Satsang serale del 7 maggio
Sri Sadhu Ram Ji
Delhi
Baba Ji (Sant Ajaib Singh Ji) ci ha concesso
il dono del Naam e ci ha ispirati a meditare su di esso, perché il Naam
è veramente grande, è il vero Guru. Senza il Guru non si può
conseguire il Naam e non esiste mukti (salvezza) senza di esso. Abbiamo appena
letto il bani di Baba Ji in cui afferma che è assolutamente necessario
da parte nostra avere un Guru autentico e reale.
Capite, nel mondo esistono sia la felicità sia la sofferenza. Qualora
fosse esistita solo la felicità, non avremmo conosciuto la sofferenza;
nella vita le sperimentiamo ambedue in base ai nostri karma. Quando sia la felicità
sia la sofferenza vengono pesati sulla bilancia, solo allora ci rendiamo conto
del vero valore della felicità.
In uno dei bhajan Baba Ji ha esortato a cercare un perfetto Maestro se vogliamo
ottenere la mukti. Nel mondo le persone svolgono professioni diverse, qualcuno
è un uomo d’affari, qualcun altro fa l’agricoltore e altri
ancora fanno lavori come l’insegnante. In ogni caso per fare uno qualunque
di questi lavori abbiamo bisogno di un insegnante.
Se vogliamo incominciare un lavoro, dovremo impararne l’arte dedicando
qualche mese o anche qualche anno per conoscerne la tecnica e come farlo. Per
lavorare la terra, dobbiamo sapere che un bigha (acro) consiste di cinque kanal
e per seminare grano ci servono quaranta chilogrammi per bigha. Se vogliamo
seminare senape al posto del grano, allora dobbiamo sapere quanto seme utilizzare.
Una persona senza esperienza può pensare che occorrano venti chilogrammi
di seme per bigha, ma in realtà bisogna usarne solo un chilo. Invece
se usiamo quaranta chilogrammi sbadatamente, allora il costo per le sementi
eccederà il profitto che ne ricaveremo. Pertanto abbiamo bisogno di un
contadino esperto e informato per aiutarci a lavorare la terra.
Similmente nel campo della spiritualità ci serve un esperto che l’abbia
messa in pratica, lui unirà la nostra anima con lo Shabd (la Parola).
Anche gli dèi e le dèe anelano un Guru, perché in passato
non hanno incontrato un Guru delle regioni spirituali superiori, e sono ansiosi
di farlo per progredire spiritualmente. Anche loro desiderano una nascita umana
per trarne davvero giovamento. Anche noi dovremmo avere un perfetto Guru dato
che in passato non ne abbiamo incontrato uno e siamo rimasti nel luogo al quale
era arrivato il nostro guru.
Kabir Sahib disse che se facciamo Simran, incominciamo a percorrere questo Sentiero,
che ha inizio all’Agya Chakra (il centro dell’occhio). È
un Sentiero veramente difficile ma possiamo avere buon esito se lo pratichiamo.
Se si aggiunge uno zero al lato destro del numero “uno”, il suo
valore aumenta dieci volte; se lo stesso zero è aggiunto al lato sinistro,
non ha valore, similmente la mente che è coinvolta nelle passioni non
ha valore, mentre se viene assorbita nel Simran, il suo valore aumenta in modo
molteplice. Se si aggiunge ancora un altro zero all’ “uno”,
il valore aumenta cento volte. Nello stesso modo il Simran fatto con la mente
e con la perseveranza, ne accresce il valore oltre la nostra immaginazione.
Per questo motivo ci viene chiesto di cercare un perfetto Maestro, e quando
ne abbiamo trovato uno, perché dovremmo indugiare nel Simran? Kabir Sahib
ha dunque spronato a fare oggi qualunque cosa dobbiamo fare domani, e di fare
subito tutto quello che c’è da fare oggi, poiché se la morte
arriva in un minuto, che cosa farete?
Guru Nanak Dev Ji ha anche detto che il vero yoghi è chi non si cura
del mese o della stagione o se è giovedì o mercoledì, perché
tutti questi sono fatti da Dio stesso e sono positivi. Ad ogni modo sacerdoti,
predicatori e altri dicono: “No, è giovedì, non è
un buon giorno”, ma ricordate che tutto ciò che Dio ha creato,
è ottimo e niente è negativo.
Siamo tormentati dalla malattia delle costanti nascite e morti. Dunque dobbiamo
trovare un Guru della massima regione spirituale, che possa darci la conoscenza
del Surat Shabd Yoga – la Scienza dell’Anima, per liberarci della
malattia di cui soffriamo.
