Il Guru ha dato la lampada
Sadhu Ram Ji
12 gennaio 2003, villaggio 8/A, Anupgarh, Rajasthan
Posso anche abbandonare il Signore, ma non dimenticherò
il Guru,
non guarderò il Signore alla presenza del Guru.
Il Signore mi ha fatto nascere nel mondo,
il Guru mi ha liberata dal ciclo delle nascite e morti.
Milioni di saluti ai piedi di Sawan Ji Maharaj, Kirpal Singh Ji Maharaj e Ajaib
Singh Ji Maharaj. Sehjo Bai dice: “Mi sacrifico per il Satguru perché
il Guru mi ha dato la lampada della conoscenza e mi ha mostrato che i cinque
dacoita risiedono dentro di me”. Chi è degno della nostra adorazione?
Se il Guru e Dio stanno ambedue davanti a noi, allora dovremmo adorare il Guru.
Tutti i Santi e tutti i libri sacri dicono la stessa cosa: dobbiamo praticare
la devozione del Guru. Tuttavia se abbiamo qualche desiderio e vogliamo soddisfarlo,
mettiamo il Guru in secondo luogo. Come facciamo questo? Quando si celebra un
matrimonio di un ragazzo o di una ragazza, che cosa facciamo noi persone mondane?
Per prima cosa lasciamo il Guru e invece cerchiamo di compiacere Ganesh Ji (n.d.t.
Ganesh è il dio indù delle origini, di solito viene rappresentato
con la testa di un elefante; viene adorato nei matrimoni per ottenere ricchezza
materiale). Pensiamo che senza la benedizione di Ganesh Ji sia impossibile completare
un’importante funzione. Ma per i devoti e gli amati del Signore Onnipotente
il Guru è ogni cosa. Guru Arjan Dev ha scritto: “Tu sei mia madre,
sei mio padre, sei mio parente, sei mio fratello”. E quando il discepolo
considera il Guru ogni cosa, anche il Guru apre completamente il proprio cuore
e dice: “Ovunque mi ricorderai, verrò da te non importa dove ti
trovi”. Similmente Sehjo Bai scrive: “Non posso dimenticare il Guru,
Dio mi ha fatto nascere nel corpo fisico e mi ha vincolato a questi cinque ladri
(lussuria, ira, avidità, attaccamento ed egoismo) che non mi lasciano
in pace”.
È la stessa cosa in tutti i corpi, anche gli animali hanno l’ira.
I gatti e i serpenti hanno l’ira e così pure tutti gli altri animali
e uccelli. Tutte le jiva sono afflitte da questa malattia dell’ira. Il
corpo umano è composto di cinque elementi. Alcuni corpi sono composti
di due elementi, altri di tre e altri ancora di quattro. Ma in questo corpo
umano dei cinque elementi, che è il più elevato, risiedono altresì
i cinque dacoita. Li chiamano anche i cinque spettri e a volte questo corpo
viene chiamato il corpo dei cinque spettri. Questi spettri sopraffanno l’anima
e attraverso l’avidità e altre debolezze la perseguitano e la tengono
vincolata qua. Se l’anima è afflitta dall’attaccamento, sarà
di nuovo costretta a rinascere nel mondo. Quando i Santi vedono la sofferenza
dell’anima, cercano di spiegare la situazione. Kabir Sahib ha scritto:
“O anima, so che stai soffrendo perché hai fatto amicizia con la
mente”. L’anima sarebbe dovuta andare in un luogo elevato e invece
ha fatto amicizia con la mente, la quale è caduta molto in basso e si
comporta come uno spazzino. Quando sia l’anima sia la mente obbediscono
al Satguru, quel potere del Guru la innalza. È come la forza del magnete
che trascina il ferro. È il potere del magnete ad attrarre il ferro e
non l’incontrario. Così ambedue l’anima e la mente sono attratte
dal potere del Guru. Il Guru le ispira ad ascoltare il Satsang e fa capire loro
la realtà. Concede loro il Naam e le unisce a Dio Onnipotente.
