Storia di Bhagat Singh, Sohan Lal e Radha Krishan
Storia 25dal libro “Memories of Sawan” di Bibi Lajo
Nota del traduttore: Bibi Lajo racconta la storia di ciò che è accaduto nel momento in cui stava scrivendo questo libro; Hazur lo racconta quattro anni prima di lasciare il corpo (n.d.t. ossia nel 1944, lasciò il corpo nel 1948) nella casa di Dalhousie, seduto con gli avvocati Bhagat Singh, Sohan Lal e Radha Krishan.
Un giorno Data Ji rientrò a casa dopo la passeggiata serale e si sedette nella grande sala della residenza a Dalhousie. Tutti sedevano intorno a lui. Hazur mi chiamò e accorsi immediatamente. Disse: “Kako, il cibo è pronto?” Risposi: “Sì, Sache Patshah, lo è”, aggiunse: “Va bene, Bibi, fammi parlare con queste persone e poi mangerò”. Risposi: “Va bene, Satguru Ji”. Radha Krishan disse ad Hazur: “La situazione a Calcutta è pessima”. Data Ji disse: “Sì, fratello, è una lotta tra indù e musulmani. Non è finita, peggiorerà”. Bhagat Singh esclamò: “Hazur, da questa parte è al sicuro con la Tua grazia”. Hazur disse: “Sì, fratello, finora è al sicuro, ma anche questo posto non lo sarà in futuro”. Radha Krishan chiese ad Hazur: “Quali posti non sono sicuri?” Hazur affermò: “Fratello, non chiedermelo, non è per niente piacevole fartelo sapere”. Bhagat Singh disse: “Hazur, possiamo solo chiedertelo”. Hazur rispose: “Ascolta, fratello, la città di Amritsar e di Lahore saranno gravemente colpite, ma la zona più vasta della città di Lahore sarà veramente disastrata”. Radha Krishan chiese della città di Multan (ora in Pakistan). Hazur disse: “Multan sarà in pericolo e cosa vi succederà, è di là da ogni spiegazione”. Bhagat Singh interrogò a proposito di Jullundur (una città vicino a Beas nel Punjab). Domandò ad Hazur per la sua sicurezza. Hazur disse ridendo: “Il villaggio sarà distrutto, ma l’uomo loquace è preoccupato per il suo discorso e con chi parlerà. E tu sei preoccupato per Jullundur!” Tutti risero alle parole provocatorie di Hazur. Ancora una volta Data Ji nella sua gentilezza disse: “Ascolta, fratello, la tua città di Jullundur non sarà colpita. Rimarrà sana e salva. È la grazia del Maestro in quella direzione. Ci sarà qualche scontro, ma gli indù avranno la vittoria. Non ci saranno difficoltà per gli indù”. Bhagat Singh era felice. Radha Krishan chiese: “Che cosa succederà ai satsanghi nelle aree in cui si verificheranno gli scontri?” Hazur disse: “Ascolta, fratello, noi ne siamo responsabili. Anche se i satsanghi non credono ancora, i Santi sono misericordiosi e li salveranno, li aiuteranno nell’ora della difficoltà. Li salveremo, anche se dovrò sacrificare la mia vita. I Santi sono sempre a protezione dei loro devoti. Ogni volta che saranno nei guai, i Santi li aiuteranno”. Poi Hazur tirò un lungo sospiro e mi guardò: “D’accordo, Bibi, cosa succederà? Lo vedrai con i tuoi occhi, ora porta il cibo”. È il tempo che cambia così lentamente.