Si celebrano spesso matrimoni e a volte dobbiamo andare in molti luoghi. C’era
un matrimonio nella casa di un parente del nostro dottore sahib. Le signore
volevano praticare l’adorazione di Ganesh (una deità indù),
ma lui disse che prima di tutto occorreva adorare il Guru, perché in
quel modo sarebbero stati adorati ambedue. Nei matrimoni di ragazzi e ragazze
si pratica l’adorazione di Ganesh per il denaro. Esperti in astrologia
ci dicono che l’adorazione di Ganesh è fatta nel Guda chakra (il
ganglio rettale), che rappresenta solo l’inizio dell’ascesa. Si
crede che attraverso l’adorazione di Ganesh si ottenga denaro, ma non
la salvezza perché Ganesh stesso non è liberato e quindi come
può liberarci?
Dobbiamo capire che tutti questi dèi sono dentro di noi: Brahma è
nell’organo genitale, Vishnu è nel ganglio sopra (il cuore) e ancora
più in alto troviamo Shiva; il mantenimento del mondo materiale è
affidato a loro, e Shakti, che ne è la madre e li ha creati tutti, è
superiore a loro.
Al di sopra di questi dèi v’è il nodo sottile della mente
e dell’anima. Questo nodo può essere e dovrà essere sciolto
con l’aiuto dello Shabd (la Parola) e a quel punto la nostra anima ottiene
il Gyan (illuminazione).
L’anima è sepolta sotto il peso della mente e può essere
liberata solo quando la mente la abbandona. Ecco perché alla mente viene
detto che otterrà il beneficio del pellegrinaggio dei sessantotto luoghi
sacri se ama lo Shabd e fa il Simran. Quando pratica il Simran, gli attaccamenti
del mondo si sciolgono; li abbandonerà e l’unione dell’anima
con la superanima diventerà facile. Finché la mente è potente,
a causa dell’attaccamento alle passioni, non permetterà all’anima
di innalzarsi.
L’anima è della stessa essenza della Verità ma si è
indebolita ed è diventata priva di potere, tuttavia quando ottiene il
cibo e il nutrimento attraverso il Simran, si rafforza e diventa potente, s’innalza.
Finché non otterrà il Simran, non si eleverà.
Miei cari, ecco perché tutti noi dobbiamo ricordare il Guru mentre l’anima
ricorda lo Shabd, anela Dio Onnipotente. L’oro sembra sempre bello con
l’oro e non quando il fabbro lo lega al ferro. Similmente l’anima
diventa momentaneamente felice con le cose del mondo, ma non ottiene la felicità
eterna che sta cercando. Ecco perché agogna, ricorda e desidera venire
in contatto con qualche amato di Dio e del Guru, che sia la Parola personificata,
affinché possa diventare possente con l’aiuto dello Shabd.
La mente si avvelena con i piaceri esterni della vita, ma l’anima si rallegra
e si inebria con lo Shabd, dato che il Simran che facciamo è il nutrimento
dell’anima. Dio le ha dato quel cibo (del Simran e dello Shabd) e se lo
diamo all’anima, solo allora otterrà di nuovo la vera comprensione.
La Voce di Dio è il Dhunatmak, il Bani viene dall’alto ed è
eterno. Quando l’anima ascolta quel Bani, ottiene sostegno e aiuto. Dato
che non le abbiamo dato quel nutrimento dello Shabd e del Simran, si è
indebolita ed è debilitata da molte nascite.
Vi viene presentato un inno di Sehjo Bai.
Abbandonerò Ram (Dio) ma non dimenticherò il Guru.
Quando il Guru sarà davanti a me, non guarderò Dio.
Dio mi ha dato nascita nel mondo,
il Guru mi ha liberato dal ciclo della trasmigrazione.
Lo Shabd concessoci dal Satguru porta la Luce nel buio e quando viene la Luce,
l’anima ottiene il Gyan (illuminazione) con l’aiuto del Simran;
allora l’anima prega e si sottomette.
Sehjo Bai dice che se dovesse soppesare Dio e il Guru, allora anche se Dio è
buono avendole dato molte cose ed essendosi presa cura di lei, il Guru è
più grande.
Sehjo dice: “Il Guru mi ha dato il Bani, che ha portato la Luce in luogo
delle tenebre e mi ha dato il Gyan; i cinque dacoita che mi stanno continuamente
derubando, contro i quali Dio non mi ha messo in guardia, si sono dileguati.
Ecco perché parlo della grandezza del Guru, che mi ha dato la lampada
del Gyan e del Simran, e (risiedendo dentro di me) mi ha permesso di controllare
questi cinque dacoita - ossia lussuria, ira, avidità, attaccamento ed
ego che furono la causa del ciclo della trasmigrazione - e di liberare l’anima
dal ciclo ininterrotto delle nascite e morti.
Ecco perché il Guru e la sua gloria sono indescrivibili. Il Guru è
il possessore di tutta la creazione e dandoci il Gyan – il Simran e lo
Shabd – ci unisce a sé; solo chi è unito a Dio e al Guru
può descriverne la grandezza.
Mentre siamo all’esterno, cerchiamo di parlare della grandezza del Guru
ma la nostra mente non ci permette di farlo. Ecco perché la grandezza
e la gloria del Guru possono essere descritti solo dopo essere entrati interiormente.