Il Signore mi ha dato la compagnia dei cinque dacoita,
il Guru mi ha liberata considerandomi un’orfana.
Il Signore mi ha imprigionata nella trappola della famiglia,
il Guru ha spezzato i miei attaccamenti.
Dopo aver dato l’iniziazione al Naam, il Guru risiede dentro di noi nella
forma dello Shabd. Quando la mente incomincia a fare il Simran, l’anima
si afferra al Naam Dhun che proviene dall’alto e viaggia nei piani superiori.
Finché la mente non incomincia a fare il Simran, il progresso interiore
non è possibile. Perché? Miei cari, oggi la mente è con
noi e anche domani quella stessa mente sarà con noi. Il Satguru Ajaib
diceva: “Questo è il vostro lavoro e dovete preoccuparvi di farlo.
Dovrete riprenderlo più avanti da quello stesso punto in cui lo lascerete”.
Se cuciniamo il cibo ma poi non lo mangiamo e lo mettiamo da parte, entrerà
nello stomaco per conto suo? Riusciremo a placare la fame in questo modo? No,
la fame non sarà soddisfatta. Similmente se un poveraccio ripete “ricchezza,
ricchezza”, conquisterà denaro? No, non arriverà semplicemente
con le parole. Kabir Sahib ci dice che dobbiamo essere coraggiosi e lavorare
con le mani; dobbiamo guadagnare i mezzi di sussistenza con il duro lavoro.
Dio è clemente e ci elargirà grazia e misericordia. Ma se mangiamo
cibo che non è guadagnato in modo onesto e con il duro lavoro, quel cibo
non porterà alcun successo. Guru Nanak Sahib ci dice: “Mangia il
cibo guadagnato col duro lavoro e condividi con gli altri anche una parte dei
tuoi guadagni. Nanak dice, tale persona riconosce il sentiero”. Finché
la mente non pratica la devozione e il sacrificio, le sue azioni non frutteranno
alcuna ricompensa. Si otterrà qualcosa solo col duro lavoro. Senza il
duro lavoro nessuno ha guadagnato nulla né è riuscito a seguire
il sentiero in un modo positivo. Non è possibile avere buon esito senza
un duro lavoro.
Tutti i Santi hanno condiviso le esperienze avute e ci dicono: “Miei cari,
se capirete, riuscirete pure a fare il lavoro”. Nella storia di Guru Nanak
Dev Ji leggiamo che meditò sul Naam per undici anni. Sperimentò
il Naam, si unì al Naam, annunziò il messaggio del Naam e parlò
dei benefici della meditazione sul Naam. Nel ciclo delle nascite e morti ci
sono otto milioni quattrocentomila specie. Se non mediterete sul Naam, entrerete
in questo ciclo di nascite e morti. Questa nascita umana è la migliore
in assoluto, è la regina di tutte le jiva (anime incarnate). Se un re
si comporta come un asino, non è stolto? Chi lo reputerà una persona
saggia? Dunque quando otteniamo la nascita umana, è un’ottima cosa
se ricordiamo Dio e meditiamo sul Naam; anche noi diventeremo come lui. E se
ricordiamo il mondo, allora miei cari, scopriremo che questo mondo è
come un sogno e non è reale. Dio Onnipotente ha rappresentato la verità
in tutte le età e solo se ci afferriamo a questa verità, riusciamo
ad attraversare l’oceano della vita. Se ci aggrappiamo al mondo, diventiamo
come il mondo. Il mondo è temporaneo e non rimarrà per sempre.
Solo afferrandoci al Ram Naam possiamo attraversare questo oceano della vita.
Quando ci viene chiesto della meditazione - quanto meditiamo e quanto stiamo
progredendo - rispondiamo che la meditazione è difficile. Considerate
un po’, la meditazione è qualcosa da fare all’esterno oppure
si può perfezionarla entrando nell’intimo? Miei cari, Dio Onnipotente
risiede dentro di voi. Se volete incontrarlo, potete farlo entrando interiormente.