Portai il cibo e Hazur mangiò con amore. Poi Bhagat Singh e Radha Krishan mi dissero: “Bibi, per favore, oggi aiutaci. Siamo davvero spaventati dalle ultime parole di Hazur. In qualche modo riprendi il discorso con lui e vogliamo chiedergli perdono”. Dissi: “Cercherò di chiedere, ma ogni volta che vi sedete con lui, dite sempre cose positive, non fate domande del genere”. “Ascolta, Bibi, per favore chiedi a nome nostro, poi vedremo qual è la sua grazia”. Dissi: “Fratello, quando l’arco ha già scoccato le frecce, non possono più tornare indietro. L’ordine che doveva venire, è arrivato. Il mondo intero può capovolgersi, ma quando le parole escono dalla bocca di Hazur, non potranno mai essere respinte”. Con un po’ di rabbia dissi: “D’accordo, cercherò di obbedirvi, ma lui non sarà mai d’accordo”.
Quando Data Ji ebbe finito con il cibo, sorrisi. Con allegria Data Ji mi domandò: “Kako, vuoi parlare di qualcosa? Qualunque cosa dirai, non sarò d’accordo. Qualunque cosa doveva accadere, è accaduta. Questi avvocati ti stanno provocando guai per niente”. In quel momento erano ambedue in piedi con me. Rimasero in silenzio per la paura. Dissi: “Sentite, fratelli, avete sentito? Ora non consideratemi responsabile. Non ditemi altro”. Dissero: “Non eri già disposta a dire nulla”. Risposi: “No, fratelli, i Santi non ritrattano mai le loro parole. Quando Data Ji dice che ci sarà un pericolo, è così. Non c’è bisogno di preoccuparsi”.
Nota del traduttore: una parentesi di Bibi mentre raccontava questa storia: “Oh, le parole del mio Satguru erano molto vere e noi non potevamo capirne le indicazioni. Ha sacrificato la vita per il bene dei satsanghi. Li ha salvati tutti e l’ha fatto di nascosto, pure. Non lo avrei più rivisto in seguito. Coloro che meditano, riusciranno a vederlo in Sach Khand, ma non lo vedranno mai più fisicamente. Questi grandi Param Sant non appaiono mai in un modo tale in cui salvano e aiutano tutti apertamente. Non è mai venuto un Maestro così grande né verrà mai più. Dio stesso è venuto e ha fatto del bene a tutti in segreto e ci ha lasciato; noi non Gli abbiamo mostrato abbastanza rispetto. Non è rimasto nient’altro che il lutto. Ora tutti dovrebbero meditare molto e mantenere il Suo aspetto incantevole davanti agli occhi. Non dovrebbero dimenticarlo nemmeno per un minuto”. Dopo aver scritto questo, Bibi continuò con la storia da dove si era interrotta.
La sera successiva, dopo cena, Hazur era seduto nel letto. Erano le 22:00, si legava sempre una piccola sciarpa in testa prima di dormire. Mi disse: “Kako, dammi un piccolo pezzo di stoffa e uno grande”. Hazur mi diede una sciarpa sciolta dalla testa. Dissi: “Va bene”, presi un piccolo pezzo di stoffa dall’armadio e lo misi nelle sue mani. Hazur lo aprì e vide che aveva un taglio. Quando me ne accorsi, lo ripresi dalle sue mani e portai un altro panno nuovo. Con quello lacerato mi toccai prima la testa, poi il viso. Hazur disse: “Kako, cosa farai con questo pezzo lacerato di stoffa?” Giunsi le mani e chiesi: “Hazur, non mi è rimasto nulla di valore in questo mondo, tranne questo pezzo di stoffa. Questo è il regalo più grande. Quindi lo inserirò in una cornice di vetro e lo posizionerò in un luogo alto e nascosto. Possiamo ottenere ricchezza in questo mondo, ma non un dono come questo. È difficile ottenere gli effetti personali di un perfetto Maestro”.
In quel momento Radha Krishan, Bhagat Singh e il figlio più giovane di Hazur erano seduti lì. Data Ji disse: “Molto bene Kako. Non te lo stavo chiedendo, ma volevo sapere qual è il tuo approccio riguardo alle mie cose. Sono molto felice di sentire tutto questo da te. Ora ti racconterò la mia storia”.