Dio mi ha dato nascita nel mondo,
il Guru mi ha liberata dal ciclo della trasmigrazione.
Dio mi ha assegnata ai cinque ladri,
il Guru mi ha salvata considerandomi un’orfana.
Dio mi ha avviluppato nella rete della famiglia,
il Guru ha reciso i miei attaccamenti.
La nostra anima è venuta in questo mondo infernale solo in virtù
dell’attaccamento alle cinque passioni e al simran del mondo. Cerchiamo
di abbandonare gli attaccamenti per mezzo di japa (recitazione), tap (austerità),
digiuni e cosiddette puja (adorazione), ma non riusciamo a farlo. Questi attaccamenti
possono avere fine solo quando il Guru ci concede lo Shabd.
Il legame della lussuria, ira, avidità, attaccamento ed ego sarà
completamente sciolto e le passioni usciranno dal corpo, che è il vero
tempio di Dio. Usciranno, secondo le parole di Kabir Sahib, come i ladri escono
di casa dato che le loro figure assomigliano a quelle di esseri umani; quando
ingannano l’anima, essa prega inerme perché non sa qual è
la verità e qual è l’imitazione. L’Anima vede chi
è vero solo dopo essere entrata interiormente, dato che lì non
rimane l’imitazione, la quale appare per un attimo e poi scompare mentre
il vero Uno rimane immutato e in modo permanente. Ecco perché si dice
che il Guru sia colui il quale diventa la vera Forma dello Shabd (Parola) di
Dio e si assorbe in Lui; non possiamo assorbirci in Lui senza una buona grande
ventura.
Quando il bambino dorme, la madre non si preoccupa affatto di lui ma nel momento
in cui incomincia a piangere, a lagnarsi, la madre tralascia ogni cosa, ogni
lavoro importante, prende il figlio in braccio e lo accarezza. Similmente finché
siamo intrappolati nel mondo e nella mondanità, il Guru rimane incurante,
ma quando siamo insoddisfatti, ci lamentiamo e piangiamo, allora il Guru viene
in nostro soccorso e si prende cura di noi, la nostra fortuna sorride e il Guru
ci unisce a sé.
(Il nastro non è affatto nitido in questo punto e non è possibile
decifrarlo. Questa parte che consiste di alcuni minuti viene cancellata).
Noi discepoli abbiamo dimenticato il Guru e il Simran senza renderci conto che
se abbiamo preso la strada sbagliata e non ci siamo mai curati di vederlo nell’intimo,
il Guru non si dimentica mai di noi. Sebbene ci sia l’ombra della nube
dell’ignoranza su di noi, non ci abbandona mai perché ci ha fatto
la promessa e il dono che non ci lascerà mai.
Baba Ji ha scritto in un bhajan che: “O caro e affascinante, ho passato
la vita piangendo nella tua rimembranza, sono rimasto affamato, assetato e insonne;
ho fatto tutto questo per vedere te e il tuo sorriso, ma ahimé non sei
venuto lo stesso”.
A volte il vero discepolo scrive così in uno stato d’animo di amorevole
rammarico e il Guru non solo ne è consapevole, anzi lo apprezza e viene
in aiuto. Per favore cercate di capire che anche noi dobbiamo fare sforzi simili,
come sottometterci, pregare con le lacrime e invocare pieni di amore perché,
badate, Lui osserva e stima sempre il sacrificio che stiamo facendo: se abbiamo
mai passato notti nel dolore della separazione, se abbiamo versato lacrime per
il suo darshan divino, se abbiamo meditato con vigore o se abbiamo sofferto
o anelato per Lui, in quel caso risponde in modo accorato.
Ecco perché si spronano gli amati a fare qualcosa per il Guru, per lo
meno osservando gli altri; anche se lo facciamo imitando gli altri, Lui lo accetterà
e noi ne trarremo beneficio.
Dio mi ha intrappolata nelle passioni e nelle sofferenza,
Il Guru è diventato un guaritore e ha fatto sì che li abbandonassi
tutti.
Fa proprio caldo in questi giorni e per proteggerci dobbiamo adottare qualche
sistema, nessun altro lo farà per noi. Allo stesso modo nella stagione
fredda dovremo vestirci con abiti caldi. Se ci ammaliamo di febbre, dobbiamo
andare da un medico, parlargli del nostro problema e pagare il conto. Allora
lui ci darà la medicina giusta ma come faremo a curarci se non la prenderemo
né osserveremo le precauzioni indicate? Ecco perché Sehjo Bai
dice che dimenticando Dio – il Donatore – noi vogliamo e ricordiamo
le cose del mondo che Lui ha concesso.
