si sposò con quella donna, fece sesso con lei ed ebbero molti figli.
Quando il re organizzò la Yagna, il rishi arrivò con tutti i figli, uno sulle spalle, un altro sulla schiena e il terzo per mano. Tutti rimasero sorpresi, avevano sentito parlare della sua reputazione come grande yoghi e si chiedevano se fosse davvero Sringi Rishi. Il rishi sentì i commenti sarcastici delle persone e tornò nella giungla abbandonando la famiglia. I suoi pensieri erano senza dubbio positivi, ma non possedeva la tecnica della meditazione impartita da un perfetto Maestro, perché in quel caso non sarebbe caduto.
Guru Nanak Dev Ji ha scritto che dovremmo ottenere la tecnica del Surat Shabd Yoga da un perfetto Maestro e praticarla. Dovremmo cercare un perfetto Maestro o uno Yoghi perfetto perché uno Yoghi perfetto conosce la vera tecnica. Lo Yoga Abhyas ci unisce con il Signore attraverso la sua pratica. Noi capiamo la realtà solo quando un perfetto Maestro ci elargisce la grazia. Se lui stesso non è unito, vi darà quel che dicono i libri e non c’è nulla di speciale, lo può fare anche un bambino di cinque anni.
Ma il Competente parlerà della propria esperienza personale, pratica e sarà di grande aiuto e beneficio per noi. Se il perfetto Maestro non aiuta, allora a che servirà la conoscenza libresca? Il vero Gyan è qualcosa di diverso. Dobbiamo farlo noi stessi praticamente.
Per favore, cercate di capire che dopo aver ottenuto la tecnica (da un perfetto Maestro), dobbiamo metterla in pratica noi stessi e Lui ci permetterà di farlo con la persuasione, con l’ispirazione, eccetera. Darà alle anime nel sangat l’acqua attraverso il Satsang, l’incoraggiamento e il suo impulso di vita; le manterrà vive: ecco perché si spiega che dobbiamo meditare.
Anche Guru Nanak Sahib ha detto che su questo Sentiero bisogna camminare senza piedi e lavorare senza mani e per questo, anche se lo Shabd Dhun risuona nell’intimo, non possiamo sentirlo senza un Guru perfetto.
Miei cari, quello Shabd Dhun ci chiama nell’intimo ed è davvero il Guru a chiamare dicendo: “Se volete incontrarmi, allora seguite questa via”. Dovete ascoltare lo Shabd Dhun senza orecchie e vedere la Luce radiosa senza occhi, perché le orecchie di carne non ascoltano lo Shabd Dhun. Le orecchie che possono sentire sono sottili e sono nell’intimo; similmente parleremo senza lingua, con la lingua sottile, interiore.
La realtà è che quando il Simran ha buon esito, allora non si muovono la lingua né l’occhio o il corpo. Quando la meditazione ha buon esito, nessuna parte del corpo o il corpo stesso si muoveranno. Tutti noi facciamo Simran per un po’ e lo interrompiamo; lo Shabd viene dall’alto e l’anima dal basso s’innalza, i due si incontrano, ossia ha luogo l’incontro dell’anima con lo Shabd e allora che succede? Non rimane nulla in verità, non c’è più spazio per i dubbi.
Dunque dovremmo capire che non esiste Gyan senza il Guru. Il Guru concede il Gyan, fa tutto il lavoro. Se non lo fa lui stesso, allora per favore capite che senza il Guru, il suo lavoro non è mai avvenuto in passato, né lo sarà in futuro.
Guru Gobind Singh Ji ha scritto: “Se volete giocare al gioco dell’amore con me, allora per favore tenete la testa sul palmo della mano e poi venite da me”. In che modo? Non è richiesta la testa di carne e sangue, bensì bisogna diventare piccoli, umili e poi andare. Kabir Sahib ha scritto che uno deve diventare un decimo (dello spessore) del seme di senape.
Anche Guru Nanak Dev Ji ha detto che uno deve diventare sottile come una piccolissima frazione di capello. Ecco perché si dice che la porta della salvezza sia estremamente piccola e stretta, e noi non possiamo varcarla con questo corpo, dobbiamo farlo senza.
Guru Sahib disse che se volete giocare al gioco dell’amore con Dio o con il Guru, diventate sottili e piccoli.
Ora è quasi un mese e mezzo meno cinque anni da quando Baba Ji ci ha lasciati fisicamente. Tutti noi siamo suoi discepoli, ma quanti di noi lo hanno implorato, pregato o incalzato per il suo sguardo e darshan?
Se lo chiamiamo a parole, allora quanto si è esercitata la mente a farlo? Dobbiamo chiamarlo veramente con la mente, occorre sacrificare la mente. Lui non accetta il sacrificio del corpo, accetta il sacrificio della mente. Se non offriamo la mente, come si può risolvere la questione?