Finché non tornate alla vostra vera Casa, come potete incontrarlo? Non
possiamo incontrarlo fino al momento in cui non creiamo amore, brama e dolore
della separazione dentro di noi. Sant Ji ha scritto che non si può trovare
Dio senza la brama e l’ amore. Coloro che lo hanno trovato, ci sono riusciti
creando brama e creando un luogo per lui nell’intimo: solo allora lo possono
trovare. Kabir Sahib dice: “Una persona viene quando c’è
un matrimonio o un fidanzamento; un altro poveraccio viene quando è afflitto
da qualche sofferenza e poi tenta di dare una rupia in segno di offerta”.
Se fosse possibile compiacere Dio solo con una rupia, quale affare migliore
potremmo mai fare? Ma miei cari, non funziona così. Se vogliamo compiacerlo,
dobbiamo abbandonare la mente. Lui non accetterà cose mondane; ma se
gli offriamo la mente, come può non accettarla? L’avidità
e la bramosia della mente non possono essere soddisfatte dalle cose del mondo
perché consumando le cose del mondo accumuliamo peccati. Perché
accade questo? Quando tagliate un vegetale, anche quel vegetale è un’anima.
Quando tagliate una mela, anche quella mela è un’anima. Ogni cosa
ha un’anima, l’anima sta divorando un’altra anima. Che bene
c’è in tutto questo?
Se vogliamo liberarci dal mondo, dobbiamo incontrare il Guru e unirci con lo
Shabd. Lo Shabd non nasce mai, non perisce mai. Lo Shabd non aumenta mai, non
declina mai. La regione naturale dello Shabd è dentro e al di sopra della
quarta divisione. C’è un detto che dice: “Kal risiede nelle
tre divisioni inferiori; i Santi misericordiosi dimorano nella quarta divisione”.
Lo Shabd è la forma della pace. Non aumenta mai né declina mai.
Non si rovina mai. Nessuno può ucciderlo, non perisce. Non ha alcuna
linea esteriore né alcuna forma. Non è né visibile né
invisibile. Finché dimoreremo nelle nove aperture, andremo sempre nell’inferno.
Ogniqualvolta la mente vuole, può gettarci in basso e farci cadere negli
inferni dove dovremo liquidare i karma negativi.
Il Maestro spiega ripetutamente che questo mondo in cui risiediamo non è
la nostra casa. Nessuna comunità o religione ci appartiene. Il Sat Naam
è la nostra comunità. L’anima è la forma della verità
e una parte del Signore Supremo; è reale. Se il sole non ha casta, allora
come possono appartenere a una casta i raggi provenienti dal sole? Similmente
Dio Onnipotente non ha casta, come può l’anima avere una casta
qualsiasi? L’anima può essere assorbita nella Superanima. Ci sentiamo
separati perché abbiamo dimenticato la nostra vera natura. Abbiamo letto
dei libri, ma dalla lettura non otteniamo alcuna pace di mente. Qualcuno ha
ottenuto la pace di mente nel mondo? Se qualcuno ha ottenuto la pace di mente,
è solo dopo aver sperimentato il Naam. Si può conseguire la pace
solo dopo aver assaporato quel nettare. Possiamo ottenere pace se giungiamo
a Daswan Dwar e sperimentiamo il Naam. Guru Nanak Dev Ji scrive: “Concedimi
il Naam che appaga e pone fine alla brama della mente”. Quella fame o
desiderio di cui soffre la mente, può essere soddisfatta dal Naam; possiamo
ottenere pace solo dal Naam.
Similmente Sawan Singh Ji Maharaj ci dice che una volta il suo Guru, Baba Jaimal
Singh, narrò la storia di un’anima che vagava negli inferni e soffriva.
L’anima sentiva il dolore della separazione. Il Guru andò a chiamare
quell’anima, le chiese di seguire la sua voce. Poi chiese se poteva vedere
la luce e l’anima disse: “Sì, ora vedo la luce e anche la
tua voce proviene da quella luce. Ora posso vedere la luce e sentire la tua
voce”. Il Guru disse: “Adesso afferrati alla corda del Naam e innalzati”.