Dio è saggezza e amore totale, ma noi siamo sconsiderati, ingrati e non
lo ricordiamo. Possiamo correggerci con l’aiuto del Simran che Lui ha
dato; attraverso il Simran i nostri attaccamenti si spezzeranno, dato che il
Simran reciderà le catene dell’attaccamento. Finché non
faremo il Simran, non recideremo gli attaccamenti e allora come faremo ad amare
il Guru, come svilupperemo il nostro amore? L’attaccamento non ci permette
di amare il Guru. Se così non fosse, avremmo già sviluppato amore
per il Guru. No, non ci permetterà di farlo.
Dunque dobbiamo meditare giorno e notte. Se pensiamo che dedicando un’ora
(e anche quella mentre sediamo, dormiamo o stiamo in piedi), riusciremo a incontrarlo,
no, non accadrà. Coloro che lo hanno fatto, sono rimasti svegli per notti
e notti, per la maggior parte della loro vita. È una questione del genere
e dobbiamo lavorare duramente.
Ma il Guru non ci abbandonerà anche se ignoriamo i suoi ordini. Ecco
perché ci spiega che: “O mente, devi amare il Guru e non gli attaccamenti”.
Nel momento in cui ami il Guru, spezzi gli attaccamenti con le cose mondane.
Guru Gobind Singh Ji ha scritto che il vero discepolo del Guru è raro,
perché la maggior parte di noi sono discepoli della mente e della maya.
Allora che colpa ne ha il Guru, dato che chi desidera la maya, la ottiene. Rendetevi
conto di quanta sofferenza provoca la maya. Anche la Bhagavad Gita dice che
se possediamo una bella casa, allora il nostro desiderio per la casa rimarrà
fino alla fine. Se il desiderio rimane nella mente, allora che ne sarà
di essa?
La mente deve capire quale progresso fare. La decisione finale sarà presa
in base al desiderio di primaria importanza – dovremo andare ovunque sarà
il desiderio. Pertanto dovremmo avere un desiderio sopraffacente per il Satguru.
Anche Baba Ji disse che Lui aveva custodito un unico desiderio per il Satguru.
Ecco perché si sottolinea che anche noi dovremmo solo desiderare il Satguru,
perché se la mente e la maya rimarranno fino alla fine, allora che ne
sarà di noi?
La Maya è la forma del serpente. Se dopo aver ottenuto il dono preziosissimo
della nascita umana, uno diventa un serpente, quale progresso ha compiuto? Similmente
la Gita sostiene che se la mente è attaccata ai figli, allora otteniamo
la prossima nascita nel corpo di un maiale o un suino. Quanti cuccioli ha, quale
tipo di cibo ottiene?
La decisione dipenderà dai nostri desideri al momento della morte, che
decideranno il destino futuro. Dovremmo dunque cambiare le nostre inclinazioni
e desiderare il Guru, fissarlo nella mente e nel Naam. Lui renderà stabile
il nostro desiderio in Dio e nel Guru, come l’aquilone e la corda. La
corda è il desiderio. Se custodiamo un unico desiderio per Dio, allora
nasceremo in Lui e le nostre nascite e morti termineranno.
Ogni Santo ha menzionato la grande sofferenza del processo ininterrotto delle
nascite e morti. Anche Sehjo Bai dice che otteniamo molto dolore al momento
della morte, simile al morso di mille scorpioni. Con il morso di uno scorpione
soffriamo molto, allora che dire del morso di mille scorpioni insieme?
Dunque se ottenessimo cinquecento nascite e morti, che ne sarà di noi?
Nessuno sarà risparmiato dalla nascita e dalla morte – uno dovrà
attraversare il ciclo delle otto milioni quattrocentomila nascite e morti. Se
vogliamo liberarci di tutta questa sofferenza, dobbiamo fissare l’attenzione,
desiderare il Satguru e lo Shabd.
Anche se il Guru non è effettivamente di fronte ai nostri occhi fisicamente,
Lui ci ha dato lo Shabd, i cinque sacri Nomi o Shabd. Dovremmo focalizzare i
nostri desideri in quello, affinché il Simran sia corretto e perfezionato.
Saremo aiutati nel Simran e diventerà più facile incontrarlo.
Finché non raccogliamo i pensieri dispersi con l’aiuto del Simran
e con la grazia del Satguru, come possiamo sapere se Lui ci sta aiutando o no?
Riusciamo a renderci conto della grandezza del Guru e di come ci sta aiutando
giorno dopo giorno solo quando i pensieri sono concentrati e la mente calmata.
Ora di solito ci lamentiamo con il Guru che non è venuto, ma come può
venire il Guru quando l’anima è dispersa qua, là e dappertutto?
Che colpa ne ha il Guru? Dobbiamo capire che è nostro dovere raccogliere
i pensieri dispersi nel mondo e poi andare al Tisra Til o centro dell’occhio
dove Lui ci sta già aspettando e ci verrà incontro. Stiamo andando
per strada e una pietra colpisce i nostri piedi, ci fa male; qualcuno osserva
tutto e ci fa notare che siamo stati colpiti, perché non stiamo attenti?