“Quando Swami Ji lasciò il corpo, la moglie discepola di Swami Ji aveva tre cose che appartenevano a lui. Una era un panno che lui si avvolgeva alla vita. L’altra era un paio di sandali di legno. La terza era il parshad di Swami Ji. La discepola piangeva pensando a chi avrebbe dovuto dare tutte queste cose. Infatti pensava che nessuno le meritasse. Quando andai ad Agra, questa signora mi mise davanti tutte queste cose, prese a piangere e disse: ‘Sawan Ji, sei l’unico che merita di averle’. Bene, Kako, le ho ancora tutte con me e le ho conservate con grande rispetto. E il parshad, l’ho mangiato tutto. Dopo aver mangiato, qualunque cosa abbia provato, la delizia dell’effetto del parshad è inesprimibile. Sono molto grato a quella Bibi, a quella signora. Possa il Satguru concedere un posto a Sach Khand a lei che mi ha dato una cosa così grande, una ricchezza così enorme”.
“Dimmi, Kako, se fai un così grande servizio per questi tre gentiluomini qui, quale ricompensa ti danno in cambio?” Dissi: “I discepoli di oggi dimenticano ogni servizio che fai per loro. Quando ti senti un po’ irritata o non accetti le loro richieste, si arrabbiano pure. Se non riesco a soddisfare il loro desiderio solo una volta, si adirano immediatamente con me”.
Hazur rise e disse: “Che cosa gli serve alla fine? Coloro che sono preoccupati per l’amore del Guru, amano sempre anche i devoti del Guru. Majnu (un vero innamorato della principessa Laila) amava il cane di Laila. Era solito baciarne le zampe perché camminava per le strade della sua amata. Noi dovremmo amare chi ama o serve i Santi”. Dissi: “Data Ji, chi può servire i Santi senza la loro grazia e le loro direttive? Altrimenti siamo tutti esseri umani fragili e non possiamo raggiungere la porta dei Santi”.
Data Ji disse: “Senza dubbio, Kako, stai dicendo la cosa giusta, ma le persone circondate dal mondo materialista non possono mai capire. Prendono alla leggera le azioni del Santo come se fossero fatte per divertimento. A causa di questo atteggiamento della maggior parte delle persone i Santi non sono rispettati. Non capiscono la loro realtà. In più si lamentano che la meditazione è un lavoro difficile e rimangono impotenti per meditare”.
Sentendo il discorso di Hazur, tutti furono sorpresi e rimasero in silenzio.
Data Ji continuò: “Kako, occorre riservare lo stesso rispetto per i beni dei Santi come per i Santi stessi. Se non rispetti i beni dei Santi, allora non sarai in grado di dare loro rispetto. Ma anche allora è nostro dovere rispettarli al massimo”.
Mentre Data Ji parlava, mi sembrava estremamente radioso e bello. Una lampada elettrica era attaccata accanto al letto del Maestro e la luce era accesa. La luce filtrava sul suo viso e il Maestro sembrava molto felice. I denti brillavano come roselline bianche e non sbocciate. La sua luminosità era così forte che nessuno poteva dire nulla. La sua bellezza era ineffabile. Dissi: “Sache Patshah, riposati adesso. È troppo tardi”. Data Ji disse: “D’accordo, Bibi, adesso mi riposerò. Andate fratelli, riposatevi anche voi”. Se ne andarono e Sache Patshah si ritirò perdendosi nella sua meditazione. Chinammo tutti la testa per salutare e uscimmo dalla stanza dopo aver avuto il darshan.
Hazur dormiva sempre da solo. Diceva che anche se nella stanza c’era un animale, non riusciva a dormire. Quindi nessuno poteva restare. Hazur dormiva pochissimo, piuttosto usava le notti per visitare il suo paese spirituale attraverso la meditazione. Prima di andare a dormire diceva sempre: “Bene, Kako, magari sei stanca. Servi chicchessia per tutto il giorno”. Rispondevo: “No, Sache Patshah, ho questo seva per la Tua grazia. E non è ancora abbastanza per me”. Lui rispondeva: “No, hai ancora molto seva da fare”.