Se anche per errore la jiva cade nell’inferno, il Guru la soccorre. Il
Guru ha fatto una promessa: il discepolo è un figlio del Guru e il Guru
non lo dimentica dopo avergli dato l’iniziazione al Naam. Ma che cosa
fa il discepolo? Prende il Naam e lo mette via in qualche luogo sicuro, non
si preoccupa mai di praticarlo. Ora se ci ammaliamo, guariremo solo se prendiamo
la medicina. Se non prendiamo la medicina con regolarità e al momento
giusto, come facciamo a guarire? Miei cari, dedicate dalle cinque alle sei ore
al giorno alla meditazione. A quel punto la mente, che ora è rivolta
al mondo, cambierà direzione e sarà incline al Guru. Kabir Sahib
ha scritto: “La mente è inquieta ed è un ladro. Non seguite
il suo consiglio poiché cambia in ogni istante”. La mente si comporta
come un santo in un istante, come un mendicante in un altro istante e come un
re l’istante successivo. Non si preoccupa e si trasforma in qualunque
cosa desideri. La mente può capire solo obbedendo agli ordini del Maestro
e diventando Gurumukh, il portavoce del Guru. Il Simran può correggere
la mente.
Il Signore mi ha intrappolata nel piacere e nella malattia,
il Guru mi ha unito a sé e mi ha liberata.
Il Signore mi ha ingannata con i riti esteriori,
il Guru mi ha mostrato la vera forma dell’anima.
Siamo coinvolti nei riti e rituali. Sehjo Bai ci dice che tutti questi rituali
esteriori (ripetizioni, austerità, visita ad altari, adorazione degli
idoli) sono insignificanti. Perché? Guru Nanak Dev Ji scrive che noi
stiamo versando acqua pulita nel fango. Tutti questi metodi esteriori sono come
mischiare acqua pulita con il fango. Sono karma vuoti, non otteniamo alcun beneficio.
Al momento della morte l’angelo della morte ci deruba. Quando l’anima
è assetata e chiede l’acqua, l’angelo della morte dice che
bisogna pagare un prezzo per quell’acqua e quindi deruba i buoni karma
come le ripetizioni, le austerità, eccetera. Dice all’anima che
avrà acqua solo se gli dà i suoi buoni karma. L’angelo della
morte si prende ogni cosa e l’anima non trae alcun beneficio. Ma nessun
ladro può sottrarre la ricchezza del Naam. Nessuno può sottrarcela
con qualsiasi sistema perché il Naam è onnipotente. Il Naam è
lo Shabd. Kabir Sahib dice: “Una scintilla di fuoco è caduta sull’erba
secca”. Se una scintilla cade sull’erba secca, la brucia e la incenerisce.
Il Naam distrugge tutti i karma e ci libera. Guru Nanak ci dice che i riti e
i rituali esteriori che eseguiamo nel mondo sono tutti ipocriti. Dice che noi
siamo tutti ipocriti, stiamo ingannando Dio. Non meditiamo sul Naam e lo inganniamo
con questi riti esteriori. Pensiamo che lui non veda? Miei cari, sta vigilando
ogni cosa. Attraverso tali esecuzioni esteriori nessuno si è mai liberato
e nessuno ci riuscirà mai. Tutti hanno cantato in lode al Guru. Anche
Sehjo Bai canta le lodi del Guru. Chiunque abbia attraversato l’oceano
del mondo, lo ha fatto nella barca del Guru. Quella barca è la barca
del Naam. Il Naam agisce come una barca e navigando in essa possiamo attraversare
il Bhavsagar, l’oceano della vita.
Il Signore si è occultato, il Guru mi ha dato la lampada
e si è rivelato a me.
Maharaj Sawan Singh Ji narrava una storia a proposito di re Janak. Re Janak
aveva un intenso desiderio di incontrare Dio e chiese se c’era qualcuno
che fosse l’amato di Dio Onnipotente. La gente gli disse che ci doveva
essere un Maestro. Quando Kabir Sahib aveva lasciato il piano terreno, Ravidas
- un ciabattino di professione - era diventato perfetto. In quei giorni si dava
molta importanza alla casta. L’idea di una casta elevata o bassa nasce
nella nostra mente. La gente guarda solo alla casta di una persona senza considerarne
le azioni.