Similmente se non utilizziamo il Simran, lo teniamo da parte e soffriamo, allora
di chi è la colpa? Nostra, non del Guru.
Dobbiamo essere sensibili e fare il Simran. Ecco perché si spiega di
custodire le aspirazioni e i desideri nel Guru, il quale ci ha dato il Simran,
e dovremmo rimanere assorbiti nel Simran.
Anche Baba Ji ha detto che: “O Satguru, i tuoi cinque Shabd mi hanno fatto
attraversare a nuoto l’oceano della vita”. Questi cinque Shabd mi
hanno aiutato ad attraversare.
Quando Prahlad fu salvato, anche lui andava da una strada all’altra e
chiamava Ram-Nam con grande sincerità perché non sapeva chi fosse
Surya Kumari.
Lui la incontrò e lei gli disse che fabbricavano vasi di terracotta e
raccoglievano il materiale per prepararsi per il loro lavoro. Misero ogni cosa
a posto e allora stavano incominciando il fuoco sotto i contenitori per cuocerli.
D’un tratto penetrò di corsa nella fornace una gatta con i cuccioli.
Queste persone erano oneste e sincere, gentili di cuore. Dunque erano molto
preoccupate e continuarono a pregare il Guru perché sarebbe stata una
grande crudeltà, la loro adorazione sarebbe stata compromessa e che cosa
ne sarebbe stato di loro con un peccato così grande (se la gatta e i
gattini fossero bruciati vivi)?
Lentamente stavano cercando di capire la gravità di quel peccato e pregavano
di fronte al Guru. (Il re aveva ordinato ai sudditi di essere trattato come
Dio e di non adorare nessun altro Dio). Prahlad (il figlio del re) stava passando
vicino e udì le loro voci, chiese loro che cosa stessero facendo e perché?
Allora questi vasai dissero che stavano facendo qualcosa ma avevano molta paura
perché un povero uomo non ha il coraggio di parlare davanti a uno potente
e rimane in silenzio per farlo parlare.
Dissero che il padre di Prahlad era un re e avevano paura di lui, dunque rimasero
in silenzio ricordando Dio (per salvare la gatta e i cuccioli). Prahlad domandò
se il loro Dio fosse quello del re e dissero: “Sì, il Dio che è
onnipotente e fa ogni cosa, è diverso (dal re) e non è fatto di
carne, di sangue; è ben altro”. Prahlad domandò: “È
reale?”. E dissero: “Sì, siamo sicuri che Dio non muore,
mentre chi ha un corpo fatto di carne e di sangue, un giorno morirà.
Tuo padre è fatto di carne, di sangue, e sta obbligando, sta costringendo
la gente ad accettarlo come Dio, ma non può diventare Dio semplicemente
imponendosi con la forza”.
Prahlad disse: “Se il vostro Dio è vero, la gatta e i gattini si
salveranno e a quel punto lo accetterò”. Che accadde? La partita
di vasi doveva essere tirata fuori normalmente dopo sei mesi per una cottura
adeguata. Ma quelle persone decisero che solo dopo tre giorni i vasi erano cotti
e pronti. Il contenitore in cui si trovavano i gattini non era stato sottoposto
a cottura e si erano salvati, mentre il resto dei vasi erano cotti. Prahlad
vide e sentì che le loro parole non erano false; qualora fossero state
false, i gattini sarebbero stati carbonizzati.
Allora dissero: “Fate sedere il padre di Prahlad nel fuoco, non si salverà
ma morirà essendo fatto di carne, di sangue e quindi soggetto al controllo
dei sensi”. Poi aggiunsero: “Cantiamo e parliamo della grandezza
di quel Dio, che è onnipotente ed è il possessore del mondo”.
Se lo vediamo, che dubbio rimane?
Il Satguru è Dio, che è il possessore di tutta la creazione. È
l’onnicosciente Sat Purush, osserva tutti, dunque cantiamo le sue lodi.
Prahlad lodò il suo Guru, Surya Kumari, con cuore aperto e la accettò
come Guru. Il discepolo può cantare la grandezza del Guru con sincerità
di cuore solo dopo essere entrato interiormente. Quando siamo all’esterno,
la mente si frappone perché è sotto il controllo delle malattie
come lussuria, ira, avidità, attaccamento ed ego. Ecco perché
si spiega ripetutamente: “Miei cari, se la nostra anima avesse fatto il
Simran prima, avrebbe combattuto questi mali. Avremmo controllato la mente e
con l’aiuto dello Shabd sarebbe rimasta sotto controllo e si sarebbe comportata
bene. Allora anche il Guru avrebbe elargito la sua grazia”.
È il Guru a far parlare il vero discepolo, non è il discepolo
che parla. Siate certi che il Guru fa parlare il discepolo con dovuta cautela
e attenzione.