Baba Ji diceva che Maharaj Sawan Singh soleva sottolineare che i suoi discepoli dovevano andare da Lui dopo aver fatto il Simran, e che il Simran andava fatto con la mente. Anche Maharaj Kirpal Singh disse che se qualcuno vuole offrire un sacrificio, dovrebbe essere il Simran. Il nostro Satguru Ajaib Singh Ji Maharaj dichiarò: “Miei cari, per che cosa vi chiamo qui (al 16 PS) ogni mese? Unitevi con lo Shabd, con il Guru che vi ha concesso la benedizione del Naam”.
Ora continuiamo a chiedere al Guru: “Elargisci la grazia”. Dunque la questione è come si manifesterà la grazia che stiamo chiedendo? A chi sarà elargita? Quando la mente farà il Simran, allora questa sarà la grazia; la malattia di cui soffre la mente sarà rimossa e solo allora saprà che cos’è la grazia e come gli è stata elargita. La mente non raggiunge il luogo dove risiede la grazia, e ciononostante seguita a chiederla, non si rende conto a chi la elargirà?
Lui ha già dato la grazia del Simran: adesso dovremmo ripeterlo e la mente diventerà arrendevole con l’aiuto del Simran, con l’aiuto del Guru.
Andiamo da un medico e ci sono molte medicine e pillole. Se facciamo per conto nostro e prendiamo una medicina, come farà a curarci? Piuttosto ci curiamo solo se permettiamo al medico di prescrivere la medicina che reputa appropriata. Non importa anche se prendiamo molte pillole, la medicina che ci darà, sarà quella importante.
La mente dovrà lasciare la sua posizione di potere, e solo allora riuscirà a trarre beneficio. La mente mostra sempre la sua intelligenza e dice che può fare tutto quel lavoro. Dovrà accettare la sconfitta e sottomettersi: “O Dio e Guru, non ho alcun merito in me, nessuna virtù e nessuna capacità d’intendere. Sii misericordiosamente gentile e compassionevole con me e uniscimi a te”.
Questa decisione viene presa nei reami interiori e anche noi dovremmo elevarci a quei piani per pregare il Guru. Frenate la mente e pregate con la massima umiltà, Lui ascolterà di sicuro. Ora non freniamo la mente né preghiamo con la mente e con l’umiltà richiesta. Se mai lo facciamo, lo facciamo a parole, per questo siamo ben lungi dalla decisione, non sappiamo nemmeno che cosa sia.
Supponiamo di viaggiare in treno e incontriamo qualcuno per un po’ di tempo. Una persona deve fare cinquecento chilometri, un’altra mille. Ora siamo divisi l’uno dall’altro. Dunque abbiamo dimenticato tutti gli auguri e l’amore che avevamo ricevuto, perché ci siamo allontanati e non sappiamo che cosa avevamo ricevuto.
Pertanto è necessario che ci avviciniamo a Lui di nuovo, e poi facciamo una preghiera. Lui ascolta sempre, ha sempre prestato ascolto alle preghiere e fiduciosamente ascolterà anche la nostra. È il donatore e verrà di sicuro per aiutare.
Anch’io voglio, anch’io sono ansioso, anch’io prego, tutti noi preghiamo collettivamente, sottoporremo questa preghiera e imploreremo Baba Ji: “O Satguru Ajaib, tutte le tue anime stanno piangendo, guarda misericordiosamente verso di noi, tutti noi insieme canteremo la tua gloria e la tua grandezza, svilupperemo amore per te”.
Essendo clemente e misericordioso, avrà pietà di noi. Se lo facciamo tutti insieme, andrà bene. Sono venuto solo per questo scopo affinché il sangat di Delhi sia gentile con me. Tutti noi piangeremo, pregheremo e imploreremo insieme davanti al Satguru perché gli amati di Delhi sono sensibili. Sono un poveraccio senza ingegno e sono venuto solo per questo, per poter essere aiutato. Pensavo: “Andiamo a Delhi a imparare da loro e poi seguirò i loro consigli”.
Perciò miei cari, noi del Rajasthan siamo persone semplici, siamo meno intelligenti, non sappiamo nulla, non sappiamo nemmeno come servire l’acqua; siamo ignoranti. Questo medico (Bhagirath Ji) è consapevole di questioni spirituali, può vedere l’occhio e la persona e poi dire se medita o no; ecco perché l’ho chiamato amorevolmente medico. Non è un medico, il suo nome è Bhagirath, ma lo chiamiamo medico per amore; è una brava persona.
Miei cari, se avessi avuto qualcosa, allora perché sarei venuto da voi? Non abbiamo nulla. Siamo venuti da voi per sentirci grati con il Satguru e per ricordarlo insieme; piangiamo e gemiamo per Lui, forse sarà clemente con noi.
Per questo siamo venuti da voi, per favore scusateci, perché siamo pieni di peccati – non possiamo portare il fardello dei nostri peccati – e pensavamo che con il darshan del sangat di Delhi i nostri peccati saranno liquidati o rimossi. Perciò propongo coscienziosamente che voi ci scusiate gentilmente in qualunque modo desideriate dato che siamo pieni di atti negativi. Siamo venuti da voi dopo un lungo viaggio per cercare la vostra gentilezza e compassione.

 

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