Dunque re Janak voleva trovare un vero Maestro e offrì una donazione
di cento mucche e di cento monete d’oro a chiunque gli impartisse la vera
conoscenza. Qualcuno si presentò e prese il premio, poi gli rivelò
solo la conoscenza libresca, esteriore; il re non riuscì ad ottenere
la pace interiore dell’anima. Dopo qualche tempo la sua anima si ribellò
ancora. L’anima è della stessa essenza di Dio Onnipotente, la sua
brama non può essere soddisfatta finché non incontra Dio Onnipotente,
anche se le diamo tutte le cose del mondo che la tengono occupata per molte
ore. E dopo cinque o sei ore è di nuovo affamata. Guru Nanak Dev Ji ci
dice: “Concedimi il Naam che dà appagamento e pone fine alla bramosia
della mente”. Le cose materiali esteriori non possono soddisfare la fame,
non importa quale quantità consumiamo, questa fame dell’anima può
essere soddisfatta solo dal Naam. Re Janak aveva una grande brama per il Naam,
desiderava con ardore incontrare un amato di Dio che potesse soddisfare la sua
sete del Naam. Ancora una volta donò lo stesso numero di mucche, ma non
riuscì a ottenere pace. Alla fine accadde che Asthavakra arrivò
alla corte del re dove erano tutti riuniti. Si sedette sul podio che il re aveva
preparato per il Guru. Il re aveva costruito quel podio e aveva detto a tutti:
“Il mio Guru verrà qui e da lui otterrò la conoscenza”.
Quando tutti i cortigiani videro Asthavakra, pensarono che il suo corpo fosse
deforme e piegato come un arco. Asthavakra Ji vide quello che stavano pensando
e disse: “Hai radunato tutti questi ciabattini, sono competenti a giudicare
la pelle che può sembrare buona se ben oleata, ma non possiedono alcuna
vera conoscenza”. Solo il Guru può impartire la conoscenza, il
Guru è conoscenza. Risiede nei discepoli, chiama il sangat, dà
il Satsang e annunzia il messaggio di Dio. Guru Nanak Dev Ji ha scritto: “O
mia mente, continua a ripetere ‘Guru, Guru’; oltre al Guru nessuno
ci appartiene”. Non abbiamo nessun altro ad eccezione del Guru. La mente
dovrebbe ripetere ‘Guru, Guru’ perché senza il Guru non siamo
nulla.
Re Janak disse: “Hai ragione, puoi darmi la vera conoscenza?”. Asthavakra
rispose: “Sì, posso dartela”. Il re disse: “Dammi la
conoscenza nello stesso tempo richiesto per salire a cavallo”. Rispose:
“Posso dartela in quel tempo e l’avrai, ma anche tu dovrai darmi
qualcosa”. Il re disse: “Ti darò tutto quello che è
nel mio potere”. Asthavakra rispose: “Dovrai darmi il tuo corpo,
mente e ricchezza”. In quei giorni non c’erano documenti scritti.
Così il re prese dell’acqua in mano e fece la promessa, diede ogni
cosa ad Asthavakra. Allora Asthavakra disse al re di sedersi sul cavallo. Quando
il re riuscì a sedersi sul cavallo, Asthavakra disse: “Mio caro,
tutto quello che mi hai dato non ti appartiene più, pensaci con attenzione”.
Il re aveva capito di salire sul cavallo, ma poi si rese conto che aveva già
abbandonato il corpo, la mente e la ricchezza al Guru. Noi abbiamo solo tre
cose nel mondo. Le aveva donate tutte ad Asthavakra e ora non possedeva più
nulla.
Asthavakra gli ordinò di sedere a gambe incrociate nella posizione del
loto e poi gli diede il Simran. All’inizio la mente del re vagò
all’esterno nei vari palazzi, però Asthavakra gli disse: “Ora
sei diventato mio. Rimani calmo e concentrato, prendi dimora nella tua vera
casa”. La tua vera casa è in Daswan Dwar. La mente, che è
parte di Brahm, è caduta da Daswan Dwar, ha dimenticato la realtà.