Baba Ji dice: “Miei cari, il Guru fa bere nello stesso posto al leone
e alla capra, perché l’operato del Guru è talmente perfetto
che non rimane spazio per cambiamenti o errori. È il Guru che ha dato
inizio a questo Sentiero, piuttosto è Dio (il possessore di tutta la
creazione) che ha dato inizio a questo Sentiero del Guru. Non è nuovo,
è così sin dall’inizio; viene solo rinnovato di volta in
volta.
La nostra mente lo dimentica perché è immemore. Allora Dio manda
un altro amato Figlio per ravvivarlo. Una volta ravvivato, otteniamo di nuovo
l’ispirazione, la nostra mente si fa coraggio e diventa devota al Simran.
Il nostro lavoro diventa facile e compiamo il nostro viaggio con facilità.
Dio mi ha coinvolto nelle azioni,
il Guru mi ha mostrato la vera forma dell’anima.
Quando l’anima si libera dall’intreccio della mente dopo aver fatto
il Simran, va a Daswan Dwar o Par Brahm, il terzo piano spirituale e la sua
radiosità equivale a quella di dodici soli del piano terreno. Sehjo Bai
dice che in quel luogo tutto è chiaro: non sussistono più atti,
doveri, recitazioni o penitenze perché tutti questi appartengono ai piani
inferiori.
Se l’elettricità va via per qualche tempo, diventa buio e abbiamo
paura, però quando ritorna la luce, è tutto luminoso e possiamo
vedere ogni cosa con chiarezza, possiamo parlare o fare qualsiasi cosa liberamente
e senza paura, proteggerci e rimanere fermi nei nostri principi. Qual è
la paura, è solo la paura delle tenebre.
Ora ogni cosa accade di fronte a voi, non accade da qualche altra parte. Anche
se è così buio, Lui crea la luce e non rimane pericolo o timore,
la paura è solo delle tenebre e quali sono le tenebre? Sono i nostri
dubbi perché la mente fa sempre nascere dubbi. Non ha radici sue proprie,
non pensate che li abbia. No, si nutre e deriva forza dall’anima e poi
la tiene sotto pressione.
Proprio come sull’albero c’è un piccolo ramo che prende forza
dall’albero e poi lo indebolisce. Allo stesso modo anche la mente non
ha radici proprie ma trae forza dall’anima, la indebolisce. Ecco perché
dobbiamo realizzare la grandezza del Guru, dobbiamo ricordarlo, dobbiamo custodire
un unico desiderio per il Guru.
Nei tempi antichi quando usavano le brocche per trasportare l’acqua, le
donne le portavano sulla testa e anche mentre camminavano o parlavano, tenevano
l’attenzione fissa sulla brocca. Qualunque cosa facessero, non distoglievano
la loro attenzione perché era concentrata su di essa. Quando l’attenzione
giunge al Centro dell’Occhio, allora ovunque si trovi il corpo e anche
se possiamo parlare minuto per minuto, l’attenzione è fissa in
quel posto. A quel punto non occorre molto all’anima per arrivare lì
perché anche se parla o fa altre cose, il suo desiderio è vincolato
a Dio e al Guru nel Dhunatmak Bani.
Pertanto qual è la vera prova di un perfetto Maestro? Lui stesso è
unito allo Shabd e unirà anche noi a quello Shabd (Dhunatmak).
Dio si è occultato a me,
il Guru mi ha dato la lampada e si è rivelato a me.
Conoscete la storia di Sringi Rishi, lui meditava e i suoi pensieri erano puri;
viveva nella giungla per svolgere le pratiche. Era solito toccare con la lingua
la corteccia di un albero una volta al giorno e poi rimaneva impegnato nell’adorazione.
Il re Dasrath non aveva figli e gli fu detto che qualora Sringi Rishi fosse
venuto ad eseguire la sua Yagna e a mangiare, avrebbe potuto avere figli.
Domandò alla sua gente se qualcuno avesse potuto accompagnare da lui
il rishi. Una signora fece questa promessa e andò nella giungla. Quando
venne a sapere che una volta al giorno Sringi Rishi toccava la corteccia di
un albero con la lingua, vi sparse del miele. Piacque al rishi e prese a leccarlo.
In seguito mise dell’halva, eccetera e la mente diventò attiva.
Il rishi incominciò a mangiare cibi preparati senza il Simran, acquisì
più forza e fu tentato dal sesso essendo attaccato dalla lussuria.
Kabir Sahib ha detto che il cibo ha l’intossicazione che uno ottiene da
mezza bottiglia di vino. Mangiando quel cibo, si intossicò, il suo intelletto
fu disturbato, si sposò con quella donna, fece sesso con lei ed ebbero
molti figli.
Quando il re organizzò la Yagna, il rishi arrivò con tutti i figli,
uno sulle spalle, un altro sulla schiena e il terzo per mano. Tutti rimasero
sorpresi, avevano sentito parlare della sua reputazione come grande yoghi e
si chiedevano se fosse davvero Sringi Rishi. Il rishi sentì i commenti
sarcastici delle persone e tornò nella giungla abbandonando la famiglia.
I suoi pensieri erano senza dubbio positivi, ma non possedeva la tecnica della
meditazione impartita da un perfetto Maestro, perché in quel caso non
sarebbe caduto.
Guru Nanak Dev Ji ha scritto che dovremmo ottenere la tecnica del Surat Shabd
Yoga da un perfetto Maestro e praticarla. Dovremmo cercare un perfetto Maestro
o uno Yoghi perfetto perché uno Yoghi perfetto conosce la vera tecnica.
Lo Yoga Abhyas ci unisce con il Signore attraverso la sua pratica. Noi capiamo
la realtà solo quando un perfetto Maestro ci elargisce la grazia. Se
lui stesso non è unito, vi darà quel che dicono i libri e non
c’è nulla di speciale, lo può fare anche un bambino di cinque
anni.
Ma il Competente parlerà della propria esperienza personale, pratica
e sarà di grande aiuto e beneficio per noi. Se il perfetto Maestro non
aiuta, allora a che servirà la conoscenza libresca? Il vero Gyan è
qualcosa di diverso. Dobbiamo farlo noi stessi praticamente.
Per favore, cercate di capire che dopo aver ottenuto la tecnica (da un perfetto
Maestro), dobbiamo metterla in pratica noi stessi e Lui ci permetterà
di farlo con la persuasione, con l’ispirazione, eccetera. Darà
alle anime nel sangat l’acqua attraverso il Satsang, l’incoraggiamento
e il suo impulso di vita; le manterrà vive: ecco perché si spiega
che dobbiamo meditare.
Anche Guru Nanak Sahib ha detto che su questo Sentiero bisogna camminare senza
piedi e lavorare senza mani e per questo, anche se lo Shabd Dhun risuona nell’intimo,
non possiamo sentirlo senza un Guru perfetto.
Miei cari, quello Shabd Dhun ci chiama nell’intimo ed è davvero
il Guru a chiamare dicendo: “Se volete incontrarmi, allora seguite questa
via”. Dovete ascoltare lo Shabd Dhun senza orecchie e vedere la Luce radiosa
senza occhi, perché le orecchie di carne non ascoltano lo Shabd Dhun.
Le orecchie che possono sentire sono sottili e sono nell’intimo; similmente
parleremo senza lingua, con la lingua sottile, interiore.
La realtà è che quando il Simran ha buon esito, allora non si
muovono la lingua né l’occhio o il corpo. Quando la meditazione
ha buon esito, nessuna parte del corpo o il corpo stesso si muoveranno. Tutti
noi facciamo Simran per un po’ e lo interrompiamo; lo Shabd viene dall’alto
e l’anima dal basso s’innalza, i due si incontrano, ossia ha luogo
l’incontro dell’anima con lo Shabd e allora che succede? Non rimane
nulla in verità, non c’è più spazio per i dubbi.
Dunque dovremmo capire che non esiste Gyan senza il Guru. Il Guru concede il
Gyan, fa tutto il lavoro. Se non lo fa lui stesso, allora per favore capite
che senza il Guru, il suo lavoro non è mai avvenuto in passato, né
lo sarà in futuro.
Guru Gobind Singh Ji ha scritto: “Se volete giocare al gioco dell’amore
con me, allora per favore tenete la testa sul palmo della mano e poi venite
da me”. In che modo? Non è richiesta la testa di carne e sangue,
bensì bisogna diventare piccoli, umili e poi andare. Kabir Sahib ha scritto
che uno deve diventare un decimo (dello spessore) del seme di senape.
Anche Guru Nanak Dev Ji ha detto che uno deve diventare sottile come una piccolissima
frazione di capello. Ecco perché si dice che la porta della salvezza
sia estremamente piccola e stretta, e noi non possiamo varcarla con questo corpo,
dobbiamo farlo senza.
Guru Sahib disse che se volete giocare al gioco dell’amore con Dio o con
il Guru, diventate sottili e piccoli.
Ora è quasi un mese e mezzo meno cinque anni da quando Baba Ji ci ha
lasciati fisicamente. Tutti noi siamo suoi discepoli, ma quanti di noi lo hanno
implorato, pregato o incalzato per il suo sguardo e darshan?
Se lo chiamiamo a parole, allora quanto si è esercitata la mente a farlo?
Dobbiamo chiamarlo veramente con la mente, occorre sacrificare la mente. Lui
non accetta il sacrificio del corpo, accetta il sacrificio della mente. Se non
offriamo la mente, come si può risolvere la questione?
Baba Ji diceva che Maharaj Sawan Singh soleva sottolineare che i suoi discepoli
dovevano andare da Lui dopo aver fatto il Simran, e che il Simran andava fatto
con la mente. Anche Maharaj Kirpal Singh disse che se qualcuno vuole offrire
un sacrificio, dovrebbe essere il Simran. Il nostro Satguru Ajaib Singh Ji Maharaj
dichiarò: “Miei cari, per che cosa vi chiamo qui (al 16 PS) ogni
mese? Unitevi con lo Shabd, con il Guru che vi ha concesso la benedizione del
Naam”.