In questa casa esteriore del corpo è percossa come un ladro. La condizione
della mente è simile a quella di un ladro. Viene percossa poiché
ha dimenticato la propria vera casa. Provate e fatele capire che tutti i Santi
e Mahatma spiegano con amore: “Hai dimenticato la tua realtà e
la tua vera casa”. Asthavakra diede al re il Simran. Allora la sua mente
si impegnò nel Simran e l’anima incominciò ad attraversare
i piani superiori. Seduto accanto a lui, Asthavakra disse ai cortigiani: “Chiamatelo”,
ma il re non rispondeva poiché aveva già lasciato il corpo. Dopo
che il re ebbe viaggiato nei piani superiori per qualche tempo, la sua anima
tornò nel corpo. Asthavakra gli domandò: “Ora dimmi, hai
ottenuto la vera conoscenza o no?”. Il re rispose: “Sì, l’ho
ottenuta”. Ancora Asthavakra domandò: “Hai dubbi?”.
Il re rispose: “No”. Similmente quando Sukhdev Muni tornò
dopo aver avuto il darshan del Guru, Vyas Ji gli domandò: “Com’è
il Guru? È come la luna?”. All’inizio non rispose, ma coloro
che hanno visto la verità, cercano di farci capire attraverso esempi
esteriori. Dichiarò: “La luna ha una macchia mentre il Guru non
ha macchia, è senza macchia. Risplende come il sole, ma il sole è
caldo mentre il Guru è assolutamente fresco”.
Il Signore ha creato ostacoli sulla via della salvezza,
il Guru ha rimosso tutte le illusioni.
Miei cari, la liberazione è dell’anima, non del corpo. Se i desideri
sono dispersi nel mondo, occorre rimuovere il desiderio per le passioni. L’anima
stessa deve cercare di rimuoverli. Come possiamo liberarcene? Desideriamo il
mondo e siamo occupati nel suo lavoro giorno e notte. Kabir Sahib dice: “Rimani
occupato a prenderti cura della famiglia, sei impegnato negli affari del mondo”.
Trascorrete le notti dormendo e il giorno mangiando. Quando mediterete sul Naam?
Solo dopo aver meditato sul Naam, otterrete la felicità. Come otterrete
la felicità se non meditate sul Naam? Chiunque abbia meditato sul Naam,
ha conseguito la vera felicità. Il Satguru Ajaib ci disse che Kabir Sahib
e Guru Nanak meditarono sul Naam e diffusero la luce per tutto l’universo.
Elogiarono il Naam e parlarono della bellezza, della gloria e dell’importanza
del Naam. Il Naam è Dio Onnipotente. Siamo nel rifugio e nella mauj (volontà)
del Naam. Se questa è la grandezza del Naam, pensate al suo significato.
Il Naam è lo Shabd Onnipotente.
Noi litighiamo, combattiamo tra di noi e ci critichiamo a vicenda, serbiamo
odio per gli altri e li reputiamo inferiori a noi. Lo stesso Dio Onnipotente
risiede in tutti, non stiamo per caso odiando e criticando Dio? Vogliamo incontrare
Dio, ma non vogliamo nutrire alcun rispetto per gli altri esseri umani. Guru
Nanak Dev Ji ha scritto che questo universo è la creazione di Dio e se
vogliamo incontrarlo, per prima cosa dobbiamo avere amore per tutta la sua creazione:
solo allora possiamo incontrarlo. Siamo in contrasto con il mondo intero, come
speriamo di incontrarlo? Similmente, anche Bulleh Shah scrive: “O Bulleh,
se vuoi incontrarmi, puoi cambiare o puoi perfino distruggere le moschee e i
templi, ma non offendere mai il cuore di un altro poiché Dio vi risiede.
Se hai spezzato il cuore di qualcuno, allora io non ti incontrerò”.
Sacrifico il mio corpo e mente per Charan Das,
posso abbandonare il Signore ma non abbandonerò
mai il mio Guru.
torna alla pagina dei discorsi