Ora continuiamo a chiedere al Guru: “Elargisci la grazia”. Dunque
la questione è come si manifesterà la grazia che stiamo chiedendo?
A chi sarà elargita? Quando la mente farà il Simran, allora questa
sarà la grazia; la malattia di cui soffre la mente sarà rimossa
e solo allora saprà che cos’è la grazia e come gli è
stata elargita. La mente non raggiunge il luogo dove risiede la grazia, e ciononostante
seguita a chiederla, non si rende conto a chi la elargirà?
Lui ha già dato la grazia del Simran: adesso dovremmo ripeterlo e la
mente diventerà arrendevole con l’aiuto del Simran, con l’aiuto
del Guru.
Andiamo da un medico e ci sono molte medicine e pillole. Se facciamo per conto
nostro e prendiamo una medicina, come farà a curarci? Piuttosto ci curiamo
solo se permettiamo al medico di prescrivere la medicina che reputa appropriata.
Non importa anche se prendiamo molte pillole, la medicina che ci darà,
sarà quella importante.
La mente dovrà lasciare la sua posizione di potere, e solo allora riuscirà
a trarre beneficio. La mente mostra sempre la sua intelligenza e dice che può
fare tutto quel lavoro. Dovrà accettare la sconfitta e sottomettersi:
“O Dio e Guru, non ho alcun merito in me, nessuna virtù e nessuna
capacità d’intendere. Sii misericordiosamente gentile e compassionevole
con me e uniscimi a te”.
Questa decisione viene presa nei reami interiori e anche noi dovremmo elevarci
a quei piani per pregare il Guru. Frenate la mente e pregate con la massima
umiltà, Lui ascolterà di sicuro. Ora non freniamo la mente né
preghiamo con la mente e con l’umiltà richiesta. Se mai lo facciamo,
lo facciamo a parole, per questo siamo ben lungi dalla decisione, non sappiamo
nemmeno che cosa sia.
Supponiamo di viaggiare in treno e incontriamo qualcuno per un po’ di
tempo. Una persona deve fare cinquecento chilometri, un’altra mille. Ora
siamo divisi l’uno dall’altro. Dunque abbiamo dimenticato tutti
gli auguri e l’amore che avevamo ricevuto, perché ci siamo allontanati
e non sappiamo che cosa avevamo ricevuto.
Pertanto è necessario che ci avviciniamo a Lui di nuovo, e poi facciamo
una preghiera. Lui ascolta sempre, ha sempre prestato ascolto alle preghiere
e fiduciosamente ascolterà anche la nostra. È il donatore e verrà
di sicuro per aiutare.
Anch’io voglio, anch’io sono ansioso, anch’io prego, tutti
noi preghiamo collettivamente, sottoporremo questa preghiera e imploreremo Baba
Ji: “O Satguru Ajaib, tutte le tue anime stanno piangendo, guarda misericordiosamente
verso di noi, tutti noi insieme canteremo la tua gloria e la tua grandezza,
svilupperemo amore per te”.
Essendo clemente e misericordioso, avrà pietà di noi. Se lo facciamo
tutti insieme, andrà bene. Sono venuto solo per questo scopo affinché
il sangat di Delhi sia gentile con me. Tutti noi piangeremo, pregheremo e imploreremo
insieme davanti al Satguru perché gli amati di Delhi sono sensibili.
Sono un poveraccio senza ingegno e sono venuto solo per questo, per poter essere
aiutato. Pensavo: “Andiamo a Delhi a imparare da loro e poi seguirò
i loro consigli”.
Perciò miei cari, noi del Rajasthan siamo persone semplici, siamo meno
intelligenti, non sappiamo nulla, non sappiamo nemmeno come servire l’acqua;
siamo ignoranti. Questo medico (Bhagirath Ji) è consapevole di questioni
spirituali, può vedere l’occhio e la persona e poi dire se medita
o no; ecco perché l’ho chiamato amorevolmente medico. Non è
un medico, il suo nome è Bhagirath, ma lo chiamiamo medico per amore;
è una brava persona.
Miei cari, se avessi avuto qualcosa, allora perché sarei venuto da voi?
Non abbiamo nulla. Siamo venuti da voi per sentirci grati con il Satguru e per
ricordarlo insieme; piangiamo e gemiamo per Lui, forse sarà clemente
con noi.
Per questo siamo venuti da voi, per favore scusateci, perché siamo pieni
di peccati – non possiamo portare il fardello dei nostri peccati –
e pensavamo che con il darshan del sangat di Delhi i nostri peccati saranno
liquidati o rimossi. Perciò propongo coscienziosamente che voi ci scusiate
gentilmente in qualunque modo desideriate dato che siamo pieni di atti negativi.
Siamo venuti da voi dopo un lungo viaggio per cercare la vostra gentilezza e
compassione.
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